15 agosto 2011

Sarchiaponi e sarchiaponi


Nota Bene: nel corso del post, tutte le buzzword come "buonismo", "federalismo", "giudici comunisti", "capitale assassino", "stato imperialista delle multinazionali", verranno sostituite dal termine "sarchiapone", per risparmiare tempo e senza nulla togliere alla comprensibilità o al contenuto informativo del testo.

Nei commenti al post precendete sono state dette un paio di cose interessanti, se non altro perchè spiegano quanto l'abitudine italiana a fare di tutto una questione da curva nord/curva sud abbia falsato la descrizione dei disordini di Londra (attenzione: in questo post non intendo menzionare Valentino Rossi o Sabina Guzzanti passato questo punto; Rossi perchè, insomma, a quel punto dovrei anche commentare quel che pensa dei disordini il geranio che ho in giardino; la Guzzanti perchè ha dato un'interpretazione da curva nord e curva sud della faccenda che oltre a non spiegare nulla, dice molto dei limiti che molti "intellettuali" italiani hanno ormai a leggere la realtà che li circonda; e per quello ci vorrebbe un post a parte, magari fatto da qualcuno che in Italia ci vive e ha più di me il polso della situazione).

Diceva l'inappropriatamente nominatosi "Cagone":

Veramente anche io ho sentito la stessa storia [che è tutta colpa del sarchiapone, NdE] da più fonti, non solo dai pazzi nazistoidi del Dailymail. Molti si lamentano di una riforma ultragarantista della giustizia che l'ha castrata completamente, anche se non al livello italiano. In particolare, sembra che basta sia possibile dimostrare un'infanzia difficile o una condizione sociale disagiata per uscirtene pulito da quasi qualunque reato. Per molti reati il massimo della pena è un ASBO.


Confermeresti, o sono balle? E, in caso, a chi imputeresti questa riforma? Blair?

La colpa, sia di questa riforma, sia di altre forme di sarchiapone, è in realtà perfettamente bipartisan: è, per usare una frase fatta, colpa della società, ma sul serio.

Onestamente, se qualcuno avesse voluto coniare un motto per questi disordini, non avrebbe potuto far meglio che citare la cara vecchia Maggie: There is no such thing as society. Le premesse ideologiche dei saccheggiatori non andavano molto più in là di questa semplice frase: non esiste una cosa chiamata "società", non esistono le comunità locali, non esiste nulla che non sia io, i miei amici o compagni di gang e il nostro inalienabile diritto ad avere roba. Giovanni Verga questi qui li avrebbe capiti fin troppo bene.

Di chi è la colpa? Di tutti, ma davvero, non come scusa per non dare la colpa a nessuno alla fine.

Ci sono posti, a Londra e nella cintura suburbana, in cui nessun membro di intere famiglie ha mai lavorato dal 1980. Ci sono ragazzi cresciuti senza aver mai avuto l'esperienza quotidiana di vedere qualcuno uscire di casa e andare a guadagnarsi da mangiare. E, prima che qualcuno salti su con l'ovvio commento, no, non è colpa del sarchiapone. Ho citato il 1980 proprio per questo, perchè non è stato un governo laburista e sarchiapone a mettere un'intera generazione in case popolari con l'affitto pagato dal comune, e a passar loro l'equivalente mensile dell'elargizione di grano alla plebe nella Roma imperiale (anche lì esattamente per lo stesso scopo: tener buono il lumpenproletariat mentre le persone importanti decidevano delle cose serie).

Dice, ma ci sono decine, forse centinaia di migliaia di falsi invalidi in questo Paese, gente che adesso ha quarant'anni e non ha mai lavorato e ha preso una pensione di invalidità a cui non ha diritto e i cui figli prendono il sussidio e non hanno mai avuto la minima idea di cosa significhi far parte di una società in cui ognuno lavora anche a beneficio degli altri, il complesso sistema di relazioni di interdipendenza che chiamiamo "comunità".

Certo, è innegabile. Questa gente, di nuovo negli anni '80, è uscita da scuola o dall'università senza alcuna prospettiva di trovare effettivamente un lavoro, e al JobCentre gli è stato detto che se si sentivano depressi, se quella mattina zoppicavano un po' perchè s'erano fatti male alla caviglia scendendo le scale, se avevano un'allergia cronica, se un milione di altre cose, magari andavano a farsi fare una visita medica e poi potevano richiedere una pensione di invalidità e almeno avere il pane assicurato - e questo succedeva perchè il governo (di nuovo, non un governo particolarmente sarchiapone) premeva sui JobCentre per mettere quanta più gente possibile fuori dalla popolazione produttiva e ridurre i numeri della disoccupazione, che faceva piacere al FMI e agli investitori stranieri in titoli di stato.

Purtroppo, il problema messo alla luce da questi disordini è un problema strutturale che non può essere risolto semplicemente votando per l'altro partito: ogni singola possibile causa degli eventi di questi giorni trova sostenitori e colpevoli in tutte le parti dello schieramento.

I sarchiaponi amministrano male la giustizia

Non c'è stata, in questi anni, alcuna vera riforma della giustizia. Sono state emesse dai vari governi, a più riprese, linee guida che i giudici hanno recepito con più o meno entusiasmo.

È vero che in questo Paese è molto difficile finire in galera. È vero che un ASBO è il massimo che può capitare alle famiglie ormai ferali che passano il proprio tempo a terrorizzare il vicinato. Per 13 anni i sarchiaponi Labour ci hanno detto che la galera non risolve nulla, che se metti in galera un teppistello quindicenne ne viene fuori un incallito delinquente sedicenne, che gli esperti dell'ONU hanno detto che i ragazzini che ti danno fuoco alla macchina, magari col cane dentro, lo fanno perchè non capiscono quanto dolore ti causano e quindi invece di metterli in galera bisogna dargli uno youth court referral, in base al quale per sei mesi dovranno presentarsi regolarmente davanti ad un panel di esperti per sentirsi spiegare dalla vittima quanto ha sofferto quando gli hanno fracassato le ginocchia con un martello (questo esempio, per chi se lo stesse chiedendo, non è inventato).

Tragicamente, però, se il sarchiapone laburista ha dato il via al problema, il successivo governo Tory non ha fatto nulla per modificare la rotta, anzi semmai (col famoso "hug a hoodie" di Cameron) ha aumentato la velocità.

Come mai, si chiederanno i miei tre lettori, un partito evidentemente non-sarchiapone come i Tories non ha fatto nulla per correggere questo andamento? Il motivo sta nel fatto che questi non sono gli Old Tories di Maggie Thatcher e John Major (che già quelli... ma non divaghiamo); questi sono nuovi Tories che parlano di libertà e intendono libertarian, sono nuovi Tories che parlano di Big Society per non dire che vogliono tagliare interi pezzi dello Stato. Sono Tories perfettamente coscienti di un fatto: le prigioni costano, e mettere in galera il diciottenne che estorce soldi ai vicini con la minaccia di dar fuoco alla loro auto significa, prima o poi, dover costruire nuove prigioni, assumere altro staff, pagare l'intero meccanismo di gestione di un nuovo carcerato. Molto meglio dargli 20 ore di community service, fargli raccogliere foglie secche nel parco sotto la supervisione di un impiegato del comune e scordarsi di lui.

E se poi, obietterete voi, improvvisamente sarchiaponizzati, quello ci rifà? E se lentamente legge e ordine collassano quando i delinquenti capiscono che possono fare quel che gli pare senza ritorsioni? Ah, viene in vostro soccorso l'inossidabile Cicciobello Cameron: è a quello che serve la Big Society, dopotutto. Se la scuola di vostro figlio lascia a desiderare perchè abbiamo tagliato i fondi, chiuso le scuole selettive, impedito che gli insegnanti avessero alcun mezzo per mantenere la disciplina, abolito le bocciature, semplificato i programmi perchè le parti difficili da capire causano divisioni nelle classi e alla lunga nella società, e minacciato di ritorsioni le scuole con un'offerta didattica superiore alla media (European Baccalaureate), vi riconosciamo comunque il diritto di associarvi fra genitori ed aprire una scuola tutta vostra, di livello qualitativo giudicato insindacabilmente solo da voi: la miglior istruzione che il vostro denaro possa comprare. Allo stesso modo, se la polizia non vi protegge e i criminali non temono l'apparato giudiziario, nessuno vi impedisce di unirvi in un'associazione e pagare una quota ciascuno per assumere sicurezza privata che difenda la vostra proprietà dai razziatori - come hanno fatto alcuni negozianti di Birmingham, il cui spirito di iniziativa è stato non a caso lodato da diversi membri del governo, in contrasto con quelli che sono rimasti passivamente ad aspettare l'intervento della polizia.

Alla lunga, la Big Societỳ di David Cameron non è che un modo politically correct per dire che ognuno ha diritto ai servizi pubblici che può comprarsi: non è veramente una Big Society ma tante Small Societies, possibilmente circondate da filo spinato e con perimetri pattugliati da guardie rigorosamente private. In una nazione in cui non pochi idioti hanno pensato che Snow Crash fosse un romanzo utopistico, poteva anche funzionare.

Il nuovo vento libertarian non ha causato da solo questi disordini, come non l'ha fatto il sarchiapone laburista: ma nessuno può negare che le radici degli eventi degli ultimi giorni affondino in politiche che sono arrivate da ambo le parti.

La polizia è sarchiapona

È vero che ci sono parlamentari il cui seggio sicuro in Parlamento dipende dal benvolere di elettori in quartieri come Tottenham, e che il modo migliore per mantenere sicuro il proprio seggio è accusare la polizia di razzismo ogni volta che arresta un ragazzo nero, indipendentemente dal fatto che magari questi avesse appena accoltellato un passante o trasportasse un chilo di cocaina nello zainetto (Diane Abbott, dico a te). È vero che nel corso degli ultimi 11 anni la capacità dei poliziotti di intervenire per prevenire crimini o proteggere i cittadini è stato costantemente eroso. È anche vero, però, che ancora questa erosione è avvenuta in maniera bipartisan: perchè fino al 2010 le accuse alla polizia di "eccessiva ingerenza" sono venute dai banchi dei Tories. È difficile belare che l'inefficienza della polizia dei giorni passati è "colpa dei sarchiaponi" quando questo primo ministro ha mosso mari e monti per sostituire gli alti gradi della Met con persone di sua nomina, spingendosi in qualche caso ad alimentare campagne di stampa volte a costringere alle dimissioni il capo della polizia. Se poi è saltato fuori che invece di preoccuparsi di cambiare le linee guida e le politiche della Met si è concentrato sul mettere nella stanza dei bottoni una sfilza di poliziotti a libro paga di Rupert Murdoch, adesso avrà bisogno di una bella dose di faccia di tolla per dare la colpa al passato governo di tutte le mancanze della Met. Il tempo per cambiare le cose, lo dicono i fatti, l'ha avuto: se l'unica cosa che ha cambiato è stata il livello di asservimento della Met a Rupert Murdoch, ha un bel dare la colpa ai sarchiaponi.

Quando Ian Tomlinson è morto, ancora, il clamore per mandare in galera il poliziotto che ha fatto niente altro che il proprio mestiere è stato interamente bipartisan: dai media, perchè l'ostilità alla polizia è genetica (e anche perchè quel poliziotto era stato maleducato con un giornalista poco prima, cosa che la BBC non ha mancato di elencare fra le sue colpe); dai laburisti, perchè una grossa corrente anti-blairiana vedeva nelle manifestazioni no-global e nelle future, previste proteste di piazza contro il governo una base di rilancio per l'opposizione, e voleva preparare il terreno; e dai Tories perchè la polizia, dopotutto, è un apparato dello stato e come tale un'entità ostile da sfrondare per quanto possibile. E quando il poliziotto è debitamente andato sotto processo per omicidio, i suoi colleghi hanno recepito alla perfezione il messaggio - messaggio lanciato, in primis, da un governo Tory - e si sono adeguati, come si è visto durante i disordini. Solo un idiota metterebbe a rischio la propria incolumità per poi essere ricompensato con accuse a pioggia da tutte le parti politiche. La Met ha delle linee guida, riviste ed approvate da ogni successivo segretario agli interni; ci si è attenuta alla lettera, alla luce sia delle critiche al kettling durante le proteste studentesche di quest'inverno, sia della morte di Ian Tomlinson e della burrasca politica che ne è seguita. Lo scontro fisico con i razziatori o con chi cercasse di superare le barriere poteva portare ad accuse penali di violenze e persino omicidio se qualcuno fosse morto e non fosse stato possibile provare incontrovertibilmente l'estraneità dello scontro fisico stesso alle cause di morte; il kettling, il contenimento passivo, era ugualmente aperto ad accuse di violazione dei diritti umani nel caso qualche scudo umano si fosse più o meno volontariamente mescolato ai razziatori, o almeno se non fosse stato possibile dimostrare, di nuovo, incontrovertibilmente che tutti quelli che si trovavano nell'area di contenimento erano razziatori. E queste accuse, è il caso di ripeterlo, non venivano solo dai sarchiaponi ma anche dai sarchiaponi. Perfettamente bipartisan.

There is no such thing as society

Uno dei problemi gravi portati alla luce dai disordini londinesi è l'esistenza di una larga fetta della popolazione che si sente interamente staccata dalla società, non riconosce alcun valore a quella che chiamiamo convenzionalmente "convivenza civile" e trova risibile l'idea di sentire solidarietà con esseri umani estranei al proprio clan/famiglia estesa/gang. Sono sicuro che i teppistelli di Croydon e Tottenham che saccheggiavano negozi di cellulari sarebbero orripilati all'idea di essere definiti thatcheriani perfetti, ma in effetti si potrebbe argomentare con qualche successo che operavano seguendo alla lettera il motto della Lady di Ferro: non esiste società, non esiste una rete di obblighi che lega le persone intorno ad un'idea di coesistenza civile, esiste solo il proprio ristrettissimo interesse personale che a volte coincide con quello di altre persone, che si ritrovano quindi a remare nella stessa direzione. Certo, Maggie pensava a palazzinari nei Docklands e persone che volevano comprare una casa da ricchi relativamente a poco, non ad adolescenti di Tottenham che volevano saccheggiare un negozio di elettronica; ma i principi sono gli stessi, e le "regole" non sono altro che pastoie che impediscono il progresso dell'individuo: io ho il diritto di fare tutto quello che non mi viene fisicamente impedito. E anche se mi viene fisicamente impedito, posso sempre riprovare con un piede di porco più grosso.

Il problema è che, anche qui, le colpe non stanno veramente da una sola parte. Certo, there is no such thing as society è un motto thatcheriano; ma multiculturalismo è una parola d'ordine progressista, e nella sua interpretazione forte dice che, guarda un po', la società non esiste e per giunta l'individuo non è soggetto di diritti se non nella misura in cui il suo raggruppamento etno-culturale glieli riconosce. L'idea di un unico tessuto sociale, di un crogiolo di culture, è a quanto pare razzista e prevaricatore; un ragazzo nero di Tottenham o un bengalese di Tower Hamlets non solo non ha nulla a che spartire con un ragazzo inglese di Crouch End, ma gli viene insegnato che è giusto, morale, auspicabile persino, che sia così. Alla lunga, l'idea che non esista una società ma un mosaico di culture, gruppi etnici, clan, che l'altro da sè sia estraneo e probabilmente ostile diventa parte della dialettica quotidiana e distrugge ogni possibilità di convivenza.

È colpa dei sarchiaponi, allora? Sì, ma anche dei sarchiaponi: perchè l'idea, anche qui, ha radici lontane. Furono i Tories nei tardi anni '80/primi anni '90 a decidere che la vita sarebbe stata molto più facile se la comunità musulmana, con i suoi attivisti antirazzisti, con l'impegno politico, con le proteste per scuole migliori e pari opportunità, venisse convinta ad escludersi dal processo democratico. Fu Major a decidere che i bianchi avevano i loro rappresentanti eletti in parlamento, i musulmani di Pakistan e Bangladesh invece avevano un congresso di "rappresentanti" non eletti ma autonominatisi o scelti dalle moschee, il Muslim Council of Britain, che diventò l'interlocutore privilegiato del governo per tutte le questioni riguardanti la "loro" comunità. Improvvisamente per un musulmano di Tower Hamlets o Bradford la rappresentanza non passava più per la cabina elettorale ma per la moschea, e non era una rappresentanza voluta e soggetta ad un contratto preciso - tu mi rappresenti, io voto per te; tu non mi rappresenti adeguatamente, io voto per qualcun altro - ma strettamente clientelare: il "rappresentante" non doveva la propria posizione ai rappresentati, i quali invece avevano bisogno di lui come portavoce di ogni singola istanza. Poi nel '97 arrivarono i sarchiaponi, appiopparono a questo sistema corleonese il nome di "multiculturalismo" e tutti fecero festa. E la società continuò a smettere di esistere.

Il problema non si risolve così

Qualcuno nei commenti, l'altro giorno, ha osservato (con ragione) che quando gente di ogni estrazione sociale si incontra in strada per spaccare tutto, quando la figlia di un milionario va a saccheggiare negozi, quando una modella che si era offerta volontaria per fare l' "ambasciatrice dei giovani" alle Olimpiadi viene arrestata per essersi fregata un televisore da un negozio (e, a detta della madre, ne aveva uno migliore in camera), allora hai un problema sociale; e la repressione poliziesca non è la soluzione.

In prima battuta, si potrebbe obiettare che sebbene non sia la soluzione, senza una presenza massiccia della polizia per far terminare l'emergenza dei disordini, qualunque altra soluzione è inapplicabile. Un po' come dire che sì, certo, il problema della mafia è sociale e non lo si risolve con la polizia, ma sospetto che ritirare tutte le forze di polizia dalla Sicilia non sarebbe una mossa vincente. Il fatto è che in questo caso credo che una maggiore e costante presenza della polizia sarebbe parte della soluzione; perchè il fatto che la polizia sia effettivamente assente da vaste aree di quartieri come Tottenham ed Enfield (per evitare di "irritare la comunità", pena commissioni parlamentari di inchiesta e sospensioni dal servizio) lascia il territorio in mano alle gang; ed offre ad intere generazioni di ragazzi il tipo di lezione che nessuno vuole che ricevano - che lo stato non esiste, che la società non esiste, che il mondo è diviso in aggressori e aggrediti. Lascia loro le gang come unico modello di riferimento - e le conseguenze sono diventate spettacolarmente ovvie negli ultimi giorni.

Poi io non sono esattamente un esperto di ingegneria sociale, e se avessi la soluzione a questo problema starei lì a fare il consulente per Cicciobello Cameron a 10 volte quel che guadagno adesso (anche se, nei miei momenti più neri, ho il sospetto che gente come Cicciobello la soluzione non la applicherebbe neanche se ce l'avesse fra le mani, perchè questo stato di cose tutto sommato gli torna comodo; ma so di essere paranoico, che è il primo passo sulla strada della guarigione); e scopo di questo post non era delineare una soluzione ma semmai chiarire quelli che penso siano i problemi, e magari anche puntare il dito verso i colpevoli, i.e. la maggior parte dei residenti delle isole britanniche.

09 agosto 2011

Post preventivo

Premessa necessaria: nel corso del post, ed eventualmente nei commenti, non intendo lasciarmi coinvolgere in pippe sulla morte di Ian Tomlinson o Mark Duggan, o sulla presunta natura etnica dei disordini di Londra. Ian Tomlinson, perché trovo che sia stato un grimaldello politico per rendere impossibile alla polizia l'esercizio delle proprie funzioni. Mark Duggan, perché non essere riuscito a sparare per primo non ti rende innocente. Gli "scontri etnici" perché, Jesus effing Christ on a pogo stick, se non siete in grado di riconoscere il colore della pelle della gente ripresa nelle centinaia di video su YouTube e sulla BBC, non siete in grado di discutere di nulla di più complesso che i Teletubbies. E anche lì, col sostegno e il supporto di un adulto.


A quanto pare, dopo tre notti di saccheggi e incendi, stasera la polizia londinese dovrebbe essere presente in forze e, auspicabilmente, cambiare tattica, passando dal contenimento alla dispersione attiva dei gruppi di vandali e delle gang.

E qui casca l'asino, quindi ci tengo a fare un post a freddo, prima che succeda il casino.

Qui casca l'asino, dico, perché i razziatori e membri di gang che hanno imperversato per le ultime tre notti hanno commesso un errore di valutazione relativamente comune (ad esempio lo commisero i contrabbandieri pugliesi di sigarette nei confronti della Guardia di Finanza verso la fine degli anni '90): hanno confuso controllo con debolezza.

I tizi incappucciati che sono andati in giro a dar fuoco a case con gente dentro sono, all'atto pratico, animali: non hanno la fase, fondamentale per gli esseri umani, della riflessione fra impulso e azione. Se vogliono sprangarti, ti sprangano. Non sono in grado di considerare conseguenze e alternative, perché non sono mai stati abituati/educati a farlo. Se non ti sprangano, può essere solo perché hanno paura di te: il timore di conseguenze immediate ed automatiche é l'unica cosa che possa fermarli, perché la reazione di altri animali come loro ha lentamente instillato l'appropriato riflesso pavloviano in quelli che, per mancanza di termini adeguati, chiameremo i loro cervelli. Sono, per usare l'appropriata definizione di una tizia di Ealing che si é vista bruciare il negozio intorno ieri pomeriggio, ratti ferali.

Ora, questi ratti ferali hanno visto per tre sere la polizia arretrare davanti a loro, o contenerli piuttosto che sfondarli di manganellate. Questo é dovuto in parte ad una scelta dottrinale della polizia inglese, che tende a contenere passivamente i disordini piuttosto che attaccarne le cause - in altre parole, forma una linea, se ha numeri sufficienti, e lascia che i manifestanti, i razziatori o chiunque abbiano davanti si stanchino a dar manganellate e mattonate agli scudi. E' il motivo fondamentale per cui, quando da queste parti  le manifestazioni sfociano in violenza, il numero di poliziotti che finiscono in ospedale é generalmente di gran lunga più alto di quello dei manifestanti. D'altra parte, quando i numeri non lo permettono, la polizia preferisce, ancora, indirizzare per quanto possibile i violenti in certe direzioni dove o hanno meno occasioni per fare danno, o almeno possono far danno a cose piuttosto che a persone. Fra un condominio ed un supermercato, i poliziotti spingono i ratti verso il supermercato e lasciano che venga saccheggiato e dato alle fiamme. Questo generalmente succede anche quando i poliziotti, pur non avendo i numeri per la resistenza passiva, potrebbero ancora (come nelle notti passate) disperdere i ratti o almeno interferire con le loro attività caricandoli. La carica, o in generale l'uso dei manganelli, é considerata un'autentica extrema ratio, da adottare ad esempio quando vi siano vite umane in pericolo. Questo, oltre che alla dottrina operativa standard, é dovuto al fatto che (come accadde con Ian Tomlinson) qualunque manifestante che dovesse morire di infarto due ore dopo aver ricevuto una manganellata sarà motivo sufficiente perché il poliziotto che ha dato la manganellata finisca sotto processo per omicidio.(*)

Avendo i ratti visto i poliziotti arretrare, hanno concluso che avevano paura: la loro visione del mondo non ha spazio per una interpretazione alternativa. Da tre giorni BBM, Twitter, Facebook, sono pieni di traffico che descrive come "stiamo facendo vedere alla polizia che facciamo quello che vogliamo", come dicevano le due ragazzine che, bevendo vino razziato dall'off-licence di un immigrato pakistano, spiegavano al cronista della BBC anche che loro razziavano perché "é tutta colpa dei ricchi, quelli che hanno i negozi e le macchine". I ratti sono veramente convinti di essere più forti, più aggressivi, più capaci di far danno ai propri avversari dei poliziotti. Confondono controllo con debolezza.

Si tratta di un errore di valutazione, come ho detto, comune, commesso dalla banda Baader-Meinhof davanti alle forze speciali tedesche, dai contrabbandieri pugliesi di sigarette davanti alla Guardia di Finanza, dalle milizie serbo-bosniache davanti alla NATO... i miei tre lettori non faranno fatica a notare che chi ha commesso quest'errore ha anche un'altra caratteristica in comune: hanno tutti smesso di esistere.

Ora, quello che é successo é che oggi, temporaneamente, un sacco di gente si é rotta i coglioni. Anche i tradizionali alleati di chiunque scenda in strada a dar fuoco a cassonetti - gente come Diane Abbott, per dire, o il Guardian, o parti della BBC - sta dicendo che, insomma, va bene la rivolta, ma dar fuoco ai negozi con la gente che ci abita sopra e' un po' un'esagerazione - e soprattutto, i ratti hanno commesso il madornale errore di aggredire diversi giornalisti, menargli e fregarsi telecamere e macchine fotografiche. Dar fuoco al negozio all'angolo dopo essersi fregati due casse di whisky può ancora passare per lotta di classe, ma se mi fregate la Nikon D5 siete praticamente amici personali di Bush e Netanyahu.

La gente, dicevamo, si é un po' rotta i coglioni di andare a cena fuori ed essere derubata da "manifestanti", e la polizia ha ricevuto abbastanza rinforzi da poter garantire una presenza robusta, come si dice qui, in tutte le zone calde, e l'autorizzazione del governo a usare proiettili di gomma e altri tipi di baton rounds. Le cose, in altre parole, stasera saranno un po' diverse, e i ratti non lo capiranno, perché non hanno gli strumenti per interpretare una situazione che va al di là della dicotomia "ti sfondo di botte/ho paura di te".

E' possibile, anzi probabile, che tutto si risolva pacificamente: che ci siano un paio di cariche della polizia, che il diritto umano di qualche ratto a sfondare una vetrina o dar fuoco ad un'auto venga violato, che ne venga fuori qualche testa insanguinata, ma che tutto sommato le cose finiscano lì.

E' anche possibile che i ratti non capiscano abbastanza rapidamente che il gioco é cambiato. E' possibile che qualcuno, stasera, creda veramente di poter affrontare la Met in campo aperto con le risorse di una gang di Hackney o Tottenham e vincere. E' possibile, in altre parole, che stasera ci scappi il morto. Molto improbabile (per fortuna) ma possibile.

Nel caso questo dovesse succedere, mi levo il pensiero ora della disamina delle reazioni

1) "Era un angelo, un'anima innocente che ogni domenica dopo la messa pisciava arcobaleni di ostie che indicavano la strada di casa ai cuccioli di sanbernardo" (la mamma) ((c) Bucknasty)

No, signora, non era un angelo. Era un delinquente che ha dato fuoco a case in cui viveva della gente, fra l'altro le case sopra ai negozi, dove in questo Paese abitano in generale i più poveri e i più deboli, o gli studenti più squattrinati. Era uno che ha creduto che la polizia fosse una gang rivale (sì signora, era in una gang, o se non c'era probabilmente l'avevano buttato fuori per indegnità morale) ed ha di conseguenza vinto un premio Darwin. Era uno che ha fatto il possibile per distruggere la comunità in cui viveva, spargendo il terrore e distruggendo piccole attività che davano lavoro a gente del posto. Era una merda. Lo so che non si parla male dei morti, cara signora, quindi per non offenderla questa roba la scrivo mentre é ancora vivo.

2) "Era innocente, era lì per caso, eravamo andati a vedere, i razziatori erano altri" (gli amici)

Non era innocente. Era in mezzo ad una folla che sfondava saracinesche e dava fuoco a palazzine. Anche a voler essere buoni e pensare che ci si fosse infilato per caso, era comunque troppo stupido per vivere: se pure fosse sopravvissuto, probabilmente domani avrebbe cercato di attraversare a piedi, e bendato, la M25, spalmandosi contro l'auto di Mrs. Inminoranza e costandomi una fortuna di carrozziere. Quindi a pensarci m'é andata pure bene.

Ma la cosa importante é che questo non é vero: non era innocente e non era lì per caso. O stava razziando e caricando la polizia e dando fuoco a case e negozi, oppure si era mescolato con chi lo faceva e stava fungendo effettivamente da scudo umano: faceva, oggettivamente, da complice.

Per qualche strano motivo da un po' di tempo é invalsa l'idea che dal momento che io sono un cittadino e non ho commesso alcun reato, é mio diritto inalienabile stare letteralmente dove cacchio mi pare. Alle manifestazioni, per esempio, é sempre più normale sentire gente scandalizzata che dice che la polizia ha caricato quelli che stavano dando fuoco all'ambasciata israeliana e hanno dato una manganellata anche a me che non stavo facendo niente, solo perché stavo in mezzo a quegli altri! Anche i media, in generale, trattano questo tipo di lamentela come se fosse giustificata, ed anzi chiedono ai poliziotti di giustificare il fatto che non si siano premurati di controllare se in mezzo alla folla che cercava di dar fuoco all'ambasciata per caso ci fosse qualcuno che era lì per caso.

Allo stesso modo, nelle sere passate era normale vedere gruppi di razziatori e vandali operare in mezzo ad una folla che li guardava incuriositi, parlava con zia Emma al telefonino, indicava i poliziotti e si chiedeva perché non intervenivano, e così via, e a nulla sono valsi gli appelli della Met perché la gente smettesse di fare da scudo ai razziatori. Queste persone sono convinte che sia un loro diritto inalienabile stare dove cazzo gli pare, anche a costo di impedire alla polizia di proteggere i diritti altrui (ad esempio, a non vedersi bruciare casa e/o negozio); sono oggettivamente complici e o non se ne rendono conto (e rientriamo nel caso di sopra: M25 a piedi, occhi bendati, carrozziere, grazie Met per averli eliminati) o sono in malafede e sono effettivamente dalla parte dei razziatori. Quindi, ancora, non sono innocenti - a quei livelli di stupidità é lecito parlare di colpevolezza.

3) "Era un ragazzo di 17 anni, é morto tragicamente sotto i proiettili di gomma, gli occhi dei bambini di Gaza ci guardano da Hackney: cosa diremo alla sua mamma?" (il Guardian)

Cara Madeleine (se non lo scrive Madeleine Bunting sentitevi liberi di leggere ad alta voce sostituendo il nome con quello giusto, ed eventualmente il genere), mi permetto di darle un suggerimento su cosa dire alla mamma:

"Gentile signora, suo figlio é cresciuto per 17 anni senza che lei facesse il minimo sforzo per allontanarlo dalle gang, per insegnargli l'importanza dell'appartenere ad una comunità locale, l'orgoglio di essere parte di un tessuto sociale che sostiene e fa crescere. Lo so che lei se ne é fottuta per 17 anni, l'ha lasciato preda delle gang, ha permesso che diventasse un animale selvatico incapace di qualunque interazione sociale che non fosse predatoria; si é rifiutata di parlare con la gang task force della scuola dove lo ha parcheggiato, ogni volta che la contattavano per informarla di un episodio di bullismo lei dava la risposta che é diventata il motto di una certa Gran Bretagna, "it's got nowt to do wiv me"; e sa come lo so? Lo so perché avantieri sera suo figlio é tornato a casa con un paio di Nike AirMax che costano quanto un mese di sussidio, e ieri mattina l'ha passata in casa, a parlare al telefono con i suoi "homies" di come la polizia gli scappava davanti, e ieri sera é tornato a casa con una Xbox360 + Kinect, una cassa di videogiochi ed un televisore LED da 42 pollici, e lei non gli ha chiesto niente, non ha fatto la minima obiezione, ha lasciato che uscisse anche stanotte, ha continuato a fottersene come negli ultimi 17 anni pur sapendo benissimo quello che stava succedendo. Signora, it's your fucking fault. Se c'é qualcosa di cui dispiacersi, é che il proiettile successivo non abbia preso lei."

Ecco Madeleine, provi così. Non sarà gentile, ma ancora, non sto parlando male dei morti: la mamma é viva, e per ora, pure il pargolo.

E visto che siamo in modalità mago del Tuscolano, azzardo anche qualche altra previsione: tutti quelli, come Diane Abbott, che oggi chiedono a gran voce il coprifuoco in tutto il Paese e poteri straordinari alla polizia, semplicemente perché diverse delle case date alle fiamme sono nel suo distretto elettorale, domani, a cose fatte, torneranno a lamentare gli eccessi di violenza poliziesca e a chiedere che ai reparti antisommossa vengano tolti scudi e manganelli che sono troppo provocatori; la feccia Tory che ci governa, o almeno che taglia servizi pubblici e assegna contratti di outsourcing ai suoi vecchi compagni di scuola mentre occupa parassiticamente Downing Street e Westminster, si scorderà dell'accaduto entro una settimana o due e non cambierà una virgola della propria intenzione di tagliare 2000 poliziotti dall'organico della Met, o di mettere sul lastrico, con i tagli simultanei alle forze armate e ai sussidi di disoccupazione, circa 14000 persone la cui unica qualifica professionale consiste nell'essere molto bravi a sparare in testa alla gente; almeno un imbecille (probabilmente sul Daily Mail) proporrà di censurare Twitter o Facebook o Internet o vaccapi' cosa perché senza i social network queste cose non succederebbero. Infatti i disordini di Brixton dell'85 furono proprio il trampolino di lancio di Twitter.


(*) In realtà anche la tecnica di contenimento é messa pesantemente in discussione: dopo le manifestazioni studentesche di quest'inverno diversi parlamentari hanno obiettato che contenere dei manifestanti violenti e impedire anche per ore che si muovano a loro piacimento é una violazione dei loro diritti umani, soprattutto laddove é impossibile dimostrare incontrovertibilmente che ognuno dei contenuti ha partecipato ad azioni criminose.

10 luglio 2011

Quello che i linuxari non hanno capito

Volete identificare un assoluto, incommensurabile cialtrone, uno che avrebbe bisogno di una raccomandazione di ferro per fare il vice-assistente spazzino? Chiedetegli cosa pensa di Linux. Se comincia a spiegarvi che il supporto della comunità, che la libertà di modificarlo, che non hai la pappa pronta come con Microsoft, che lo devi capire a fondo per farlo funzionare, eccetera, statene alla larga. E' un cialtrone senza vergogna.

Cari sviluppatori, evangelisti, consulenti opensource e chi più ne ha più ne metta, lasciate che vi spieghi una cosina semplice semplice.

Io adoro andare in bicicletta. Adoro usarla per andare dal punto A al punto B, per fare esercizio, per fare delle cose. Non la uso allo scopo di far girare le ruote. Che le ruote girino senza bisogno di interventi costanti é una necessità basilare perché la bicicletta sia utilizzabile. Se delle 3 ore in cui uso la bicicletta ne dovessi passare 2 e mezza a metterla in condizioni di funzionare, non andrei in bicicletta: perché la bicicletta é un mezzo, non un fine. Ci sarà sicuramente un sacco di gente che ha l'hobby di assemblare, modificare e riconfigurare in continuazione la propria bicicletta - e magari gente che fa solo quello e in realtà poi in bici neanche ci va; ma io ho comprato una bicicletta allo scopo di usarla

Per dirne un'altra, adoro avere una lavastoviglie. Ancora, non adoro avere una lavastoviglie allo scopo di consumare tempo e sforzo intellettuale per farla funzionare: il mio piacere non sta nella sfida di far funzionare la lavastoviglie, ma nel fatto che la lavastoviglie faccia delle cose. Non discuto che esista gente che ha l'hobby di costruire e riparare lavastoviglie, ma non é quello il motivo per cui io - e, sospetto, al maggior parte degli acquirenti di lavastoviglie - l'ho comprata.

Io non ho un computer all scopo di passare il mio tempo a cercare di farlo funzionare. Io ho un computer perché ci faccio (o ci vorrei fare) delle cose. E quando in una settimana mi ritrovo a pensare per tre volte "grazie al cielo ho anche una macchina Windows, così posso usarla per googlare i sintomi e vedere cos'altro é successo alla linux box", vuol dire che c'é qualcosa di catastroficamente sbagliato in Linux.

P.S. L'eventuale àchero sopraffino e 1337 che dovesse passare di qui e dovesse essere tentato di ribattere che se sono troppo ignorante per capire la superiorità di Linux e modificarlo a mio piacimento per far funzionare le cose che non funzionano, posso solo rispondere che ha centrato esattamente il problema, e finalmente e definitivamente spiegato perché negli ultimi 10 anni Linux sul desktop é rimasto sempre la stessa mosca bianca. Nonostante Vista.

04 giugno 2011

Digital divide

Mi dicono che i grillini protestano contro il digital divide e vogliono sapere di chi é la colpa dell'arretratezza italiana. Mi permetto di segnalare loro uno dei colpevoli:



16 maggio 2011

Dialoghi familiari

Io: "No, quello che è successo è che l'altro giorno era l'anniversario della nascita di Martha Graham e Google ha pensato bene di onorarla con un doodle animato che rappresentava alcuni passi di sue esibizioni famose"

(nota: prego i miei tre lettori di ammirare la raffinatezza con cui riesco a far credere che io già sapevo chi era Martha Graham...)

Ms. Inminoranza: "E allora?"

Io: "E allora, pare che qualche migliaio di sauditi si siano indignati e abbiano protestato"

Ms. Inminoranza: "Perchè c'è una donna che balla?"

Io: "No, perchè nel primo passo la figurina ha una specie di velo in testa, credo sia vestita da suora o qualcosa del genere, e i sauditi hanno pensato che quella fosse una donna che si levava l'hijab o che l'animazione invitasse le donne saudite a levarsi il velo e quindi hanno chiesto a Google di rimuovere completamente l'animazione per rispetto della sensibilità dei musulmani"

Ms. IM: "Ah..."

Io: "Che c'è?"

Ms. IM: "..."

Io: "Dimmi"

Ms. IM: "No, ma secondo te..."

Io: "Sì?"

Ms. IM: "Niente, mi chiedevo, ma secondo te hanno il pisello piccolo per ragioni etniche o genetiche, o è la religione che glielo rimpicciolisce?"

05 maggio 2011

La farlocchizzazione della politica

In questi giorni mi sto divertendo un mondo a girare per i forum di Repubblica, L'Unità, il manifesto, Kilombo, per ridere un po' dello sgomento indignato che li pervade. Ma come, Obama era diverso, Obama praticamente non era neanche americano, Obama aveva il Nobel, Obama non era texano... e ha mandato le forze speciali? Ha fatto assassinare Osama bin Laden? Senza un regolare processo? Senza rispettare i suoi diritti umani? I soldati non hanno nemmeno intimato l'alt prima di sparare? Non gli hanno letto i suoi diritti? Noi pensavamo che avrebbe presentato formale richiesta di estradizione al governo pakistano per farlo portare all'Aja dove una commissione internazionale di giuristi avrebbe provveduto alla sua difesa...

Lo stupore per il fatto banale che Obama (non il migliore dei presidenti USA dell'ultimo quarto di secolo, IMVHO) si sia comportato almeno per una volta da presidente USA li riempie di sgomento. Non era così che doveva andare, non é così che dovrebbe funzionare il mondo.

Il problema, semplicemente, é che negli ultimi anni - decenni - la politica ha subito una svolta farlocca che mi sembra sia diventata ormai irreversibile.

Per il farlocco, il personale é politico. Per il farlocco, il locale é politico. Per il farlocco, il globale é politico. Per i farlocco, la focaccia é politica. Per il farlocco tutto é politico e tutto ciò che é politico ha rilevanza solo nell'ambito che per lui risulta "importante": di solito, lo scontro politico nazionale - non esiste altra dimensione, o esiste solo come accessoria alla dimensione totalizzante dello scontro politico nazionale.

Per un farlocco sarebbe stato perfettamente normale ed accettabile se nel 1943 in UK si fosse andati alle urne e dopo la vittoria, poniamo, di Eden contro Churchill la Gran Bretagna fosse improvvisamente uscita dalla guerra o avesse cambiato repentinamente fronte. La dimensione delle alleanze e del ruolo internazionale del proprio Paese é solo ed esclusivamente funzione dell'agenda politica di questo o quello schieramento.

Un farlocco di destra, per esempio, si sta ancora chiedendo come mai dopo la vittoria di Berlusconi l'Italia sia ancora nell'Unione Europea; un farlocco di sinistra si chiede come mai non siamo usciti dalla NATO al tempo del primo governo di centrosinistra. Non c'é differenza, per loro, fra la presenza nella NATO o nell'Unione Europea e i finanziamenti statali al Centro Studi Sociali Adalpina Guardalavacca di Ferrandina (MT). Se vincono loro ok, se vinciamo noi si eliminano. Perché il Centro Studi Sociali Adalpina Guardalavacca, come la presenza della NATO, ha un solo attributo, il Numero della Bestia: é una creatura di quegli altri, dunque satanica. Non esistono altri parametri di valutazione.

Eri alleato di Berlusconi? Sei un nemico di Bersani. Avevi un accordo sulle frontiere con Mitterrand? Chirac ci mette un muro. Eri nella NATO? Passi nel Patto di Varsavia (ai bei tempi, dico). Blair é amico di Berlusconi e i suoi oppositori dicono che bisogna privatizzare la sanità? La sanità privata é progressista, il burqa é femminista, i PM forcaioli sono garantisti, il golpe é democratico. Il farlocco ha una sola certezza, i suoi oppositori sono la personificazione del male e tutto il resto é relativo, é funzione di questa contrapposizione: il farlocco non vede la politica come un modo per gestire la cosa pubblica e vivere meglio, per lui la politica , anzi lo scontro politico, dà senso all'esistenza, é una religione, anzi un culto millenaristico, con tanto di nemici satanici che faranno finire il mondo se non vengono fermati subito e redenti - che lo vogliano o no.

Obama gli aveva dato speranza: aveva praticamente cancellato una delle bestie nere dei farlocchi americani ed europei, il programma spaziale, castrando la NASA, anticipando il pensionamento della Shuttle e costringendo le future amministrazioni che volessero mandare esseri umani nello spazio a ripartire essenzialmente da zero, chiudendo un'epopea cominciata con un presidente democratico ben migliore di lui; appena eletto aveva bruciato i ponti con Repubblica Ceca e Polonia, cancellando gli impianti radar per lo scudo stellare che i governi locali avevano accettato di ospitare pagando, in nome dell'alleanza con gli USA, anche un prezzo politico interno molto salato. Con quella cancellazione, Obama aveva fatto sapere ai governi dell'Est europeo che si succederanno nei prossimi cinquant'anni che gli USA non sono un alleato su cui fare affidamento: alla prossima elezione potrebbero mollarti col culo al vento senza neanche chiedere scusa. Gioia suprema dei farlocchi, che hanno sempre creduto che quello sia il modo di far politica estera.

Grande scandalo, dunque, quando Obama non ha abolito le forze armate americane o almeno non le ha schierate dalla parte dei talebani; quando non ha fatto cavalieri del lavoro Osama bin Laden e Hugo Chavez (*), quando non ha messo fuorilegge i motori a scoppio, il partito repubblicano e i corsi di laurea in fisica, matematica e medicina. Peggiore scandalo quando non ha cancellato la lotta al terrorismo: Amy Goodman e Michael Moore probabilmente si aspettavano - o almeno avevano convinto i loro seguaci ad aspettarsi - che Obama avrebbe semplicemente chiesto scusa ai terroristi e sostituito all'FBI una squadra di negoziatori multiculturali addestrati a chiedere nuovamente scusa non più di 30 minuti dopo ogni attentato subito. Obama, che sarà un pessimo presidente ma ha capito che inseguire i farlocchi, alla fine, non solo mette in pericolo vite umane e relazioni internazionali, ma riduce di molto le possibilità di rielezione, sul terrorismo non ha fatto invece nulla di quello che i suoi sostenitori si aspettavano: ha incrementato i targeted killings, ha istituito i tribunali militari per i detenuti di Guantanamo, ha mantenuto (più o meno) i livelli di truppe necessari in Afghanistan, e ha mandato una squadra di SEAL a fare un meritato buco in testa a Osama bin Laden.

E tutti giù a starnazzare, e avrebbe dovuto interpellare le autorità pakistane perché il multilateralismo, e la sepoltura in mare, e l'offesa ai musulmani di tutto il mondo (ma come, quando sono venute giù le torri gemelle tutti lì in fila a spiegarci che non c'entrava nulla con l'Islam?), e i diritti umani violati, e il premio Nobel non si infanga in questa maniera, e la promessa di pace, e avrebbero dovuto arrestarlo e processarlo in una corte internazionale presieduta da Spataro, e il diritto internazionale dice che avrebbero dovuto bussare prima di entrare...

Una valanga, un'alluvione, un tornado di cazzate, di tortuosi giri dialettici, una sinfonia di piagnucolii perché Obama é un finto negro ed ha ignorato completamente il documento prodotto dall'Assemblea Delle Realtà Antagoniste e Dei Popoli Indigeni del 2009 (Fregene) ed ha fatto la bua ad un combattente per la libertà. E io, se permettete, rido. Almeno per ora, fintanto che la farlocchizzazione della politica non é completa.

(*) fra l'altro, avete mai provato a parlare con un venezuelano di Hugo Chavez? La prima cosa che fanno é mettersi sulla difensiva e sbottare "Vabbe', non farla tanto lunga, anche voi avete Berlusconi!"

02 maggio 2011

De tu querida presencia...

...comandante Bin Laden

Si, cioè, cazzo, compagni, cazzo, porcoddio, si tratta di disinformazione della CIA, cioè, se Bin Laden era un agente della CIA e le Torri Gemelle sono state un'operazione false flag progettata come Operazione Northwood e Al Qaeda significa "la base" cioè il database della CIA di tutti i falsi terroristi che lavoravano per loro cioè mi sembra evidente che devono averlo ammazzato perchè gli era diventato scomodo.

Cioè in sostanza lo hanno ammazzato come Che Guevara.

Cioè comunque cazzo compagni mi sembra chiaro che le istanze di quella che i servizi hanno bollato come "Al Qaeda" sono istanze di riforma che sono comuni ai popoli musulmani e quindi ammazzando i leader riformisti quello che si ottiene è di rendere impossibile il dialogo che era l'obiettivo degli angloamericani che hanno bisogno di una guerra per uscire dalla crisi e costruire i loro oleodotti e soprattutto prendere possesso delle fonti d'acqua. L'hai visto Beppe Grillo l'altra sera? La terza guerra mondiale si farà per l'acqua.

E voglio dire, poi in sostanza mi sembra un'operazione di facciata, cioè a noi che ce ne frega se Bin Laden è vivo o morto, gli americani pongono tanto l'accento su questo ma poi alla fine cosa cambia degli equilibri politici?

E poi cioè compagni, andiamo, ma non vi sembra strano che l'abbiano "ammazzato" a praticamente una settimana dai referendum per l'acqua e il nucleare?

E poi comunque io non ero d'accordo con molte cose che diceva ma di base si è sempre coerentemente battuto contro l'imperialismo yankee. Io comunque ho comprato il poster.

Certo poi se vogliamo credere che il Mossad non c'entra niente...

P.S. Se credete che stia esagerando, andate a leggere i commenti sul manifesto e sul Guardian. E, mi dicono, su Facebook.

P.S. Tante scuse a tutti quelli che, via posta, Facebook e blog, ho ignorato nelle ultime settimane. È stato un periodo veramente d'inferno

17 marzo 2011

La diplomazia dei peracottari

Devo dire, tocca ricredermi su questo governo. Avevo sottovalutato Cameron e Clegg – C&C, o Cric & Croc, come li chiamano gli amici più intimi – considerandoli niente più che un paio di peracottari di infimo ordine, ma devo ammettere che li avevo mal giudicati. I peracottari di questo governo sono in realtà di primissima classe, perfettamente in grado di reggere il confronto, quando non di surclassare, qualsiasi Berlusconi o Annan.

A farmi ricredere é stata soprattutto la crisi libica: la classe con cui Cameron si é presentato sulla scena internazionale, con una faccia serissima, a farsi promotore di una no-fly zone, l’unica misura per cui era assolutamente certo che la Gran Bretagna non avrebbe speso un centesimo, essendo impossibilitata a partecipare in quanto lui stesso s’era venduto le portaerei neanche due settimane prima, era qualcosa di assolutamente mirabile. La vita é piena di paraculi come Cameron: il collega che non sa quale bottone va premuto per accendere il computer ma é sempre così generoso e prodigo di suggerimenti su come riorganizzare l’infrastruttura server della compagnia; in generale, tutti quelli che, non essendo in grado di fare un lavoro, cercano di mettersi in mostra proponendo che venga fatto “dal nostro team”. Cameron é rimasto serio tutto il tempo, propagandando la no-fly zone come un’idea tutta britannica, anche se avrebbe generosamente permesso agli americani di metterci le portaerei, ai francesi i pattugliatori a lungo raggio e agli italiani (se chiedevano gentilmente) la flotta. La Gran Bretagna ci metteva la cosa più importante: la faccia come il culo di Cicciobello Cameron.

E poi, continuando la marcia trionfale dei peracottari, é arrivata la “missione diplomatica” in Libia. Credo che il Foreign Office non sia mai stato surclassato così completamente dalla diplomazia francese (e, sospetto, italiana), e intendo proprio mai, neanche quando accettò di rimpatriare a spese della Royal Navy i soldati napoleonici dopo il trattato di Cintra.

I fatti: qualche giorno fa, un elicottero con a bordo un gruppo di contatto del Foreign Office (o forse dell’MI6 – a questi livelli, competenze e responsabilità si sovrappongono) con guardie del corpo dello Special Air Service, é atterrato da qualche parte a Bengasi ma gli inviati, lungi dall’essere accompagnati ad incontrare i leader più o meno autoproclamatisi della rivolta, sono stati circondati da una folla di contadini con pale e forconi, e miliziani con fucili d’assalto, portati in una vicina fattoria e tenuti prigionieri per qualche giorno. Quando l’ambasciatore inglese in Libia ha telefonato ad uno dei leader della rivolta per cercare di chiarire l’equivoco e far rilasciare i prigionieri, non solo ha incontrato un muro di assoluto disinteresse, ma la telefonata é stata registrata e inviata alle principali agenzie di informazione europee. I soldati e i diplomatici/agenti sono stati rilasciati solo un paio di giorni dopo e accompagnati ad una nave da guerra inglese che nel porto di Bengasi stava raccogliendo i civili europei da evacuare.

Il clamore: ovviamente la stampa britannica c’é andata a nozze. I punti messi in evidenza dalla stampa sia conservatrice che progressista sono, nell’ordine:

1)     Sconfitta militare per lo Special Air Service

E’ ovviamente una fesseria. Quella del SAS non era un’operazione da commando o altra roba da film d’azione. Erano lì come guardie del corpo, ed una cosa che NON dovevano fare era aprire il fuoco indiscriminatamente su una folla di ribelli anti-Gheddafi. Hanno rispettato le consegne pur sapendo che se le cose fossero andate storte, “sparare in testa alle guardie del corpo” é una tattica negoziale universalmente accettata. Esperienze passate (Iraq) mostrano che quando un ostaggio viene rilasciato dopo che tutt’e tre le sue guardie del corpo sono state decapitate davanti alle telecamere, sia il governo inglese sia i media inglesi parlano di “felice conclusione della vicenda”.

2)     Tentata ingerenza del governo inglese nelle vicende libiche

Questo punto viene molto sbandierato da vari gruppi pacifisti e dal Guardian. Da bravi farlocchi, non sono in grado di leggere le notizie e reagiscono a parole-chiave – nella fattispecie “SAS” = operazione di commando da film d’azione e dunque ingerenza militare nelle vicende libiche

3)     Incompetenza del Foreign Office che ha mandato un team senza neanche mettersi d’accordo con i libici

Questo punto é semplicemente risibile. Neanche William Hague riesce ad essere tanto incompetente. HMS Cumberland era lì nel porto di Bengasi: se lo scopo del team fosse stato guardarsi intorno e stabilire un primissimo contatto con la leadership ribelle, l’avrebbero fatto dalla nave, visto che i leader ribelli passano la maggior parte del tempo proprio a Bengasi. Se un elicottero é stato mandato in un punto X dell’entroterra é perché avevano un appuntamento.

4)     Incompetenza dell’ambasciatore inglese che é andato dai ribelli col cappello in mano ed é stato giustamente sputtanato.

Anche questa é un’evidente idiozia. L’ambasciatore ha pensato, in buona fede, che si trattasse di un disguido, in base a quanto ho appena spiegato, e sempre in buona fede ha chiamato le sue controparti fra i ribelli per sapere cosa stava succedendo. La registrazione e successiva pubblicazione della telefonata é stata un gesto calcolato allo scopo di umiliare la diplomazia inglese.

I media inglesi si sono anche affannati a spiegare che i ribelli avevano ogni ragione di agire così visto che il popolo libico non accetterebbe mai una leadership intrallazzata con l’Europa, e quindi era necessario affermare la propria indipendenza e anche ostilità ai malefici occidentali, perché chiunque non l’avesse fatto sarebbe stato semplicemente abbandonato dai suoi sostenitori.

La stessa leadership ribelle ha provveduto sollecitamente a smentirli, il mattino seguente, dai microfoni della BBC. Dopo l’annuncio che la Francia riconosceva politicamente e diplomaticamente i ribelli, uno dei generali che guidano la milizia anti-Gheddafi ha rilasciato un’intervista (riportata da BBC Today) in cui annunciava che adesso che abbiamo un amico potente come la Francia che ci sostiene politicamente e militarmente i giorni di Gheddafi sono contati.

Chi mi conosce sa che non amo fare dietrologia, ma questa, onestamente, mi sembra davantologia. E’ abbastanza ovvio che la cattura del gruppo di contatto e la sua successiva espulsione sia stata un gesto interamente calcolato, uno schiaffo molto plateale, aggravato dall’umiliazione della telefonata dell’ambasciatore, allo scopo di rendere il più possibile chiaro il messaggio: i francesi sono arrivati prima, hanno forze speciali e consiglieri militari sul campo, hanno in tasca i leader della rivolta e non hanno interesse a spartire i futuri contratti petroliferi. William Hague, in altre parole, non per la prima volta e probabilmente non per l’ultima, si é fatto surclassare in maniera plateale dal Quai d’Orsay e nel tentativo di porre rimedio alla situazione ha addentato una polpetta avvelenata che ha assicurato alla Gran Bretagna un’immagine da peracottari che richiederà qualche anno e molto lavoro per essere cancellata. Nice work.

Sinceramente, quando questo governo si é insediato non mi aspettavo grandi cose: con una coalizione che unisce l’equivalente inglese dell’estrema destra libertaria/liberista e della sinistra più grillina e farlocca, c’é da ringraziare che non abbiano istituito l’ora obbligatoria di omeopatia e pulizia etnica nelle scuole di ogni ordine e grado; ciononostante, mi aspettavo che almeno alcuni aspetti dell’azione di governo si sarebbero salvati – le tradizionali aree, come esteri, ordine pubblico ed economia, in cui i Tories vantano storicamente maggiori competenze. Disgraziatamente, ero un ottimista: Hague al Foreign Office sta mostrando che non riuscirebbe ad organizzare una sbronza collettiva in una distilleria, Osborne al Tesoro crede che i licenziamenti di massa, e peggio ancora la minaccia di ulteriori futuri licenziamenti, dovrebbero in qualche modo incrementare la fiducia del consumatori, Sayeda Warsi Ali salta su ogni volta che un esaltato viene arrestato con i 20 chili di esplosivo che nascondeva in moschea, a dire che il vero problema di questo Paese sono gli islamofobi e gli atei che fanno piangere Maometto, Gesubbambino/Padrepio e L. Ron Hubbard, e persino Theresa May agli Interni, una delle poche persone che credevo competenti in questo club di venditori di fontane di Trevi, é riuscita ad alienarsi il sostegno di una componente tradizionalmente Tory come la polizia (per non parlare dei servizi di sicurezza). Credevo ci sarebbe voluto Gengis Khan o Caligola per farmi rivalutare Berlusconi, ma Cicciobello Cameron sta facendo un ottimo lavoro.

13 marzo 2011

Come NON dare informazioni

Immaginate di andare dal meccanico per un problema all’auto, e di esordire così:

“Buongiorno, ho un problema alla macchina: quando compro un cornetto e un cappuccino fa uno strano rumore”
“Ah. E dove li tiene, in macchina? Forse ha il portatazza che vibra?”
“No, no, il cappuccino e il cornetto li bevo al bar”
“Ah... e allora come lo sente il rumore se la macchina e’ parcheggiata?”
“No, fa uno strano rumore quando vado a comprare il cappuccino e il cornetto”
“Ah... c’é qualcosa di particolare nel tragitto fra casa sua e il bar?”
“Sì, devo svoltare a sinistra per andare al bar”
“Ah, ecco” (trionfante) “quindi la macchina fa uno strano rumore quando svolta a sinistra!”
“Sí, esatto! Fa uno strano rumore quando svolto a sinistra! Cosa può essere?”
“Mah, potrebbe essere un problema ai cuscinetti, magari anche allo sterzo, adesso vediamo... quindi lo fa solo quando svolta a sinistra?”
“No, adesso che mi ci fa pensare no, anche quando svolto a destra. E’ che quando svolto a sinistra lo noto perché la mattina quando vado a prendere il cappuccino ho il finestrino aperto”
“Ah” (perplesso) “quindi il rumore lo fa quando svolta, allora sicuramente sarà qualcosa ai cuscinetti. Intanto che do un’occhiata, mi dica, cambia qualcosa se il raggio di sterzata é largo o stretto? O se accelera mentre svolta?”
“Ah, sì, fa molto più rumore se accelero, anche quando vado dritto”
“Credevo che avessimo assodato che fa questo rumore in svolta....”
“Sì, lo fa mentre svolto, ma anche mentre vado dritto”
“E mi dica” (ormai scafato) “anche quando sta fermo?”
“Uh... a pensarci, sì, fa questo rumore orribile anche quando sono fermo”
(dopo una rapida occhiata, brandendo una enorme Hazet 36) “La sua auto ha due problemi, caro signore. Il primo é che la sua marmitta é esplosa, il secondo é che lei é troppo stupido per vivere”

Se siete uno dei nostri programmatori, troverete la reazione del meccanico irragionevole.

Io e due sysadmin abbiamo passato due settimane a girare in tondo per cercare di identificare e risolvere un problema, nato come “quando cerchiamo di generare i report in formato PDF il sistema si ferma e l’interfaccia utente non risponde per 30-40 secondi anche per gli altri utenti”; “no, il sistema si ferma anche quando generiamo report in altri formati, ho menzionato i PDF perché sono quelli che generiamo più spesso”; “no, in effetti si ferma anche quando facciamo il rescan delle transazioni passate”; “sì, anche di quelle correnti, come facevi a saperlo?”

Alla fine il problema l’ho identificato solo dopo aver reindossato il berretto da sysadmin e passato 36 ore quasi senza interruzione a testare e misurare e ignorare le cazzate che mi raccontavano (per chi fosse interessato: erano due problemi, I/O contention sulla SAN e cattiva distribuzione degli interrupt I/O fra le CPU)

14 febbraio 2011

Rose

Oggi, per motivi che sarebbe lungo spiegare, ho passato buona parte del pomeriggio, invece che a lavorare, a parlare con una ragazza di una ventina d'anni arrivata qui un paio di anni fa dal Waziristan.

Questa ragazza, che chiameremo per comodità S., aveva in Waziristan un problema non da poco: piano piano, crescendo, aveva scoperto che le piacevano le altre ragazze, e un giorno ha incontrato un'altra ragazza con gli stessi gusti e si sono date un bacetto. La madre della sua amica - perchè a quel punto quello era, ancora - le ha viste, ne ha parlato al marito, e pochi giorni dopo la sua amica era morta e S. era in un ospedale della Croce Rossa posto sotto assedio dai suoi parenti che chiedevano a gran voce che gliela restituissero per finire di lapidarla.

Complice un medico occidentale e colonialista, S. è stata contrabbandata su un aereo-ambulanza che l'ha depositata, a diciotto anni non ancora compiuti, al Royal Free Hospital qui a Londra.

S. non parlava inglese, era analfabeta, considerava una metropoli ogni agglomerato urbano con più di 1000 abitanti e aveva entrambe le gambe fratturate in tre o quattro punti. In sedia a rotelle prima, con le stampelle poi, e alla fine sulle sue gambe senza aiuto, ha frequentato un corso introduttivo di inglese non appena la sua richiesta di asilo è stata (miracolosamente) accolta, si è iscritta ad una scuola per adulti e nel frattempo ha avuto il tempo e la fortuna di innamorarsi della sua fisioterapista F. - anche lei, ironia della sorte, rifugiata, ma dall'Uganda, Paese molto più civilizzato del Pakistan in quanto gli omosessuali non vengono linciati su istigazione del Corano ma della Bibbia.

S. ha una vocina sottile ed acuta e non smette mai di parlare, forse per rifarsi di diciotto anni in cui veniva picchiata se parlava senza permesso. Parla di tutte le cose che lei e F. fanno assieme, non le pare vero di poterla tenere per mano mentre parla con me, mi racconta di come sono andate in un caffè a Islington e una signora che "oozed middle class", come dice F. con un mezzo sorriso, che trasudava borghesia, ha sorriso e ha detto loro che erano bellissime. S. porta sempre con sè, come se fosse il più prezioso dei trofei, il quaderno che usa a scuola, dove segna con estrema cura e grafia ancora incerta tutte le parole in inglese che sente per la prima volta, fra un esercizio di grammatica e un dettato. E mi racconta del cibo, dei cinema, della televisione, dei fiori che ha regalato a F. con i soldi del minuscolo sussidio che riceve come rifugiata.

Mi è venuto in mente un passo che il mio amico Claudio ha riportato, un brano meraviglioso di un fumetto e di un film che mi sono piaciuti poco (non perdono ad Alan Moore il tentativo di descrivere Guy Fawkes, che voleva portare l'Inquisizione in Inghilterra, in una luce positiva, e al film di contenere Natalie Portman, l'insetto stecco meno sexy nella storia dell'entomologia), quella frase dolcissima e struggente, "I had roses" - e mi sono reso conto che quello che S. continuava a ripetere non era altro che questo: I didn't know there was a place where I could have roses.

E ho pensato che se potessi scegliere una punizione esemplare per gli imam che vorrebbero la lapidazione per S., per i preti e i predicatori che qui e in USA appoggiano la legge ugandese che prevede l'esecuzione per il reato di omosessualità, per quelli che gridano allo scandalo se S. ed F. si sposano in una chiesa di un'altra religione - ecco, credo che li condannerei semplicemente a ricevere, e a leggere, una lettera ogni pochi mesi da S. con la descrizione delle piccole gioie quotidiane, della vita tutto sommato decente, dignitosa, degna di essere vissuta, che sta avendo grazie al fatto che la loro velenosa influenza non riesce a raggiungerla. Una lettera ogni pochi mesi con la descrizione delle sue rose.

E mi riservo la piccola gioia sadica dell'immaginare quei momenti, alle tre del mattino, quando il dubbio si insinua nella loro mente - il dubbio che non ci sia nulla, che le regole universali che invocano per mandare in merda la vita di tanta gente siano solo un'invenzione, che si siano bruciati l'esistenza nell'odio e nel rancore per nulla, che fosse solo tutta una scusa per potersi sentire superiori a qualcuno, per mascherare il proprio fallimento umano e morale, la propria abietta miseria spirituale. La consapevolezza che per loro non ci saranno rose, e che le rose sono tutto quel che avrebbero potuto avere.

09 febbraio 2011

Peracottari

Chiedo ai miei tre lettori: ma voi, che opinione avreste di un ospedale che ha, fra i suoi ginecologi, uno che fa conferenze e scrive libri sul cicognismo scientifico? Uno che spiega alle donne in gravidanza che tipo di cavoli devono coltivare se vogliono assicurarsi di trovarci sotto un figlio maschio?

Peracottari e truffatori - non ci sono altri modi per definirli: intendo i manager e direttori scientifici dell'ospedale, capiamoci.

L'università di Siena, mi dicono, ha in organico questo signore qui (intorno al min. 10), cattedratico (scusate se rido) di paleontologia. Evidentemente, l'università di Siena é un'università di peracottari e truffatori. Se posso darvi un consiglio, assicuratevi che il medico che vi ha in cura, l'ingegnere che vi progetta la casa, o lo specialista che volete assumere si sia laureato da qualche altra parte, dove i docenti sanno di cosa stanno parlando a lezione.

15 gennaio 2011

San Julian d'Assange

Comincio a sospettare che San Julian d'Assange stia cominciando a credere un po' troppo ai suoi stessi slogan pubblicitari. Uno che rifiuta un'intervista adducendo la mancanza di tempo perché "sono troppo occupato a fermare due guerre" del resto, ha evidentemente di se stesso un'immagine da eroe in groppa ad un cavallo bianco; e questo tipo di autonominatosi salvatore del mondo spesso ha gravi carenze al senso dell'ironia.

Che poi é probabilmente il motivo per cui San Julian sta considerando la possibilità di portare in tribunale il Guardian, reo di aver pubblicato, uh, materiale trapelato da Wikileaks, senza il permesso dell'Eroe.

Eh sì, perché San Julian pretende l'assoluto controllo sulla pubblicazione del materiale che i giornali ricevono da Wikileaks: Repubblica, per dire, ha dovuto firmare accordi capestro, e non renderli pubblici, prima di avere accesso al materiale. Gli stessi accordi li aveva firmati anche il Guardian, ma poi, guarda tu, ha ricevuto una chiavetta USB con una copia di tutto il materiale, da un membro di Wikileaks scazzato con il Salvatore del Mondo. Avendo avuto il materiale da una fonte indipendente, il Guardian non si e' sentito in dovere di rispettare gli accordi con San Julian ed ha cominciato a pubblicare un po' come gli pareva. E San Julian si é, giustamente, inalberato: dove andrebbe a finire il mondo se ognuno fosse libero di pubblicare materiale riservato ricevuto da un dipendente insoddisfatto e scazzato col management o con la linea politica dell'organizzazione? E quindi, ovviamente, vuol trascinare il Guardian davanti ad un giudice per aver pubblicato materiale riservato senza permesso. In bocca al lupo, Julian: sappiamo tutti che sei dalla parte della ragione.

E poi San Julian é anche scazzato perché qualcuno all'interno di un tribunale svedese ha preso le carte relative al suo processo per violenza sessuale e le ha passate ai giornali. E ha ragione, povero San Julian Martire: ancora una volta, dove andremo a finire se una persona investita della responsabilità di custodire informazioni riservate le piglia e le dà in pasto al grande pubblico?

11 gennaio 2011

The little people


Uno degli effetti della forte stratificazione della società inglese, della separazione tuttora esistente – sebbene più a livello culturale che pratico – fra le classi sociali é la nascita di parole e modi di dire che sono difficili da tradurre in lingue di Paesi che non siano altrettanto fortemente stratificati (sospetto di aver appena bestemmiato contro il Beato Chomsky; i credenti possono risparmiarsi correzioni, la mia ignoranza é talmente abissale che probabilmente non le capirei).

Un esempio é la frase “the little people”. The little people sono “piccoli” nel senso che non hanno alcuna importanza, rilevanza sociale, peso economico: talmente inferiori a me da appartenere quasi ad un’altra specie. In italiano tendiamo a rendere l’espressione con “popolino”, ma non é una traduzione precisa: “popolino” ha sempre una connotazione critica, implica l’ignoranza o la scarsa educazione dei suoi appartenenti, mentre the little people sono talmente poco importanti che non fa differenza se siano colti o ignoranti, beneducati o cafoni. Sono privi di importanza per diritto di nascita.

Oggi ovviamente la frase viene usata, almeno in maniera esplicita, solo in senso ironico; ma il comportamento di un sacco di gente, e non solo qui, lascia pensare che il concetto faccia parte della forma mentis di molti.
Yasmin Alibhai-Brown é una giornalista di fama dell’Independent e del Guardian, sposata ad un finanziere della City divenuto superdirigente della FSA (la Consob inglese), opinionista molto seguita e tranzi di punta dell’establishment intellettuale britannico; musulmana, si definisce fautrice della democrazia laica – lodevole, anche se il suo concetto di democrazia é appunto quello tranzi/multiculturalista forte. Qualche settimana fa la signora Alibhai-Brown parlava alla radio di questo e di quello, e ad un certo punto é tornata alla carica su un tema a lei molto caro – sostenendo che gli occidentali, e soprattutto i politici occidentali, non dovrebbero mai interferire o anche solo denunciare apparenti violazioni dei diritti umani in società diverse dalla loro, neanche quando si tratta di lapidazioni o impiccagioni di donne in Iran o Pakistan per “reati” che per noi non sono affatto tali. Ha ripetuto, davanti alla domanda del conduttore, che no, i politici occidentali dovrebbero astenersi dal dire alcunché quando una donna musulmana viene lapidata (*)

Un consigliere comunale di qualche villaggio del sud dell’Inghilterra (se non ricordo male) che stava ascoltando la trasmissione, ha scritto su Twitter “Qualcuno potrebbe per favore lapidare Yasmin Alibhai-Brown? Prometto di non dire niente”.

1)     La signora Alibhai-Brown, letto questo messaggio, ha riso e scosso la testa, ha compreso l’ironia della situazione e deciso che forse, dopotutto, aveva detto un po’ una cazzata.

2)     La signora Alibhai-Brown, informata dalla figlia di questa criminale, oltraggiosa affermazione di un maschio fallocratico che voleva ridurre al silenzio la voce indipendente di una donna, é andata alla polizia, l’ha denunciato, e il consigliere comunale é stato sospeso dal partito (conservatore), arrestato, rimesso in libertà su cauzione, ed é al momento in libertà vigilata in attesa di giudizio. La signora Alibhai-Brown ha anche denunciato con forza il clima di odio contro di lei in quanto donna, musulmana e femminista e il colpevole silenzio della classe politica su questi inqualificabili atti di intimidazione.

Una pinta a chi indovina quale delle due versioni é quella vera.

Vabbé, troppo facile. La signora Alibhai-Brown, io temo, é in perfetta buona fede nel reagire a questa maniera: perché quando si parla di lapidazione, impiccagione o frustrate in piazza per le vittime di violenza sessuale (o anche solo per aver indossato i pantaloni sotto al burqa, come in Sudan) non si parla di lei o delle sue amiche che vanno con lei all’inaugurazione delle gallerie d’arte a Chelsea: si parla di little people, di donne che non sono esseri umani completi come lei, di oggetti che esistono per fare da argomento dei suoi articoli, o attraverso le cui vicende la giustezza delle opinioni espresse nei suoi articoli viene dimostrata. Questo concetto é radicato così profondamente nella sua psiche che il suo sdegno, il suo scandalo, davanti all'idea, per quanto ironica, che la sua augusta ed intellettuale persona venga trattata alla stessa maniera delle non-persone in Iran e Pakistan, é perfettamente genuino e sincero. La reazione scandalizzata, sospetto, non veniva tanto dal suggerimento poco serio che venisse lapidata, quanto piuttosto dalla lesa maestà, dal suo essere accomunata ai little people.

O per fare un altro esempio, prendiamo Diane Abbott – parlamentare laburista di lungo corso e specchiata fede anti-blairiana, attivista antirazzista, recentemente candidata dall’ala sinistra del partito alla segreteria del Labour Party. La signora Abbott predica la chiusura delle grammar school statali, ha recentemente approvato la proposta di chiudere/sanzionare le scuole che offrono il baccalaureato europeo (più difficile/selettivo del GCSE come esame di Stato) ed ha fortemente criticato la decisione dei Blair di mandare i figli ad una scuola statale selettiva (una grammar).

Tutto questo, ovviamente, vale per gli altri, for the little people: perché la signora Abbott ha frequentato lei stessa una grammar statale, ed ha iscritto suo figlio ad una delle public schools più esclusive del regno, la City of London School for Boys – sostenendo che, sì, era ingiusto ma lei voleva il meglio per suo figlio. In altre parole: le public schools e le scuole statali selettive sono effettivamente migliori delle scuole non-selettive a cui lei vorrebbe obbligare per legge the little people a mandare i propri figli: le scuole più qualificate dovrebbero essere riservate a persone importanti, a persone vere come lei e i suoi amici dell’All-Party Parliamentary Group for Tribal Peoples che scrivono editoriali di fuoco sull’Independent contro la barbarie degli esami scolastici e universitari e di un sistema di istruzione che impone lo studio della matematica e della fisica piuttosto che stimolare la capacità creativa con l'analfabetismo. Doptutto, come ha detto anche giustamente la signora, se avesse mandato suo figlio in una di quelle scuole di merda che ha contribuito a creare, il pargolo sarebbe finito in una gang senza che nessuno potesse dir niente (perché combattere le gang che reclutano nelle scuole é razzista. Almeno a sentire l'on. Abbott. Almeno nelle scuole che suo figlio non frequenta)

Insomma, rockstar che vanno a parlare all'ONU contro il fenomeno del nomadismo fiscale mentre il loro avvocato completa le pratiche per spostare la residenza fiscale in Olanda e risparmiare un paio di punti percentuali di capital gain; vice-primi ministri che vogliono chiudere le scuole che vanno troppo bene perché sono divisive mentre loro hanno frequentato (con i soldi di papà) public schools esclusivissime; ambientalisti milionari e figli di milionari che protestano perché le linee aeree a basso costo permettono anche agli operai di andare in vacanza - comincio a sospettare che molti di quelli che il mio amico Yossarian chiama Opliti del Bene abbiano la disdicevole tendenza a dividere il mondo nelle due categorie di "io e i miei amici" e untermenschen. E la cosa mi piace poco.

-------------
(*) In linea di principio, la sua posizione é meno delirante di quell che potrebbe sembrare se si tiene conto delle sue premesse; come detto, la signora Alibhai-Brown é a tutti gli effetti una tranzi, e come tale non dà alcun peso alle posizioni od opinioni degli individui (ad eccezione delle sue, ovviamente). Dal suo punto di vista l’individuo in quanto tale non é affatto depositario/titolare di diritti. Il soggetto di diritto nella sua visione del mondo é il raggruppamento socioculturale a cui gli individui appartengono. Dire “X é americano ed é contro la pena di morte” é per la signora Alibhai-Brown un’affermazione non sbagliata, ma semplicemente priva di senso: quello che si dovrebbe dire é “X é americano, e gli USA hanno la pena di morte”. Questo, ad esempio, spiega perché, nel commentare una lunga lista di firme in calce ad una petizione contro l’esecuzione di non so che condannato/a a morte in Iran, la signora ha commentato che la petizione non aveva alcun valore in quanto conteneva le firme di intellettuali americani. Nella visione del mondo della signora Alibhai-Brown, l’opinione di qualunque individuo che non si chiami Yasmin Alibhai-Brown non ha valore, peso o significato e solo l’espressione della volontà dei vari raggruppamenti etnici/religiosi/sociali é da considerare. In questo senso é giusto dal suo punto di vista dire che per gli “occidentali” (che come raggruppamento contengono gli USA) é ipocrita condannare le esecuzioni capitali in Iran.

08 gennaio 2011

Ego trip

Sono diventato importante: ho mandato una lettera all'Home Office e l'ho pubblicata sul forum della Richard Dawkins Foundation, e guarda un po' chi mi ha ripubblicato! (Marco F. crepa d'invidia...)

28 novembre 2010

Vilipendio della religione

Grazie ai buoni uffici dell'Organizzazione della Conferenza Islamica e della commissione ONU per i diritti umani, e grazie al voto, fra gli altri, della Repubblica Popolare Cinese, anche quest'anno l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha votato a larga maggioranza una risoluzione non vincolante che condanna il vilipendio della religione come violazione dei diritti umani e crimine contro l'umanita, notando in particolare che i governi hanno il dovere di "proteggere luoghi di culto e simboli religiosi da offese" e minacce di rimozione.

Mi è capitato spesso di discutere con sedicenti "progressisti" che difendevano questa mozione, votata periodicamente fin dal 2003, mi pare, in quanto necessaria per contrastare la supposta dilagante islamofobia. Ora, se qualcuno volesse farlo su questo blog, ne ha piena facoltà, ma solo a patto che mi dia l'indirizzo di casa sua. Perchè la prima volta che lo sento lamentarsi per il crocifisso nelle scuole, l'ora di religione obbligatoria o le proteste contro l'insegnamento dell'evoluzione, mi impegno solennemente ad andare a trovarlo a casa sua e a dargli un tuzzo in bocca sufficientemente violento da fargli cagare denti per una settimana.

Per una discussione più pacata della questione potete dare un'occhiata al blog di Mrs. Inminoranza.

02 novembre 2010

Best. Bumper. Sticker. Ever.

"If you don't swallow, the terrorists win"

08 ottobre 2010

Stereotipi

A volte sospetto che la mia vita sarebbe interessante la meta' se non fosse per la metropolitana.

Avevo fatto tutto il viaggio fino alla stazione di casa seduto di fronte ad una tizia che era difficile non notare - alta quasi quanto me, di lineamenti evidentemente mediorientali ma di carnagione piu' chiara della mia, intabarrata in un abaya nero (a viso scoperto, senza niqab) decorato ai bordi da un motivo a fiori molto vistoso. Arrivati alla mia stazione il vagone si e' svuotato come succede di solito, e davanti alla porta me la sono ritrovata di fianco. Mi ha fatto un sorriso, mi ha mormorato all'orecchio qualcosa in (credo) arabo e mi ha tirato un pizzico al sedere, per poi scomparire in mezzo alla folla prima che avessi il tempo di riprendermi dalla sorpresa.

Per tutto il cammino fino a casa mi sono aspettato che mi comparisse davanti un pop-up ad informarmi che la realta' aveva subito un segmentation fault e doveva essere riavviata.

24 settembre 2010

Al Qaeda for dummies



Essendo questo il primo post dopo una lunga assenza, dovuta ad un eccesso di lavoro, ad un trasloco e ad un Internet provider che meriterebbe il ruolo di star in una produzione snuff-tentacle-hentai col Grande Cthulhu ((c) Leo Serni), pensavo di scrivere qualcosa che potesse fare da spunto sia a post successivi, sia magari ad una piccola discussione. Andiamo a incominciare.

A leggere i giornali, e a guardare i telegiornali, viene l'impressione che Al Qaeda sia una specie di Spectre/Smersh (a seconda che di 007 preferiate i film o i libri): monolitica, impenetrabile, onnipotente, cattivissima, organizzatissima, supertecnologica, in grado di dominare il mondo. Disgraziatamente, la realtà dei fatti non é così rosea.

Al Qaeda é, potremmo dire, la prima organizzazione terroristica (*) postindustriale, dotata di una struttura a tre livelli dei quali solo quello centrale é organico, ed il terzo é in massima parte in outsourcing. Potremmo dire che Al Qaeda é, in effetti, la Nike del terrorismo, o il primo gruppo terrorista della New Economy, o anche l'organizzazione terrorista con un MBA: una light company in piena regola.

Il primo strato di Al Qaeda é quello dei finanziatori. Ora, capiamoci, quando parlo di finanziatori non mi riferisco a qualche "grande vecchio" stramiliardario che usa Al Qaeda come una specie di giocattolo o esercito personale. I finanziatori di Al Qaeda sono di diversi tipi - consapevoli e inconsapevoli, consenzienti e forzati. Ci sono finanziatori consapevoli e consenzienti, in massima parte uomini d'affari sauditi, un po' per fede e un po' (un bel po') perché dopo ogni attentato il prezzo del petrolio sale, ma anche comuni cittadini che ritengono di compiere un'azione meritoria, e donano una quota fissa dei loro guadagni alla "causa". Ci sono finanziatori consapevoli ma niente affatto consenzienti - l'equivalente dei proprietari di pub e negozianti di Belfast, che hanno sempre donato liberamente parte degli incassi all'IRA perché l'alternativa era scegliere, altrettanto liberamente, di essere inchiodati al pavimento per le ginocchia: uomini d'affari, di nuovo in massima parte sauditi, a cui viene fatta un'offerta che non possono rifiutare. Poi c'é la massa dei finanziatori inconsapevoli, che donano quel poco che possono a questa o quella associazione caritatevole o a questa o quella moschea, e non sanno - ne sarebbero spesso orripilati - che quei soldi non vanno a ricostruire case distrutte dalle inondazioni in Pakistan, ma a comprare Semtex e RPG sul mercato nero.

Il livello intermedio di Al Qaeda é quello che potremmo chiamare di logistica, marketing e brand management. E' a questo livello che ci si riferisce (o ci si dovrebbe riferire) quando si parla di "Al Qaeda": gli Osama Bin Laden, gli Ayman Al-Zawahiri, appartengono a questo livello; i faccendieri che gestiscono le case sicure sulla "via del jihad" fra Karachi e Sangin appartengono a questo livello; gli avvocati e i commercialisti che ricevono i soldi dai finanziatori e li reinvestono in supermercati a Dubai, concessionarie Mercedes a Ryadh e fondi pensione a Londra e New York appartengono a questo livello; gli esperti formatisi in Cecenia e Bosnia e Afghanistan che decidono quali "operazioni di martirio" finanziare e facilitare appartengono a questo livello.

Infine abbiamo il livello che si potrebbe dispregiativamente (ed erroneamente) definire della "manovalanza": quelli che effettivamente organizzano gli attentati. Queste persone raramente "appartengono" ad Al Qaeda, non più di quanto l'operaio cinese pagato una ciotola di riso al giorno lavori direttamente per Nike. Sono a volte giovani nati in occidente, immigrati di seconda o terza generazione, radicalizzati per i più svariati motivi - disoccupazione, mancanza di valori di riferimento, astio verso una società che li emargina, ragazze che gliela davano all'università e gli facevano venire i sensi di colpa, ragazze che non gliela davano all'università e li frustravano - che finiscono nell'orbita di questo o quel reclutatore e attraverso una rete informale di contatti arrivano ad un campo di addestramento in Yemen, Somalia, Waziristan, gestito da Al Qaeda o attratto nella sua orbita con l'esca di finanziamenti e servizi logistici; altre volte sono giovani nati nelle stesse zone calde in cui AQ opera, educati in madrasse e selezionati, ancora, da attenti reclutatori che spesso ne hanno seguito i progressi per anni, addestrati e messi in viaggio sulla via del jihad verso la Cecenia o l'Afghanistan o, adesso, lo Yemen. Alla fine del percorso di addestramento, e a volte di un "turno di servizio" in una zona calda, concettualmente non dissimile da un tour of duty nell'US Army, spesso tornano a casa, contattano persone con idee non dissimili, formano un piccolo grppo e parlano, parlano, parlano. E ad un certo punto, un piano prende forma, e queste persone si rimettono in contatto con vecchie conoscenze, ed hanno la possibilità di presentare il piano ad un gruppo che lo valuterà. Difficile non notare la rassomiglianza con quello che succede in molte aziende moderne: una nuova idea viene presentata e valutata, un business plan redatto, i fondi (o i capitali di rischio) allocati e il progetto parte. Con AQ, se il progetto parte si apre il rubinetto dei fondi, che pagano addestramento per i componenti della cellula, equipaggiamento, logistica, case sicure, documenti di viaggio, qualunque cosa serva, nei limiti del possibile.

Il modello di produzione postindustriale ha assicurato a compagnie come Nike vantaggi essenziali: Nike non ha fabbriche, dunque non ha problemi di relazioni sindacali, di costo del lavoro, di reperimento di manodopera qualificata, di obsolescenza dei macchinari, di catena logistica dei materiali. Scarica tutti questi problemi su mr. Fong, proprietario di una fabbrichetta nello Szechuan: i metodi che poi mr. Fong usa per tenere in linea i suoi operai non sono un problema di Nike. Allo stesso modo, il terrorismo postindustriale di Al Qaeda presenta simili, innegabili vantaggi: la possibilità di finanziare più o meno a pioggia qualunque progetto terroristico che abbia anche solo remote probabilità di riuscita fa apparire Al Qaeda come un'organizzazione enorme, tentacolare, invincibile - cosa che fa non poca presa su quello che, per rimanere in tema, chiameremo il suo target di riferimento; ancora di più, essendo la stragrande maggioranza dei "terroristi di Al Qaeda" dei semplici contrattisti a breve termine, dunque inutili dal punto di vista dei servizi di sicurezza per risalire ai livelli più alti, Al Qaeda appare agli occhi dei più invulnerabile agli attacchi degli apparati di sicurezza: qualunque altra organizzazione criminale/terroristica così onnipresente, così tentacolare, diventa automaticamente un facile bersaglio per le forze dell'ordine, perche' all'aumentare degli anelli della catena aumentano le probabilità di trovarne uno debole; nel caso di Al Qaeda, gli anelli deboli sembrano staccarsi da sé dalla catena. Allah é invero grande, ed é evidentemente dalla parte di Al Qaeda: come si spiega altrimenti che gli infedeli non riescano a fermarla o a penetrarla nonostante si esponga tanto? Potente, tentacolare, onnipresente, eppure leggera, agile, flessibile, inafferrabile: un sogno bagnato per un marketer.

Una cosa da notare, incidentalmente, é che il paragone con Nike vale solo fino ad un certo punto: i tre livelli di Nike sono piramidali: un numero relativamente ridotto di produttori, che forniscono la merce che Nike vende; uno strato intermedio di marketer e brand manager (anche il design é in massima parte dato in outsourcing), ed una vastissima base di clienti che danno a Nike soldi in cambio del suo prodotto. La struttura di Al Qaeda é un po' il contrario, una piramide inversa: un vasto numero di "produttori", cellule terroristiche che, come i proprietari di fabbriche thailandesi, cinesi e malesi, competono fra di loro per offrire un prodotto - morte e distruzione - il più conveniente possibile; uno strato intermedio di marketers e brand managers - "ideologi" fa tanto ventesimo secolo - ed un numero relativamente ristretto di "clienti" che danno ad AQ soldi in cambio del suo prodotto di punta: il jihad.

Che lezioni si traggono da tutto questo?

Intanto, che l'approccio scelto dalla maggior parte dei governi occidentali nella loro "guerra al terrorismo" é del tutto fallimentare, in quanto si basa su due strategie egualmente inadatte ad affrontare una realtà postindustriale. La prima é colpire i produttori: gli esecutori materiali (o aspiranti tali) degli attentati. Data la struttura a piramide di AQ, in cui queste persone costituiscono la base, é nella migliore delle ipotesi una fatica da Sisifo, e visti i numeri in gioco, molto al di là delle risorse che i servizi di sicurezza possono concepibilmente mettere in campo. La seconda strategia, quella della "decapitazione", é altrettanto fallimentare. Arrestare o far fuori Osama Bin Laden o Ayman Al-Zawahiri non sarebbe molto più che un breve successo di immagine. Per citare qualche altro caso di azienda marketing-heavy, credete per caso che Apple chiuderà quando Steve Jobs se ne andrà in pensione? O, ancora, come si chiama il presidente di Nike? Il suo direttore del marketing? Quando é avvenuto l'ultimo avvicendamento al vertice di Adidas? Anche il fuggevole vantaggio di immagine derivante dall'uscita di scena di Osama Bin Laden verrebbe cancellato non appena AQ riuscisse a dimostrare di poter continuare ad operare esattamente come prima: il mito della sua invincibilità ne uscirebbe semmai rinforzato.

Guardiamo ai fatti: immaginiamo di essere una banda di cuministi no-global che vogliono a tutti i costi danneggiare Nike. Cosa colpiamo? Non possiamo colpire i suoi clienti, la base della piramide: sono troppi, e sono dappertutto. Non possiamo colpire i produttori: sono pochi e potenzialmente vulnerabili, ma sono in Cina e Thailandia. La polizia inglese scuote la testa con disapprovazione contro chi sfonda le vetrine di Starbucks; la polizia e l'esercito cinesi potrebbero optare per misure più robuste. Rimane il livello intermedio, il marketing, i flussi di denaro, l'immagine, il marchio: e lavoreremo per associare quel marchio con il lavoro minorile, rovesceremo secchi di sangue animale sull'ingresso di Nike Town, chiederemo leggi che alterino - in senso punitivo - lo status fiscale delle multinazionali, imporremo il rispetto delle norme internazionali anti-corruzione, e così via. Colpiremo l'immagine e i soldi dopo che hanno lasciato le tasche dei clienti e si sono incanalati in flussi che possiamo controllare.

Al Qaeda, ora. Facciamo un esperimento mentale: immaginate di avere una bomba atomica di ragguardevole potenza, una medicina che rimuove ogni scrupolo morale, e la possibilità di cancellare dalla faccia della Terra una città. Se quel che volete é fare il massimo danno possibile al terrorismo internazionale, che città colpite?

Teheran? Acqua

Qom? Ma per favore

Islamabad? Acquissima

La Mecca? Ma dai...

Riad? Acquetta

Dubai? Fuochino...

Niente da fare, non ci siamo. Oggi, il massimo danno al terrorismo internazionale potreste causarlo cancellando dalla faccia della Terra Londra e/o New York. Una struttura come Al Qaeda muove quantita' di denaro impressionanti, raccoglie flussi provenienti da uomini d'affari sauditi e moschee parigine, gioiellieri egiziani e pescivendoli di Tower Hamlets, li rimescola, li reinveste, li distribuisce in fondi d'investimento e in conti correnti aperti da prestanome in mezzo mondo; specula sulle azioni delle compagnie aeree il 10 settembre e sulla sterlina il 6 luglio, e reinveste i proventi in case sicure a Sanaa, in detonatori jamming-proof a Sangin e in sovvenzioni alle famiglie dei "martiri" nelle Filippine o in Indonesia. E lo fa a Londra e a New York grazie alla deregulation reaganiana, thatcheriana, clintoniana, blairiana - non ce n'é stato uno che abbia visto arrivare il problema, e i meccanismi di controllo che impediscono a broker di Parigi o Francoforte di riciclare e ridistribuire i soldi del fondamentalismo a Londra e New York semplicemente sono assenti. Non solo: nessuno vuole agitare la barca, perché se Al Qaeda se ne va, si porta il pallone e non si gioca più, ed é un pallone che, a seconda delle stime più o meno ottimistiche, vale da alcune centinaia di milioni ad alcuni miliardi di sterline: un'enorme torta che i politici non sarebbero tanto felici di perdere - e che metterebbe in difficoltà più di una brokerage house/banca/fondo d'investimento, motivo per cui la SEC e l'FBI, e qui il Serious Fraud Office, la City Police e l'MI5 si muovono con i piedi di piombo.

Adesso, per la verità, qualcosa qui comincia a muoversi, se non altro perché l'MI5 é tradizionalmente più indipendente - delle organizzazioni citate, ad esempio, é l'unico il cui direttore generale non é di nomina politica ma viene dai ranghi, ma il problema vero é che questo tipo di attività antiterrorismo non si presta a sensazionali titoli di giornali e telegiornali, non fa da spunto a film d'azione, e in generale non colpisce la fantasia della gente quanto l'arresto dell'ennesimo "numero 2 di Al Qaeda in Iraq/Afghanistan/Somalia/Yemen"; in altre parole, i fondi dedicati a queste attività sono una quantità irrisoria e sono regolarmente i primi ad essere tagliati quando c'é da fare una manovra economica per far vedere agli elettori che Stiamo Facendo Qualcosa: si risparmiano due soldi e non si tagliano le iniziative che, sebbene inutili, vanno al telegiornale a far vedere agli elettori che il livello di vigilanza é sempre elevato - tipo arrestare sei spazzini nordafricani perché qualcuno ha riferito alla polizia che discutevano a mensa di quanto gli fosse poco simpatico l'Inculabambini In Capo.

Insomma, al di là del fatto che (e non sapete quanto mi ripugni concordare con Mark Steyn) trovo idiota la definizione stessa di "guerra al terrorismo" - un po' come se nel 1941 Roosevelt dopo Pearl Harbour avesse dichiarato "guerra ai bombardamenti aeronavali", stiamo combattendo una guerra che non si può vincere perché stiamo mirando ai bersagli sbagliati. Siamo, insomma, in una situazione comparabile con quella degli inglesi nella Battaglia dell'Atlantico quando cercavano di affondare quanti più U-Boot possibile: ci vollero anni, e il quasi completo strangolamento economico dell'isola, prima che a qualcuno venisse in mente il semplice fatto che quello che gli interessava non era affondare U-Boot ma far arrivare navi mercantili in porto, e i due obiettivi non erano necessariamente coincidenti.

Mi chiedo quanti mercantili lasceremo affondare, stavolta, prima di renderci conto che la soddisfazione di aver affondato un altro U-Boot, alla fine, dura poco.

--------------------------------------

(*) In questo post accetto senza discussioni, essenzialmente per pigrizia, la tradizionale definizione occidentale di "terrorista". Una lunga diatriba su chi sia il terrorista, chi sia il combattente per la libertà, se il fatto di scannare civili per la loro religione sia o meno un lecito atto di guerra (o se lo sia solo quando sono musulmani, o cristiani, o indù, o atei/laicisti che fanno piangere gesubbambino e padrepio), se un occidentale (o dall'altra parte una persona di pelle non-bianca) possa mai definirsi "vittima civile", e via argomentando, esula dagli scopi di questo post. Arbitrariamente, chiameremo "terrorista" chi colpisce più o meno indiscriminatamente civili con la precisa intenzione di colpire civili, e non chiameremo "terrorista" chi sgancia una bomba da 454 chilogrammi su un bersaglio, anche se dei civili (a cui, in generale, non stava mirando) rimangono sotto le macerie; mi rendo conto che la definizione é discutibile e presenta molte zone d'ombra, ma non me ne frega un cazzo. Il blog é mio e ci chiamo terrorista chi voglio.