28 febbraio 2010

Oi Dialogoi (versione a qualcuno piace caldo)


...o almeno globalmente riscaldato.

Giorno 1:

Paziente: "Allora, dottore?"

Dottore: "Mi spiace, ma temo di non avere buone notizie. Come temevamo, e come le avevo anticipato, é cancro ai polmoni... no, metta via la sigaretta, non mi sembra il momento, e poi in ospedale é vietato fumare. La prima cosa da fare, in effetti, sarebbe smettere completamente."

P: "Cancro?"

D: "Temo di sì. Adesso non voglio sovraccaricarla di informazioni, ma é importante tenere a mente che l'abbiamo identificato nella sua fase iniziale e che ci sono diverse opzioni terapeutiche aperte, che ci danno ottime probabilità di..."

P: "Che tipo di cancro?"

D: "Scusi?"

P: "Voglio dire, é un epitelioma spinocellulare? Un adenocarcinoma? Forse un carcinoma bronchiale a piccole cellule?"

D: "Mah, é praticamente impossibile dirlo senza una biopsia, per ora credo convenga concentrarci su..."

P: "Ma come, mi diagnostica un cancro, mi comincia già a parlare di terapie e non mi sa dire neanche di che cancro si tratta? Mi scusi ma non mi sembra molto professionale. Quali indicazioni ha che si tratti veramente di cancro?"

D: "Ma le radiografie, i marker, le analisi del sangue...."

P: "Tutti metodi, lei che é uomo di scienza me lo insegna, soggetti ad errore, no? Non crede che prima di impormi cure dolorose e pericolose per la mia salute, oltre che distruttive per il mio stile di vita, dovrebbe almeno avere la certezza che di cancro si tratta?"

D: "Mah, veramente credo che la cosa importante sarebbe per lei cominciare ad affrontare la cosa...."

P: "Affronterò la cosa quando avrò la certezza che lei non sta distruggendo la mia vita a vuoto come succede a quel 3 per cento di falsi positivi che ogni anno si sentono diagnosticare il cancro senza avercelo"

D: "Vabbe', guardi, che ne dice se lunedì mattina facciamo una biopsia e ci leviamo il dubbio?"

P: "Lunedì é impossibile, ho molto da lavorare, vuole anche distruggere la mia carriera e le mie prospettive economiche con queste storielle di cancro e malattie mortali?"

D: "Martedì? Mercoledì?"

P: "Le farò sapere"

D: "Ma almeno smetta di fumare!"

P: "Neanche per sogno, mi sembra assurda questa sua pretesa di alterare radicalmente il mio stile di vita in nome di una minaccia che mi sembra francamente molto fumosa. Arrivederla"


Giorno 8:

D: "Allora come va?"

P: "Benissimo, mi sento in condizioni perfette"

D: "Bene, un atteggiamento positivo é molto importante nell'affrontare questo tipo di malattia"

P: "Ecco, quale tipo di malattia, esattamente?"

D: "Un cancro, di cosa credeva che stessimo parlando?"

P: "Ecco, proprio lì la volevo, dottore, mi sono informato, ed ho scoperto che esiste un vasto movimento di opinione di persone che sono scettiche sulla idea stessa di cancro"

D: "...uh?"

P: "Certo. Lo sa che esiste chi sostiene che il cancro non esiste e si tratta di semplici infezioni da funghi? Che alcuni sostengono che il cancro é un fenomeno perfettamente naturale e sono i chemioterapici ad uccidere il paziente? Lo sa che i Maya e gli Aztechi non avevano cancro? Che non si conosce un solo caso di uomo di Neanderthal morto di cancro?"

D: "Ma non avevano medici per diagnosticarlo, erano..."

P: "Ecco, proprio lì la volevo: non le sembra strano che a diagnosticare il cancro siano sempre e solo medici, ovverosia le persone che più hanno da guadagnare, in finanziamenti pubblici e prestigio, da questa fantomatica 'minaccia cancro'?"

D: "Ma scusi, chi dovrebbe diagnosticarlo, un geometra?"

P: "Non é questo il punto, a diagnosticarlo dovrebbero essere persone che non hanno interesse a che il cancro esista, nella realtà o nella psiche collettiva. E invece a diagnosticarlo sono sempre questi 'ricercatori' di questi istituti 'oncologici', e a parlarne sono sempre 'sti maledetti crociati delle campagne contro il fumo, che hanno la loro agenda, i loro obiettivi nascosti che nulla hanno a che vedere col cancro e che mirano semplicemente a imporre a tutta la società la criminalizzazione delle sigarette e dei fumatori"

D: "Si, ok, tutto quello che vuole, ma lei continua ad avere una massa nei polmoni e a sputare sangue ogni mattina quando si alza, e fuma due pacchetti di sigarette al giorno"

P: "Ecco, proprio quella, la sua famosa 'massa' che ha dei contorni così sfocati, mentre un tumore dovrebbe essere una massa compatta e sostanzialmente diversa dai tessuti circostanti... Come é possibile?"

D: "Beh, questo dipende dalla radiografia, non può aspettarsi che sia precisa come un disegno. Se vogliamo, vede qui, anche le ossa sono leggermente sfocate ai bordi...."

P: "Ecco, e questo non significa forse che una radiografia é un sistema di gran lunga troppo rudimentale e impreciso per diagnosticare qualcosa di importante come un cancro? Mi sembra che alla fine tutto quello che lei ha in mano sia una serie di assunzioni poco giustificate ed un sacco di propaganda della lobby antifumo"

D: (sospiro) "Va bene... facciamo una TAC? Una risonanza magnetica?"

P: "Tutt'e due, magari, chissà che stavolta non riusciamo a trovare qualcosa di convincente per sostenere le sue teorie..."


Giorno 22:

D: "Dunque, queste sono le lastre della TAC e queste della risonanza magnetica...."

P: "Andiamo sempre peggio, dottore."

D: "Oh, mi spiace sentirlo, ma se rifiuta ogni tipo di terapia e continua a fumare due pacchetti al giorno..."

P: "No, dico, andiamo sempre peggio con la sua teoria del 'cancro'. Io qui non vedo nulla di definitivo, le immagini sono assolutamente incomprensibili per me"

D: "Sì, sono difficili da interpretare..."

P: "Interpretare? Aha! Ci risiamo! Ogni volta che lei sostiene di avere delle prove inconfutabili in mano ci riduciamo a dover 'interpretare' delle cose fumose ed incomprensibili, ogni volta voi dottori vi arrogate il privilegio di fare diagnosi in base ad elementi che solo voi sostenete di capire, ovviamente col sostegno della lobby antifumo e dei miliardi che riuscite ad estorcere ad un pubblico troppo credulone! Mi spiace ma io non ci sto a prestarmi al vostro gioco, arrivederci!"


Giorno 45:

D: "Ah, salve, non pensavo di vederla più, si é finalmente convinto che qualcosa non va?"

P: (agitando una risma di fogli) "Proprio lei! Stavolta la ho in pugno, caro dottore, lei e tutta la lobby cancrista/antifumo! Sa cosa sono questi?"

D: "Uh... no"

P: "Sono i fogli su cui ho stampato la sua corrispondenza elettronica col primario della clinica, che un amico che lavora nel centro di calcolo dell'ospedale mi ha passato!"

D: "Ma veramente... mi sembra una cosa almeno illegale, la mia corrispondenza é privata..."

P: "E ci credo che la vuol tenere privata! Guardi qui, qui ci sono tutte le prove della truffa ai miei danni che ha cercato di ordire! Guardi qui! Legga! 'Ho applicato il trucco che mi avevi consigliato per eliminare il rumore di fondo nelle radiografie e rendere i contorni della massa più definiti, spero che questo basti a convincere il paziente che quella massa esiste davvero...'. Tutta la sua diagnosi é basata su un trucco, lo ammette lei stesso! Ha usato trucchi per convincermi che avevo il cancro! E questa! 'La biopsia é inconclusiva...'. Inconclusiva! Ci rendiamo conto? Lei stesso ammette che la biopsia é inconclusiva!"

D: "Sì, certo, nel senso che non é stata sufficiente per determinare il tipo di cancro che...."

P: "E cosa le ha risposto il suo primario? 'Dopo un mese ancora non sappiamo che tipo di cancro ha questo poveretto. Tutto questo non é scientifico, é una caricatura dell'idea stessa di medicina!'. Non é scienza, non é medicina, lo dice il suo stesso primario! Dove é finita la sua sicumera, adesso, dove sarebbe il suo famoso 'cancro'?" (tossisce, sputa sangue in un fazzoletto)

D: "Ha bisogno di aiuto?"

P: "Non si avvicini! Sto benissimo, io!" (se ne va sbattendo la porta)


Giorno 75 (il funerale)

Amico: "Eh, ha dimostrato un grande coraggio, ha riso in faccia alla malattia fino all'ultimo. Lo sai cosa mi diceva sempre? 'Il cancro, per me, non esiste'. E ha fumato quaranta sigarette al giorno fino all'ultimo. Se solo avesse avuto dei medici competenti, invece di quella bestia che non riusciva a capire cos’aveva…"

08 febbraio 2010

I diritti bisogna meritarseli


Trovo molto interessante l'atteggiamento di una vasta maggioranza degli attivisti per i diritti umani e contro la pena di morte. Se ci fate caso, nonostante sostengano di schierarsi contro le sentenze di morte e contro attività come la tortura e la detenzione in condizioni inumane, quello che in realtà fanno, quasi sempre, è organizzare campagne per il riconoscimento dell'innocenza dei condannati.

In altre parole, non dicono "Mumia Abu-Jamal non deve essere giustiziato", ma "Mumia Abu-Jamal è innocente"; motivo per cui non ci sono attivisti che abbiano cercato, a suo tempo, di far sospendere la sentenza di morte per Timothy McVeigh. Nessuno dice che la prigione di Guantanamo deve essere chiusa, ma che i detenuti di Guantanamo devono essere liberati (sottinteso, in quanto innocenti). In realtà la maggioranza dei cosiddetti attivisti per i diritti civili non riescono, forse condizionati da decenni di film americani in cui i poliziotti buoni pestano solo i colpevoli e i poliziotti cattivi solo gli innocenti, a considerare che la tortura e le condizioni inumane di prigionia non vadano applicate neanche ai colpevoli.

Il risultato di questo atteggiamento è, in senso lato, la scarsa credibilità della maggior parte delle campagne che i suddetti attivisti lanciano, specie in occidente, e nello specifico episodi come quello della storia d'amore fra Moazzam Begg e Amnesty International.

Moazzam Begg è un ragazzo di Birmingham che intorno ai 16 anni, nei primi anni '90, è entrato in una gang, e quando la polizia lo ha arrestato - per benefit fraud, non per attività correlate con la gang - ha trovato durante una perquisizione della sua stanza del materiale "strano": un giubbotto antiproiettili, un visore notturno, materiale propagandistico integralista. Tutta roba che, sostiene in tribunale il giovane Moazzam, è lì solo perchè lui ne fa "collezione". Il giudice gli crede.

Quando viene arrestato, il giovane Begg è già stato (1993) in un campo di addestramento in Afghanistan (ne parla nel suo libro), anche se, povero, lui credeva che volessero addestrarlo a fare il volontario, una versione musulmana dei Peace Corps, e una volta arrivato lì gli sembrava cattiva educazione andarsene subito, e poi è stato in Bosnia durante la guerra civile - ma anche in questo caso per errore: lui voleva fare l'insegnante e gli avevano detto che in Bosnia c'erano posti liberi, lui non leggeva i giornali e non sapeva che c'era una guerra civile.

Ha anche cercato di arrivare in Cecenia, sempre per fare l'insegnante, o il giardiniere, e immaginate la sua sorpresa quando le guardie di frontiera georgiane l'hanno rimandato indietro per via della guerra. Il poverino avrà cominciato a pensare che la sfortuna lo perseguitava.

Alla fine, insh'allah, ha coronato il suo sogno, lasciando la Gran Bretagna a metà del 2001 con la famiglia per andare a coltivare patate in Afghanistan. Il poverino deve essere stato assolutamente disperato quando dopo pochi mesi è successo quel che è successo, e in preda al panico ha deciso di lasciare Kabul, guarda caso, sulla stessa strada e nello stesso convoglio con cui viaggiavano le forze dei Talebani in fuga dalla capitale.

Insomma, se Moazzam Begg è finito a Guantanamo è stato per sfiga, un po' come quando il mio bisnonno, a Brooklyn, è finito dentro solo perchè la polizia (razzista e italianofoba) l'ha trovato con una mazza da baseball in mano vicino ad un portuale con entrambe le ginocchia fratturate, che s'era appena convinto a pagare la tassa di iscrizione al sindacato. Prove, al meglio, circostanziali, eppure...

Ma vabbe'. Il problema è che Moazzam Begg doveva, effettivamente, essere tirato fuori da Guantanamo perchè quella di Guantanamo è una prigione illegale, ma questo non significa che sia innocente - esattamente come Timothy McVeigh non doveva essere giustiziato sebbene fosse innegabilmente colpevole (e, per giunta, di destra). Invece Mo, il caro ragazzo, non ha fatto a tempo a ritornare in UK, libero come l'aria, che è diventato dalla sera alla mattina una ragazza pon-pon per le associazioni pacifiste e soprattutto per Amnesty International.

Ha fondato un'associazione, Cageprisoners, che si occupa dei diritti dei prigionieri (solo se sono jihadisti, ça va sans dire) e organizza tour e conferenze sponsorizzate da Amnesty International. Amnesty International, sarà il caso di notarlo esplicitamente, sponsorizza le conferenze di un signore che definisce la giustizia dei Talebani "austera" e l'unica in grado di "portare ordine in Afghanistan". Perchè ad Amnesty e ai suoi attivisti, che sono, per usare un termine caro a Yossarian, Ur
iel, Niccolò e molti altri, dei farlocchi della più bell'acqua, non sta mica bene difendere i diritti di un colpevole, loro vivono su un elevatissimo piedistallo morale e difendono solo innocenti. Alla fine, non sono diversi dai poliziotti di Bolzaneto: per entrambi, i diritti spettano a chi se li merita, agli innocenti - cambia solo la definizione di chi sia innocente.

Poi capita che una responsabile di Amnesty, una che ha studiato i problemi dell'integralismo religioso per trent'anni, e sta con Amnesty proprio perchè conosce le violazioni dei diritti umani perpetrate da regimi teocratici, in Afghanistan, Iran o Alabama, abbia il coraggio di mandare una lettera ai direttori dell'associazione, chiedendo se sia una buona idea associare il nome di Amnesty a quello di Moazzam Begg - il "più famoso sostenitore inglese dei Talebani", come si è definito in qualche occasione lui stesso - non per islamofobia, ma perchè un'organizzazione come Amnesty non ci guadagna dallo sponsorizzare quella che è a tutti gli effetti un'ideologia ultraconservatrice e avversa al concetto stesso di diritti umani universali.

Il risultato, com'era ovvio, è che poche ore dopo che la notizia è trapelata ai giornali, la responsabile di Amnesty è stata sospesa dal suo incarico e Amnesty si è preoccupata di ribadire che la guerra continua al fianco dell'alleato germanico afghano.