19 giugno 2006

Binario 7


Sono stato un po' dubbioso se tradurre e pubblicare o meno questa precisazione sullo Euston Manifesto. Le frasi che Norman Geras trova sbagliate nel testo originale sono state rese con una formula leggermente piu' blanda in italiano (almeno nella mia traduzione); ciononostante, il rischio di malintesi rimane



C'e' un passaggio nello Euston Manifesto il cui senso e' stato frainteso, e la responsabilita' del malinteso e' interamente degli estensori e di chi ha letto ed approvato la bozza. Il passaggio non e' ben formulato. E' questo:

Siamo anche uniti nell'opinione che dal giorno della caduta di Saddam, la priorita` per ogni liberale e appartenente alla sinistra avrebbe dovuto essere la battaglia per porre in essere in Iraq un sistema politico democratico e per favorire la ricostruzione delle infrastrutture, per creare, dopo decenni di oppressione brutale, una situazione quotidiana che chi vive nei Paesi occidentali da` per scontata, piuttosto che insistere all'infinito sull'opportunita` o meno di intervenire.

Il problema qui e' 'piuttosto che'; e 'insistere all'infinito' non aiuta: il risultato d'insieme e' decisamente infelice. L'intenzione era di dire che, avvenuta l'invasione e rovesciato il regime, l'obiettivo primario della sinistra e delle altre forze democratiche avrebbe dovuto essere la solidarieta' con il popolo iracheno e con le forze democratiche che cercano di ricostruire il paese sulle nuove basi di democrazia e liberta'. Gli autori del manifesto pensavano, noi pensiamo, che il futuro dell'Iraq ed il destino del popolo iracheno dovrebbero essere una preoccupazione maggiore, per la sinistra ed i liberali, che ribadire continuamente i motivi per cui la guerra non avrebbe mai dovuto essere combattuta. L'impressione che si ha leggendo il passaggio, tuttavia, e' che affermiamo che le critiche e le discussioni iniziali sulla guerra, i dubbi sulle motivazioni cosi' come sono state presentate dai governi degli Stati Uniti e britannico, o sulla pianificazione del dopo-Saddam, fossero ingiuste o inappropriate. E questo non e' vero. Il punto è stato inizialmente sollevato da Martin Bright in una delle critiche iniziali al manifesto, sul sito Web del New Statesman, quando ha scritto:

Il manifesto suggerisce che dovremmo smettere di discutere i perche' e i percome della guerra e concentrarci sulla necessita' di costruire un consenso a sinistra sulla ricostruzione.

E prosegue dissentendo. Ha ragione: ha ragione su quello su cui gli Eustonians pensano che un consenso di sinistra dovrebbe 'concentrarsi' ora che il regime di Saddam e' stato abbattuto; ed ha anche ragione - purtroppo ? sul fatto che abbiamo dato l'impressione nel manifesto cosi' come e' scritto che le discussioni 'sui perche' e sui percome della guerra' dovrebbero terminare. L'abbiamo fatto, ma solo perche' abbiamo mal scritto un'affermazione sulle priorita' lasciando intendere che stessimo descrivendo due possibilita' mutuamente escludentisi. In effetti non e' mai stata la posizione di quei blog che hanno lanciato l'iniziativa che ha condotto allo Euston Manifesto che la discussione sulle cause della guerra, o sulla pianificazione del dopoguerra, fosse in qualche modo inaccettabile. A riprova di questo posso fare riferimento ad un mio post (sul vecchio sito di normblog, 'But where is the green parrot?', 21 Agosto 2003) sulla questione se l'amministrazione Bush o il governo Blair abbiano deliberatamente fuorviato i loro cittadini. Questo e' ovviamente un legittimo argomento di discussione; di piu', è molto importante.

Il manifesto deve essere emendato su questo punto.

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2 commenti:

Tonibaruch ha detto...

Caro E.M. io sono ben più di sinistra che molti dei tuoi firmatari dell'Euston manifesto. E non riesco a capire cosa ci sia di così complicato :-)

Eugenio Mastroviti ha detto...

La cosa, caro Toni, mi spaventa non poco :)