27 febbraio 2007

A Douglas Adams moment


Venerdì scorso io e Mrs. Inminoranza siamo stati invitati da un amico in un locale gay dalle parti di King's Cross. Questo locale è un incrocio fra un club, un pub ed un cabaret, ed il mercoledì e il venerdì c'è una specie di serata del dilettante (anche se poi diversi dei "dilettanti" che ci si esibiscono regolarmente sono abbastanza bravi da avere degli spettacoli propri in piccoli teatri). Personalmente mi sono divertito un mondo, la gente era simpaticissima, e anche se era vagamente imbarazzante essere l'unica coppia etero, nessuno si è scandalizzato allo spettacolo di un uomo e una donna che si scambiavano occasionali effusioni.

Sul palcoscenico si sono avvicendati un cantante bravissimo, una poetessa d'avanguardia (no, non russavo, grazie per la fiducia, eh), Miss Lesbo World, o Miss World Lesbo[*], reduce da una manifestazione antifascista in Serbia in cui l'avevano scambiata per uno degli hooligan convocati per picchiare i manifestanti, Fabylicious Homosexualis, rockettaro gay (l'amico di Mrs. Inminoranza che ci aveva invitati, esilarante), un travestito australiano con problemi di sdoppiamento della personalità, nel senso che travestito da donna diventa una bacchettona che si scandalizza a vedere due uomini che si baciano, e un drag king.

Ho scoperto l'esistenza dei drag king, che poi, a pensarci un attimo erano anche una cosa naturale - l'equivalente femminile delle drag queen, donne che si vestono, si truccano ( o no, a seconda) e si trasformano per cercare di assomigliare il piu possibile a uomini. Il drag king in questione, Hilda, o Jack per gli amici, era secondo me l'artista migliore su quel palcoscenico. Ha dato un'interpretazione fantastica di quello che sentiva, provava, pensava e avrebbe voluto fare incontrando la sua ex in compagnia di un'altra, e giuro che per quanto fosse graziosa, avesse una vocina dolce, e le si vedessero ancora le tette sotto al panciotto, tutto quello che potevo pensare era "ca**o, ma è un uomo!"

Un consiglio per tutti e tre i miei lettori: se passate per Londra, il locale si chiama Central Station ed è in una delle traverse di York Road, a sinistra all'uscita di King's Cross. Vale la pena. E la birra costa poco o niente.

Se la cosa fosse finita qui, sarebbe stata semplicemente una serata spassosa e niente altro. Invece è da venerdì sera che ripenso alla conclusione della scena di Hilda, quando, non sono sicuro di come, è finita a parlare di politica, affari internazionali e telegiornali. È una conclusione forte, che riporto più o meno a memoria (e traduco):

"...e le notizie si susseguono BANG e il telegiornale va avanti BANG e io cerco di mangiare BANG e ogni pochi secondi BANG al mondo qualcuno BANG viene ucciso BANG nel Darfur BANG o in Iraq BANG o in Cecenia BANG da un'arma prodotta in America BANG o in questo Paese BANG e non ce la faccio più BANG spegnete il televisore BANG"

e lì fa il gesto di spegnere il televisore e la scena si conclude. È forte, ti prende allo stomaco, pensare che mentre tu stai lì a ridere e bere birra della gente viene uccisa, uno per ogni BANG gridato, da qualche parte in Africa o in Medio Oriente o...

Come hai detto, scusa?

Un'arma prodotta in questo Paese o in America? In Iraq? In Darfur?

C'è una linea sottile fra l'essere tignoso e l'essere ossessivo-compulsivo, e io credo di averla superata nel '97. È da venerdì che ci penso, la cosa mi ha causato quello che chiamo un Douglas Adams moment, da un episodio che racconta in The Salmon of Doubt, con cui giustifica il passaggio dalla satira anti-tecnologica della prima Guida Galattica alla tecnofilia abbastanza più spinta dei romanzi di Dirk Gently, dei saggi e degli articoli sulle riviste di informatica. Douglas Adams smette ad un certo punto di prendere in giro gli scienziati e la scienza, ma perchè?

C'è sempre un momento in cui l'amore finisce, che sia per una persona, per un'idea o per una causa, per quanto possa essere evidente solo quando ce lo si ri-racconta anni e e anni dopo l'evento: una piccola cosa, una parola sbagliata, una nota falsa, che ti dice che le cose non potranno mai più essere le stesse. Per me fu un comico di cabaret che fece quest'osservazione: "Questi scienziati, eh? Sono talmente stupidi! Sapete quelle scatole nere che mettono sugli aerei? Sapete che si suppone siano indistruttibili? Sono sempre l'unica cosa che non si fracassa? E allora perchè non fanno gli aerei dello stesso materiale?"
Il pubblico rise fragorosamente di quanto erano stupidi gli scienziati, sarebbero capaci di rimanere intrappolati in una busta di carta, ma io potei solo restar seduto e sentirmi a disagio. Ero io pedante a dirmi che la battuta non funzionava, che le scatole nere sono fatte di titanio e che se fai gli aerei in titanio invece che in alluminio, diventano tanto pesanti da non poter decollare? Cominciai a riesaminare la battuta da ogni punto di vista. [...Adams confessa di essere, pure lui, ossessivo-compulsivo...] Non c'era modo di analizzarla [...] che non facesse affidamento su una complicità fra comico e pubblico nel ridere assieme di qualcuno perchè ne sapeva più di loro. L'idea mi diede i brividi, e me ne dà ancora. [...] Cominciai a chiedermi quante delle battute che facevo io fossero ugualmente ignoranti
(traduzione mia, scadente come al solito, temo)

Ecco, venerdì sera ho avuto un'epifania simile. Stamattina, in un momento morto, sono andato a vedermi i dati del SIPRI, per essere sicuro di non essere io a basare le mie critiche sull'ignoranza, e quello che ho trovato, qui e qui (pdf), conferma quel che ho pensato pochi secondi dopo la fine della tirata. Fra il 1975 e il 2005, le armi giunte in Iraq venivano per il 54% da URSS/Russia, per il 13% dalla Francia, per il 12% dalla Cina, per il 6% dalla Cecoslovacchia, e scendendo abbastanza più giù nella tabella, per lo 0.59% dagli USA (e andando a vedere i dettagli, sono quasi solo aerei da trasporto) e per lo 0.18% dall'UK. Per il Sudan, il SIPRI riporta i dati dal 1995 al 2005, e USA e UK non compaiono affatto: le forniture arrivano da Russia, Cina, Polonia, Bielorussia, Ucraina e Kirgizistan. Dice, ma il SIPRI non riporta le armi leggere. OK. Andate in Sudan e trovatemi un solo M16 o L85. Ve li pago. Troverete solo Kalashnikov. Andate a cercare una M60, una M249 o una MAG, troverete PKM e RPK a strafottere.

Perchè era necessario chiudere un discorso interessante, anche intrigante (ed esilarante), con una bordata falsa e farcita di luoghi comuni? Perchè è necessario, per fare scandalo, che la colpa di un evento sia nostra? Perchè per accattivarsi la simpatia di un certo tipo di pubblico basta fare della propaganda, non importa se falsa, basta che sia antiamericana e antioccidentale? Perchè in un locale gay l'Impero del Male viene identificato con due Paesi che agli omosessuali riconoscono il diritto al matrimonio e, nel caso dell'UK, all'adozione, e l'unico accenno all'Iran, che gli omosessuali li impicca, è per augurarsi che resista all'assalto del suddetto Impero del Male?

Mi chiedo, c'erano cabarettisti ebrei a New York nel 1939 che si lamentavano del trattamento ricevuto in USA e imploravano Adolf Hitler di resistere all'imperialismo anglosassone?

Mi chiedo anche, come si curano i disturbi ossessivo-compulsivi?

[*]Non è una vera Miss Qualcosa Mondo. Quando siamo arrivati l'avevo scambiata per un travestito. Il che, a pensarci, è quasi appropriato.

25 febbraio 2007

Tanto peggio tanto meglio


Cinque anni fa, avrei detto che cinque anni di Berlusconi sarebbero stati sufficienti a svegliare la sinistra - e se nessuno è mai andato fallito per aver sopravvalutato la stupidità del pubblico, sopravvalutarne l'intelligenza può spesso essere fatale.

I miei auspici per la risoluzione di questa crisi di governo e le successive, spero vicine, elezioni anticipate, sono quindi i seguenti:

Follini entra nel "centrosinistra" in cambio dell'impegno ad imporre l'ora di cilicio e flagellazione nelle scuole pubbliche; dell'abolizione di PACS, DICO e della posizione alla bombardiera per le coppie sposate da meno di 15 anni; dell'abolizione del matrimonio civile e del divorzio.

Nuovo governo Berlusconi, eletto trionfalmente dopo una dura campagna elettorale che ha visto Rifondazione scagliarsi selvaggiamente contro i Comunisti Italiani ed esponenti della Margherita rendere pubbliche compromettenti rivelazioni a danno del gruppo dirigente dell'Italia dei Valori, mentre i DS subivano i feroci attacchi di tutti gli altri componenti della coalizione. Il crollo elettorale di ognuno dei partiti del centrosinistra viene salutato da tutti gli altri compagni di coalizione come un trionfo della propria linea politica.

Ministri del governo Berlusconi ter:

Famiglia: Card. Camillo Ruini
Interni: Totò Riina (Pino Rauti sottosegretario per Cariche di piazza e Torture in caserma)
Informazione, propaganda e difesa della razza: Marcello Veneziani
Difesa: Stefano delle Chiaie
Pari Opportunità: Mauro Borghezio
Inquisizione: Benedetto XVI
Pubblica Istruzione: Teodoro Buontempo
Tesoro: Giulio Tremonti (non è agghiacciante il fatto che non riesca ad immaginare di peggio?)
Esteri (con delega al traffico d'armi): S.A.R. Vittorio Emanuele III di Savoia
Finanze: Antonio Fazio
Economia: Gianpiero Fiorani
Infrastrutture: Mario Chiesa (un orsacchiotto di pezza a chi se lo ricorda)
Giustizia: Licio Gelli
Sanità: Luigi di Bella (non è morto, sono fandonie messe in giro dalla medicina ufficiale e le cartelle cliniche lo dimostreranno)

Premetto, tanto per mettermi al sicuro, che anche se il Cav. Berlusconi dovesse accettare il mio suggerimento, non sono certo che 5 anni così saranno sufficienti a svegliare la sinistra italiana.

22 febbraio 2007

Coerenza


Questo blog è stato affetto da blocco dello scrittore, scazzi, crisi di mezza età, colloqui di lavoro a ritmo piuttosto incalzante e una tendinite tuttora in corso. Scuse assortite.

Non commenterò la crisi di governo se non con l'osservazione che, dopotutto, l'Italia altri 5 anni di Berlusconi se li merita (e Londra mi sembra meno piovosa oggi, per qualche motivo), e con due parole brevi brevi a proposito dell'ammirevole coerenza del sen. Rossi, che afferma (da Repubblica) che lui, mentre D'Alema "faceva bombardare la Yugoslavia", era lì a "mostrare solidarietà con gli aggrediti". È quindi solo coerente che adesso voti (o no, a seconda dei casi) in difesa di altri aggrediti. Complimenti, senatore. La coerenza innanzitutto.

UPDATE: apprendo ora da .mau. (via Ipazia) che il sen. Rossi, sempre più coerente, è stato anche l'unico a votare contro una mozione che impegnava il governo Prodi a contribuire al rilascio degli israeliani ostaggi di Hezbollah. Immagino ci sia da ringraziare che non sta lì a difendere pure questi poveri aggrediti.

08 febbraio 2007

Post trasversale


In attesa che la senile memoria di Mmax gli permetta di ricordarsi dove ha messo il template originale di Splinder, così da poter ripristinare i commenti (hai guardato nel cassetto della cucina?), rispondo qui al suo post su Calipari, Mario Lozano ed il Cermis.

Ho discusso di entrambi gli episodi su Usenet, a più riprese, ed ho il sospetto che molti abbiano un'impressione piuttosto falsata di entrambi gli eventi - falsata soprattutto da una serie di preconcetti che abbiamo sugli americani, che non sono, contrariamente all'immaginazione popolare, necessariamente grandi, grossi e fresconi, nè cowboy ubriachi con un paio di Colt sempre alla cintura.

Sul Cermis, non mi stancherò mai di ripeterlo, quei due piloti non erano ubriachi, e non erano imbecilli. Riporto, in un impeto di vanità, un mio messaggio su Usenet risalente a diversi anni fa:

Non credo che ci sia qualcuno che creda che quel pilota così, per divertimento, abbia visto una funivia ed abbia detto "Che bello, adesso la tiro giù!". Se non altro perchè ci vuole anche una certa dose di culo per tranciare un cavo d'acciaio senza ammazzarsi, e questo, almeno, lui lo sapeva -a meno che il brevetto di pilota non gliel'abbiano regalato per il compleanno.
Onestamente, credo anch'io che quel pilota andasse assolto, ma per motivi un po' diversi da quelli che ho visto esposti qua in giro.
Innanzitutto, non credo neanche per un istante alla storia degli strumenti guasti. I piloti dei Prowler non sono gli ultimi dei pirla, e anche una planaria sa che un volo a bassa quota, con gli strumenti guasti, non si inizia neanche. Se veramente avesse avuto guasti così catastrofici, sarebbe tornato alla base. Poi, sempre perchè i piloti dei Prowler non sono gli ultimi dei pirla, non credo neanche alla storia delle scommesse, che era un semplice (e maldestro) tentativo di far passare per una bravata ciò che bravata non era.
Quel pilota sapeva *esattamente* ciò che stava facendo, e non l'avrebbe fatto se non avesse ricevuto ordini in questo senso. Contravvenire ad un trattato internazionale come stava facendo lui è una faccenda grave, e nessun pilota si gioca la carriera per una cassa di birra... o se è tipo da farlo, è probabilmente tanto cretino che non sa distinguere il muso di un aereo dalla coda. E quindi, ancora, non finisce a pilotare un aereo del genere. Dal momento che questa pratica è comune, e non solo da parte dei piloti americani, o ammettiamo che un gran numero di piloti siano degli imbecilli completi, oppure...
Quel pilota non andava processato perchè al suo posto doveva essere processato chi gli ha ordinato (consapevole dell'insipienza del governo italiano) di contravvenire ad accordi internazionali precisi sulle quote consentite.
Il fatto è che se saltava fuori una cosa del genere saltavano fuori un sacco di magagne... i voli di addestramento a bassa quota sono necessari, lo sanno tutti, e infatti negli USA c'è il poligono di Nellis per questo tipo di esercitazione... in zona desertica, bada bene. Siccome questi voli sono anche pericolosi in territori densamente popolati come quelli dell'Europa Occidentale, i governi impongono delle restrizioni, che renderebbero impossibile l'addestramento (che deve essere continuativo) dei piloti che a rotazione vengono inviati qui. E quindi, le restrizioni vengono ignorate, e il governo italiano fa finta di non saperlo per la felicità di tutti. Ti pare che una cosa del genere si poteva ammettere in pubblico? Penso di no. Quindi, il pilota ha fatto, onorevolmente, devo ammettere, da capro espiatorio, ha cercato, in maniera maldestra, di coprire le tracce di quello che era successo -e chissà poi se è stato lui- e si è preso una condanna infamante che, secondo me, non meritava.
Questo per quanto riguarda il Cermis. La questione Lozano/Sgrena/Calipari, poi, a mio immodesto parere è stata trattata fin dal primo giorno dalla stampa italiana nella peggior maniera possibile; se fossi complottista, direi che il manifesto e gli altri giornali (allora) d'opposizione italiani erano finanziati direttamente da Richard Perle con valigioni di denaro consegnati personalmente in stile Telekom Serbia. L'idea che dietro all'uccisione di Calipari ci sia qualche tipo di complotto volto ad uccidere Giuliana Sgrena non è solo risibile (gli americani sono delle schiappe in tante cose, ma ad ammazzare la gente sono molto bravi: se avessero voluto ammazzare Giuliana Sgrena, con una mitragliatrice, un cannone da 25 millimetri e 3-4 M-16, Giuliana Sgrena sarebbe morta, e come diceva il poeta, cazzi non ce ne sono), e' anche controproducente, perchè contribuisce a mascherare una delle colpe più gravi dell'esercito USA in Iraq, una delle cause principali della perdita di controllo della situazione, e una delle fonti dell'ostilità della popolazione locale nei confronti degli occidentali.

I miei tre lettori mi perdonino se continuo a citarmi (da altri messaggi su Usenet), ma:
Il punto e' un altro: in Iraq, i soldati americani sparano OGNI GIORNO a civili disarmati, a soldati di altri Paesi, a funzionari civili; perche' confidano nell'impunita' che viene loro garantita da un'opinione pubblica ultranazionalista e da un governo che non ritiene che i non-americani abbiano dei diritti.
Nascondere questo fatto sotto una montagna di illazioni a proposito della volonta' americani di punire chi ha, tutto sommato, appena versato una barca di soldi a una banda di delinquenti, mi sa tanto di giustificazione.
L'ho detto, e' come il Cermis: l'ipotesi che che la funivia l'hanno tirata giu' apposta perche' c'era dentro il capo della Spectre, mi sembra ragionevole che venga da qualcuno che vuole scusare, non accusare, gli USA.
e
[...]io trovo che si dovrebbe mettere l'accento proprio sul fatto che questo di Giuliana Sgrena e' stato l'ultimo episodio di una serie lunghissima, e dovremmo cominciare a chiederci quanti *iracheni* sono stati ammazzati come Calipari, nell'indifferenza generale; dovremmo chiederci quanto questo comportamento dei soldati americani contribuisce ad esasperare la popolazione, e ad accrescere il consenso verso i terroristi; e infine, se e' il caso di restare fedeli alleati di gente che considera perfettamente accettabile falciarci con le mitragliatrici.
L'hanno fatto ad un diplomatico italiano (che fra l'altro lavorava in quel momento per gli americani); l'hanno fatto ad un veicolo da ricognizione dei Carabinieri; l'hanno fatto ad un funzionario del SISMI; succedera' di nuovo, perche' noi non siamo americani, e quindi non abbiamo diritti.
Ipotizzare, come leggo sui giornali, un assassinio politico nei capi d'imputazione al soldatino americano è roba da barzellette, ci sarebbe da ridere se non stessimo parlando di una tragedia umana, quella di Nicola Calipari, e soprattutto di un colpo di spugna passato su migliaia di identiche tragedie umane, ignorate per dar voce alla paranoia complottista di imbecilli che esigono una realtà di cui sono attori talmente importanti che tutti gli eventi del mondo ruotano attorno a loro.

06 febbraio 2007

La minaccia islamica


Eh, questi barbutacci. Una vera minaccia al nostro stile di vita.

Abbiamo un padre che, nella più pura tradizione monoteista, vuole sfruttare la propria religione per costringere la figlia dodicenne ad un'esistenza di sottomissione asessuata, ed è disposto a portare la scuola in tribunale finchè questa non acconsentirà a far portare il niqab alla bimba.

La causa è costosa: il padre, essendo povero, dispone di assistenza legale gratuita dallo Stato (in altre parole, pago io), la scuola, invece, deve prepararsi a sborsare mezzo milione di sterline in avvocati e carte bollate. La scuola dipende da un consiglio comunale, al quale si rivolge per avere appoggio finanziario, se non giudiziario; e la risposta, sia del consiglio, sia della contea, sia dello Stato, è improntata al più classico liberalismo illuminista: ca**i vostri, rispondono, se non avete soldi per gli avvocati fate portare il niqab alla bimba, tenetevi il precedente e aprite la porta all'integralismo religioso in classe. Opprimere le figlie è un diritto umano, cosa vi credevate?

Ed ecco che arrivano invece quei barbuti del Muslim Educational Council of Oxford, che si offrono di aiutare a pagare le spese legali della scuola e a combattere certe derive oscurantiste eterodirette. Ma come si permettono, dico io.

05 febbraio 2007

Psicoreato


Ho la fortuna di non aver mai, in cinque o sei anni, visto una sola puntata di Big Brother - nè del Grande Fratello quanto tornavo in Italia. Sono riuscito ad evitare anche la versione Celebrity, che credo non abbia un corrispettivo italiano. Ho subito i commenti davanti alla macchina del caffè, e conosco alcuni dei nomi, ma ho evitato i pianti di Jade Goody, il pestaggio di Nasty Nick, George Galloway che faceva il numero del gatto per guadagnar punti, sono uno dei tre maschi adulti residenti in Gran Bretagna che non solo non hanno visto Kinga Sarcazzo masturbarsi con una bottiglia, ma manco sanno che faccia ha. Tutto questo adesso è cambiato con l'ultima edizione di Celebrity Big Brother.

Ospiti erano, fra gli altri, la summenzionata Jade Goody da Bermondsey, assurta al rango di celebrità grazie, um, al fatto di non aver vinto una precedente puntata di Big Brother e di essersi fatta dei gran pianti in diretta perchè gli altri la prendevano per il culo in quanto coatta semianalfabeta e orgogliosa di esserlo; poi c'erano anche un paio di starlet da due soldi, una ex-componente di una band tipo Spice Girls ma ancora più dimenticabile, ed una stella di Bollywood, tale Shilpa Shetty. E apriti cielo. Perchè le tre coatte inglesi, la cantante, la coatta-coatta e l'attricetta, hanno fatto fronte comune contro l'indiana, colpevole di essere bella, ricca e con una puzza sotto il naso di proporzioni monumentali. Hanno cominciato, a quanto pare, a chiamarla con nomignoli odiosi (uno fra tutti, "Shilpa Poppadum" - dal nome del tipico antipasto dei ristoranti indiani), a isolarla, insolentirla, e, si teme, ad un certo punto una delle coatte l'ha addirittura chiamata "Paki".

Catastrofe.

Interrogazioni parlamentari, sospensione di Big Brother, due distinte investigazioni della polizia, le tre tipe tirate fuori dalla casa del Grande Fratello e messe sotto investigazione da Scotland Yard per istigazione all'odio razziale, cancellati metà dei programmi in preparazione da Channel 4 in attesa di un riesame da parte della commissione censura per controllare che non si verifichi la possibilità di esporre il pubblico ad episodi di razzismo, ipotesi di reato ventilate anche per il consiglio di amministrazione della rete televisiva, per i produttori di Big Brother e finanche per gli ideatori del format del programma in Olanda.

La reazione isterica di fronte ad un episodio del più becero razzismo figlio dell'ignoranza mi sembra folle: l'episodio andrebbe fatto vedere ai ragazzini a scuola, dovrebbe far parte del curriculum nazionale, dovrebbe essere accompagnato dalla solenne spiegazione che ecco, guardate un po', ragazzini, continuate a non studiare una sega e vi ridurrete come queste tre fallite; e d'altra parte, rendetevi conto di che razza di imbarazzo per la collettività, che collezione di pregiudizi, ignoranza e solenne stupidità è il razzista medio.

Al contrario, la reazione, oltre che scomposta, ha dei risvolti allarmanti: oggetto dell'indagine non è l'aggressione verbale nei confronti dell'attrice indiana (che sarebbe anche comprensibile, sebbene la stessa Shetty abbia minimizzato l'accaduto) ma in generale il razzismo delle tre coatte. In altre parole, non sono sotto indagine per quello che hanno fatto, ma per quello che pensano, al punto che la polizia sta cercando di ottenere un'ingiunzione del tribunale per accedere a registrazioni non mandate in onda, in cui le tre parlerebbero di Shetty chiamandola, appunto, "paki". È il caso di dirlo esplicitamente, di soffermarsi sui dettagli: il reato contestato alle tre coatte non è un'aggressione razzista, ma il fatto stesso di essere razziste; rischiano la galera non per ciò che fanno, ma per ciò che sono, ciò che (probabilmente) pensano. Che il tutto avvenga nel contesto di una trasmissione chiamata "Grande Fratello", poi, rende la cosa ancora più surreale.

Eppure, a guardarmi intorno, trovo che non siamo in molti ad essere terrorizzati all'idea di un codice morale imposto per legge e fatto rispettare dai tribunali, e occasionalmente mi viene da chiedermi se non sono io ad aver capito male qualcosa.