Pausa
Questo blog se ne va in vacanza in Italia, senza connessione Internet ma con ripetute abboffate con parenti e vecchi amici.
Colesterolo permettendo, ci sentiamo ai primi di gennaio. Buon anno a tutti e tre i miei lettori.
Un posto dove conto di buttar giu' qualche riflessione, soprattutto in relazione a discussioni avute su Usenet, sulla vita a Londra e qualche volta su Linux
Questo blog se ne va in vacanza in Italia, senza connessione Internet ma con ripetute abboffate con parenti e vecchi amici.
Colesterolo permettendo, ci sentiamo ai primi di gennaio. Buon anno a tutti e tre i miei lettori.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 1:42 PM 3 commenti
Tags: anno nuovo, Auguri, vacanze
Si fa presto a dire "buon Natale", o "felice anno nuovo", o tutt'e due. A quanto pare la political correctness ha reso tutti ipersensibili: in cartoleria devi cercare mezz'ora per trovare una cartolina di auguri natalizi, il meglio che ti può capitare é un banale "Season greetings". Dire "buon Natale" ad un non-cristiano é apparentemente offensivissimissimo, quasi come dire "bel taglio di capelli" ad una collega donna (se sei uomo) o ad un collega uomo (se sei gay), dal momento che, come tutti gli apprezzamenti legati all'aspetto di una persona di sesso opposto (o comunque partner sessuale potenziale) può costituire molestia sessuale, come specificato a pagina 78 del manuale di comportamento per gli impiegati in rapoporto a potenziali molestie sui luoghi di lavoro (no, non vi sto prendendo per il culo, il mio primo giorno di lavoro l'ho passato, come da disposizioni superiori, a spulciarlo invece di lavorare, e siamo tenuti ad averne sempre una copia nei cassetti della scrivania).
Anche gli atei come me, in questo Paese, hanno sviluppato sensibilità da mimosa pudica: alcuni si lamentano delle aggressioni che subiscono da chi augura loro buon Natale. Personalmente sarei molto contento se tutti i cristiani di questo Paese venissero di persona ad augurarmi buon Natale, buona Pasqua, buona Pentecoste, e la smettessero di scassare la uallera sui matrimoni gay, che tanto ci sono e rimangono, rassegnatevi. Sarei molto contento se si cominciasse ad augurare buon Natale anche ai musulmani che vivono in Gran Bretagna, e però si cominciasse anche a dare ai loro figli scuole decenti e opportunità di lavoro. Sarei addirittura estatico se si potesse dire alle colleghe donne che hanno un bel vestito, e allo stesso tempo si potesse pagarle quanto guadagnano gli uomini, visto che lo stipendio medio di una donna nella City, a parità di mansioni, é del 20% più basso di quello dei suoi colleghi uomini. Il meglio, poi, sarebbe se si riuscisse ad accettare chi dice "bel vestito" e si licenziasse chi dice "zitta e servimi da bere, anche se hai un MBA di Harvard, perché hai le tette" - ma qui siamo alla fantascienza.
Comunque ho deciso: quest'anno questo blog non fa auguri. Niente buon Natale perché sono ateo. Niente Season's greetings perché il concetto di stagione é offensivo, ad esempio, per i sostenitori dell'ipotesi della Terra piatta. Niente buon anno, perché ogni religione e cultura fa cominciare l'anno in un momento diverso, e comunque anche il concetto di anno come periodo di rivoluzione attorno al Sole fa a pugni con l'ipotesi geocentrica, che merita rispetto quanto tutte le altre. Niente auguri perché il concetto viene reputato offensivo dall'Associazione Europea Depressi Cronici, Scazzati, Brontoloni e Guastafeste per Principio. E niente buone mangiate, perché l'anoressia é una lifestyle choice e pertanto augurare alla gente di abboffarsi implica che scegliere invece di non mangiare e crepare di fame sia sbagliato.
Potrei dire qualcosa di generico a proposito di questa fine Dicembre, ma non lo farò perché il nome "Dicembre" riprende il decimo mese del calendario romano e pertanto offende i discendenti delle vittime dell'imperialismo romano. Per cui, per celebrare questo gruppo di giorni che a me appaiono (ma potrebbero anche non essere) molto brevi e freddi, in cui un sacco di gente s'abbraccia e si bacia nonostante gli inviti alla castità dell'unione delle chiese fondamentaliste americane e di un paio di imam particolarmente agitati (sia detto senza alcuna velleità di critica), un caloroso vaffanculo a tutti. Statemi bene. O anche no, perché la distinzione fra salute e malattia é arbitraria e repressiva, tipica del pensiero occidentale.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:55 PM 7 commenti
Tags: Auguri, natale, politically correct
Le lettere semi-illeggibili a protezione (si suppone) dallo spam nei commenti sono state tolte, almeno temporaneamente, su richiesta e scazzo di più di uno dei miei tre lettori.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 1:48 PM 2 commenti
A differenza di almeno uno dei mie tre lettori, sono sempre stato un tifoso dell'ONU. Non ho mai creduto nella sacralità della sovranità nazionale, ed ho sempre pensato che un organismo sovranazionale di qualche tipo, preposto a garantire la risoluzione dei conflitti ed il rispetto dei diritti umani (anche a costo di una riduzione, volontaria o meno, della sovranità nazionale dei Paesi coinvolti) sia essenziale.
Proprio per questo saluto con una certa contentezza la fine del mandato di Kofi Annan come segretario generale dell'ONU. Annan ha presieduto, prima come responsabile del peacekeeping e poi come segretario generale, alle peggiori debacle dell'ONU: dal Ruanda a Srebrenica, dalla Somalia alle tangenti Oil for Food. Certo non porta quelle colpe da solo: condivide Srebrenica e la tragedia bosniaca con le cancellerie europee, il Ruanda con l'amministrazione Clinton, gli scandali Oil for Food con metà dei governi del pianeta; tuttavia mai come con Annan l'ONU é diventata amorfa, inefficace, irrilevante. Il problema non é se l'ONU abbia direttamente causato, ad esempio, la tragedia in Darfur - cosa che non ha fatto: il problema é la sua assoluta mancanza di reazione, salvo peggiorare occasionalmente la situazione concentrando i profughi in una sola città e poi abbandonandoli alla prima avvisaglia di milizie Janjaweed.
Se Annan non ha direttamente colpa per la progressiva irrilevanza dell'ONU (colpa che possiamo tranquillamente scaricare sull'amministrazione Bush e sui suoi sicofanti europei), ne ha sicuramente per il fatto che questa frequente irrilevanza venga accolta con diffusa noia ed indifferenza dal pubblico occidentale. L'ONU non conta più una sega, sembrano pensare in molti, ma anche quando contava qualcosa che cosa ha risolto, esattamente? Quando un'organizzazione di guerra come la NATO, alla fine, previene più morti in Bosnia di un'organizzazione di pace come l'ONU, l'ONU ha ancora senso? La risposta é sempre più spesso "no", ed una delle persone da ringraziare per questo é Kofi Annan. Possiamo solo sperare, per quando sia improbabile, che il suo successore riesca ad invertire la tendenza.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 11:14 AM 3 commenti
Tags: Kofi Annan, ONU
Il passo successivo al nanny state, babau per eccellenza degli anglosassoni, é il nanny employer, mio babau personale.
Da quando ci siamo trasferiti tutti insieme appassionatamente in cima a questo palazzone, abbiamo scoperto che il nostro datore di lavoro si preoccupa oltre misura della nostra salute. Ogni piano ha una grande sala cucina/rinfreschi/ritrovo, con gli abituali distributori automatici gratuiti di snack, bevande calde, bibite. Snack, ovviamente, dietetici, ricchi di fibre e cereali e assolutamente privi di acidi grassi insaturi (o forse saturi, li confondo sempre); bevande calde di tutti i tipi, anche se un cartello alto un metro ci avverte dei pericoli collegati all'eccesso di caffeina, le bustine del té sono quasi tutte al té verde (contiene, pare, più antiossidanti) e ovviamente non c'é zucchero ma solo dolcificante; bibite rigorosamente dietetiche, in massima parte non gasate, laddove possibile diuretiche e oligominerali, cocacola decaffeinata, dezuccherificata, degassata, con aggiunta, si sospetta, di prozac.
Abbiamo resistito due giorni, poi, quando siamo stati informati che nella cucina non era permesso usare posate di metallo ma solo di plastica, onde prevenire incidenti, abbiamo detto basta. Il distributore di bibite é stato aperto e le bibite sostituite (grazie ad un accordo con quelli della palestra, che comprano bevande umane, che costano di meno, e le scambiano con le nostre dietetiche) , nei frigoriferi sono comparse bottiglie da un gallone di latte intero ed ogni piano ha la sua brava zuccheriera da 2 chili, il tutto pagato dalla piccola cassa grazie alla creatività di una segretaria che andrebbe fatta Santa Subito (tm); per gli snack non c'é stato niente da fare, sono ancora cibo per criceti (la serratura é abbastanza più resistente), ma, l'ho menzionato in passato, Krispy Kreme é direttamente sotto al palazzo e fa sconti per quantità. Ogni mattina, entrando, si lasciano un paio di sterline in una scatola e verso le 10 cominciano ad apparire vassoi di ciambelle normali e ripiene.
Il Consiglio Rivoluzionario della Cucina del Quarantesimo Piano sta anche valutando la possibilità di corrompere la signorina della macchinetta del caffé per convincerla a dar fuoco al cartello e a rendere disponibili bevande normali e decaffeinate in uguali quantità.
Liberté, egalité, colesterolé.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 11:28 AM 2 commenti
Questa settimana nessun post. Sono ormai 15 giorni che esco di casa alle 7 di mattina e torno alle 10-11 di sera, weekend incluso. Con due mesi di ritardo, abbiamo trasferito i nostri uffici (e la rete di sviluppo, e tutti gli annessi e connessi) da qui:
a qui:
e questa é una vista del mio vecchio ufficio dalle finestre del nuovo (é il parallelepipedo nero di fianco al palazzo a forma di cetriolo):
Lati negativi del trasloco: ci vuole un'ora e un quarto di metropolitana sovraffollata (o 20 km in bici) per arrivare al lavoro; tocca nascondermi per poter lavorare, perché il nostro ineffabile supermanager ha deciso che vuole diventare ancora più super, prendersi tutto il merito del successo del trasloco e fare in modo che il lavoro che il suo team fa sia visibile - in altre parole, invece di concentrarmi su cose serie come riprogettare la rete di produzione e organizzare il passaggio ad architettura a 64 bit per i database server, mi toccherebbe girare per le scrivanie chiedendo alla gente se ha bisogno di aiuto per attaccare la spina del computer alla presa; il trasloco é stato completato nella stessa settimana in cui trasferivamo il traffico dalla vecchia rete di produzione alla nuova (il supermegamanager di cui sopra ha promesso a chi di dovere che il passaggio sarebbe avvenuto prima di Natale, e non a fine gennaio come da progetto).
Lati positivi del trasloco: i Docklands, che sono un gran bel posto; il passaggio sotterraneo che collega direttamente la stazione della metropolitana (che sembra uscita da un film di fantascienza) al grattacielo in cui lavoro, roba da cattivi di James Bond; il centro commerciale sotterraneo che copre l'intera area di Canary Wharf; il negozio di Krispy Kreme direttamente sotto al palazzo; il turboascensore che fa 2 piani al secondo; la vista dalla mia scrivania:
E siccome la serendipità continua a governare la mia vita, mi sono messo a cercare sul blog di MMax, il più volte nominato anziano padre del mio amico MMatteo, questo post qui, per dire che qui i giardini sul tetto sembrano essere diventati di tendenza - questo, per esempio, é il quartier generale di Reuters:
e invece ne ho trovato uno scritto più di recente a cui questo post risponde. Ne approfitto quindi per rassicurare MMatteo e MMax: anche quest'anno sono sopravvissuto al christmas party, per quanto i postumi siano durati due giorni.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 9:59 AM 3 commenti
Tags: docklands, management, trasloco
Quello che avevo da dire in materia l'ho detto qui a suo tempo.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:00 AM 2 commenti
A quanto pare non sono l'unico a scazzarsi/amareggiarsi per le fesserie della propria parte politica: il fenomeno si ripete a destra.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 11:19 AM 1 commenti
Tags: destra, manifestazioni, peronismo
Rocco Siffredi: "In Italia si tromba troppo"
Benedetto XVI: "In Italia ci sono troppi preti che pretendono di farsi i cazzi degli altri"
Luca Cordero di Montezemolo: "In Italia ci sono troppi fannulloni"
Solo una di queste coraggiose denunce è vera. Ai miei tre lettori scoprire quale.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 11:52 AM 2 commenti
Tags: fannulloni, Montezemolo, pot and kettle
Maedhros mi chiede perchè liquido il dossier Mitrokhin con un lapidario "bufala". In effetti è una buona domanda; soprattutto perchè l'espressione che ho usato è almeno in parte inappropriata.
Personalmente credo che il dossier Mitrokhin sia una commistione, più o meno curata, di verità, mezze verità e invenzioni mirate: un perfetto esempio, in altre parole, di disinformazione.
Tanto per cominciare, ci sono i numeri. Il compagno Mitrokhin, nel giro di 10 anni, ha messo insieme un dossier di 300.000 pagine; in 10 anni ci sono 3650 giorni, togliendo domeniche, ferie, un'influenza qua e là abbiamo 3000 giorni: questo significa che Mitrokhin avrebbe copiato per 10 anni a mano 100 pagine al giorno. A mano, sì, visto il controllo rigidissimo a cui in un posto come la Lubyanka erano e sono tuttora sottoposte le fotocopiatrici. In pratica Mitrokhin per 10 anni invece di lavorare avrebbe fatto il piccolo scrivano moscovita senza che nessuno se ne accorgesse. Mi spiace, continuo a trovarlo poco credibile.
Il problema del dossier Mitrokhin, in poche parole, è che non avrebbe potuto essere realizzato nei tempi e nei modi in cui si sostiene sia stato realizzato; mi pare peraltro di non essere l'unico a nutrire dubbi sulla sua affidabilità, visto che anche qui in UK, alla fine, non è che abbia portato a chissa quali stravolgimenti della vita pubblica.
Personalmente, sono convinto che Mitrokhin abbia fornito informazioni reali, che qui per esempio hanno portato diversi giornalisti a perdere il lavoro, e che poi il suo dossier sia stato rimpolpato dal MI6 e/o dal governo Major su richiesta di vari committenti.
Perchè i lavori della commissione Mitrokhin sono coperti da segreto? La tua ipotesi, caro Maedhros, è buona quanto la mia: forse perchè c'è qualcosa sotto; forse perchè non tutti sono convinti che il caso sia chiuso, e non è il caso di spaventare la lepre (se pure c'è una lepre); forse per lo stesso motivo per cui sono ancora coperti da segreto i nastri di un sacco di telecamere che avrebbero o non avrebbero ripreso l'impatto dell'aereo col Pentagono: imbecillità burocratica e chilometri e chilometri di quello che qui si chiama red tape.
Quanto alla famosa, o famigerata, seduta spiritica, sono più che altro sorpreso che ancora se ne parli. Credevo fosse ormai acquisito che l'informazione era arrivata attraverso un telefono senza fili dall'area dell'Autonomia ai socialisti e da lì a Prodi. A quel tempo alcuni esponenti del PSI, soprattutto Claudio Martelli ed altri astri nascenti della futura corrente craxiana, erano molto vicini a figure dell'Autonomia (non è un caso che tanta gente poi sia finita nel PSI da Autonomia e LC); non dimentichiamo che questa era proprio una delle ragioni per cui il PSI era il partito della trattativa: era il primo tentativo di fare da ago della bilancia, negoziare una tregua fra lo Stato e le BR. L'informazione arrivò a Martelli o a chi per lui da persone dell'Autonomia vicine alle BR; Martelli non poteva andare alla polizia, nè poteva mandarci altri socialisti, il partito avrebbe perso ogni credibilità con la sinistra extraparlamentare; d'altra parte, la soffiata doveva arrivare da una fonte autorevole: l'unica era coinvolgere esponenti politici vicini al PSI ma parte del governo, in altre parole la sinistra DC di Prodi e Zaccagnini.
Fra l'altro, spero sia chiaro a tutti e tre i miei lettori che la storia della seduta spiritica è quella riferita a giornali e telegiornali, non certo quella data alla polizia.
La storia non è delle più originali: un faccendiere di piccolo cabotaggio, immischiato in qualche modo con i servizi segreti, mette le mani (forse) su informazioni su una faccenda più grossa di lui, e fa una brutta fine. Correva l'anno 1979, io andavo a scuola dai Salesiani, il faccendiere/giornalista era Mino Pecorelli, e le informazioni riguardavano, forse, il delitto Moro.
Pecorelli dirigeva una rivistina chiamata O.P. (Osservatore Politico) in cui, con linguaggio sibillino, faceva capire e non capire "a chi di dovere" che lui, forse, aveva informazioni scottanti su questo o quel pastrocchio, e le avrebbe pubblicate nel prossimo numero. Di solito "chi di dovere" pagava, piuttosto che scoprire quanto, effettivamente, Pecorelli sapesse. Quando Pecorelli accennò a qualcosa che doveva rimanere nascosto, qualcosa che riguardava la DC e il sequestro di Aldo Moro, e quanto, effettivamente, le gerarchie DC avessero agito per far liberare - o meno - il loro presidente, un killer della banda della Magliana, una gang che esisteva a cavallo della sottile linea di confine fra delinquenza organizzata, estremismo nero e servizi segreti, lo uccise con quattro colpi di pistola.
Probabilmente non sapremo mai cosa, esattamente, Pecorelli sapesse. C'è la possibilità che non sapesse nulla, che stesse semplicemente lanciando qualche amo per vedere chi o cosa abboccava. Certo era un personaggio inattendibile, un attivo disinformatore, forse anche legato ai servizi segreti - deviati o meno. Ciò non toglie che sia stato assassinato, e che la sua morte sia un momento importante della stagione dei misteri italiani.
La vicenda di Alexsandr Litvinenko e, si parva licet, di Mario Scaramella ha degli affascinanti paralleli con quella di Pecorelli. Diciamo che si tratta in entrambi i casi di persone non troppo attendibili, entrambi coinvolti con la bufala del dossier Mitrokhin, Litvinenko è anche autore di una serie di improbabili ipotesi di complotto in cui Putin si sarebbe fatto da sè una serie di attentati al solo scopo di invadere la Cecenia, si suppone per depredarne le ricche risorse naturali, consistenti, um, in due pecore ed uno sciame di cavallette, o magari per farci passare un pezzo del famoso e contorto oleodotto afghano/turco/kurdo e fra un po' anche haitiano.
Tutto questo non toglie che, alla fine, Litvinenko sia stato assassinato, in maniera talmente plateale da far pensare ad un avvertimento di stampo quasi mafioso, anche se ovviamente, a riprova che come ogni gaussiana anche quella del QI ha le sue brave code, alcuni insistono che si sia avvelenato da solo per far fare brutta figura a Putin, mentre altri ipotizzano che l'abbia avvelenato il suo boss/amico/finanziatore, Boris Berezovsky. Quest'ultima ipotesi sarebbe interessante ma è abbastanza campata in aria - intanto perchè Berezovsky non ha accesso ad un reattore nucleare (e sospetto che se avesse comprato 15.000 dosi di polonio dalla United Nuclear, qualcuno se ne sarebbe accorto), e poi perchè se proprio doveva ammazzare qualcuno per far fare brutta figura a Putin, non ammazzava un ex-colonnello del KGB che gli tornava utile in termini di contatti, conoscenze e insider access.
Aggiungiamo poi che il KGB/FSB non è nuovo a lanciare messaggi, diciamo, spettacolari: dal dissidente bulgaro assassinato a Londra col ricino ai parenti dei sequestratori del personale d'ambasciata a Beirut durante la guerra civile libanese; tutti casi in cui era importante far giungere a destinazione un certo messaggio - e la tecnica, in generale, pagava: il personale dell'ambasciata sovietica a Beirut non fu mai più neanche importunato, erano gli unici che potessero girare per la città senza scorta, e i dissidenti rifugiati qui cominciarono a tenere un profilo mediatico di gran lunga più basso una volta chiarito che potevano essere raggiunti dovunque.
Nel frattempo in Italia, Paese in cui la vita per molti assomiglia ad una partita di calcio, con due squadre fra cui necessariamente scegliere, l'approccio alla vicenda Litvinenko è quantomeno curioso. Mentre la curva nord l'ha eletto a martire della libertà, scegliendo di credere ciecamente a tutto quello che ha detto, compreso il fatto che Putin avrebbe orgnizzato l'attentato delle Torri Gemelle (ma allora perchè approvano l'intervento NATO in Afghanistan? Che c'entrano più i Talebani? Mistero), la curva sud ha deciso che, essendo stato coinvolto nell'affare Mitrokhin, tutto quello che ha detto e scritto è falso, e la sua morte (ammesso poi che sia morto sul serio e non stia facendo finta) è un falso problema, una bufala, in qualche oscuro modo non è degna di considerazione. È morto di indigestione da sushi.
Quest'ultimo non è un atteggiamento nuovo. I giornali che una versione un po' più giovane di me stesso chiamava "di regime" dicevano cose molto simili di Mino Pecorelli - cose in massima parte esatte, per carità, era davvero un cacciapalle; ma il nodo centrale del suo assassinio continuava a non essere sciolto, per quanto si cercasse di renderlo per associazione poco credibile.
Poi c'è Scaramella. Lo dico subito: al prof. Mario Scaramella, personalmente, non gli darei manco da tenere il gatto per il weekend. Proprio per questo, e per la sua evidente mancanza di credibilità (Prodi agente del KGB? Ma dico, siamo seri? E cosa faceva, uccideva le vittime facendogli venire la malattia del sonno?), sono estremamente perplesso per le notizie che leggo in questi giorni. Scusate, ma proprio non ci credo che proprio adesso un giudice di Napoli s'è accorto che Scaramella è coinvolto in un giro di discariche abusive. Io non sono complottista, anzi - ma qui si esagera. Trapelano intercettazioni, amici d'infanzia fanno a gara a raccontare che strappava le ali alle mosche, i vigili urbani di Nerbate sul Minchio emettono mandato di cattura internazionale per una multa non pagata per divieto di sosta... perchè? Che bisogno c'è di screditare così un evidente cacciapalle? Non basterebbe giustapporre le sue continue dichiarazioni in punto di morte con quelle dei medici che dicono che verrà dimesso dall'ospedale domani o dopodomani? Perchè quest'accanimento? Quale delle mille probabili balle che ha raccontato forse non è interamente una balla?
Poi naturalmente arriva la mia parte innocentista, a dire che l'unico motivo per cui questa cosa è, disgraziatamente, necessaria è che il target è dopotutto una nazione istupidita dalla televisione, una potenziale dittatura mediatica di stampo orwelliano; una nazione in cui, di sicuro, è ancora possibile trovare qualcuno che crede al famoso milione di posti di lavoro, descritta bene, ahimè, proprio da Berlusconi quando ha detto che molti elettori sono come bambini di scuola media - e neanche di quelli seduti ai primi banchi. Gente che, se non gli si ricorda ad ogni tre per due che Scaramella è un cacciapalle, domani avrà nel cervello che Prodi è una spia russa perchè l'ha detto in televisione il geometra Caramella.
E allora, ben venga il mandato di cattura internazionale dei vigili urbani di Nerbate sul Minchio. È il male minore. Forse.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 8:43 AM 3 commenti
Tags: Litvinenko, misteri, Pecorelli, Scaramella
Dovevo aspettarmelo. Dopo le manifestazioni in difesa del diritto a imporre la propria religione agli altri, dopo i bonus miliardari a manager che hanno dimezzato il valore delle società che dirigevano, dopo chirurghi diventati primari per essersi scordati bisturi, garze e finanche lampadine tascabili dentro agli operati, un battagione decorato per essere rimasto a guardare mentre la popolazione civile che era preposto a difendere veniva massacrata è quasi normale.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:03 PM 0 commenti
Tags: facce come il culo, Olanda, ONU, Srebrenica, vigliacchi
Bellissimo post di Rosalucsemburg sul martirio, sull'ammirazione per la morte eroica che accomuna integralisti religiosi, fascisti e di recente certe parti della sinistra "antimperialista", ovviamente sui motivi, potrei dire, psicanalitici per cui tanti prendono il conflitto israelo-palestinese a simbolo di tutte le lotte del mondo, causa e punto d'origine di tutti i mali.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 7:19 PM 0 commenti
Tags: Israele, Palestina, terrorismo
Mrs. Inminoranza fa volontariato allo zoo di Londra una volta a settimana; insieme alla sua amica turco-cipriota M. si occupa fra le altre cose dell'Activity Centre, dove i bambini vanno a fare disegni, realizzano spille, imparano qualcosa sulla vita degli animali.
Il London Zoo organizza ogni anno un presepe vivente; a quanto pare, quest'anno per fare la Madonna si alterneranno M., musulmana, e Mrs. Inminoranza, atea. Mi sa che lo vado a vedere e mi porto i popcorn.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 9:23 PM 0 commenti
Tags: multiculturalismo, natale, presepe