29 dicembre 2007

Vorrei la pelle nera


...o almeno un po' più scura di come ce l'ho adesso.

Sarebbe di gran lunga più facile, la vita, potrei permettermi più cose che ora proprio mi sono precluse.

Potrei dire che la posizione delle donne nel movimento, nella lotta politica, è una sola, alla pecorina, e nessuno mi direbbe niente, anzi, probabilmente farebbero due-tre film sulla mia vita, di quelli con Danny Glover e/o Denzel Washington, e recensiti da Amy Goodman.

Se Mrs. Inminoranza facesse gli occhi dolci a quello sciupafemmine di Mmax potrei lapidarla, e accademici di mezzo mondo mi farebbero i complimenti per il mio contributo alla dialettica anti-colonialista.

Se mi piacessero le ragazzine potrei violentarne qualcuna ogni tanto senza praticamente conseguenze, perchè è la mia cultura.

Non so, ho l'impressione che a nascere occidentale bianco, maschilista e repressivo ho proprio pescato il biglietto sbagliato della lotteria...

23 dicembre 2007

Compliments of the season


Approfitto di un'occasionale connessione Internet per inviare dall'Italia un caloroso vaffanculo a tutti e tre i miei lettori.

Con un'osservazione, che va a dimostrare come alla fine la realtà supera l'idiozia. Un anno fa circa scrivevo:

Niente buon anno, perché [...] il concetto di anno come periodo di rivoluzione attorno al Sole fa a pugni con l'ipotesi geocentrica, che merita rispetto quanto tutte le altre

Ovviamente, soprattutto per via dell'accostamento con il link alla Flat Earth Society, il senso della frase era ironico - perchè non avevo fatto i conti con la triste realtà dell'universo che dice, più o meno, che qualunque puttanata più o meno casuale si prenda in considerazione o si inventi di sana pianta, ci sarà sempre un insieme non vuoto di imbecilli che non solo ci credono (che sarebbe facile) ma che ne fanno una ragione di vita. Provateci: immaginatevi una caxxata qualsiasi, i diritti dei lombrichi, l'interdizione delle strade ai pedoni, la protezione della biodiversità delle due specie di pidocchi che affliggono gli esseri umani, i bonsai kitten, il mercoledì pomeriggio, ebbene, troverete sempre qualcuno disposto, se non a farsi saltare in aria, almeno a manifestare, scrivere lettere, lanciare petizioni, chiedere interrogazioni parlamentari e interventi dell'ONU. Anche per il mercoledì pomeriggio?, chiederanno i miei tre lettori. Sì, anche per il mercoledì pomeriggio. Non ho idea di come si possa manifestare o lottare per il mercoledì pomeriggio, ma sono sicuro che là fuori c'è qualcuno disposto a farlo, sono sicuro che là fuori c'è qualcuno che alla causa del mercoledì pomeriggio ha dedicato la vita.

Signore e signori, Fixedearth.

(che diano la colpa agli ebrei, poi, è l'equivalente della battuta finale di Totò che ti fa mancarre il respiro dopo che negli ultimi dieci minuti sei già caduto dalla sedia per le risate)

E di nuovo, vaffanculo a tutti.

19 dicembre 2007

Pull it


È un pezzo che ho smesso di preoccuparmi delle uscite dei cosiddetti complottisti. Ribattere a creazionisti, ufologi, complottisti, è non solo impossibile, ma inutile: giocano con un mazzo di carte truccato ad un gioco di cui non capiscono le regole, e la descrizione che più si addice loro è quella che Douglas Adams fa di Wonko il Sano di Mente, che sostiene che gli angeli vanno a trovarlo ogni giovedì, indossando sandali del Dr. Scholls, e a chi gli chiede le prove, mostra un paio di sandali del Dr. Scholls. Siete in grado di spiegare come sono arrivati qui? No? Dunque devono averceli portati gli angeli che hanno la concessione per il chiosco delle bevande vicino al Messaggio Finale di Dio alla Creazione.

Ogni tanto, però, mi imbatto in qualcosa che conferma che tutto sommato i miei complessi di superiorità sono più che giustificati, qualcosa di troppo stupido persino per l'opinione che ho del complottista medio.

Prendi la storia di pull it, per dire. Ora, capisco che se la bevano gli americani, che notoriamente non parlano inglese; ma che se la bevano degli italiani, sinceramente, mi fa specie: per l'esperienza che ho, gli italiani che parlano inglese (lo ammetto, non sono tantissimi) lo parlano anche decentemente, e una puttanata simile più che un'occasionale crisi di ilarità non dovrebbe causare.

Il fatto è che chi ha tirato fuori la bufala del pull it non conosce una struttura grammaticale che rende l'inglese una delle lingue più flessibili e interessanti del mondo, i phrasal verbs. I phrasal verbs sono forme verbali costituite da un verbo e da una preposizione; noi non abbiamo nulla di simile, e quindi ci riesce difficile, a volte, capire che per un anglofono turn, turn on e turn down sono a tutti gli effetti tre verbi completamente distinti, il primo dei quali significa girare, il secondo accendere e il terzo rifiutare. Semplicemente, un anglofono non dirà mai e poi mai turn per intendere turn off, perchè nella sua testa quella non è una preposizione ma parte integrante del verbo; esattamente come noi non ometteremmo l'ausiliare in certe forme verbali; non diremmo mai io ho o io fatto per intendere io ho fatto. Quindi il tizio del WTC7 non avrebbe mai detto pull it per intendere pull it down, demolitelo. Come noi sottintendiamo il soggetto, ma mai l'ausiliare, gli anglofoni in un phrasal verb possono sottintendere l'oggetto o sostituirlo con un pronome, ma mai la preposizione.

Dice, e allora cosa stavano tirando, al WTC7?

Potrei semplicemente rispondere che non lo so e non me ne può fregare di meno; potrei dire che il fatto che io non sappia nei dettagli quali siano i componenti dei satelliti di Giove non concede alcuna autorevolezza all'ipotesi che siano fatti di formaggio; una volta dimostrato che pull it non significa pull it down, che è un verbo completamente diverso nella testa di un anglofono, come io ho è un verbo completamente diverso da io ho mangiato nella testa di un italiano, potrei lasciare tranquillamente il complottista ad arrotolarsi su se stesso ad libitum.

Il fatto è che la spiegazione è così banale, in quel contesto, che sono esterrefatto, davvero, che qualcuno ancora si beva 'sta bufala. To pull è un verbo flessibile, e mica poco: pull down significa tirar giù, o demolire; pull up significa richiamare, nel senso di un aereo in picchiata (ma guarda, aerei: deve trattarsi per forza di un complotto!); pull apart significa separare, dividere; e to pull, senza preposizioni, ha un significato che dipende molto dal contesto. Può significare semplicemente tirare, ma riferito ad una donna o ad un uomo si traduce come rimorchiare. E, per finire facendo riferimento ad un meeting di ieri pomeriggio, si può anche tirare lo sforzo, pull the effort, che non c'entra niente con Spaceballs: significa, semplicemente, smettere di sforzarsi di salvare qualcosa o qualcuno che non può essere salvato. La situazione è così disperata che si è deciso di pull the effort, di interrompere gli sforzi - ed è un termine che purtroppo si sente fin troppo spesso in TV e alla radio, ogni volta che capita qualche tipo di disatsro, ogni volta che qualcuno si perde in mare, ogni volta che c'è un crollo in una miniera. Prima o poi, they pull it. Di nuovo, capisco gli americani, che si sa, hanno in media un vocabolario di 300 parole, capisco Blondet e Mazzucco, che devono mettere il pane in tavola ogni giorno, ma gli altri, che scusa hanno?

(con ringraziamenti a mia cognata, la sorella di Mrs. Inminoranza, feticista dei phrasal verbs)

17 dicembre 2007

Brave persone


Questo post di Restodelmondo mi fa venire in mente una persona che conosco ormai da oltre un anno - una rarità, veramente, una brava persona in ambienti in cui le brave persone si contano sulle dita di una mano sola.

T. fa la manager, che già deporrebbe a suo sfavore, e per giunta fa la middle-manager di quello che è praticamente un quango, un organismo amministrativamente modificato (OAM, come li chiamano i biologi) che in Italia chiameremmo un ente parastatale, cliente della compagnia per cui ho lavorato fino a luglio: insomma una che, come si dice dalle mie parti, è meglio perderla che trovarla. Per giunta, è anche una rompicoglioni, una che se paga e firma un contratto, vuole dei risultati nei tempi promessi e non una poco credibile mescolanza di scuse e vaghe promesse di fare meglio, e quando capitava un casino, ci metteva cinque minuti a fare il mio numero e a chiedere che diavolo stavo combinando (la quantità di soldi e di contatti che il contratto con la sua agenzia ci portava le dava dei privilegi, come quello di poter accedere direttamente alle persone che facevano funzionare le cose, invece di dover passare per tre-quattro livelli di supporto telefonico).

Per una coincidenza (anche se mi piacerebbe poter pensare il contrario) la compagnia ha perso il contratto con l'agenzia di T. letteralmente il giorno dopo l'annuncio della mia messa in mobilità, e si è trattato, mi dicono, di un divorzio piuttosto burrascoso; per via che nell'ultimo paio di mesi io avevo lavorato praticamente solo su ciò che ruotava attorno al contratto con la sua agenzia, T. si è convinta che io sia stato danno collaterale del burrascoso divorzio, al punto da smuovere diversi contatti per aiutarmi a trovare un altro lavoro nel più breve tempo possibile; lavoro che poi si è materializzato, su sua segnalazione, da una direzione inattesa - una posizione abbastanza più elevata di quella che avevo nella City, uno stipendio (sorprendentemente) ben più alto e tecnologie estremamente interessanti, con un'altra compagnia di cui l'agenzia di T. è cliente, e a cui sono arrivato accompagnato da referenze entusiaste.

La cosa divertente è che qualche settimana fa T. si è accorta di un problema che poteva causare non poco imbarazzo al suo ente - in un periodo in cui le agenzie governative sono già nell'occhio del ciclone per essersi perse i dati personali di metà della popolazione, per aver ridotto alla fame migliaia di famiglie sbagliando l'entità degli assegni familiari, per non aver notato che un quarto degli operatori privati di sicurezza che avevano ricevuto una licenza governativa per operare in luoghi sensibili come aeroporti e stazioni erano immigrati clandestini. Mostrando la lungimiranza così comune fra i senior managers, soprattutto quelli governativi, i suoi boss le hanno detto che a loro del problema non gliene fregava niente finchè non gli esplodeva in mano, e comunque non ci credevano neanche tanto che il problema esistesse veramente. Come risultato T. ha dovuto lavorare praticamente nel tempo libero per evitare una situazione potenzialmente imbarazzante per il suo ente, chiedendo anche una mano ad un paio di amici (fra cui il sottoscritto).

Risultato? Una volta provato che un casino rischiava veramente di capitare, e presi i provvedimenti necessari, T. s'è vista togliere di mano tutto dal senior management che aveva giusto lì un cognato a cui attribuire tutto il merito. Comprensibilmente scazzata, sta facendo i bagagli per due settimane di giro della costa atlantica africana in barca a vela col nuovo marito (il terzo) sposato un paio di mesi fa, e sta meditando le dimissioni.

Che dire? Happy sailing, T.

P.S. Una breve precisazione per Mmax: no, non ci sono andato a letto.

14 dicembre 2007

Forma e funzione


Sarà che sono scazzato perchè quando un viaggio di lavoro ti viene cancellato per due volte, poi rimandato, poi cancellato del tutto, poi forse ci ripensano, eccetera, uno un po' si inacidisce.

Comunque.

Ci sono persone che vorrei avere per le mani per una mezz'ora per sperimentare su di loro la legge del contrappasso. Uno di questi, molto vicino alla cima della lista, è lo stilista/ingegnere del design/experience consultant che ha lanciato la moda di rivestire i cavi delle cuffie e degli auricolari di iPod, telefonini e quant'altri in neoprene antisdrucciolo. Vorrei avercelo fra le mani solo mezz'ora, giuro, e solo per poterlo sodomizzare con un enorme dildo rivestito in neoprene antisdrucciolo, per fargli capire che anche se il neoprene è innegabilmente piacevole al tatto e quindi si pone da ideale complemento alla mia listening experience, anche se ci sono oggetti che è bene facciano immediatamente presa e non scivolino (i tappetini da mettere sotto ai sacchi a pelo, le scarpe da freeclimbing, i guanti per arrampicata in ghiacciaio), esistono altresì oggetti che sarebbe bene scivolassero via leggeri come nuvole in una mattina di primavera, come il cavo della cuffia del mio iPod contro la giacca di tutti i miei vicini di metropolitana, o un vibratore sovradimensionato contro le mucose del tratto terminale dell'intestino di un ingegnere del design.

Per dire.

12 dicembre 2007

Quando ci si mette la sfiga...


Quando in 5 giorni muore uno dei tuoi gatti, un altro viene ricoverato per il sospetto della stessa malattia che ha fatto fuori il primo, ti alzi alle 4 per accompagnare tua moglie in aeroporto e tornando vieni bloccato dal traffico che ti fa perdere l'aereo che dovevi prendere tu per lavoro (dall'aeroporto in posizione diametralmente opposta rispetto a Londra, ovviamente), e mentre bestemmi più divinità di quelle menzionate nel corso medio di antropologia culturale, ti telefona tua moglie per dirti che il suo volo è stato cancellato senza preavviso - per uno sciopero del fottutissimo stronzo che a Bari è addetto a sollevare la bocchetta del carburante fino all'aereo - e non ci sono posti fino a venerdì su voli per qualsiasi destinazione a sud di Bressanone, allora decidi di andare al lavoro e resti bloccato di nuovo dal traffico mettendoci quasi 2 ore per fare 30 km, allietato solo dalla nuova telefonata di tua moglie che è andata dal medico perchè non si sentiva bene e le hanno diagnosticato una bronchite, per cui si sta imbottendo di antibiotici e mettendo a letto...

M'hanno prenotato un nuovo volo per domani. Non so, sinceramente, se prenderlo - non che mi aspetti qualcosa di banale, tipo che caschi e ciao, no - più che altro, a questo punto, mi aspetto di finire sull'isola di Lost, e neanche fra i protagonisti.

11 dicembre 2007

Management for dummies


Caro J.

Adesso che è passato un po' di tempo e siamo tutti e due più tranquilli e possiamo guardare al passato in maniera un po' più rilassata, mi permetto, nel mio piccolo, di darti qualche consiglio spassionato che potrebbe tornarti utile per la prossima volta - approfittando del fatto che ho poco da fare in attesa della partenza per un viaggio di lavoro.

Capisco che quando sei arrivato ti sei trovato, e non per colpa tua, in una situazione difficile: il senior management aveva cancellato ogni residua fiducia nel futuro in un bel po' di gente, l'IT manager che stavi rimpiazzando era una delle poche persone decenti, che non a caso ad un certo punto aveva detto basta e s'era diretto a più verdi pascoli, i nostri programmatori e analisti migliori se ne andavano ad un ritmo di uno a settimana (non l'hai mai saputo, ma c'era un giro di scommesse mica da ridere su chi sarebbe stato il prossimo). Tutto verissimo, e non lo metto in dubbio: per qualche giorno, infatti, sei stato oggetto della massima solidarietà di tutti i superstiti. Credo sinceramente, però, che avresti potuto far meglio nella gestione della situazione. Ad esempio, quella famigerata settimana in cui perdemmo 3 persone (non l'hai mai saputo, ma c'è voluta più di una birra per convincerli a darti la lettera di dimissioni uno al giorno, tutti e tre alla stessa ora: N. te la doveva consegnare la settimana prima, per esempio) credo che quando il direttore europeo ti mandò un'email chiedendo "ma è un problema?" non avresti dovuto rispondere "ma no, li rimpiazziamo con niente con qualche scimmia ammaestrata a Bombay"; o almeno, prima di rispondere avresti dovuto controllare che le prime tre lettere del nome del direttore europeo non fossero in comune con le prime tre lettere di una certa lista di distribuzione di Exchange; e questo non tanto perchè l'email avrebbe potuto essere interpretata come razzista (tranquillo, non ce ne poteva fregare di meno; avevamo P. come collega, dopotutto, uno le cui uscite avrebbero fatto arrossire Nick Griffin) quanto perchè a) faceva capire a tutti in quanta considerazione era tenuto il nostro lavoro e b) faceva capire a tutti che il nostro IT manager non aveva la minima idea della complessità del lavoro che era chiamato a gestire. No, dico, ma pensavi davvero che tre-quattro programmatori neolaureati di Bombay potessero prendersi carico di qualcosa come 50.000 righe di codice C++ per HPC e occuparsi della manutenzione e bug fixing "come niente"? Programmatori che avrebbero dovuto correggere bug e occuparsi della QA prima di portare le patch in produzione? Su un sistema ASP su cui le 10-12 maggiori banche d'investimento del mondo facevano girare ogni mattina le proprie valutazioni?

Un altro consiglio che mi sento di darti è di evitare, per quanto possibile, di parlar male della gente che lavora per te; soprattutto poi se (ancora) parli male soprattutto delle loro capacità professionali senza averne un'idea ben precisa. Se dividi i programmatori in Tier-1 e Tier-2 dove il Tier-1 è composto di assunti -da te- da una settimana che dovrebbero in qualche maniera riscrivere da zero il software che costituisce il core business della società (che io non abbia mai visto una sola riga di codice scritta da loro non è grave; che non l'abbia vista neanche il server CVS, magari, lo è di più), e il Tier-2 si compone delle uniche persone che sanno come quel software esattamente funziona, che hanno passato gli ultimi due anni a tradurre in algoritmi i modelli sfornati dai nostri matematici (sì, si sono licenziati anche loro e lavorano per BNP-Paribas, adesso: e tu non te ne sei neanche accorto perchè credevi che i modelli si prendessero da qualche libro), si compone insomma delle persone che tengono in piedi e fanno funzionare l'unica fonte di reddito per la compagnia, ecco, in questi casi non è una buona idea venire a dire a me e a P. che quelli li hai messi nel Tier-2 perchè sono programmatori e analisti di second'ordine; primo, perchè è (evidentemente) falso, e secondo perchè, Cristo, sai benissimo che la senior programmer del Tier-2 è anche la mia migliore amica, e P. e la moglie vanno in vacanza ogni anno con la famiglia del senior analyst Tier-2.

Per finire, devo consigliarti anche, laddove possibile, di non limitarti a fare in modo che i tuoi piani siano buzzword compliant. Capisco che ogni buzzword che riesci a mettere nel piano aggiunge qualcosa al tuo bonus di fine anno; capisco anche che in una situazione in cui i profitti si sono dimezzati, la gente se ne va ad un ritmo di uno a settimana, l'affidabilità del software si degrada con ogni "miglioramento" che viene aggiunto senza essere testato (no, eliminare i sistemi per il QA per ridurre il budget non è stata una delle tue decisioni più brillanti, ma magari ne parliamo un'altra volta), diventa necessario far contenti i piani alti; con tutto questo, a volte le buzzword da sole non solo non bastano, ma possono diventare controproducenti.

Mi spiego.

Se il core business è costituito da un sistema ASP composto di un'interfaccia (Linux/Apache/Tomcat) a cui i clienti sottopongono i portafogli azionari da valutare, un cluster Rocks/Linux su cui il sofwtare che valuta i portafogli gira, diversi database (Linux/Mysql) a cui il cluster attinge per i dati del mercato su cui basare le estrapolazioni, e un'intera infrastruttura Linux per lo sviluppo, il QA (almeno fino ad un certo punto) e le comunicazioni, bene, in questo caso pronunciare la magica parolina "outsourcing" potrebbe non essere il toccasana che molti ritengono.

Certo, in teoria è possibile riscrivere il software che gira sul cluster in modo da disaccoppiarlo dal database; questo probabilmente significherebbe caricare sul cluster quantità enormi di dati per accompagnare i vettori delle valutazioni - pensa, due anni di dati delle tre o quattro maggiori borse mondiali, in formato XML, ogni mattina. Certo, in teoria è possibile allo stesso tempo portare quelle 50.000 righe di codice da Linux a Solaris (sì, il C++ è portabile; Rosy Bindi è di sinistra; quei soldi mi servivano per andare a trovare mia nonna malata; no, davvero, lei non è niente per me, io amo solo te). Certo, in teoria, visto che ci siamo, è possibile anche cancellare ogni riferimento alle librerie MPI e tradurre ogni chiamata ad una corrispondente chiamata alle librerie Solaris Grid, o come cavolo si chiamano questa settimana. E certo, in teoria è possibile, dopo aver fatto tutto questo, eseguire tutte le valutazioni in outsourcing sui Grid Cluster pubblici di Sun - ammesso, ovviamente, che si riesca a rendere sicura secondo gli standard, piuttosto stringenti, di una dozzina di banche d'investimento sia la comunicazione con il cluster, sia l'elaborazione stessa dei dati, visto che ci si troverebbe a condividere gli stessi nodi con lo sa Manitù quanti altri clienti di Sun. Tu lo sai, vero, che la mia amica Annarella in questo momento sta visualizzando un enorme diagramma GANTT in cui ogni tanto compare una casella con l'iscrizione "A miracle happens here", e sta scuotendo la testa; ma Annarella è una malfidata, non starla a sentire.

In teoria, tutto questo è possibile. In teoria, tutto questo è possibile contemporaneamente. Ma se mi permetti di darti un ultimo consiglio, magari per la prossima volta, tieni a mente questo semplice fatto: non licenziare tutti quelli che dovrebbero fare il lavoro in base al fatto che una volta che avranno fatto il lavoro, diventeranno superflui.

Perchè se lo rifai, ti ritroverai un'altra volta a spasso, con poche offerte di lavoro e costretto ad elemosinare referenze da quelli che lavoravano per te, che è veramente una delle cose più umilianti del mondo - non è che di te me ne freghi qualcosa, ma la business unit (un tempo una compagnia indipendente) che hai trascinato nel fango e portato allo smembramento, un tempo era tosta, all'avanguardia e ricca di potenzialità, e sarò sentimentale, ma un po' mi dispiace.

Pausa


Vado via (per lavoro) per qualche giorno. Ci si vede la prossima settimana, ammesso che sopravviva alla cucina crucca.

10 dicembre 2007

Addii



Dopo 10 anni passati a ciucciare mozziconi di sigaretta e leccare fondi di caffè, ad azzuffarsi con i gatti del vicinato e a insidiare le gatte, Long John Silver se n'è andato la notte fra sabato e domenica, rapidamente e, spero, senza soffrire troppo. Ha passato il suo ultimo giorno a farsi coccolare da Mrs. Inminoranza, facendo fusa sommesse e miagolando ogni tanto per ricordarci che sì, c'era ancora, poi se n'è andato sotto al divano a morire, con la triste, disperata dignità dei gatti che non vogliono far sapere a nessuno quello che stanno passando.

Mi mancherà.


06 dicembre 2007

La commedia degli idioti


Samina Malik è una ragazza di 23 anni che vive a Southall, non lontano da Heathrow. Lavora(va) nell'area oltre i controlli di sicurezza dell'aeroporto di Heathrow per WH Smith, una delle più grandi catene inglesi di rivendite di libri e giornali. Samina Malik è un'idiota.

Lo dico senza cattiveria e senza desiderio di insultare, Samina Malik è proprio un'idiota nel senso che probabilmente non riesce a pensare senza muovere le labbra. Ha cominciato a scrivere poesie incredibilmente brutte da adolescente, quando frequentava le superiori; testi ispirati a qualunque pezzo di gansta rap fosse in voga quella settimana, atteggiamento da gangsta babe, esaltazione di eroi immaginari che spacciavano droga, indossavano bling e would bust a cap in your ass se gli mancavi di rispetto. Una tipica ragazzina inglese, insomma, figlia di genitori pakistani, integrata in una comunità fra le più multietniche di Londra, assidua frequentatrice di forum e siti di social networking in stile Facebook, su cui era conosciuta come Lyrical Babe.

Qualche anno fa, Samina ha scoperto che i ragazzi più attraenti non mettevano più catene d'oro al collo, non aspiravano più a fare i papponi o gli spacciatori, non sognavano di aderire ad una gang. I ragazzi più fighi avevano cominciato ad andare in moschea, a guardar male le gangsta babes che non stavano al proprio posto come una brava ragazza musulmana dovrebbe fare, a guardare in TV, invece che MTV, le videocassette sgranate e sfuocate della decapitazione di ostaggi occidentali in Iraq, della lapidazione di adultere, dell'esplosione di autobombe in piazze affollate. Invece del pizzetto ben curato preso in giro da Ali G, i ragazzi attraenti, quelli che Samina sognava di sposare, adesso avevano un barbone alla Abu Hamza.

A girl's gotta do what a girl's gotta do, si disse Samina. Basta con la gansta babe, basta con un nick spudorato come Lyrical Babe: Samina sarebbe diventata la donna ideale del mujahid. C'è da capirla, l'alternativa era restare zitella.

Cominciò a indossare il velo, fra lo stupore dei genitori - sua madre non l'aveva mai portato da che era arrivata in UK, suo padre non aveva mai dato alcuna importanza a certe forme esteriori di osservanza religiosa; cambiò nome online, da Lyrical Babe a Lyrical Terrorist; il suo profilo su Hi5 si riempì di dettagli che sperava fossero affascinanti per un potenziale marito: via lo shopping fra gli interessi, via MTV, via il rap. I tuoi interessi? "aiutare i miei fratelli mujahideen in ogni maniera possibile". Cosa guardi in TV? "I video dei miei fratelli musulmani in Iraq, sì, quelli con le decapitazioni, i messaggi video di Osama Bin Laden e Ayman al-Zawahiri, e gli altri video che mostrano massacri di kaffir". Cominciò a usare Google, invece che per cercare foto di Muthafucka Gangsta Rappa' Ikillyoubitch, o quale che sia il rapper di maggior successo in questo momento, per cercare manuali di terrorismo. Scaricò, fra gli altri, il manuale di Al-Qaeda sui veleni (26 pagine, tutte informazioni di pubblico dominio), il manuale operativo del Dragunov SVD (che, non per fare lo snob, come fucile di precisione fa anche un po' cagare), alcune raccolte di discorsi di Osama Bin Laden, inclusa la famigerata dichiarazione di guerra all'Occidente, documentazione varia riconducibile ad Al Qaeda e a vari gruppi jihadisti; e cominciò a scrivere poesie, sempre di una bruttezza disarmante, che fornivano istruzioni su come decapitare un infedele, come educare i propri figli a diventare mujahideen e ad amare la morte più della vita, e altre amenità del genere. Tutto pubblicato in rete sotto l'ingannevole pseudonimo di Lyrical Terrorist.

Samina è, come dicevamo, un'idiota. La cosa ha punto sul vivo i responsabili dell'antiterrorismo della Metropolitan Police: questa è una nazione che ha prodotto idioti di elevatissima qualità, ha avuto re che parlavano con gli alberi, ha rieletto Margaret Thatcher 3 volte e (Dio ci perdoni) John Major una volta. Si può permettere che questa figlia di immigrati che non parlano neanche bene la lingua ci surclassi in questa maniera? Inaccettabile. E quindi, per mostrare che gli idioti inglesi sono ancora i migliori, l'hanno arrestata e rinviata a giudizio per possesso di materiale utilizzabile per preparare o commettere atti di terrorismo.

Samina Malik è stata arrestata, riconosciuta colpevole e proprio oggi condannata (con la condizionale, per fortuna) da gente che, ne sono sicuro, crede sinceramente che un terrorista metta una maglietta con su scritto "morte all'Occidente capitalista" e borbotti in continuazione "morirete tutti, cani infedeli, appena faccio esplodere questa cintura imbottita di C4 che si può disinnescare solo tagliando il filo blu prima di quello rosso" - gente che pensa che una ragazza che vuole fondare una cellula segreta di terroristi faccia il possibile per diffondere le sue poesie sulla decapitazione degli infedeli e si faccia chiamare "Lyrical Terrorist". Una ragazza la cui linea di difesa, in tribunale, è che "sperava di conoscere dei ragazzi per sposarsi", e che aveva scelto lo pseudonimo di Lyrical Terrorist perchè era "figo".

Idioti. Tutti quanti sono.

P.S. Anch'io l'avrei condannata. Ad un corso obbligatorio di scrittura creativa. Leggere le sue "poesie" fa male agli occhi.

05 dicembre 2007

Sono forse io...


...il custode di mio fratello?

La BBC in questi giorni non fa che parlare della forza ibrida ONU/UA di interposizione che verrà dispiegata in Darfur fra qualche mese, in sostituzione della forza dell'Unione Africana che si è dimostrata in massima parte inefficace. Ed io sono sempre più perplesso dall'impulso occidentale (che istintivamente condivido) di andare a risolvere, o a cercare di risolvere, i problemi degli altri.

OK, come tutta la mia generazione sono cresciuto fra le altre cose a botte di fumetti Marvel con i supereroi: "ad un grande potere corrisponde una grande responsabilità". Noi occidentali abbiamo il potere, abbiamo il denaro, abbiamo le risorse, e ipso facto siamo responsabili anche per chi non ha nessuno dei tre. Per tutta la vita sono stato indottrinato a pensare che se tu stai bene, fai sport, non hai problemi, e la tua vicina di casa è una vecchietta paralitica, se non ti offri almeno di portarle di sotto la spazzatura sei un pezzo di merda. Il problema si pone, però, quando la vicina paralitica, ogni volta che ti vede, comincia a strillare che lei è paralitica perchè tu cammini, che i soldi che hai speso per la mountain bike avrebbero dovuto essere usati per una rampa per disabili, che non paghi abbastanza tasse per contribuire alla sua pensione, ti tira sassi ogni volta che passi sul pianerottolo, e ti denuncia alla polizia per aver rubato la sua spazzatura. E peggio ancora, quando ogni sera torni a casa e tua moglie ti tira piatti in testa per aver abusato della povera vicina paralitica che ha sempre desiderato vivere in mezzo alla spazzatura.

La presenza di truppe infedeli in un pezzo di Dar-ul-Islam sta già portando all'itterizia le ragazze pon-pon della resistenza islamica antimperialista globale in Europa e USA, qualunque stronzata il governo sudanese s'inventi (l'ultima è l'opposizione alla presenza di un centinaio di genieri norvegesi che dovrebbero contribuire a riparare le infrastrutture locali: perchè? Sono troppo bianchi? Vengono da un Paese troppo laico? Boh) diventa una legittima motivazione per la resistenza, un'offesa che giustifica anticipatamente azioni violente contro i caschi blu. La missione in Darfur, con regole di ingaggio ONU, con una logistica confusa, con una leadership politica il cui scopo è non contrapporsi ad alcuna delle parti in conflitto, inclusi i responsabili dei genocidi (immagino l'equivalente quotidiano di un poliziotto che cerchi di mediare rispettando le esigenze sia dello stupratore sia della stuprata - non credo avrebbe molta fortuna) può solo risolversi nel tipo di umiliante debacle a cui abbiamo assistito in Ruanda, in Somalia e in Bosnia, con l'aggiunta del riflesso condizionato antimperialista, che ormai coinvolge fette sempre più vaste della popolazione, che rischia di crearci problemi politici anche in casa e proprio in un momento in cui di problemi aggiuntivi non se ne sente il bisogno.

Guardiamo in faccia la realtà: il Darfur è fottuto, come lo sono probabilmente l'Iraq e l'Afghanistan, e non credo ci sia qualcosa che possiamo realisticamente fare per modificare questo risultato. Non sarebbe il caso di smettere di gettare soldi e vite umane in un pozzo potenzialmente senza fondo, e accettare il semplice fatto che se con un grande potere viene una grande responsabilità, questa responsabilità non si estende fino a soccorrere chi non può o non ha alcuna intenzione di essere soccorso?

Personalmente credo molto nel dovere di aiutarsi a vicenda, ma il dovere deve essere reciproco. La polizia difende le ragazzine picchiate dal padre, ma se le ragazzine vanno in tribunale a difendere il diritto del padre a pestarle, l'unico dovere della polizia a quel punto è regalare al padre una mazza da baseball; se il mio vicino picchia la moglie, io sono dispostissimo a chiamare la polizia, ma solo fino al giorno in cui la moglie mi denuncia per aver violato la sua privacy; sono felice di manifestare per impedire l'aumento delle tasse universitarie, ma solo fino al giorno in cui il mio compagno di corso, figlio di cassintegrato+casalinga, mi dice che lui le manifestazioni le vieterebbe perchè è ora di finirla con questo assistenzialismo di sinistra - e l'anno dopo, meritatamente, abbandona gli studi per difficoltà economiche (ognuno di questi casi è reale, ma sono testimone diretto solo del terzo).

E, incidentalmente, credo che il sottosegretario inglese alla cooperazione internazionale, che ha detto di sperare che il caso Gibbons non scoraggi altri medici, infermieri e insegnanti inglesi dall'andare a fare volontariato in Sudan, sia un cretino. Opinione personale, eh.