31 marzo 2006

La domanda di N.


N. e' una ragazza di poco meno di trent'anni, siamo colleghi da circa un anno, ed essendo entrambi immigrati, a volte capita di fare due chiacchiere e di lamentarci assieme delle stranezze britanniche durante la pausa pranzo.

Oggi, davanti ad un caffe', commentando un paio di eventi recenti, ho detto qualcosa che l'ha fatta scazzare - parlavo dell'islamofobia e di certi pregiudizi nei confronti dell'Islam, e lei mi ha chiesto:

"In 20 anni, in Europa, quante donne sono state ammazzate o sfigurate per essersi messe lo chador, e quante per esserselo tolto?"

M'ha preso di sorpresa. Ha cominciato a citare una serie di episodi di donne uccise o mandate in ospedale dai loro parenti per aver dismesso i vestiti tradizionali, qui e in Francia (dove ha vissuto diversi anni), e cosi' sul momento non mi veniva in mente un solo episodio di donna musulmana in abiti tradizionali aggredita in strada per questo fatto.

Una precisazione che vale la pena di fare: N. e' libanese, di religione sciita.

30 marzo 2006

Multiculturalismo


Mark Stein sull'
Orange County Register

In a more culturally confident age, the British in India were faced with the practice of "suttee" - the tradition of burning widows on the funeral pyres of their husbands. Gen. Sir Charles Napier was impeccably multicultural:

"You say that it is your custom to burn widows. Very well. We also have a custom: When men burn a woman alive, we tie a rope around their necks, and we hang them. Build your funeral pyre; beside it, my carpenters will build a gallows. You may follow your custom. And then we will follow ours."
Per i non anglofoni:
In un'epoca culturalmente piu' sicura di se', gli inglesi in India si scontrarono con la pratica del suttee - la tradizione di bruciare le vedove sulla pira funeraria dei loro mariti. Il generale Sir Charles Napier fu impeccabilmente multiculturale:

"Voi dite che e' la vostra tradizione quella di bruciare le vedove. Molto bene. Anche noi abbiamo una tradizione: quando degli uomini bruciano viva una donna, noi gli leghiamo una corda attorno al collo e li impicchiamo. Voi assemblate la vostra pira funeraria, i miei carpentieri vi costruiranno vicino un patibolo. Voi potete seguire la vostra tradizione. Noi, poi, seguiremo la nostra"
Hat tip a Wellington per la segnalazione

Alternativi ma non troppo


The Onion rimane insuperabile...

Hat tip a Orac (il primo commento e' impagabile: conto di provarci uno di questi giorni)

29 marzo 2006

Hitler era un cretino


Se avesse accusato Inghilterra, Francia e Polonia di essere Paesi "nazistofobi", adesso tutta l'Europa porterebbe la camicia bruna e farebbe il passo dell'oca, senza bisogno di sparare un colpo.

I'm very open-minded (?)

You Are 72% Open Minded

You are a very open minded person, but you're also well grounded.
Tolerant and flexible, you appreciate most lifestyles and viewpoints.
But you also know where you stand firm, and you can draw that line.
You're open to considering every possibility - but in the end, you stand true to yourself.
How Open Minded Are You?

E questa e' la mia visione del mondo, apparentemente:

Your World View

You are a happy, well-balanced person who likes people and is liked by others.
You question whether many conventional views on morality are valid under all circumstances.
You are essentially a content person.

Sometimes, you consider yourself a little superior.
You are moral by your own standards.
You believe that morality is what best suits the occasion.

27 marzo 2006

L'arte dei distinguo


Mi chiedo solo una cosa, ma se la vittima, putacaso, fosse stato un arabo, e puta ancora di piu' caso, fra gli assassini ci fosse stato un ebreo, e puta sempre piu' caso, ci fossero state uscite razziste anti-arabe nelle rivendicazioni o nelle richieste di riscatto, la giornalista starebbe li' a fare tutti questi distinguo e questa incredibile sequela di pippe mentali, o starebbe strillando al razzismo piu' bieco e inaccettabile?

Mah.

26 marzo 2006

Siamo messi male...

...quando una delle analisi piu' accurate di un evento viene da uno come Boris Johnson del Daily Torygraph.

La storia coinvolge una bella ragazza di nome Shabina Begum, suo fratello maggiore e i suoi amici di Hizb-ut-Tahrir, e Cherie "Morticia" Blair, e vale la pena di leggerla.

Un breve riassunto (degli eventi, non dell'articolo) per i non-anglofoni: qualche anno fa Shabina Begum frequentava la Denbigh High School a Luton. Questa scuola potrebbe essere un simbolo della multicultural Britain - la maggioranza degli studenti, dei docenti, e la preside, sono musulmani, e l'uniforme scolastica per le ragazze riflette questo fatto: e' infatti la shalwar kameez, un indumento indossato nel subcontinente indiano dalle donne di tutte le fedi, cristiane, indu', buddiste e musulmane, con in aggiunta un hijab (un velo per i capelli) per le ragazze che lo desiderano. La scuola, come molte in UK, ha deciso di mantenere la pratica dell'uniforme scolastica in base al principio che permette di contenere le spese delle famiglie: come ogni genitore italiano sa bene, (e anche chi genitore non e', ma si ricorda gli anni di scuola) la competizione nello "stile" dei vestiti, soprattutto per le ragazze adolescenti, puo' diventare feroce e costosa, e creare discriminazioni basate sul censo all'interno delle classi. Il messaggio e', all'incirca, "se volete distinguervi dalla massa, fatelo per quanto sapete, non per quanti soldi hanno i vostri genitori".


Shabina frequentava la scuola da quando aveva 12 anni; ma un bel giorno di 3 anni fa si presento' a scuola con il suo tutore legale - suo fratello: suo padre era morto e sua madre non parlava inglese ed era molto malata - ed un amico di questi. Shabina, come si conviene, pare, ad una brava ragazza musulmana, non proferi' parola: dissero tutto i due giovani, informando i docenti che da quel giorno Shabina non avrebbe indossato la shalwar kameez ma il jilbab, una specie di tenda informe che l'avrebbe coperta dalla testa ai piedi. La shalwar kameez non era abbastanza "modesta" per una ragazza che avesse avuto le sue prime mestruazioni, e comunque non era accettabile che indossasse vestiti uguali a quelli di ragazze "infedeli". Se la scuola non avesse accettato, Shabina sarebbe tornata a casa e li avrebbe portati in tribunale.


La scuola, abbastanza sorprendentemente per chi conosce la storia recente di questo Paese, non accetto' l'imposizione. C'erano una serie di buone ragioni per rifiutare: intanto, il fatto che l'uniforme era stata selezionata dopo consultazioni con le autorita' religiose di tutte le comunita' afferenti; poi, il fatto che gli inglesi, anche quelli d'adozione, hanno questa specie di reazione istintiva, come un vaffanculo automatico, alle imposizioni; infine il timore, piu' che giustificato, come i fatti hanno dimostrato in seguito, che il caso di Shabina venisse montato ad arte da qualche integralista per misurare fino a che punto potevano imporre alla scuola la propria volonta'.


Il caso giudiziario che ne e' seguito e' arrivato fino alla corte d'appello e poi, pochi giorni fa, ai Law Lords - un equivalente della nostra Corte Costituzionale. La ragazza e' stata patrocinata per tutto il tempo da un team legale d'eccezione, facente capo a Cherie Blair, uno dei piu' rinomati avvocati inglesi in materia di diritti umani. Shabina non e' andata a scuola fino allo scorso anno (perdendo due anni), quando la corte d'appello le ha dato ragione e condannato la scuola. Il caso e' costato finora qualcosa come 50.000 sterline, pagate alla signora Blair, abbastanza grottescamente, dai contribuenti inglesi, tramite una serie di charity per i diritti dei minori finanziate pubblicamente e ai buoni uffici di Hizb-ut-Tahrir, un'organizzazione integralista illegale nella maggior parte dell'Europa e del mondo arabo (non ultimo per il suo supporto ideologico e finanziario ad Al Qaeda), che nega comunque strenuamente di avere alcunche' a che fare con la questione, e di aver aiutato a procurare i soldi, ed emesso e pubblicizzato tutti i comunicati stampa di Shabina e di suo fratello, solo per buon cuore. Anche il fatto che l'amico del fratello che l'aveva accompagnata quel famoso giorno in cui smise di andare a scuola sia membro di Hizb-ut-Tahrir e', pare, niente piu' che una coincidenza; come lo e' il fatto che in piu' di una intervista Shabina abbia, casualmente, toccato diversi punti molto cari ad Hizb-ut-Tahrir, come la situazione in Uzbekistan e l'introduzione della Sharia in Gran Bretagna.

I Law Lords, sorprendentemente, hanno ribaltato pochi giorni fa la sentenza della corte d'appello, notando, fra le altre cose, che Shabina avrebbe potuto benissimo trasferirsi in una vicina scuola femminile, dove non avrebbe avuto bisogno di indossare il jilbab durante le ore di lezione; o in altre scuole ugualmente vicine, che avevano abbandonato la pratica dell'uniforme; che il fatto che molto spesso, anche davanti ai giudici, il fratello pretendesse di parlare per lei e di rilasciare dichiarazioni a suo nome era estremamente sospetto; che il coinvolgimento di gruppi estremisti faceva pensare che l'intera questione fosse stata montata ad arte; che, infine (e questo, dicono i maligni, era il vero motivo per cui HuT ha montato questo caso) la maggior parte delle studentesse musulmane della scuola si sono, in seguito all'esplosione del caso, strenuamente opposte all'abbandono dell'uniforme, in quanto questa rendeva loro piu' facile opporsi alle imposizioni di estremisti, dentro e fuori dalle loro famiglie, che volevano imporre loro jilbab o niqab.

Aspetto da un giorno all'altro una bella accusa di razzismo alla Gran Bretagna da parte dell'ONU...

P.S. Hizb-ut-Tahrir e' fuorilegge in Francia e Germania. Ironicamente, oltre che in GB e' legale quasi solo nella razzista e islamofoba Danimarca.

25 marzo 2006

Spostamento di significanti

Lo spostamento di significanti e' un fenomeno ben noto, che si ha quando il significato associato ad un termine viene radicalmente alterato, attraverso il suo uso ripetitivo in un contesto sempre meno appropriato rispetto al significato originario. Lo spostamento puo' essere involontario o intenzionale: ad esempio, e' involontario, e dovuto all'uso della parola per indicare una categoria di persone oppresse, lo spostamento di significanti della parola "negro", che e' passato dalla parola latina, spagnola o anche dell'italiano piu' forbito per indicare il colore nero, a diventare un termine offensivo, appunto, per i neri. Un classico spostamento intenzionale, dovuto all'uso ripetitivo in contesti inappropriati e sempre a mo' di slogan piu' che in argomentazioni ragionate, e' quello che si e' verificato in Italia con il termine "liberismo", che e' diventato un jolly generalmente associato ad un'idea di "buono" anche per chi non ha idea di cosa esattamente significhi - e soprattutto per chi, dall'imposizione di forme di liberismo sfrenato come quelle che piacerebbero a parte dei politici italiani, almeno sulla carta, avrebbe tutto da perdere.

Adesso c'e' un nuovo spostamento di significanti in corso, che riguarda il termine "tolleranza religiosa". C'era un tempo in cui con questo termine si tendeva ad indicare il diritto a praticare le proprie pratiche religiose senza dar fastidio ad altri e in cambio senza subire condanne ufficiali da parte delle autorita'. Tolleranza religiosa era, per esempio, avere una moschea ed una chiesa nello stesso isolato senza che i fedeli si menassero quando si incontravano; era avere uno Stato che faceva il possibile per garantire la liberta' di culto ai fedeli che rispettavano le sue leggi (niente sacrifici umani, per capirci).


Questo concetto e', mi spiace dirlo, superato, colonialista ed eurocentrico, con i suoi richiami alla Riforma, alla battaglia di Breitenfeld, al pluralismo religioso e politico. Oggi il
Principe Carlo ci spiega che la tolleranza religiosa sta subendo, deve subire, uno spostamento di significanti. Che per tolleranza religiosa si deve intendere il divieto di criticare le religioni, tutte, o almeno quelle che gli sono simpatiche. Si deve intendere il divieto, ad esempio, di criticare le autorita' religiose afghane perche' stanno condannando a morte un tizio per aver cambiato religione. Il divieto di criticare chi usa una lettura perversa del Corano per giustificare stragi di civili. Il divieto di criticare chi brucia ambasciate e mette taglie sulla testa di scrittori e disegnatori. "Tolleranza religiosa" significa accettare passivamente e acriticamente non solo tutte le religioni e le loro imposizioni (che da dove sono io, sembra gia' un'idea turpe) ma anche le loro perversioni ed estremizzazioni.

Ora, con i problemi che Sua Altezza Reale ha avuto in passato con la stampa, non mi stupisce che colga ogni occasione per prendersela con la liberta' di espressione. Mi infastidisce non poco, pero', che tanta parte dell'area liberal e di "sinistra", quale che sia il significato che oggi si vuole dare al termine (un altro spostamento di significanti?), si associ a questo tipo di appelli in nome del mai abbastanza maledetto pensiero politically correct

24 marzo 2006

L'oscuro complotto lituano


Nel corso dell'ultimo anno un fenomeno strano ha investito la City di Londra. Per qualche oscuro motivo, uno dopo l'altro i negozi di barbiere sono passati sotto il controllo di bellissime ragazze lituane di eta' variabile fra i 20 e i 25 anni (con l'eccezione di quello vicino al palazzo di UBS, dove la proprietaria e' una bellissima signora lituana sulla quarantina).

Non sto scherzando: tutti e due i barbieri su London Wall, quello davanti a Liverpool Street Station, quello vicino alla stazione di Moorgate e quello dietro a Finsbury Square, quello su Bishopsgate, tutti caduti sotto il controllo delle G.L. (Gnocche Lituane).

Su un piano strettamente personale, devo dire che non e' del tutto spiacevole avere la testa innaffiata d'acqua calda e massaggiata prima con shampoo e poi con balsamo da una bella ragazza con scarsa padronanza della lingua - almeno fino al momento in cui mi rendo conto che ha poco piu' di meta' dei miei anni. La cosa che mi da' fastidio non e' tanto la differenza di eta' in se': la cosa che mi sgomenta e' che ho tanti di quegli anni che concupire una figliola che ne ha la meta' e', da qualche anno, legale per me. Madonna che depressione.

Ad ogni modo, su questa cosa dell'invasione delle G.L. sospetto una cospirazione, datemi solo qualche giorno per capire come c'entrano i Savi di Sion e la CIA.

(questo post e' reso pubblico fidando nel fatto che la mia adorabile moglie non legge i blog per principio - a meno che non glielo chieda io in ginocchio)

Fuorigioco: genetica o ambiente?


E' un fatto tristemente noto che le donne, oltre ad avere il gene che fa crescere le tette, quello che gli fa distinguere 76 diverse tonalita' del colore che noi uomini chiamiamo semplicemente "blu" e quello della dipendenza dal telefono, hanno un gene che impedisce loro di capire la regola del fuorigioco.

Almeno, questo era quello che credevano tutti. Una recente ricerca pero' sembra aver dimostrato che l'incapacita' a capire la regola del fuorigioco potrebbe non essere genetica bensi' culturale. Infatti, alterando il contesto, la regola sembra essere in effetti (con un po' di sforzo) comprensibile anche all'altra meta' del cielo.

La spiegazione alterata e' la seguente:

Sei in un negozio di scarpe e sei la seconda nella coda alla cassa. Dietro alla cassiera c'e' un paio di scarpe che hai adocchiato e che devi avere.
L'acquirente davanti a te le ha viste pure lei, e le sta occhieggiando con aria desiderosa.
Entrambe avete dimenticato la borsa in macchina.
Sarebbe estremamente maleducato da parte tua spingere da parte la donna davanti a te per arrivare prima alle scarpe - soprattutto se non hai con te i soldi per pagarle.
La cassiera sta li' alla cassa e aspetta.
La tua amica si sta provando un altro paio di scarpe, ma ti segue con lo sguardo e ha compreso il tuo dilemma. Si prepara a lanciarti la sua borsa, con dentro i soldi necessari per comprare le scarpe, ma se ti lancia la borsetta, ti tocca di nuovo spingere da parte la tizia davanti a te per arrivare alle scarpe, il che sarebbe maleducato. Allora la tua amica lancia la borsetta davanti all'altra cliente, e tu, vedendo la borsetta in volo, hai la scusa per passarle davanti per acchiapparla, e trovandoti davanti alla cassa, chiedere le scarpe e pagarle.
Tutto questo senza mai dimenticare che finche' la borsetta non e' effettivamente in volo sarebbe estremamente cafone passare avanti all'altra donna nella coda.

Ragazze, avete appena imparato la regola del fuorigioco.

23 marzo 2006

Razzismo

Sarebbe il caso di indirizzare un cordiale e democratico vaffanculo all'Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, che ha avuto la bella pensata di far pubblicare il poster qui di fianco.

E' difficile persino iniziare ad elencare le cose che non vanno con questo poster. Prima di tutto associa ingiustificatamente la Lego ad una nazione, ed associa implicitamente anche la Lego al presunto "razzismo" della Danimarca - e non mi venite a dire che boicottare i prodotti di un Paese e' perfettamente lecito quando quel Paese si rende colpevole di comportamenti disdicevoli: il boicottaggio e' una cosa, ma nessuno e' cosi' idiota da accusare le linee aeree islandesi, per dire, di ammazzare le balene.

Ma anche ignorando completamente questo errore logico - assumendo naturalmente che sia un errore in buona fede e non un velato appoggio ONU al boicottaggio - c'e' il fatto che l'ONU accusa la Danimarca di razzismo perche' un giornale danese ha pubblicato 12 vignette raffiguranti Maometto. La Danimarca, in cui l'imam che ha dato inizio al casino era rifugiato in quanto ricercato dalla giustizia in parte del mondo arabo per essere stato membro di un gruppo terrorista egiziano, in cui gruppi integralisti musulmani (e neonazisti) hanno diritto alla protezione della legge perche' la legge stessa vieta esplicitamente qualunque discriminazione su base etnica, religiosa o politica, e' razzista perche' un giornale ha pubblicato 12 vignette che hanno (forse) offeso il sentimento religioso di un certo gruppo di persone che passano il loro tempo a spiegare che scannare ebrei, cristiani, atei e femministe e' non solo lecito, ma addirittura obbligatorio (no, non parlo dei musulmani, ca va sans dire: parlo del gruppetto integralista a cui appartiene l'imam che ha dato inizio al casino)

Azzardo un'ipotesi. Quello che ha creato questo poster dev'essere uno stretto collaboratore di quello che nel 1995 nego' alle truppe olandesi a Srebrenica sia l'appoggio aereo che l'autorizzazione ad opporsi con la forza alle milizie, nel timore, suppongo, di mostrarsi
razzisti nei confronti dei serbi che, dopotutto, volevano solo entrare nel villaggio e ammazzare 8000 persone. Impedirglielo avrebbe potuto arrestare il processo di pace.

Il mio lettore che vive in Italia dovrebbe segnarsi quest'accusa e le ragioni di quest'accusa, e ritornarci su fra 10 anni quando, come sta succedendo qui adesso, le scuole italiane verranno accusate di razzismo perche' in scienze si insegna l'evoluzionismo, che e' offensivo per le convinzioni di una certa minoranza religiosa, e le stesse persone che sono scese in piazza contro la Moratti perche' voleva togliere Darwin dai programmi scenderanno in piazza (accetto scommesse, 3 a 1) contro il razzismo di chi sara' ministro allora perche' ce lo vuole tenere - con tanto di manifesto di condanna dell'ONU, raffigurante a scelta un piatto di spaghetti o uno scimpanze'.


22 marzo 2006

Wrong war. Wrong strategy. Wrong president. Just plain wrong.


Bell'articolo di Gary Younge sul Guardian di lunedi', in cui definisce la politica estera di Bush

a perverse version of carrot-and-stick diplomacy. Offer your adversary a carrot and then threaten to whack them with the stick while they are eating it.

una perversa versione della diplomazia del bastone e della carota, in cui offri al tuo avversario una carota, e poi minacci di stenderlo col bastone mentre se la mangia
E piu' avanti, elencando i casi recenti in cui gli USA si sono ritrovati spiazzati dal risultato di elezioni democratiche (che spesso avevano cercato di impedire, come ad Haiti, o influenzare, come in tutto il Sudamerica):
The issue is not whether the developing world is ready for democracy - as the administration keeps arguing - but if the US is ready for the democratic choices made by the developing world.

La questione non e' se il mondo in via di sviluppo sia pronto per la democrazia - come l'Amministrazione continua a sostenere - ma se gli USA siano pronti per le scelte democratiche del mondo in via di sviluppo
Vale decisamente la pena di leggerlo. Spiega alla perfezione il modo in cui gli USA hanno completato la transizione da leader of the free world di cinquant'anni fa a bully of the free world di oggi.

21 marzo 2006

Come muore un italiano?


C'e' solo l'imbarazzo della scelta. Muore dilaniato dalle bombe che i camerati di Salvatore Stefio mettevano in treni e stazioni. Muore durante una manifestazione, per mano di agenti agli ordini di Gianfranco Fini. Muore ostaggio di terroristi iracheni, ma ha un cazzo di nome arabo impronunciabile come Ayad Anwer Wali e non se lo caga nessuno. Muore perche' una delle duecento mafie con cui si dovrebbe imparare a convivere ha mandato un pacco-bomba a suo padre. Muore di qualcosa di perfettamente curabile in una qualsiasi delle mille sale d'aspetto dei nostri mille policlinici malgestiti.

Muore di vergogna perche' il Presidente della Repubblica ha conferito la medaglia d'oro alla memoria ad un mercenario fascista.

Faccio una proposta, seppellitelo pure a Marzabotto, cosi' almeno ci sputtaniamo definitivamente e non ci pensiamo piu'.

20 marzo 2006

"Pretentious moral tourism"

3am, una rivista letteraria online, pubblica un bellissimo articolo di David Thompson sul relativismo culturale, soprattutto sul perche' sia una scelta vigliacca e generalmente in malafede quando spinta agli estremi a cui stiamo assistendo in questi giorni.

Citando alcuni articoli pubblicati sul Guardian da Madeleine Bunting, moderna paladina della crociata contro il colonialismo e l'imperialismo culturale di concetti occidentali come i diritti umani, commenta (traduzione mia):

Forse i valori dell'Illuminismo , che includono tolleranza, istruzione e liberta' di espressione, dovrebbero valere solo nelle parti piu' graziose di Londra, ma non in Iran, in Sudan o in Arabia Saudita. Presumibilmente, i valori dell'Illuminismo valgono per gli editorialisti del Guardian, ma non per le donne dei villaggi nelle zone rurali del Pakistan. E, data la recente intervista in stile da rotocalco che Ms Bunting ha condotto con il leader islamista Yusuf Al Qadarawi, che insiste che le donne disobbedienti dovrebbero essere picchiate, per quanto "leggermente", possiamo forse assumere che e' preparata a ricevere una simile punizione, naturalmente in nome del relativismo morale che sostiene di avere cosi' caro?
Non posso che sottoscrivere. Consiglio la lettura dell'intero articolo a chi se la cava con l'inglese.

19 marzo 2006

Unfit

Circa 5 anni fa, l'Economist pubblico' un articolo in cui si definiva Silvio Berlusconi "unfit", inadatto, a guidare l'Italia. Credo che i passati cinque anni abbiano piu' che reso giustizia a quell'affermazione, al punto che oggi persino molti esponenti della destra che con Berlusconi hanno piu' di un debito di gratitudine stanno abbandonando la nave che affonda.

Come capita spesso nel minestrone dell'informazione italiana, si e' parlato molto di quel titolo e di quella definizione, ma si e' entrati ben poco nel merito della questione: Berlusconi era, e rimane, unfit, ma non (o non solo) per le sue collusioni con la mafia e per i suoi guai con la giustizia - quelli sono, in un certo senso, incidenti di percorso, ma soprattutto sarebbe identicamente unfit se non avesse mai avuto contatti con David Mills, Marcello Dell'Utri o con Salvatore Mangano, perche' il problema vero, che non e' mai stato affrontato, che toglie ogni credibilita' al governo Berlusconi, e' il famoso conflitto di interessi: il governo del Primo Ministro Silvio Berlusconi non puo' praticamente legiferare su nulla senza toccare in qualche modo gli interessi del tentacolare impero economico del Cavalier Berlusconi Silvio.

Mediaset ha superato la RAI in ascolti e aumentato gli introiti pubblicitari 10 volte di piu', e il patrimonio personale del Cav. Berlusconi Silvio e' piu' che raddoppiato in due anni, portandolo al 48mo posto nella classifica degli uomini piu' ricchi del mondo; l'Italia sta perdendo il treno dell'economia informatizzata, della produzione di ricchezza su Internet - e cosa si incentiva con i soldi pubblici? La risposta non dipende dalle effettive necessita' del Paese, ma da quelle dell'impero finanziario Berlusconi, che non ha interessi in aziende che producano modem ADSL, ma ne ha in produttori di decoder per la trasmissione digitale terrestre; e mentre la diffusione dell'ADSL non porta vantaggi a Mediaset, la diffusione del digitale terrestre si', soprattutto con un decoder predisposto in partenza per la pay-per-view di Mediaset Digital; e si potrebbe continuare a lungo, gli esempi non mancano, dalla mancanza di un'effettiva legislazione antitrust (almeno nei settori in cui il trust e' costituito dalla sola Mediaset) alla legislazione sul falso in bilancio in controtendenza col resto dell'occidente.

Il problema vero, che gli italiani sembrano felicissimi di ignorare, sta tutto qui: che Berlusconi e' inadatto a governare, e lo sarebbe anche se non avesse mai fatto alcunche' di penalmente rilevante.

Per un sorprendente parallelo, in questo momento un'altra grande democrazia occidentale e' governata da un uomo assolutamente unfit: gli Stati Uniti d'America.
Premetto che non credo assolutamente a cospirazioni megagalattiche, alla CIA che ha organizzato l'11 settembre, agli americani che si fanno gli attentati da soli in Iraq per mettere in cattiva luce la resistenza irachena (che poi, se gli attentati se li fanno da soli, che fa la resistenza, e perche' c'e' bisogno di metterla in cattiva luce?); cio' detto, rimane il fatto che Bush, per gli interessi che l'impero finanziario del suo clan ha, e' una delle persone piu' unfit immaginabili per condurre la famigerata War on Terror.

Il problema, come per Berlusconi, e' il conflitto di interessi - specialmente dove questi interessi sono transnazionali: il che, nel caso del clan Bush, significa interessi che arrivano nella penisola araba.

George Bush Jr., personalmente, attraverso interessi del suo clan, attraverso i debiti di riconoscenza accumulati con i finanziatori delle sue costosissime campagne presidenziali, e' legato a filo doppio a governi ed interessi privati nella penisola araba, specificamente alla dinastia Ibn Saud, alla famiglia Bin Laden, a gruppi finanziari sauditi e degli staterelli del Golfo. La cosiddetta guerra al terrorismo, per via di questo conflitto di interessi, e' una guerra zoppa, che ignora volutamente certe minacce e certi flussi di denaro e di carne da cannone.

L'Arabia Saudita - la famiglia reale, le autorita' religiose, molti uomini d'affari e conglomerati finanziari - sta fornendo sia appoggio diretto a molti gruppi affiliati ad Al Qaeda, sia copertura e appoggio ideologico al terrorismo e all'integralismo islamico, finanziando le attivita' di proselitismo wahabita, predicatori integralisti in Europa, e l'assunzione del controllo da parte wahabita di moschee, universita' e madrasse in tutto il mondo arabo. L'universita' di Al-Azhar, al Cairo, da sempre considerata il centro per eccellenza per gli studi teologici dell'Islam sunnita, una sorta di Vaticano musulmano, per l'influenza filosofica e ideologica se non per l'autorita' esercitata, oggi, dopo un lavoro di penetrazione durato piu' di 25 anni, e' poco piu' che un centro di propaganda wahabita e di predicazione jihadista; il clan Bin Laden continua piu' o meno apertamente a finanziare Osama, ufficialmente considerato una sorta di pecora nera di famiglia, e contemporaneamente a godere di ricchi contratti statali; il governo USA continua a non muovere un dito per interrompere i giganteschi flussi di denaro che dal regno saudita arrivano ai jihadisti di mezzo mondo.

Allo stesso modo, quando un gruppo finanziario legato, ancora, a filo doppio col governo degli Emirati (se poi si puo' chiamarlo "governo") si compra i maggiori porti merci e container degli Stati Uniti, ci vuole la protesta di un gruppo di senatori democratici per "scoprire" che il governo di Dubai e' stato in passato acquiescente alle richieste di Al Qaeda, e che in una comunicazione riservata esponenti di Al Qaeda si vantavano di aver infiltrato diverse agenzie-chiave del governo stesso. E perche' c'e' voluto tanto? Perche' il clan Bush non puo' permettersi di inimicarsi i poteri forti, come usa dire adesso in Italia, della regione del Golfo Persico, perche' ci vanno di mezzo semplicemente troppi soldi e troppi accordi d'affari.

Ora, non vorrei sembrare cinico, ma ho il sospetto che se FD Roosevelt, Winston Churchill o Josif Stalin fosse stato azionista o comproprietario delle fabbriche della Rhur, o avesse avuto grossi interessi industriali finanziati, per dire, dalla famiglia Krupp, mi sa tanto che sarebbe stato abbastanza piu' tosto vincere la Seconda Guerra mondiale.

Silvio Berlusconi e' unfit. George W Bush lo e' almeno altrettanto.

15 marzo 2006

March for Free Expression


Il 25 marzo partecipo alla
March for Free Expression a Trafalgar Square. Una marcia repressiva, atea, voltairiana (che e' una brutta cosa, per chi non lo sapesse), illuminista, islamofoba e colonialista. Pensate che ci saranno persino (orrore, brivido e raccapriccio) degli atei razionalisti!

14 marzo 2006

Un altro political spectrum...


Di questi tempi vanno molto di moda i quiz che invece di collocarti a destra o a sinistra ti collocano in un piano, in base a parametri un po' piu' complessi.

Una variante interessante e' quella di VoiSieteQui, che pone 25 questioni considerate critiche per le elezioni 2006 (PACS, grandi opere, immigrazione, politica internazionale...) e chiede un giudizio che va da molto favorevole a molto sfavorevole; in base alle risposte misura la "distanza" da ciascuno dei principali partiti che si presentano, con risultati che sono a volte sorprendenti.

Io ho scoperto per esempio di essere estremamente vicino ad un partito che non conosco (la Rosa nel Pugno) e a due che mi sono recentemente diventati cordialmente antipatici (Verdi e PRC). Questa e' la mia posizione sulla mappa:





Altri elementi di un certo interesse: ho l'impressione di essere piu' vicino a Forza Italia che alla Margherita, ed equidistante dai DS e da AN - il che, da un certo punto di vista, ormai neanche mi stupisce piu'; ma non so se mi devo vergognare io o si devono vergognare DS e Margherita...

Hat tip a Luca Sofri.

Per chi volesse fare il test, consiglio pazienza: il sito e' lentissimo

Riconoscimento


Sinceramente, ogni volta che sento discorsi del tipo "I palestinesi devono riconoscere Israele" non riesco a non farmi apparire in mente l'immagine di un padre di famiglia palestinese, con la famigliola terrorizzata stretta intorno, davanti ad una casa demolita, a Gaza, Ramallah o dove altro, che punta il dito contro un Merkava e fa "Ma certo che sono stati loro! Come si fa a non riconoscerli?"

DISCLAIMER: Si', lo so, la questione e' molto piu' complicata di cosi', grazie.

13 marzo 2006

Certe volte gli inglesi...


...mi fanno infuriare. Prendi la storia delle carte di identita', per esempio.

Nei Paesi anglosassoni il concetto di carta di identita' e' pressoche' sconosciuto, e viene di solito considerato l'anticamera dello Stato di polizia o di una dittatura fascista. Il concetto alla base e', molto semplicemente, che nella cultura anglosassone la parola di un uomo (e nell'ultimo secolo, persino quella di una donna) e' sacra. Se io dico di essere Tizio, sono Tizio, e se non mi credi, se vuoi mettere in dubbio la mia parola, l'onere della prova sta a te. L'evoluzione della cultura e della societa' e' stata tale che lo Stato in quanto tale (che e' comunque concepito come molto piu' leggero anche in principio rispetto ai Paesi latini) e' dalla parte del torto fino a prova contraria. In altre parole, non sono io a dover provare la mia identita' con una carta, sei tu, Stato, a dover provare che io non sono chi dico di essere se nutri dei dubbi. Mi chiedi come dovresti fare? E che ne so io? Son fatti tuoi, mica te l'ho detto io di fare lo Stato, potevi fare un altro mestiere se non eri capace.

A questo, si aggiungono poi tutti i film sul Sudamerica, sulla Spagna di Franco e sulla Germania nazista, in cui dei poliziotti dall'accento pesante (sudamericano o tedesco, a seconda) chiedono all'eroe i documenti di identita'. Visto, dice lo spettatore, e' una cosa che si fa nelle dittature, qui non lo farebbe mai nessuno, non abbiamo proprio poliziotti con quel tipo di accento, noi, e non vogliamo che qualcuno ci fermi per strada mentre stiamo andando a distruggere l'Arma Ti Fine Ti Monto Ti Professor Finkelbergerschultz per chiederci la carta di identita'. Niente da fare.

Per tutte queste ragioni, una serie di semplici operazioni come traslocare, fare l'abbonamento alla metropolitana, noleggiare una videocassetta, diventano un incubo. Dice, perche'?

Per via della proof of identity e della proof of residence. La proof of identity non e' un problema. Devo dimostrare chi sono? Ho il passaporto, e la patente. La maggior parte degli inglesi viaggia piu' di quasi ogni altro europeo, quindi il passaporto ce l'hanno tutti (non avendo la carta di identita', gli serve il passaporto pure per un weekend a Parigi); quelli che non hanno il passaporto, hanno almeno la patente. Quelli che (come un terzo dei londinesi) non hanno manco la patente, insomma, s'arrangino. No, no, la tragedia e' la proof of residence: una prova che tu abiti proprio dove hai detto che abiti. Gli sta bene una bolletta del gas, dicono. Ma l'allacciamento del gas non te lo fanno senza una proof of residence. Gli sta bene una bolletta della luce, dicono. Ma la corrente te la fornisce la stessa ditta che ti fornisce il gas, quindi ciccia. Ma gli sta bene un estratto conto della banca, dicono. Pero' un conto in banca mica lo puoi aprire senza proof of residence. Ma accettano che il tuo datore di lavoro garantisca per te, dicono. Peccato che non puoi avere un lavoro senza proof of residence. o meglio, potresti, formalmente, ma non te lo da' nessuno. Pero' accettano un contratto d'affitto come proof of residence, se e' firmato e porti una proof of signature. Una CHE??? Un documento che attesti che la tua firma e' proprio quella li', uguale a quella sul contratto d'affitto. Va bene anche una carta di credito a tuo nome (ma non me la fanno, la carta di credito, senza conto in banca...) o se il tuo passaporto e' firmato. YAY!!! Il mio passaporto e' firmato! Non nel senso che e' di Valentino, nel senso che c'e' la mia firma sopra. Che ce l'ho messa tre mesi dopo il rilascio, a casa mia, e per quanto ne sanno loro quella potrebbe benissimo essere la firma di Abu Amal al-Jihad, terrorista internazionale, ma e' meglio non mettergli la pulce nell'orecchio...

E via, verso nuove avventure: avendo il contratto d'affitto si puo' lavorare, e un datore di lavoro garantisce sempre, anche con una certa rassegnazione (ci sono abituati) per l'apertura di un conto in banca. Col conto in banca hai l'estratto conto, con quello puoi avere luce e gas intestati a te, e con bollette di luce e gas puoi avere il telefono, magari anche l'ADSL se hai culo, e con tutte queste bollette insieme puoi addirittura andare alla stazione della metropolitana e farti fare un'Oyster Card (la tessera magnetica per l'abbonamento al trasporto pubblico), dove pero' si scordano di chiederti la proof of identity, quindi in realta' tutto quello che sanno e' che c'e' un tipo che abita li' e si chiama Tizio, ed hanno rilasciato un'Oyster Card a suo nome, ma non hanno la minima idea se la persona che l'ha ritirata corrisponde in effetti a Tizio. E finalmente, meraviglia delle meraviglie, con una bolletta del telefono, un estratto conto della banca, una bolletta del gas, il passaporto e la patente (due proof of identity perche' sono documenti stranieri), si puo' addirittura noleggiare un DVD da VideoBiz, su Finchley High Road. E quando arrivi a questo punto, sai che il mondo e' la tua ostrica, come dicono qui.

O meglio, lo sarebbe se non ci fosse il problema aggiuntivo del furto di identita', che qui ha raggiunto proporzioni epidemiche. E si', perche' in una societa' in cui sei chi dici di essere, e al limite corrobori la tua affermazione con una bolletta del gas, non ci vuole moltissimo per andare all'ufficio postale con una bolletta del gas trovata rovistando nel cassonetto davanti al numero XXX di YYY Road, due foto tessera, un po' di faccia tosta, e dire di essere il signor John Smith e di aver perso la patente, eccomi qua, questa e' la mia proof of residence, queste sono le foto, ne potrei avere un'altra? A proposito, non e' che me la potete far spedire in ufficio invece che a casa? Cosi' anche se non ci sono c'e' sempre qualcuno che la puo' ricevere e firmare, altrimenti tocca andare all'ufficio postale, ecco, si', grazie, ben gentile. E qualcuno improvvisamente diventa una copia di John Smith, con tanto di documenti di identita' (insomma, una patente), e con quella patente e quella bolletta del gas richiede altra roba, cambia residenza, si fa un secondo allacciamento del gas, della luce, apre un conto in banca (in una banca diversa), garantisce per un paio di immigrati dall'Afghanistan, mette insieme debiti per ventimila sterline al casino' di Blackpool, colleziona multe, apre una societa', s'indebita, la chiude, prende trecento punti sulla patente per aver fatto Londra-Edimburgo a 120 miglia all'ora... e un giorno il vero John Smith si ritrova in galera per aver aiutato un paio di terroristi afghani ad entrare in UK e farsi saltare in aria in un supermercato, la moglie lo lascia dopo che arriva un'ingiunzione di pagamento per una settimana passata nel piu' prestigioso bordello di Las Vegas, e gli pignorano anche il gatto per i debiti al casino'. Allegria.

Il governo Blair ha introdotto uno schema per una carta di identita' nazionale, obbligatoria probabilmente a partire dal 2008. Gli inglesi protestano con grande veemenza. Protestano perche' andare a ritirare la carta dall'ufficio preposto, e rinnovarla ogni 5 anni, e' troppo complicato. E perche' se uno la ruba, la falsifica, sostituisce la foto e i dati biometrici memorizzati sopra, e il proprietario si scorda di denunciare il furto, potrebbe essere usata per praticare un furto di identita'.

Vorrei tanto avere una macchina del tempo. Ma mica per vedere i dinosauri, come dice mia moglie. No, per andare ad Agincourt e fare il tifo per i francesi.

08 marzo 2006

Mi contraddico?


Ebbene si', mi contraddico
(Walt Whitman)

Pochi giorni fa ho trionfalmente annunciato che anche per questa volta la democrazia italiana poteva fare a meno del mio voto; e tanto per capirci, continuo a nutrire il massimo disprezzo praticamente per tutte le forze politiche in campo, da Forza Italia perche', insomma, e' Forza Italia, ai Verdi della legge-quadro sull'omeopatia, da Arroganza Nazionale di Storace e Gianfranco Fininvest a Rifondazione Devota di monsignor Bertinotti.

Nonostante tutto questo, pero', esiste la concreta possibilita' che il 9 aprile mi tappi il naso e vada a votare in ambasciata. Dice, perche'? Sono stato fulminato dalla dialettica di Fassino? Dalle alternative sociali (o dalle tette) di Alessandra Mussolini? Dall'impegno rivoluzionario di Diliberto? Dai raffinati bizantinismi di Mastella? (urgh, scusate, questo era troppo, mi serve un antiemetico)

Niente di tutto questo. Sono stato convinto da una pubblicita'.

No, davvero. Giuro. Una pubblicita' che hanno fatto qui, che mi era piaciuta tantissimo nel 2004 e nel 2005, quando l'hanno trasmessa per le europee e le politiche, e che un amico mi ha fatto tornare in mente un paio di settimane fa durante una chiacchierata+pinta allo Spaniards' Inn. Abbiamo convenuto che e' una pubblicita' che merita una maggiore diffusione, e che sarebbe carino se qualcuno la traducesse in italiano: e', per gli standard italiani, una pubblicita' sovversiva. Non nel senso che dice che Berlusconi (o Blair, o Prodi, o Bush) e' stronzo: quella non e' piu' sovversione, ma tragica, noiosa, disarmante realta' quotidiana. E' sovversiva perche' ripropone l'idea, che tendiamo a ignorare/dimenticare, che la politica (inclusa l'espressione del voto) influenza ogni aspetto della nostra realta' quotidiana. Se uno "doesn't do politics", come dice la pubblicita', non fa praticamente niente. Riuscite a immaginare un messaggio piu' sovversivo per un Paese come l'Italia, con una cultura della politica come quella italiana?

Il filmato originale, quello delle elezioni europee del 2004, si puo' scaricare da qui. Su questa pagina, invece, i vari filmati della campagna per le elezioni del 2005. Per chi parla inglese sono IMHO imperdibili

Prometto che appena ho un po' di tempo cerco di mettere online una trascrizione/traduzione dei dialoghi. Ne vale la pena.

01 marzo 2006

Definizione di ironia


Dal blog
Viking Observer un esempio di ironia.

Vale appena la pena di precisare che non condivido le opinioni politiche dell'autore del blog (ne' della maggior parte dei commentatori). Rimane un caso lampante di ironia involontaria.