23 giugno 2006

Binario 9


Una risposta di Norman Geras alle critiche ad uno dei passi piu' attaccati dell'intero Euston Manifesto, quello in cui si menziona Amnesty International ed Abu Ghraib


In questo post intendo occuparmi delle obiezioni allo Euston Manifesto presentate al paragrafo della sezione C in cui critichiamo due dichiarazioni di Amnesty International:

La violazione dei diritti umani fondamentali ad Abu Ghraib, a Guantanamo e nel corso delle pratiche di rendition deve essere recisamente condannata per quello che e`, la violazione e l'abbandono di quei principi universali per la cui creazione gli stessi Paesi occidentali, e in particolare gli USA, portano la maggior parte del merito. Ma noi respingiamo il doppio standard con cui molti oggi a sinistra identificano quelle commesse dalle democrazie occidentali come le peggiori violazioni dei diritti umani, mentre mantengono il silenzio, o protestano in sordina, contro violazioni ben peggiori commesse altrove. Questa tendenza ha raggiunto un punto tale che un portavoce ufficiale per Amnesty International, un'organizzazione che merita e riceve enorme rispetto a livelo mondiale per i decenni di lavoro svolto in difesa dei diritti umani, puo` fare pubblicamente un paragone fra Guantanamo e i gulag, puo` affermare che le misure legislative prese dagli USA e dalle altre democrazie liberali nel corso della guerra al terrorismo costituiscono un'aggressione ai diritti umani peggiore di qualsiasi cosa si sia vista negli ultimi 50 anni, e puo` essere difeso in queste affermazioni da voci della sinistra liberale.

Non perché la critica sia particolarmente stringente - non c'e' modo di porla in maniera stringente, in realta' - ma perche' cio' che dice e' rappresentativo di gran parte dei commenti negativi che il paragrafo si e' attirato, rispondero' alla versione di Randy Paul di quasta critica. Dice:

In primo luogo, sembrano essere piu' interessati all'abuso della metafora da parte di Amnesty piuttosto che agli abusi di Abu Ghraib.

Questa critica si compone di due parti distinte.

(a) Paul parla della ormai famosa dichiarazione di Irene Khan, che definisce Guantanamo 'il gulag [dei] nostri tempi', come dell'abuso di una metafora. Lo era, ma era anche una forma retorica di esagerazione estrema, giustificata da Khan e da altri portavoce di Amnesty come un modo per catturare l'attenzione del pubblico. Una cosa simile sarebbe degna di un dipartimento governativo di propaganda politica, ma sicuramente non della reputazione che Amnesty si e' guadagnata meritatamente per l'accuratezza e precisione delle sue denunce, se non altro perche' sminuisce la portata colossale dell'orrore e della sofferenza che il vero Gulag ha prodotto. (si veda 1, 2 e 3 per una discussione piu' dettagliata che ho condotto a suo tempo)

(b) Forse perché non e' in grado di produrre una difesa covincente della dichiarazione di Khan, Paul aggiunge la seconda parte, che è peggio che semplicemente poco convincente: suggerisce che i sostenitori del Manifesto siano piu' interessati all'abuso di una metafora che ai crimini commessi dal personale militare USA ad Abu Ghraib. Questa e' un'accusa grave, visto che, ovviamente, preoccuparsi di piu' per l'abuso di una metafora che per gli abusi e le torture su esseri umani si dovrebbe aver perso ogni riferimento morale, per dirla ancora gentilmente: ci si dovrebbe quindi aspettare che Randy Paul presenti delle solide prove a sostegno della sua accusa. Quello che e' in grado di presentare, invece, è il verbo 'sembrare': gli Eustonian 'sembrano essere interessati', dice, piu' ad una cosa che all'altra. In altre parole, l'accusa e' frutto di poco piu' che un capriccio. Forse pensa che criticando un paio di dichiarazioni di funzionari di Amnesty operiamo una scelta di campo contro il loro operato ? ma sono certo che non riuscira' a provare una simile accusa: i sostenitori dell'associazione (come me, da cosi' a lungo che non saprei dire esattamente quanto) possono benissimo desiderare che questa si attenga ai propri elevatissimi standard quando quando sembra cadere nella sbilanciata retorica politica che e' adesso di moda presso parti della sinistra.

Paul prosegue:

Cio' che trovo decisamente offensivo e' questo commento:

La violazione dei diritti umani fondamentali ad Abu Ghraib, a Guantanamo e nel corso delle pratiche di rendition deve essere recisamente condannata per quello che e`, la violazione e l'abbandono di quei principi universali [...]

Ma per favore: quando si dice gli eufemismi. Non è "un abbandono di principi universali", e' un crimine contro l'umanita'...

Anche questa critica sembra niente piu' che frutto di un capriccio, un tentativo di basarla sul nulla. Si', la violazione e' un crimine contro l'umanita'; ed essendolo, e' anche un abbandono dei principi universali che definiscono questo genere di crimine. Se gli autori del Manifesto avessero detto che era una cosa ma non l'altra, Paul avrebbe avuto di meglio che un capriccio su cui basare l'accusa, ma cosi non e', e non gli rimangono migliori argomenti che accusarci di usare un eufemismo; finche' non intende portare alcunche' a sostegno della sua interpretazione, non fara' molto piu' che dare l'impressione di cantarsela e suonarsela da solo.

E' di pubblico dominio che lo Euston manifesto e' stato prodotto da un gruppo che conta, tra gli altri, determinati blogger britannici. Volete sapere cosa abbiamo pensato e pensiamo di Abu Ghraib in relazione ai crimini contro l'umanità? O sulla tortura? Potete dare un'occhiata:

Il punto non e' se gli abusi [ad Abu Ghraib] fossero o meno, in natura o scala, paragonabili ai crimini del regime di Saddam Hussein. La pratica della tortura, in se' e' per se', e' un male assoluto ed ingiustificabile; e' un abominio. Per tanto, la proibizione di tortura dovrebbe essere un imperativo morale assoluto in in ogni entita' nazionale civilizzata, come col tempo lo e' diventata nelle leggi della comunita' internazionale. Assieme alla proibizione di altri crimini estremi contro l'umanita' ? ad esempio il genocidio - la proibizione della tortura rientra nella dottrina dello jus cogens: e' una norma categorica che vincola ogni Stato e dalla quale nessuno puo' chiamarsi fuori; protegge un diritto la cui deroga non e' ammessa nemmeno in guerra o in condizioni di emergenza nazionale. La proibizione della tortura non è un limite morale e legale del genere che e' ammissibile trasgredire a patto che la trasgressione non sia troppo 'estrema'.

E potete dare un'occhiata. E potete dare un'occhiata. Si', perche' non date un'occhiata?

Oppure potreste continuare a suonarvela e a cantarvela da soli. Non e' pero' una critica intellettualmente o moralmente seria, e' semplice animosita' senza un fondamento; e ben rappresenta il tipo di commenti negativi che quel paragrafo nello Euston Manifesto ha attratto.


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