26 giugno 2006

Binario 10


Una risposta di Norman Geras ai commenti di Daniel Finkelstein sul Times, a proposito dello Euston Manifesto, e del tentativo di salvare la sinistra da sè stessa



Scrivendo su questo giornale [ tre ] settimane fa, Daniel Finkelstein ha espresso sullo Euston Manifesto - un documento che invoca un nuovo allineamento politico progressista e nella cui stesura ho giocato un ruolo non indifferente - un'opinione ambivalente. "Davvero ottimo", ha detto. "concordo con le idee di base; lo trovo ben scritto ed attuale." Allo stesso tempo però l'ha definito "un gigantesco spreco di tempo ed energia". Come mai? Perché, anche se lancia una sfida ad idee largamente accettate a sinistra, lo scopo di coloro che lo hanno prodotto è di "salvare la sinistra da sè stessa", e non ne vale la pena.

Ci sono due diverse risposte possibili a questa posizione. La prima è che anche per chi non considera la sinistra come il posto migliore dove porsi politicamente, una sinistra più sana è certamente da preferirsi.

Finkelstein pensa che ¨le chiare affermazioni di principii¨ del manifesto "siano sprecate se rivolte a gente che non le condivide e mai lo farà"; ma in politica non si può mai sapere chi concorderà con ciò che si sta per dire fino a che non lo si sia detto, e ci sono già segnali che ciò che abbiamo detto nel manifesto - tener duro sui principii democratici e sui diritti universali dell'uomo, non cercare scuse per il terrorismo o la tirannia, opporsi all'antiamericanismo, non svilire la tradizione liberale della libertà di pensiero - sia stato accolto favorevolmente da una parte della sinistra liberale. Quanta strada riuscirà a fare rimane da vedere, naturalmente, ma tranne che per ristretti gruppi di faziosi, è generalmente meglio per il bene della discussione politica che quelli "dall'altra parte" siano legati ai principii migliori possibili piuttosto che ai peggiori.

In secondo luogo, per quelli di noi che non hanno ancora rinunciato a difendere la causa della sinistra, c'è ancora più ragione per non desiderare di vedere i valori dell'universalismo e della democrazia svuotati di ogni importanza: vediamo questi valori come legati alle idee che sono sempre state al centro delle lotte della sinistra, e non ci sentiamo di poter contare su nessun altro per difenderli.

Finkelstein scrive che "lo sforzo di persuadere la sinistra è anch'esso sprecato": se lo Euston Manifesto fosse stato pubblicato da esponenti di destra, il sostegno a destra sarebbe stato pressochè totale; ma questo non è vero per alcune delle posizioni del Manifesto - ad esempio, il suo abbracciare i principii egualitari e il suo sostegno ai sindacati in quanto "fondamenta della difesa degli interessi dei lavoratori" e la sua difesa (nelle parole di Shalom Lappin) "dell'integrità del bene pubblico contro l'assalto delle privatizzazioni e dell'espropriazione che è derivato dall'adesione dogmatica alle idee neoliberiste". Alcune voci conservatrici, nell'accogliere favorevolmente il manifesto, hanno espresse chiare riserve su questi punti.

Eppure, Finkelstein ha ragione sulla gente di sinistra "che non concorda e mai lo farà". Per ogni simpatizzante di sinistra che ha risposto positivamente al manifesto ce n'è stato almeno uno ostile. La cosa interessante di questa reazione sono i temi di cui si compone. Nella misura in cui il manifesto dice qualche cosa di condivisibile (dicono i critici), lo fa nei termini di banalita' benintenzionate; e le nostre critiche di altre parti della sinistra si applicano solo ad un piccolo numero di estremisti. Eppure, il manifesto si è immediatamente attirato addosso un'ostilità da parte di molti che si potrebbe definire robusta. Perchè? Il documento non nomina nessuno in particolare nell'identificare alcuni discutibili schemi ricorrenti nelle discussioni, nell'evasivita' su certe questioni e nelle apologie: chi non vi si identifica non ha ragione di protestare. Viene da suggerire che almeno uno dei motivi per questa animosità sia che ad identificarsi nelle critiche sia un'area della sinistra ben più vasta del solo Socialist Workers Party.

Se così non fosse, perchè è diventato comune sentire esponenti della sinistra criticare i principii universali dei diritti dell'uomo come "arroganti", "imperialisti" o (sottovoce, mi raccomando) "islamofobici"? La fedeltà a questi principii - alla democrazia, alla libertà, all'uguaglianza - era un tempo un minimo comune denominatore a sinistra, ma nelle pagine di opinioni e commenti della stampa liberale è diventato routine leggere i pezzi di giornalisti ed altri intellettuali di area (si suppone) progressista che ci spiegano che la democrazia, o il liberalismo, o i valori dell'Illuminismo, tutti forse adatti all'Occidente, potrebbero non esserlo in altri contesti culturali. Il diritto alla libertà di espressione - completa libertà, fatta salva solo l'istigazione all'odio o alla violenza - è anch'esso messo frequentemente in discussione di fronte a sensibilità religiose sempre più rumorose nel denunciare le offese.

Borbottii genericamente ¨comprensivi¨ nei confronti di atrocità terroristiche - a Londra o Madrid, ma particolarmente a Tel Aviv ed Haifa - che avrebbero radice nella povertà, nell'oppressione e nell'ingiustizia sono ugualmente comuni, sebbene poi queste voci borbottanti siano incapaci di spiegare perchè in passato i movimenti che combattevano queste ingiustizie non abbiano fatto ricorso a stragi indiscriminate di civili; noti opinionisti - gente matura, veterani della sinistra - si destreggiano nell'appoggiare la cosiddetta resistenza irachena malgrado i suoi metodi da stragisti, o fanno confronti arbitrari e faciloni fra gli Stati Uniti di George Bush e la Germania nazista. Che simili temi siano discussi nei media da esponenti della sinistra liberale è pubblicamente verificabile: è stato documentato e criticato ripetutamente, e presumibilmente i giornali che pubblicavano commenti di questo genere non l'avrebbero fatto se quei commento non avessero incontrato il favore dei loro lettori.

Il manifesto di Euston è una risposta a queste tendenze politiche, e come tale è ben mirato: ecco perchè ha destato tanto interesse, e tanta ostilità. Siamo felici di ribadire alcune importanti, anche se ovvie, verità, e di mostrare che non abbiamo perso ogni speranza nel futuro della sinistra.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ti convince?

Eugenio Mastroviti ha detto...

Spero sia una domanda retorica...

Mi convince, sì, certo, non mi porrei a sinistra altrimenti. Certo, bisogna vedere:

mi convince il fatto che sia possibile salvare la sinistra da se stessa, nel senso di riportarla sul binario del rispetto dei diritti umani e della democrazia prima di tutto

mi convince il fatto che non sia uno spreco di tempo, e che anzi, certe forze antidemocratiche nella sinistra siano molto rumorose ma assolutamente minoritarie, e che un'esperienza come quella del Manifesto sia necessaria proprio per dar voce a chi in quelle grida scomposte di "socialdemocrazia in Svezia, dittature totalitarie in Medio Oriente!" non ci si riconosce affatto

mi convince poco il discorso di Finkelstein sull'approvazione (non strumentale) che il Manifesto riceverebbe a destra, dove si blatera di complotto comunista persino per una legge sul conflitto di interessi, lasciamo stare poi l'universalità dei diritti dei lavoratori o la riforma della WTO e della World Bank - e quindi, ancora, mi convince molto la risposta di Norman Geras.

Poi la tua domanda può essere interpretata in molti modi: a te cosa, esattamente, non convince?