17 marzo 2011

La diplomazia dei peracottari

Devo dire, tocca ricredermi su questo governo. Avevo sottovalutato Cameron e Clegg – C&C, o Cric & Croc, come li chiamano gli amici più intimi – considerandoli niente più che un paio di peracottari di infimo ordine, ma devo ammettere che li avevo mal giudicati. I peracottari di questo governo sono in realtà di primissima classe, perfettamente in grado di reggere il confronto, quando non di surclassare, qualsiasi Berlusconi o Annan.

A farmi ricredere é stata soprattutto la crisi libica: la classe con cui Cameron si é presentato sulla scena internazionale, con una faccia serissima, a farsi promotore di una no-fly zone, l’unica misura per cui era assolutamente certo che la Gran Bretagna non avrebbe speso un centesimo, essendo impossibilitata a partecipare in quanto lui stesso s’era venduto le portaerei neanche due settimane prima, era qualcosa di assolutamente mirabile. La vita é piena di paraculi come Cameron: il collega che non sa quale bottone va premuto per accendere il computer ma é sempre così generoso e prodigo di suggerimenti su come riorganizzare l’infrastruttura server della compagnia; in generale, tutti quelli che, non essendo in grado di fare un lavoro, cercano di mettersi in mostra proponendo che venga fatto “dal nostro team”. Cameron é rimasto serio tutto il tempo, propagandando la no-fly zone come un’idea tutta britannica, anche se avrebbe generosamente permesso agli americani di metterci le portaerei, ai francesi i pattugliatori a lungo raggio e agli italiani (se chiedevano gentilmente) la flotta. La Gran Bretagna ci metteva la cosa più importante: la faccia come il culo di Cicciobello Cameron.

E poi, continuando la marcia trionfale dei peracottari, é arrivata la “missione diplomatica” in Libia. Credo che il Foreign Office non sia mai stato surclassato così completamente dalla diplomazia francese (e, sospetto, italiana), e intendo proprio mai, neanche quando accettò di rimpatriare a spese della Royal Navy i soldati napoleonici dopo il trattato di Cintra.

I fatti: qualche giorno fa, un elicottero con a bordo un gruppo di contatto del Foreign Office (o forse dell’MI6 – a questi livelli, competenze e responsabilità si sovrappongono) con guardie del corpo dello Special Air Service, é atterrato da qualche parte a Bengasi ma gli inviati, lungi dall’essere accompagnati ad incontrare i leader più o meno autoproclamatisi della rivolta, sono stati circondati da una folla di contadini con pale e forconi, e miliziani con fucili d’assalto, portati in una vicina fattoria e tenuti prigionieri per qualche giorno. Quando l’ambasciatore inglese in Libia ha telefonato ad uno dei leader della rivolta per cercare di chiarire l’equivoco e far rilasciare i prigionieri, non solo ha incontrato un muro di assoluto disinteresse, ma la telefonata é stata registrata e inviata alle principali agenzie di informazione europee. I soldati e i diplomatici/agenti sono stati rilasciati solo un paio di giorni dopo e accompagnati ad una nave da guerra inglese che nel porto di Bengasi stava raccogliendo i civili europei da evacuare.

Il clamore: ovviamente la stampa britannica c’é andata a nozze. I punti messi in evidenza dalla stampa sia conservatrice che progressista sono, nell’ordine:

1)     Sconfitta militare per lo Special Air Service

E’ ovviamente una fesseria. Quella del SAS non era un’operazione da commando o altra roba da film d’azione. Erano lì come guardie del corpo, ed una cosa che NON dovevano fare era aprire il fuoco indiscriminatamente su una folla di ribelli anti-Gheddafi. Hanno rispettato le consegne pur sapendo che se le cose fossero andate storte, “sparare in testa alle guardie del corpo” é una tattica negoziale universalmente accettata. Esperienze passate (Iraq) mostrano che quando un ostaggio viene rilasciato dopo che tutt’e tre le sue guardie del corpo sono state decapitate davanti alle telecamere, sia il governo inglese sia i media inglesi parlano di “felice conclusione della vicenda”.

2)     Tentata ingerenza del governo inglese nelle vicende libiche

Questo punto viene molto sbandierato da vari gruppi pacifisti e dal Guardian. Da bravi farlocchi, non sono in grado di leggere le notizie e reagiscono a parole-chiave – nella fattispecie “SAS” = operazione di commando da film d’azione e dunque ingerenza militare nelle vicende libiche

3)     Incompetenza del Foreign Office che ha mandato un team senza neanche mettersi d’accordo con i libici

Questo punto é semplicemente risibile. Neanche William Hague riesce ad essere tanto incompetente. HMS Cumberland era lì nel porto di Bengasi: se lo scopo del team fosse stato guardarsi intorno e stabilire un primissimo contatto con la leadership ribelle, l’avrebbero fatto dalla nave, visto che i leader ribelli passano la maggior parte del tempo proprio a Bengasi. Se un elicottero é stato mandato in un punto X dell’entroterra é perché avevano un appuntamento.

4)     Incompetenza dell’ambasciatore inglese che é andato dai ribelli col cappello in mano ed é stato giustamente sputtanato.

Anche questa é un’evidente idiozia. L’ambasciatore ha pensato, in buona fede, che si trattasse di un disguido, in base a quanto ho appena spiegato, e sempre in buona fede ha chiamato le sue controparti fra i ribelli per sapere cosa stava succedendo. La registrazione e successiva pubblicazione della telefonata é stata un gesto calcolato allo scopo di umiliare la diplomazia inglese.

I media inglesi si sono anche affannati a spiegare che i ribelli avevano ogni ragione di agire così visto che il popolo libico non accetterebbe mai una leadership intrallazzata con l’Europa, e quindi era necessario affermare la propria indipendenza e anche ostilità ai malefici occidentali, perché chiunque non l’avesse fatto sarebbe stato semplicemente abbandonato dai suoi sostenitori.

La stessa leadership ribelle ha provveduto sollecitamente a smentirli, il mattino seguente, dai microfoni della BBC. Dopo l’annuncio che la Francia riconosceva politicamente e diplomaticamente i ribelli, uno dei generali che guidano la milizia anti-Gheddafi ha rilasciato un’intervista (riportata da BBC Today) in cui annunciava che adesso che abbiamo un amico potente come la Francia che ci sostiene politicamente e militarmente i giorni di Gheddafi sono contati.

Chi mi conosce sa che non amo fare dietrologia, ma questa, onestamente, mi sembra davantologia. E’ abbastanza ovvio che la cattura del gruppo di contatto e la sua successiva espulsione sia stata un gesto interamente calcolato, uno schiaffo molto plateale, aggravato dall’umiliazione della telefonata dell’ambasciatore, allo scopo di rendere il più possibile chiaro il messaggio: i francesi sono arrivati prima, hanno forze speciali e consiglieri militari sul campo, hanno in tasca i leader della rivolta e non hanno interesse a spartire i futuri contratti petroliferi. William Hague, in altre parole, non per la prima volta e probabilmente non per l’ultima, si é fatto surclassare in maniera plateale dal Quai d’Orsay e nel tentativo di porre rimedio alla situazione ha addentato una polpetta avvelenata che ha assicurato alla Gran Bretagna un’immagine da peracottari che richiederà qualche anno e molto lavoro per essere cancellata. Nice work.

Sinceramente, quando questo governo si é insediato non mi aspettavo grandi cose: con una coalizione che unisce l’equivalente inglese dell’estrema destra libertaria/liberista e della sinistra più grillina e farlocca, c’é da ringraziare che non abbiano istituito l’ora obbligatoria di omeopatia e pulizia etnica nelle scuole di ogni ordine e grado; ciononostante, mi aspettavo che almeno alcuni aspetti dell’azione di governo si sarebbero salvati – le tradizionali aree, come esteri, ordine pubblico ed economia, in cui i Tories vantano storicamente maggiori competenze. Disgraziatamente, ero un ottimista: Hague al Foreign Office sta mostrando che non riuscirebbe ad organizzare una sbronza collettiva in una distilleria, Osborne al Tesoro crede che i licenziamenti di massa, e peggio ancora la minaccia di ulteriori futuri licenziamenti, dovrebbero in qualche modo incrementare la fiducia del consumatori, Sayeda Warsi Ali salta su ogni volta che un esaltato viene arrestato con i 20 chili di esplosivo che nascondeva in moschea, a dire che il vero problema di questo Paese sono gli islamofobi e gli atei che fanno piangere Maometto, Gesubbambino/Padrepio e L. Ron Hubbard, e persino Theresa May agli Interni, una delle poche persone che credevo competenti in questo club di venditori di fontane di Trevi, é riuscita ad alienarsi il sostegno di una componente tradizionalmente Tory come la polizia (per non parlare dei servizi di sicurezza). Credevo ci sarebbe voluto Gengis Khan o Caligola per farmi rivalutare Berlusconi, ma Cicciobello Cameron sta facendo un ottimo lavoro.

13 marzo 2011

Come NON dare informazioni

Immaginate di andare dal meccanico per un problema all’auto, e di esordire così:

“Buongiorno, ho un problema alla macchina: quando compro un cornetto e un cappuccino fa uno strano rumore”
“Ah. E dove li tiene, in macchina? Forse ha il portatazza che vibra?”
“No, no, il cappuccino e il cornetto li bevo al bar”
“Ah... e allora come lo sente il rumore se la macchina e’ parcheggiata?”
“No, fa uno strano rumore quando vado a comprare il cappuccino e il cornetto”
“Ah... c’é qualcosa di particolare nel tragitto fra casa sua e il bar?”
“Sì, devo svoltare a sinistra per andare al bar”
“Ah, ecco” (trionfante) “quindi la macchina fa uno strano rumore quando svolta a sinistra!”
“Sí, esatto! Fa uno strano rumore quando svolto a sinistra! Cosa può essere?”
“Mah, potrebbe essere un problema ai cuscinetti, magari anche allo sterzo, adesso vediamo... quindi lo fa solo quando svolta a sinistra?”
“No, adesso che mi ci fa pensare no, anche quando svolto a destra. E’ che quando svolto a sinistra lo noto perché la mattina quando vado a prendere il cappuccino ho il finestrino aperto”
“Ah” (perplesso) “quindi il rumore lo fa quando svolta, allora sicuramente sarà qualcosa ai cuscinetti. Intanto che do un’occhiata, mi dica, cambia qualcosa se il raggio di sterzata é largo o stretto? O se accelera mentre svolta?”
“Ah, sì, fa molto più rumore se accelero, anche quando vado dritto”
“Credevo che avessimo assodato che fa questo rumore in svolta....”
“Sì, lo fa mentre svolto, ma anche mentre vado dritto”
“E mi dica” (ormai scafato) “anche quando sta fermo?”
“Uh... a pensarci, sì, fa questo rumore orribile anche quando sono fermo”
(dopo una rapida occhiata, brandendo una enorme Hazet 36) “La sua auto ha due problemi, caro signore. Il primo é che la sua marmitta é esplosa, il secondo é che lei é troppo stupido per vivere”

Se siete uno dei nostri programmatori, troverete la reazione del meccanico irragionevole.

Io e due sysadmin abbiamo passato due settimane a girare in tondo per cercare di identificare e risolvere un problema, nato come “quando cerchiamo di generare i report in formato PDF il sistema si ferma e l’interfaccia utente non risponde per 30-40 secondi anche per gli altri utenti”; “no, il sistema si ferma anche quando generiamo report in altri formati, ho menzionato i PDF perché sono quelli che generiamo più spesso”; “no, in effetti si ferma anche quando facciamo il rescan delle transazioni passate”; “sì, anche di quelle correnti, come facevi a saperlo?”

Alla fine il problema l’ho identificato solo dopo aver reindossato il berretto da sysadmin e passato 36 ore quasi senza interruzione a testare e misurare e ignorare le cazzate che mi raccontavano (per chi fosse interessato: erano due problemi, I/O contention sulla SAN e cattiva distribuzione degli interrupt I/O fra le CPU)