27 dicembre 2006

Pausa


Questo blog se ne va in vacanza in Italia, senza connessione Internet ma con ripetute abboffate con parenti e vecchi amici.

Colesterolo permettendo, ci sentiamo ai primi di gennaio. Buon anno a tutti e tre i miei lettori.

20 dicembre 2006

Auguri. Anzi, no.


Si fa presto a dire "buon Natale", o "felice anno nuovo", o tutt'e due. A quanto pare la political correctness ha reso tutti ipersensibili: in cartoleria devi cercare mezz'ora per trovare una cartolina di auguri natalizi, il meglio che ti può capitare é un banale "Season greetings". Dire "buon Natale" ad un non-cristiano é apparentemente offensivissimissimo, quasi come dire "bel taglio di capelli" ad una collega donna (se sei uomo) o ad un collega uomo (se sei gay), dal momento che, come tutti gli apprezzamenti legati all'aspetto di una persona di sesso opposto (o comunque partner sessuale potenziale) può costituire molestia sessuale, come specificato a pagina 78 del manuale di comportamento per gli impiegati in rapoporto a potenziali molestie sui luoghi di lavoro (no, non vi sto prendendo per il culo, il mio primo giorno di lavoro l'ho passato, come da disposizioni superiori, a spulciarlo invece di lavorare, e siamo tenuti ad averne sempre una copia nei cassetti della scrivania).

Anche gli atei come me, in questo Paese, hanno sviluppato sensibilità da mimosa pudica: alcuni si lamentano delle aggressioni che subiscono da chi augura loro buon Natale. Personalmente sarei molto contento se tutti i cristiani di questo Paese venissero di persona ad augurarmi buon Natale, buona Pasqua, buona Pentecoste, e la smettessero di scassare la uallera sui matrimoni gay, che tanto ci sono e rimangono, rassegnatevi. Sarei molto contento se si cominciasse ad augurare buon Natale anche ai musulmani che vivono in Gran Bretagna, e però si cominciasse anche a dare ai loro figli scuole decenti e opportunità di lavoro. Sarei addirittura estatico se si potesse dire alle colleghe donne che hanno un bel vestito, e allo stesso tempo si potesse pagarle quanto guadagnano gli uomini, visto che lo stipendio medio di una donna nella City, a parità di mansioni, é del 20% più basso di quello dei suoi colleghi uomini. Il meglio, poi, sarebbe se si riuscisse ad accettare chi dice "bel vestito" e si licenziasse chi dice "zitta e servimi da bere, anche se hai un MBA di Harvard, perché hai le tette" - ma qui siamo alla fantascienza.

Comunque ho deciso: quest'anno questo blog non fa auguri. Niente buon Natale perché sono ateo. Niente Season's greetings perché il concetto di stagione é offensivo, ad esempio, per i sostenitori dell'ipotesi della Terra piatta. Niente buon anno, perché ogni religione e cultura fa cominciare l'anno in un momento diverso, e comunque anche il concetto di anno come periodo di rivoluzione attorno al Sole fa a pugni con l'ipotesi geocentrica, che merita rispetto quanto tutte le altre. Niente auguri perché il concetto viene reputato offensivo dall'Associazione Europea Depressi Cronici, Scazzati, Brontoloni e Guastafeste per Principio. E niente buone mangiate, perché l'anoressia é una lifestyle choice e pertanto augurare alla gente di abboffarsi implica che scegliere invece di non mangiare e crepare di fame sia sbagliato.

Potrei dire qualcosa di generico a proposito di questa fine Dicembre, ma non lo farò perché il nome "Dicembre" riprende il decimo mese del calendario romano e pertanto offende i discendenti delle vittime dell'imperialismo romano. Per cui, per celebrare questo gruppo di giorni che a me appaiono (ma potrebbero anche non essere) molto brevi e freddi, in cui un sacco di gente s'abbraccia e si bacia nonostante gli inviti alla castità dell'unione delle chiese fondamentaliste americane e di un paio di imam particolarmente agitati (sia detto senza alcuna velleità di critica), un caloroso vaffanculo a tutti. Statemi bene. O anche no, perché la distinzione fra salute e malattia é arbitraria e repressiva, tipica del pensiero occidentale.

A grande richiesta


Le lettere semi-illeggibili a protezione (si suppone) dallo spam nei commenti sono state tolte, almeno temporaneamente, su richiesta e scazzo di più di uno dei miei tre lettori.

...and good riddance


A differenza di almeno uno dei mie tre lettori, sono sempre stato un tifoso dell'ONU. Non ho mai creduto nella sacralità della sovranità nazionale, ed ho sempre pensato che un organismo sovranazionale di qualche tipo, preposto a garantire la risoluzione dei conflitti ed il rispetto dei diritti umani (anche a costo di una riduzione, volontaria o meno, della sovranità nazionale dei Paesi coinvolti) sia essenziale.

Proprio per questo saluto con una certa contentezza la fine del mandato di Kofi Annan come segretario generale dell'ONU. Annan ha presieduto, prima come responsabile del peacekeeping e poi come segretario generale, alle peggiori debacle dell'ONU: dal Ruanda a Srebrenica, dalla Somalia alle tangenti Oil for Food. Certo non porta quelle colpe da solo: condivide Srebrenica e la tragedia bosniaca con le cancellerie europee, il Ruanda con l'amministrazione Clinton, gli scandali Oil for Food con metà dei governi del pianeta; tuttavia mai come con Annan l'ONU é diventata amorfa, inefficace, irrilevante. Il problema non é se l'ONU abbia direttamente causato, ad esempio, la tragedia in Darfur - cosa che non ha fatto: il problema é la sua assoluta mancanza di reazione, salvo peggiorare occasionalmente la situazione concentrando i profughi in una sola città e poi abbandonandoli alla prima avvisaglia di milizie Janjaweed.

Se Annan non ha direttamente colpa per la progressiva irrilevanza dell'ONU (colpa che possiamo tranquillamente scaricare sull'amministrazione Bush e sui suoi sicofanti europei), ne ha sicuramente per il fatto che questa frequente irrilevanza venga accolta con diffusa noia ed indifferenza dal pubblico occidentale. L'ONU non conta più una sega, sembrano pensare in molti, ma anche quando contava qualcosa che cosa ha risolto, esattamente? Quando un'organizzazione di guerra come la NATO, alla fine, previene più morti in Bosnia di un'organizzazione di pace come l'ONU, l'ONU ha ancora senso? La risposta é sempre più spesso "no", ed una delle persone da ringraziare per questo é Kofi Annan. Possiamo solo sperare, per quando sia improbabile, che il suo successore riesca ad invertire la tendenza.

18 dicembre 2006

Nanny employer


Il passo successivo al nanny state, babau per eccellenza degli anglosassoni, é il nanny employer, mio babau personale.

Da quando ci siamo trasferiti tutti insieme appassionatamente in cima a questo palazzone, abbiamo scoperto che il nostro datore di lavoro si preoccupa oltre misura della nostra salute. Ogni piano ha una grande sala cucina/rinfreschi/ritrovo, con gli abituali distributori automatici gratuiti di snack, bevande calde, bibite. Snack, ovviamente, dietetici, ricchi di fibre e cereali e assolutamente privi di acidi grassi insaturi (o forse saturi, li confondo sempre); bevande calde di tutti i tipi, anche se un cartello alto un metro ci avverte dei pericoli collegati all'eccesso di caffeina, le bustine del té sono quasi tutte al té verde (contiene, pare, più antiossidanti) e ovviamente non c'é zucchero ma solo dolcificante; bibite rigorosamente dietetiche, in massima parte non gasate, laddove possibile diuretiche e oligominerali, cocacola decaffeinata, dezuccherificata, degassata, con aggiunta, si sospetta, di prozac.

Abbiamo resistito due giorni, poi, quando siamo stati informati che nella cucina non era permesso usare posate di metallo ma solo di plastica, onde prevenire incidenti, abbiamo detto basta. Il distributore di bibite é stato aperto e le bibite sostituite (grazie ad un accordo con quelli della palestra, che comprano bevande umane, che costano di meno, e le scambiano con le nostre dietetiche) , nei frigoriferi sono comparse bottiglie da un gallone di latte intero ed ogni piano ha la sua brava zuccheriera da 2 chili, il tutto pagato dalla piccola cassa grazie alla creatività di una segretaria che andrebbe fatta Santa Subito (tm); per gli snack non c'é stato niente da fare, sono ancora cibo per criceti (la serratura é abbastanza più resistente), ma, l'ho menzionato in passato, Krispy Kreme é direttamente sotto al palazzo e fa sconti per quantità. Ogni mattina, entrando, si lasciano un paio di sterline in una scatola e verso le 10 cominciano ad apparire vassoi di ciambelle normali e ripiene.

Il Consiglio Rivoluzionario della Cucina del Quarantesimo Piano sta anche valutando la possibilità di corrompere la signorina della macchinetta del caffé per convincerla a dar fuoco al cartello e a rendere disponibili bevande normali e decaffeinate in uguali quantità.

Liberté, egalité, colesterolé.

15 dicembre 2006

Traslochi


Questa settimana nessun post. Sono ormai 15 giorni che esco di casa alle 7 di mattina e torno alle 10-11 di sera, weekend incluso. Con due mesi di ritardo, abbiamo trasferito i nostri uffici (e la rete di sviluppo, e tutti gli annessi e connessi) da qui:



a qui:



e questa é una vista del mio vecchio ufficio dalle finestre del nuovo (é il parallelepipedo nero di fianco al palazzo a forma di cetriolo):


Lati negativi del trasloco: ci vuole un'ora e un quarto di metropolitana sovraffollata (o 20 km in bici) per arrivare al lavoro; tocca nascondermi per poter lavorare, perché il nostro ineffabile supermanager ha deciso che vuole diventare ancora più super, prendersi tutto il merito del successo del trasloco e fare in modo che il lavoro che il suo team fa sia visibile - in altre parole, invece di concentrarmi su cose serie come riprogettare la rete di produzione e organizzare il passaggio ad architettura a 64 bit per i database server, mi toccherebbe girare per le scrivanie chiedendo alla gente se ha bisogno di aiuto per attaccare la spina del computer alla presa; il trasloco é stato completato nella stessa settimana in cui trasferivamo il traffico dalla vecchia rete di produzione alla nuova (il supermegamanager di cui sopra ha promesso a chi di dovere che il passaggio sarebbe avvenuto prima di Natale, e non a fine gennaio come da progetto).

Lati positivi del trasloco: i Docklands, che sono un gran bel posto; il passaggio sotterraneo che collega direttamente la stazione della metropolitana (che sembra uscita da un film di fantascienza) al grattacielo in cui lavoro, roba da cattivi di James Bond; il centro commerciale sotterraneo che copre l'intera area di Canary Wharf; il negozio di Krispy Kreme direttamente sotto al palazzo; il turboascensore che fa 2 piani al secondo; la vista dalla mia scrivania:


E siccome la serendipità continua a governare la mia vita, mi sono messo a cercare sul blog di MMax, il più volte nominato anziano padre del mio amico MMatteo, questo post qui, per dire che qui i giardini sul tetto sembrano essere diventati di tendenza - questo, per esempio, é il quartier generale di Reuters:


e invece ne ho trovato uno scritto più di recente a cui questo post risponde. Ne approfitto quindi per rassicurare MMatteo e MMax: anche quest'anno sono sopravvissuto al christmas party, per quanto i postumi siano durati due giorni.

11 dicembre 2006

Pinochet


Quello che avevo da dire in materia l'ho detto qui a suo tempo.

10 dicembre 2006

Perché solo io?


A quanto pare non sono l'unico a scazzarsi/amareggiarsi per le fesserie della propria parte politica: il fenomeno si ripete a destra.

08 dicembre 2006

Denunce


Rocco Siffredi: "In Italia si tromba troppo"

Benedetto XVI: "In Italia ci sono troppi preti che pretendono di farsi i cazzi degli altri"

Luca Cordero di Montezemolo: "In Italia ci sono troppi fannulloni"

Solo una di queste coraggiose denunce è vera. Ai miei tre lettori scoprire quale.

Dei dossier e delle spie


Maedhros mi chiede perchè liquido il dossier Mitrokhin con un lapidario "bufala". In effetti è una buona domanda; soprattutto perchè l'espressione che ho usato è almeno in parte inappropriata.

Personalmente credo che il dossier Mitrokhin sia una commistione, più o meno curata, di verità, mezze verità e invenzioni mirate: un perfetto esempio, in altre parole, di disinformazione.

Tanto per cominciare, ci sono i numeri. Il compagno Mitrokhin, nel giro di 10 anni, ha messo insieme un dossier di 300.000 pagine; in 10 anni ci sono 3650 giorni, togliendo domeniche, ferie, un'influenza qua e là abbiamo 3000 giorni: questo significa che Mitrokhin avrebbe copiato per 10 anni a mano 100 pagine al giorno. A mano, sì, visto il controllo rigidissimo a cui in un posto come la Lubyanka erano e sono tuttora sottoposte le fotocopiatrici. In pratica Mitrokhin per 10 anni invece di lavorare avrebbe fatto il piccolo scrivano moscovita senza che nessuno se ne accorgesse. Mi spiace, continuo a trovarlo poco credibile.

Il problema del dossier Mitrokhin, in poche parole, è che non avrebbe potuto essere realizzato nei tempi e nei modi in cui si sostiene sia stato realizzato; mi pare peraltro di non essere l'unico a nutrire dubbi sulla sua affidabilità, visto che anche qui in UK, alla fine, non è che abbia portato a chissa quali stravolgimenti della vita pubblica.

Personalmente, sono convinto che Mitrokhin abbia fornito informazioni reali, che qui per esempio hanno portato diversi giornalisti a perdere il lavoro, e che poi il suo dossier sia stato rimpolpato dal MI6 e/o dal governo Major su richiesta di vari committenti.

Perchè i lavori della commissione Mitrokhin sono coperti da segreto? La tua ipotesi, caro Maedhros, è buona quanto la mia: forse perchè c'è qualcosa sotto; forse perchè non tutti sono convinti che il caso sia chiuso, e non è il caso di spaventare la lepre (se pure c'è una lepre); forse per lo stesso motivo per cui sono ancora coperti da segreto i nastri di un sacco di telecamere che avrebbero o non avrebbero ripreso l'impatto dell'aereo col Pentagono: imbecillità burocratica e chilometri e chilometri di quello che qui si chiama red tape.

Quanto alla famosa, o famigerata, seduta spiritica, sono più che altro sorpreso che ancora se ne parli. Credevo fosse ormai acquisito che l'informazione era arrivata attraverso un telefono senza fili dall'area dell'Autonomia ai socialisti e da lì a Prodi. A quel tempo alcuni esponenti del PSI, soprattutto Claudio Martelli ed altri astri nascenti della futura corrente craxiana, erano molto vicini a figure dell'Autonomia (non è un caso che tanta gente poi sia finita nel PSI da Autonomia e LC); non dimentichiamo che questa era proprio una delle ragioni per cui il PSI era il partito della trattativa: era il primo tentativo di fare da ago della bilancia, negoziare una tregua fra lo Stato e le BR. L'informazione arrivò a Martelli o a chi per lui da persone dell'Autonomia vicine alle BR; Martelli non poteva andare alla polizia, nè poteva mandarci altri socialisti, il partito avrebbe perso ogni credibilità con la sinistra extraparlamentare; d'altra parte, la soffiata doveva arrivare da una fonte autorevole: l'unica era coinvolgere esponenti politici vicini al PSI ma parte del governo, in altre parole la sinistra DC di Prodi e Zaccagnini.

Fra l'altro, spero sia chiaro a tutti e tre i miei lettori che la storia della seduta spiritica è quella riferita a giornali e telegiornali, non certo quella data alla polizia.

07 dicembre 2006

Mino Scaramella e Aleksandr Pecorelli


La storia non è delle più originali: un faccendiere di piccolo cabotaggio, immischiato in qualche modo con i servizi segreti, mette le mani (forse) su informazioni su una faccenda più grossa di lui, e fa una brutta fine. Correva l'anno 1979, io andavo a scuola dai Salesiani, il faccendiere/giornalista era Mino Pecorelli, e le informazioni riguardavano, forse, il delitto Moro.

Pecorelli dirigeva una rivistina chiamata O.P. (Osservatore Politico) in cui, con linguaggio sibillino, faceva capire e non capire "a chi di dovere" che lui, forse, aveva informazioni scottanti su questo o quel pastrocchio, e le avrebbe pubblicate nel prossimo numero. Di solito "chi di dovere" pagava, piuttosto che scoprire quanto, effettivamente, Pecorelli sapesse. Quando Pecorelli accennò a qualcosa che doveva rimanere nascosto, qualcosa che riguardava la DC e il sequestro di Aldo Moro, e quanto, effettivamente, le gerarchie DC avessero agito per far liberare - o meno - il loro presidente, un killer della banda della Magliana, una gang che esisteva a cavallo della sottile linea di confine fra delinquenza organizzata, estremismo nero e servizi segreti, lo uccise con quattro colpi di pistola.

Probabilmente non sapremo mai cosa, esattamente, Pecorelli sapesse. C'è la possibilità che non sapesse nulla, che stesse semplicemente lanciando qualche amo per vedere chi o cosa abboccava. Certo era un personaggio inattendibile, un attivo disinformatore, forse anche legato ai servizi segreti - deviati o meno. Ciò non toglie che sia stato assassinato, e che la sua morte sia un momento importante della stagione dei misteri italiani.

La vicenda di Alexsandr Litvinenko e, si parva licet, di Mario Scaramella ha degli affascinanti paralleli con quella di Pecorelli. Diciamo che si tratta in entrambi i casi di persone non troppo attendibili, entrambi coinvolti con la bufala del dossier Mitrokhin, Litvinenko è anche autore di una serie di improbabili ipotesi di complotto in cui Putin si sarebbe fatto da sè una serie di attentati al solo scopo di invadere la Cecenia, si suppone per depredarne le ricche risorse naturali, consistenti, um, in due pecore ed uno sciame di cavallette, o magari per farci passare un pezzo del famoso e contorto oleodotto afghano/turco/kurdo e fra un po' anche haitiano.

Tutto questo non toglie che, alla fine, Litvinenko sia stato assassinato, in maniera talmente plateale da far pensare ad un avvertimento di stampo quasi mafioso, anche se ovviamente, a riprova che come ogni gaussiana anche quella del QI ha le sue brave code, alcuni insistono che si sia avvelenato da solo per far fare brutta figura a Putin, mentre altri ipotizzano che l'abbia avvelenato il suo boss/amico/finanziatore, Boris Berezovsky. Quest'ultima ipotesi sarebbe interessante ma è abbastanza campata in aria - intanto perchè Berezovsky non ha accesso ad un reattore nucleare (e sospetto che se avesse comprato 15.000 dosi di polonio dalla United Nuclear, qualcuno se ne sarebbe accorto), e poi perchè se proprio doveva ammazzare qualcuno per far fare brutta figura a Putin, non ammazzava un ex-colonnello del KGB che gli tornava utile in termini di contatti, conoscenze e insider access.

Aggiungiamo poi che il KGB/FSB non è nuovo a lanciare messaggi, diciamo, spettacolari: dal dissidente bulgaro assassinato a Londra col ricino ai parenti dei sequestratori del personale d'ambasciata a Beirut durante la guerra civile libanese; tutti casi in cui era importante far giungere a destinazione un certo messaggio - e la tecnica, in generale, pagava: il personale dell'ambasciata sovietica a Beirut non fu mai più neanche importunato, erano gli unici che potessero girare per la città senza scorta, e i dissidenti rifugiati qui cominciarono a tenere un profilo mediatico di gran lunga più basso una volta chiarito che potevano essere raggiunti dovunque.

Nel frattempo in Italia, Paese in cui la vita per molti assomiglia ad una partita di calcio, con due squadre fra cui necessariamente scegliere, l'approccio alla vicenda Litvinenko è quantomeno curioso. Mentre la curva nord l'ha eletto a martire della libertà, scegliendo di credere ciecamente a tutto quello che ha detto, compreso il fatto che Putin avrebbe orgnizzato l'attentato delle Torri Gemelle (ma allora perchè approvano l'intervento NATO in Afghanistan? Che c'entrano più i Talebani? Mistero), la curva sud ha deciso che, essendo stato coinvolto nell'affare Mitrokhin, tutto quello che ha detto e scritto è falso, e la sua morte (ammesso poi che sia morto sul serio e non stia facendo finta) è un falso problema, una bufala, in qualche oscuro modo non è degna di considerazione. È morto di indigestione da sushi.

Quest'ultimo non è un atteggiamento nuovo. I giornali che una versione un po' più giovane di me stesso chiamava "di regime" dicevano cose molto simili di Mino Pecorelli - cose in massima parte esatte, per carità, era davvero un cacciapalle; ma il nodo centrale del suo assassinio continuava a non essere sciolto, per quanto si cercasse di renderlo per associazione poco credibile.

Poi c'è Scaramella. Lo dico subito: al prof. Mario Scaramella, personalmente, non gli darei manco da tenere il gatto per il weekend. Proprio per questo, e per la sua evidente mancanza di credibilità (Prodi agente del KGB? Ma dico, siamo seri? E cosa faceva, uccideva le vittime facendogli venire la malattia del sonno?), sono estremamente perplesso per le notizie che leggo in questi giorni. Scusate, ma proprio non ci credo che proprio adesso un giudice di Napoli s'è accorto che Scaramella è coinvolto in un giro di discariche abusive. Io non sono complottista, anzi - ma qui si esagera. Trapelano intercettazioni, amici d'infanzia fanno a gara a raccontare che strappava le ali alle mosche, i vigili urbani di Nerbate sul Minchio emettono mandato di cattura internazionale per una multa non pagata per divieto di sosta... perchè? Che bisogno c'è di screditare così un evidente cacciapalle? Non basterebbe giustapporre le sue continue dichiarazioni in punto di morte con quelle dei medici che dicono che verrà dimesso dall'ospedale domani o dopodomani? Perchè quest'accanimento? Quale delle mille probabili balle che ha raccontato forse non è interamente una balla?

Poi naturalmente arriva la mia parte innocentista, a dire che l'unico motivo per cui questa cosa è, disgraziatamente, necessaria è che il target è dopotutto una nazione istupidita dalla televisione, una potenziale dittatura mediatica di stampo orwelliano; una nazione in cui, di sicuro, è ancora possibile trovare qualcuno che crede al famoso milione di posti di lavoro
, descritta bene, ahimè, proprio da Berlusconi quando ha detto che molti elettori sono come bambini di scuola media - e neanche di quelli seduti ai primi banchi. Gente che, se non gli si ricorda ad ogni tre per due che Scaramella è un cacciapalle, domani avrà nel cervello che Prodi è una spia russa perchè l'ha detto in televisione il geometra Caramella.

E allora, ben venga il mandato di cattura internazionale dei vigili urbani di Nerbate sul Minchio. È il male minore. Forse.

05 dicembre 2006

Il mondo alla rovescia

Dovevo aspettarmelo. Dopo le manifestazioni in difesa del diritto a imporre la propria religione agli altri, dopo i bonus miliardari a manager che hanno dimezzato il valore delle società che dirigevano, dopo chirurghi diventati primari per essersi scordati bisturi, garze e finanche lampadine tascabili dentro agli operati, un battagione decorato per essere rimasto a guardare mentre la popolazione civile che era preposto a difendere veniva massacrata è quasi normale.

02 dicembre 2006

Rosalux


Bellissimo post di Rosalucsemburg sul martirio, sull'ammirazione per la morte eroica che accomuna integralisti religiosi, fascisti e di recente certe parti della sinistra "antimperialista", ovviamente sui motivi, potrei dire, psicanalitici per cui tanti prendono il conflitto israelo-palestinese a simbolo di tutte le lotte del mondo, causa e punto d'origine di tutti i mali.

01 dicembre 2006

Multiculturalismo


Mrs. Inminoranza fa volontariato allo zoo di Londra una volta a settimana; insieme alla sua amica turco-cipriota M. si occupa fra le altre cose dell'Activity Centre, dove i bambini vanno a fare disegni, realizzano spille, imparano qualcosa sulla vita degli animali.

Il London Zoo organizza ogni anno un presepe vivente; a quanto pare, quest'anno per fare la Madonna si alterneranno M., musulmana, e Mrs. Inminoranza, atea. Mi sa che lo vado a vedere e mi porto i popcorn.

30 novembre 2006

How to be evil


How to be good è il titolo di un bel libro di Nick Hornby (autore di About a boy, credo che in italiano sia stato tradotto come Un ragazzo), che parla di cosa significhi essere una "brava" persona. Una donna che ha sempre creduto di essere tutto sommato "buona" - fa il medico per il servizio sanitario pubblico, ricicla, fa volontariato - è testimone del cambiamento di suo marito conseguente all'incontro con un santone - da cinico egoista, l'uomo si trasforma in una persona veramente buona secondo gli stessi principi che lei afferma di cercare di seguire: dà via i giocattoli del figlio a chi ne ha più bisogno, smette di consumare risorse non rinnovabili (tutte), adegua i suoi consumi a quelli che sarebbero se si dividesse esattamente la ricchezza del pianeta fra tutti quelli che ci vivono. Il risultato è a tratti esilarante ed allarmante - soprattutto per quelli di noi che hanno sempre cullato l'illusione di essere, appunto, buoni.

A volte ho l'impressione, da quando mi sono trasferito in questo Paese, di star seguendo il percorso esattamente opposto. Quando ero in Italia ero un dipendente pubblico; ho lasciato il lavoro perchè mi ci trovavo male, anzi malissimo, volevo provare un modo di lavorare diverso, con maggiori responsabilità, ma senza passare per il periodo di servitù della gleba che in Italia sembra essere propedeutico a qualunque lavoro serio nel settore privato (almeno nel campo dell'informatica), così mi sono trasferito all'estero, in un Paese in cui il lavoro nell'informatica si trovava senza grosse difficoltà. Primo passo verso il Male: dal pubblico al privato.

Il primo lavoro qui non era male: la compagnia lavorava nel settore dei media, si occupava di content management ed aveva clienti come Sony, Warner Music, MTV, media alternativi, piccole compagnie di produzione indipendenti di Notting Hill. Faceva parte di una scena culturalmente attiva, interessante, poi avevamo gli uffici fra Camden Town e Primrose Hill e andavamo a bere nello stesso pub in cui Ewan McGregor occasionalmente si sbronzava e faceva a pugni col primo che capitava. La compagnia era anche sempre in rosso (è finalmente fallita poco dopo che l'ho lasciata), più per scarse capacità di gestione che per mancanza di lavoro, comunque si trattava di un lavoro moralmente accettabile, anche se lavorare per grosse case discografiche come Warner e Sony (erano gli anni di Napster e del DMCA, ricordiamocelo) qualche remora morale la causava. Ad ogni modo potevo mettere a tacere la mia coscienza: aiutavamo piccole case ad emergere o a stare a galla, ospitavamo i siti di produzioni teatrali alternative, spesso per una miseria, quando pure il boss si ricordava di farsi pagare, e insomma eravamo, appunto, ancora buoni.

Col secondo lavoro ho fatto un altro passo verso il Male: sono andato a lavorare nella City, centro nodale della finanza internazionale. Lavoravo (lavoro ancora) per una multinazionale americana (altro passo in direzione del Male) che fornisce servizi a banche d'investimento. Posso ancora, con qualche difficoltà, mettermi a tacere la coscienza: quello che facciamo è produrre sistemi per permettere alle aziende di non violare la legislazione Sarbanes-Oxley, introdotta negli USA per impedire altri scandali à la Enron/Worldcom, e sistemi per la valutazione del rischio; in altre parole, col mio lavoro (mi dico) faccio sì guadagnar soldi a Merrill Lynch, JP Morgan, Morgan Stanley, ma faccio anche rispettare le leggi che dovrebbero proteggere i piccoli risparmiatori, e con gli strumenti di valutazione del rischio aiuto a proteggere i grandi fondi pensione, i piccoli risparmiatori che si affidano alle banche o alle grandi investment houses, chi sottoscrive polizze vita. Insomma, è un po' tosta, ma la mia coscienza non rimorde ancora troppo.

Adesso c'è un problema: starei cambiando lavoro. Voglio dire, io e Mrs. Inminoranza abbiamo deciso che basta perder tempo, è il caso di comprar casa, finalmente; qui l'entità del mutuo che le banche ti concedono è strettamente legata all'entità del tuo stipendio, e con i prezzi degli immobili a Londra, se vuoi una casa in un quartiere appena decente, vicino a scuole decenti (il gene egoista preme), di dimensioni decenti - niente di speciale, stanza da letto, soggiorno, sala per i server, che Mrs. Inminoranza continua curiosamente a chiamare "stanza del bambino" - devi guadagnare letteralmente una fortuna. Per capirci, per comprar casa nel quartiere in cui vivo adesso ci vuole come minimo un reddito annuo (lordo) di circa 60-70.000 sterline o un reddito familiare (per un mutuo congiunto) di 80.000 sterline. A meno di essere un chirurgo, un avvocato o roba del genere, c'è praticamente un solo modo per guadagnare quel genere di soldi a Londra; lavorare nella City per una banca d'investimento.

Passo finale: andare a lavorare direttamente per l'Impero del Male, JP Morgan, Deutsche Bank, Goldman Sachs, per quelli che decidono le sorti di intere economie, che ci hanno regalato la bolla delle dot com, il debito africano, il crollo delle economie orientali, i "pacchetti" della World Bank e del Fondo Monetario Internazionale.

Mentre studio e mi preparo per i colloqui, continuando a ripetermi che quegli stipendi e quei bonus significano una bella casa, belle vacanze, una buona scuola per un eventuale figlio, magari anche una scuola privata alle superiori, e poi Cambridge, Oxford o il King's College senza costringerlo/a ad indebitarsi col prestito universitario, non riesco a non pensare a quella vecchia barzelletta del tizio che si rivolge alla donna seduta vicino a lui al bancone del bar e le chiede "Signora, me la darebbe per 100 Euro?" "Ma come si permette?! Certo che no!" "E per 1000?" "Ma la finisca e mi lasci in pace! Non si permetta!" "E per un milione di Euro, me la darebbe?" "Beh, per un milione... insomma..." e l'uomo sospira e fa "Lo vede, signora? Le puttane ci sarebbero, sono i soldi che mancano"

29 novembre 2006

Risolto un problema


Col suo caratteristico piglio decisionista, l'amministrazione Bush ha risolto il problema della fame negli Stati Uniti. D'ora in poi il Department of Agriculture non userà più i termini "hunger" e "hungry" in riferimento ai (peraltro pochi) milioni di americani che non possono permettersi abbastanza da mangiare, definendoli invece come persone che "are experiencing very low food security".

La prossima settimana, i neri imbottiti di 50 proiettili dalla polizia di New York non saranno più "dead" ma "vitally challenged", ed entro il prossimo mese circa mezzo milione di iracheni verranno riclassificati come "experiencing vital-signs-related inactivity".

Che bella cosa il vocabolario.

27 novembre 2006

Schiavitù


L'anno prossimo si celebra il duecentesimo anniversario dell'abolizione della schiavitù in Gran Bretagna e nelle colonie. Il governo inglese conta di celebrare l'evento anche con la presentazione di scuse ufficiali (e dunque con un'ammissione nazionale di colpa, molto in ritardo) a tutti i discendenti degli schiavi deportati.

About bloody time, viene da dire. Non è che ce ne siamo accorti mercoledì scorso, che la schiavitù è un crimine contro l'umanità. Credo che ogni nazione farebbe bene a dare un'occhiata alle colpe del proprio passato, ad ammetterle, a discuterle, a chiedersi perchè se ne è macchiata, e cosa ha fatto per impedire che episodi simili si ripetano (se ha fatto qualcosa: e se no, perchè, e se non sarebbe il caso di fare un esame di coscienza), e nel caso a chiedere scusa. Che non sarà un grande aiuto per i morti nelle navi negriere, ma ci sono ferite che durano molto a lungo, ed ogni gesto apparentemente astratto come queste aiuta un po' a cicatrizzarle.

Quello che mi lascia un tantino perplesso, invece, è la campagna lanciata da Rendezvous of Victory, che chiede di aprire un dibattito nazionale sul risarcimento dovuto ai discendenti degli schiavi. Inizialmente l'idea non era male: i discendenti degli schiavi africani fanno causa al governo inglese, e se vincono, invece di ricevere i soldi per sè, li usano per cancellare il debito delle nazioni africane. Questa proposta è passata in secondo piano da quando il govenro inglese ha deciso di cancellare gradualmente il debito africano senza contropartite, e adesso, come diceva Esther Stanford su BBC Radio 4 oggi, si parla di risarcimenti diretti ai discendenti degli schiavi e, per qualche motivo, in particolare a quelli che lavorano per rinforzare l'eredità africana e la diversità culturale della minoranza nera, ossia ad Esther Stanford e agli altri attivisti di Rendezvous of Victory (il podcast si può scaricare dal sito del programma, Today). Le "reparations", secondo Ms. Stanford, dovrebbero essere "totali": culturali, sociali, familiari, economiche. Riunificazioni familiari finanziate interamente dal governo fra rami europei ed africani delle famiglie, alterazione dei programmi scolastici per introdurre elementi di lingue, culture e religioni africane, e così via. E poi, naturalmente, ad ogni singolo discendente degli schiavi, i discendenti degli schiavisti (tramite il loro governo) dovrebbero pagare in solido danni morali e materiali secondo gli standard del XXI secolo.

Mi spiace, a costo di suonare razzista, insensibile ai diritti delle minoranze o quant'altri, devo dire che Esther Stanford non mi ha convinto affatto. L'idea, molto in voga fra un certo tipo di attivisti ma storicamente inesatta, che la tratta degli schiavi fosse un fenomeno esclusivamente bianco non sta in piedi, è strumentale, e viene sostenuta semplicemente liquidando intere nazioni africane, e un'intera economia che arrivava fino alla penisola araba, come "pochi africani costretti dai bianchi a compiere queste azioni terribili contro la loro volontà"; i loro discendenti non sono in alcun caso responsabili della schiavitù: solo gli europei bianchi, tutti, sono responsabili della schiavitù e devono pagare i danni; una domanda apparentemente ragionevole del giornalista, viene allo stesso modo liquidata sommariamente (e con una punta di razzismo all'incontrario): perchè un governo, oggi, dovrebbe essere considerato moralmente, prima ancora che finanziariamente, responsabilie di eventi accaduti due o trecento anni fa? Gli abitanti del Northumberland hanno il diritto di citare in giudizio per danni il governo norvegese per le scorrerie vichinghe del X secolo? La risposta è una magistrale svicolata: non mi aspettavo nulla di più che una domanda simile da uno come lei (i.e. un bianco), è una domanda paternalista e razzista, e noi stiamo parlando dei danni da schiavitù e degli africani, non di qualche vichingo. Ossia, intanto pagate, poi se ce la fate, senza giocare la carta del vittimismo perchè siete bianchi, provate a cavare quattrini dai norvegesi.

Una ammissione di responsabilità morale da parte di una nazione è un atto quantomeno dovuto. Un risarcimento ai figli, ai nipoti di vittime di crimini contro l'umanità è almeno altrettanto giustificato. Un risarcimento duecento anni dopo non ha alcun senso, ed apre la via ad un vespaio. Ho diritto ad un risarcimento dallo Stato italiano perchè un garibaldino ha preso a schiaffi la mia trisnonna? Posso avanzare pretese sulla busta paga di Mrs. Inminoranza perchè lei discende dai normanni che hanno invaso la Puglia, ed io almeno per un pezzetto da qualche pirata berbero/saraceno/turco e per il resto da contadini pugliesi da millanta generazioni, e quindi ad un certo punto è matematico che un suo bis-bis-bis-bis-qualcosa ha sbudellato un mio bis-bis-bis-bis-qualcosa per non aver pagato la tassa sul macinato?

(a questo proposito, com'è la composizione etnica dei miei tre lettori? Sento odore di cause miliardarie...)

Scazzi


Stanotte, verso le 3, Mrs. Inminoranza ha sentito un rumore, e sospettando che un gatto estraneo ci fosse entrato in casa (è già successo, con conseguente rissa con i nostri tre felini) s'è alzata ed è andata in soggiorno, giusto in tempo per sentire un rumore di passi di corsa e la porta del giardino che si chiudeva. Qualcuno s'era appena involato col suo vecchio laptop (Acer 1360), il suo "nuovo" laptop (IBM Thinkpad R40, ex-mio), un mio zainetto, la mia borsa porta-laptop con dentro il lettore/masterizzatore del mio Dell 420, e, per motivi inspiegati, anche una fondina da sport per l'iPod (una di quelle da mettere al braccio) e il cavetto di sincronizzazione del mio iPod. Ah, e s'è anche fregato una turkish delight, una gelatina alla rosa coperta di zucchero a velo per cui Mrs. Inminoranza ha sviluppato una forma grave di dipendenza.

Ammirevole risposta della polizia: fra la chiamata al 999 e l'arrivo della prima pattuglia sono passati meno di 5 minuti. L'unità cinofila è arrivata 20 minuti dopo, in 6 o 7 poliziotti più cane hanno controllato tutti i giardini circostanti per assicurarsi che il ladro non si fosse introdotto in altre case o non aspettasse che se ne andassero, e adesso io sono a casa ad aspettare che arrivi la tizia della scientifica a rilevare tracce e impronte digitali. Oddio, non lo prenderanno mai, e anche se lo prendono, un giudice da qualche parte decreterà che costringerlo a restituire i laptop sarebbe una violazione dei suoi diritti umani perchè lo priverebbe dell'accesso a Internet durante il periodo di affidamento ai servizi sociali sostitutivo della detenzione; ma la presenza di poliziotti solleciti ed apparentemente efficienti è comunque di qualche conforto, senza contare il divertimento a vedere CSI: London in azione ("Dalle tracce e dagli schizzi, il nostro laboratorio ha stimato che il miscuglio di birra e vindaloo sia stato vomitato ad una velocità approssimativa di 75 Km/h in direzione della vittima...").

Ovviamente, come capita a quasi tutti i mammiferi il cui home range sia stato violato da un competitore, sono incazzato come una serpe. Mrs. Inminoranza è molto contenta di non avermi svegliato immediatamente, perchè dice che a quarant'anni non è dignitoso che uno si metta a correre dietro ad un topo d'appartamenti brandendo un bokken. Sarà.

Disservizi


Se uno dei miei tre lettori mi legge tramite Sage o qualche altro aggregatore rss, avrà notato che sono comparsi decine di "nuovi" post negli ultimi giorni - in realtà post già pubblicati parecchi mesi fa.

A quanto pare Blogger Beta fa cose strane col feed rss, se un vecchio post viene modificato in qualsiasi maniera (sto cercando, a tempo perso, di taggarli tutti) lo considera nuovo e lo rimette in cima alla lista; Feedburner, povera anima innocente, si adegua.

Diciamo che per ora sono meno che affascinato dalle potenzialità di Blogger Beta; ma probabilmente è solo perchè non ho avuto un minuto di tempo per andare a sfrugugliare più in profondità.

24 novembre 2006

Conversioni


Mrs. Inminoranza è stata a far spese, e mi ha mostrato con un certo orgoglio i due francobolli semitrasparenti che conta di indossare al party di fine anno della Zoological Society of London - a cui andrà senza di me perchè da queste parti usa così.

Mi chiedo, e chiedo ai miei tre lettori che magari se ne intendono di più, ce la faccio in tre settimane a convertirmi all'Islam (versione wahabita/salafita) e a imporle il burqa?

Dagli antipodi


Dalla Nuova Zelanda, oltre alle pecore, ogni tanto arriva un blog interessante. Hakmao, per esempio, sarebbe una ragazza perfetta se non fosse per quella sua curiosa fissazione che l'Australia avrebbe dovuto battere l'Italia agli ultimi Mondiali (for the last time: there bloody well WAS a penalty!).

In particolare questo post riprende un'idea interessante a proposito dei pregiudizi di qualcuno su chi sia pronto per la democrazia e chi no.

21 novembre 2006

Promemoria ciclistico


Evitare Born to Run nella playlist mattutina. Tende a mettere strane idee in testa

19 novembre 2006

Dice Mmax


Mmax, l'anziano padre del mio caro amico Matteo, mi accusa di avergli scippato idee ed opinioni nel mio post precedente. Ricambio: questo qui è un post che da diversi giorni avrei voluto scrivere io.

Dacia Valent a volte farebbe incazzare un santo, quando ci si mette si vede che lo fa apposta a scrivere cose da far rizzare i capelli, ma tutta la storia della "rapina" al massimo può far ridere.

Il mondo come dovrebbe essere


È fenomenale come persone anche dotate di innegabile intelligenza sembrino a volte ridurre i propri processi mentali al livello di quelli di un bradipo, quando considerano il mondo come dovrebbe essere e come invece è.

Molti di noi sono perfettamente coscienti, ad esempio, che in un mondo perfetto le automobili eviterebbero da sole gli ostacoli, resterebbero attaccate al terreno anche facendo un tornante in discesa a 240 all'ora e potrebbero colpire un platano a qualunque velocità senza il minimo fastidio per gli occupanti; solo un cretino, però, in virtù di questo si metterebbe a fare i 240 all'ora su una strada di montagna con una Punto col motore truccato.

Disgraziatamente, non sempre la distinzione fra ciò che dovrebbe essere e ciò che è risulta così evidente, e capita sempre più spesso (almeno a me: sarà che sono sfigato) di scontrarsi con gente che non ha ben chiara la linea di demarcazione. La prima volta che sono incocciato in questo genere di mentalità è stato ormai molti anni fa, davanti al primo PC IBM. Il PC IBM non aveva un reset hardware: quando la macchina s'inchiodava, l'unica cosa da fare era spegnerla e riaccenderla - cosa che diventò sempre più problematica, soprattutto con l'arrivo degli hard disk. Il PC IBM non aveva il tasto di reset, ricordo (articolo su Computer Language, credo, o su Dr. Dobb's Journal) perchè, diceva un membro del design team di IBM, del software ben scritto non dovrebbe mai andare a sfrugugliare in aree riservate della memoria e in generale andare a sovrascrivere segmenti protetti facendo ingrippare il computer. Che è come dire che in autostrada un guardrail non serve perchè un'auto ben guidata non dovrebbe mai uscire di strada. Anzi, peggio, che su un'autostrada senza guardrail, inutile in quanto un'auto ben guidata non esce di strada, non ci dovrebbero essere ambulanze.

Un altro simpatico aggeggino che non ha un reset hardware è l'iPod, di cui un pregevole esemplare con schermo a colori e 80 GB di disco siede qui sulla mia scrivania in questo momento, in attesa dell'apertura dell'Apple Shop e del banco di assistenza (sì, lo so, menu + select: ma quello, come ctrl+alt+delete, non è veramente un reset hardware, e infatti in questo caso non funziona). L'iPod non ha un tasto di reset perchè, dice Apple, iTunes non dovrebbe mai inchiodare un computer mentre aggiorna l'iPod, ingrippandolo a sua volta in maniera terminale.

La politica, poi, specie qui in Europa, è piena di gente che regola la propria azione su ciò che è in base alla visione di ciò che dovrebbe essere. In un mondo perfetto, le cancellerie europee non avrebbero riconosciuto con fretta eccessiva Croazia e Slovenia, spingendo così verso il crollo della federazione yugoslava e, alla lunga, la tragedia bosniaca; dunque l'Europa non poteva/doveva intervenire in Bosnia per fermare il massacro, perchè in un mondo perfetto questo massacro non sarebbe mai cominciato. In un mondo perfetto, gli USA non avrebbero mai appoggiato i Talebani (non l'hanno fatto: ma è una di quelle cose, come il massacro di Jenin, il fosforo bianco a Falluja e i missili Cruise, aerei teleguidati, ologrammi e dischi volanti su New York l'11 Settembre, che a furia di ripeterle sono diventate verità rivelata per un sacco di gente e starle a discutere è fatica sprecata); quindi bisogna andarsene dall'Afghanistan perchè la situazione afghana non dovrebbe esistere, e, ancora, bisogna regolare il proprio comportamento non in base a ciò che è, ma in base a ciò che dovrebbe essere.

I tagli alla spesa? Non vanno fatti: perchè i buchi, anzi le voragini, del bilancio italiano sono colpa di Berlusconi, che in un mondo perfetto non sarebbe diventato neanche accalappiacani comunale. Andiamo tutti a manifestare per impedire a Prodi di mettere riparo ad una situazione che non avrebbe dovuto verificarsi.

L'Iraq? L'Iraq non avrebbe dovuto essere invaso, quindi, adesso bisogna andarsene e lasciarlo in mezzo ai casini, perchè la situazione attuale è conseguenza di qualcosa che non doveva succedere.

Gli esempi continuano all'infinito. Siamo circondati di gente che ha in mente un mondo perfetto, roseo e felice, ed è perfettamente disposta a battere i piedini e trattenere il respiro finchè papà e mamma non glielo comprano.

15 novembre 2006

Democracy Now


Quello di Democracy Now! è un podcast che cerco di non perdermi mai, una delle poche fonti di informazione indipendenti dall'interno degli USA (certo, è di parte: chi non lo è? Ma è, se non del tutto imparziale, realmente indipendente).

Il podcast di oggi, o meglio di ieri sera, era particolarmente interessante, e conteneva un'intervista al brigadiere generale Janis Karpinski. Per chi, come me, ha una pessima memoria per i nomi, sarà il caso di ricordare che Janis Karpinski era al comando della famigerata prigione di Abu Ghraib quando scoppiò lo scandalo delle torture, ed è il militare USA più alto in grado ad aver ricevuto una punizione per gli eventi di quei giorni.

Chi ha seguito i fatti in quei giorni sa che il caso di Abu Ghraib era ben lungi dall'essere l'unico in Iraq, e se è venuto alla luce è solo perchè era la punta dell'iceberg di una lotta che si combatteva al Pentagono da prima del 2003, fra i militari di carriera, che volevano un sistema meritocratico, e la cricca di Rumsfeld e degli ultraconservatori, che volevano fra le altre cose escludere completamente le donne dalla carriera militare. L'unico motivo per cui il caso Abu Ghraib esplose, invece di passare completamente sotto silenzio, fu proprio la presenza di Janis Karpinski - donna, generale di brigata, addestrata con le forze speciali; un capro espiatorio perfetto, un caso esemplare, da presentare alla stampa in catene per "provare" che le donne nelle forze armate non ci potevano stare: non è un caso che poco dopo lo scoppio dello scandalo il DoD passò una nuova serie di regolamenti che riducevano di molto gli impieghi operativi delle donne in prossimità di zone di combattimento.

Tanto il caso fu montato, che la Karpinski dovette essere punita amministrativamente e degradata a colonnello prima di essere più o meno costretta a lasciare le forze armate: non si arrivò mai ad un processo, dove avrebbe potuto dire le stesse cose che dice nell'intervista, ossia che lei non era al comando di Abu Ghraib ma comandava amministrativamente 17 prigioni in Iraq; che Abu Ghraib era stata posta sotto il suo comando con lo scopo esplicito di chiuderla e trasferire i pochi prigionieri ad altri siti, ma che l'incompetenza dell'intelligence militare e la dottrina Rumsfeld di "lasciare mano libera" alle forze incaricate dei rastrellamenti l'avevano riempita oltre i limiti, costringendo l'amministrazione ad impiegare come guardie carcerarie non i pochi MP assegnati ad una prigione in corso di chiusura, ma letteralmente chiunque si trovasse lì ed indossasse un'uniforme; che i militari dell'intelligence che conducevano gli interrogatori erano stati esplicitamente sottratti al suo comando, così come gli MP che gli ufficiali dell'intelligence avevano cooptato per farsi aiutare; tutte cose che avrebbero spostato l'attenzione dei media verso i veri responsabili dello scandalo.

Questo non era accettabile - per cui le fu offerta una via d'uscita onorevole in cambio del suo silenzio. Una punizione amministrativa, pensione, full benefits; dopotutto, anche come responsabile amministrativa, avrebbe avuto le sue brave responsabilità se si fosse andati ad un vero e proprio processo, specie se il DoD avesse deciso di andare il più a fondo possibile: ci sono molti modi per far apparire la riduzione in grado e il pensionamento come prospettive attraenti.

Tanto, di nuovo, il caso fu montato, che al processo per crimini di guerra a Donald Rumsfeld che sta venendo intentato in Germania, il colonnello (a riposo) Janis Karpinski è stata convocata - ma come testimone, non come imputato.

Per qualche motivo, in Europa il caso fu presentato in maniera molto semplice. La stampa di destra, ovviamente, si limitò a seguire la linea indicata dal Pentagono: la catena di responsabilità si fermava al comandante della prigione (e le donne sono emotivamente troppo fragili per i compiti di prima linea); mi lascia un po' più perplesso che anche la stampa di sinistra non abbia mai scavato un tantino più a fondo nella faccenda, gridando genericamente allo scandalo e al Grande Satana (tm) e dipingendo la Karpinski, per quel che mi ricordo, alternativamente come una vittima presa in mezzo a circostanze più grandi di lei e una specie di angelo della morte dei nostri tempi.

14 novembre 2006

Cold Turkey


"To go cold turkey", letteralmente, ridursi ad un piatto freddo di tacchino, significa farsi la crisi d'astinenza smettendo improvvisamente, senza una riduzione graduale, di assumere una sostanza a cui si era assuefatti. Mi dicono derivi dalla sensazione tattile della propria pelle quando ci si sveglia di notte in preda alla crisi: fredda, umidiccia, come un piatto di tacchino arrosto appena preso dal frigo. Passare da trenta sigarette al giorno a zero, per esempio, è un cold turkey mica da ridere; smettere alla stessa maniera con la Nutella, almeno a sentire i medici, è del tutto impossibile.

Il servizio carcerario di Sua Maestà è stato in questi giorni portato davanti ad un giudice da un paio di centinaia di carcerati che, una volta in prigione, hanno dovuto smettere di drogarsi e "go cold turkey" o sottoporsi alla terapia di disintossicazione: cosa che paragonano nella denuncia ad una violenza fisica e ad una violazione dei loro diritti umani.

La direzione del servizio carcerario ha deciso, paradossalmente, di non andare affatto in tribunale, ma invece di patteggiare un accordo extragiudiziario: ogni detenuto che sia stato costretto, in violazione dei propri diritti umani, a smettere di comprare eroina mentre era in carcere, riceverà qualche decina di migliaia di sterline a compensazione della violenza subita.

Ci sarebbero molti commenti da fare, ma, anche se questo non è un blog per famiglie (tm), preferisco astenermi. Son contento, comunque, che i soldi delle mie tasse vengano usati in questo Paese per proteggere i diritti umani o per risarcire le loro violazioni.

11 novembre 2006

10 novembre 2006

E intanto, la vera minaccia...


...passa inosservata.

Il Ministero della Difesa inglese ha chiuso l'ufficio X-Files, e il suo ex-direttore denuncia: la Terra è indifesa davanti ad un'invasione aliena.

You can't make it up, come dicono qui.

08 novembre 2006

Nobel per la pace


Per i gay. Per la precisione, per i gruppi gay che organizzano il Gay Pride. Sono praticamente l'unica forza che è riuscita a mettere d'accordo destra israeliana e fondamentalisti islamici palestinesi. Se lo meritano...

Hat tip: The Trots.

È anche il caso di leggere i post di Ipazia e Mmax.

Privacy


Un bel post (in inglese) su Pootergeek, a proposito dei problemi della privacy. Personalmente, su questo argomento mi ritengo un eretico: non ho ancora sentito una sola argomentazione che mi convinca che quella alla privacy è una minaccia immediata, forte, a cui è critico rispondere.

Mi spiace, proprio non ci arrivo. Il fatto che un marketing manager da qualche parte sappia che mi piace comprare biancheria porcella a mia moglie, o che una volta all'anno mi coglie l'irrefrenabile impulso di mangiare un hamburger, mi infastidisce (soprattutto per il fatto che lui, poi, su queste informazioni ci lucra) ma mi sembra minaccioso quanto le tabelle di rischio di mortalità delle assicurazioni. Un sacco di gente conosce i fatti miei? Bella scoperta, li scrivo qui tre-quattro volte a settimana! (a proposito, tutti e tre i miei lettori sono perseguibili a norma di legge per aver letto i ca**i miei senza il mio esplicito consenso al loro trattamento e lettura).

Dice, ma che succede se arriva al potere una cricca come quella di Enemy of the State? Che succede se si intrufolano in tutti i database e vengono a sapere di tutti i nostri segreti attraverso la raccolta di informazioni, tipo che non è affatto vero che quei tre hard-disk erano in offerta speciale come ho detto a Mrs. Inminoranza, ci ho speso un pozzo di soldi ma volevo vedere cosa si prova ad avere un terabyte di spazio sul mio PC?

La risposta è semplice: succede che se gente di quel tipo arriva al potere, non ha bisogno dei database per ricattarmi: ha a disposizione ben di peggio che informazioni sui miei pattern di spesa o sui pub che frequento, ha a disposizione dei signori in uniforme, dotati di armi da fuoco, dell'addestramento per usarle e di ben poche remore nell'eseguire gli ordini, come alcuni membri dell'IRA in vacanza a Gibilterra, diversi Mujahiddeen del Popolo iraniani ed uno sfortunato elettricista brasiliano potrebbero testimoniare - mediante seduta spiritica. Questa gente, per il fatto stesso di essere al potere, avrebbe il pieno controllo degli uffici pubblici attraverso cui tutta la mia vita deve passare, potrebbe, con una telefonata, far revocare la mia patente, far rimuovere la mia auto, farmi perdere il lavoro, "smarrire" i miei documenti di residenza.

Vivere nella paranoia in cui certa gente oggi cerca di farci vivere, per via del fatto che una telecamera a circuito chiuso mi riprende quando vado in banca, è molto peggio che sbagliato: è idiota; perchè tutto questo, ripeto, diventerebbe un pericolo solo nel momento in cui arrivasse al potere un governo effettivamente criminale, intenzionato a violare massicciamente e costantemente le leggi ed in grado di passarla liscia; e se potesse farlo, non si capisce perche si dovrebbe concentrare sui miei acquisti o su quante volte al giorno vado in banca quando potrebbe molto più facilmente sguinzagliarmi dietro polizia, ufficio delle tasse ed unità antiterrorismo.

Vi preoccupate delle telecamere? No, dico, avete mai notato che attraversando una qualsiasi città italiana passate davanti a due-tre pattuglie di polizia e carabinieri, armati con pistole e mitragliette? A me pistole e mitragliette sembrano abbastanza più pericolose delle telecamere.

Il problema non sta nella presenza o meno di dati personali in un database. Il problema sta nell'avere o meno un corpus di leggi che ne prevengano l'abuso anche quando non ne riteniamo il diretto controllo. Il problema non sta, in altre parole, nel fatto che i poliziotti abbiano o meno le pistole o le mitragliette, e non sta nella nostra capacità di farle inceppare a distanza, se necessario, o nell'avere tutti i giubbotti antiproiettili - il problema sta nell'avere una forma di Stato con delle leggi che prevengano l'abuso del potere che la polizia non solo ha, ma deve avere per poter lavorare efficacemente. Perchè se abbiamo uno Stato fondamentalmente disonesto, un potere senza controllo (anche, magari, per via del disinteresse dei cittadini), allora abbiamo problemi, e i problemi non stanno nel fatto che lo Stato sa che compro biancheria porcella, ma nel fatto che mi può rinchiudere e torturare tutta la notte nella caserma di Bolzaneto, senza dover rendere conto a nessuno. Se riusciamo a cancellare il secondo problema, il primo perde importanza; e finchè il secondo esiste, il primo è poco più che un fastidio.

Ah, e a proposito di Enemy of the State, vale appena la pena di far notare due cose: primo, che persino lì i cattivi devono creare dal nulla informazioni false per compromettere Will Smith, sapere i fatti suoi non è sufficiente (e in questo il film in effetti contraddice il proprio stesso messaggio, ed è costretto a farlo perchè il messaggio è di per sè contraddittorio: la conoscenza dei fatti vostri è un pericolo anche se non avete fatti vostri che sia pericoloso far conoscere); e secondo, che se proprio dovete indirizzare la vostra azione politica in base a dei film, per carità almeno cercate di farlo in base a film di Loach o Truffaut, non polpettoni d'azione americani.

06 novembre 2006

Riunioni


Mrs. Inminoranza è finalmente tornata a casa, e direi che i tempi sono maturi per una serata fra blogger italo-londinesi. Pensavo che il prossimo weekend sarebbe perfetto: magari, come ho detto, da Cotton's (col caveat che si tratta di un locale dannatamente caro), sennò c'è, mi dicono, una pizzeria quasi decente a Muswell Hill, oppure ci si può rifugiare allo Spaniards' Inn ad Hampstead - da bravo north londoner, non credo all'esistenza di vita intelligente, figuriamoci di civiltà, a sud del Tamigi.

Fatemi sapere nei commenti. Ovviamente, mogli, mariti, amanti, cani, gatti e canarini sono identicamente invitati. Venerdì 10 o sabato 11 per me vanno bene, ma si può sempre rimandare di una settimana se ci sono problemi.

05 novembre 2006

Siamo alle solite


Glastonbury è una deliziosa cittadina del Somerset al centro delle tradizioni druidiche, paleocristiane ed arturiane di questo Paese. Si vuole che in epoca romana il Glastonbury Tor, il colle circondato dalle paludi, fosse quanto di più vicino i druidi avessero ad un Vaticano; si vuole che all'età di nove anni Gesù sia venuto ad apprendere la sapienza dei suddetti druidi; che Giuseppe di Arimatea vi abbia temporaneamente lasciato il Graal; che, fra gli altri, Artù vi sia stato educato.

Oggi Glastonbury è un grazioso borgo che vive della sua fama newage, di decine e decine di negozi di bacchette magiche, oli mistici, incenso, tarocchi, statuette di Gandalf, Artù e Iñigo Montoya (q.v.) e ovviamente di sfere di cristallo; ci ho festeggiato il mio primo anniversario di matrimonio e devo dire che nonostante, o forse proprio a causa della mia totale avversione per newage e fuffa in genere, l'ho trovata adorabile.

Questo weekend, disgraziatamente, un branco di fondamentalisti religiosi è disceso sulla città, marciando per le vie del centro, urlando slogan, insultando i turisti, aggredendo anche fisicamente i proprietari dei negozi e coloro che uscivano da ritrovi evidentemente pagani, ed attaccando un negozio un po' più isolato. Lo scopo dichiarato era quello di fare pulizia dei pagani e dei miscredenti, concentratisi nella città per il festival di Halloween e poi fermatisi per il weekend.

Come al solito, la polizia ha pensato bene di lasciar fare per evitare di inasprire lo scontro; pare che ogni volta che dei fanatici religiosi scendono in strada a intimidire chi si fa gli affari propri, la polizia scopra che i diritti dei bulli sono assolutamente inviolabili (update: pare che almeno uno sarà perseguito per incitamento all'odio religioso).

Chi mi conosce sa che non sono una persona particolarmente intollerante, anzi: ma a tutto c'è un limite, e credo sinceramente che si debba tracciare una linea di demarcazione, si debbano porre dei paletti, stabilire delle regole, e dire chiaramente, e con forza, che chi le regole non vuole o non è capace di rispettarle può fare i bagagli e lasciare la Gran Bretagna. La misura, come si suol dire, è colma: o i cattolici si impegnano a rispettare la libertà assoluta di religione, o se ne possono anche andare.

Duetto


Il video segnalato da Massimo, che ho riportato nell'altro post, mi ha fatto tornare in mente questo, un tantino più vecchio, che mi pare abbia segnato l'inizio del massacro videoblogghesco dei politici britannici.

Come dice qualcuno nei commenti su YouTube, la cosa che fa veramente paura è che è stato sufficiente prendere spezzoni di un singolo discorso di Tony e di uno di David per arrivare a questo risultato.






Friggin' genius


M'ha provocato un attacco inarrestabile di ridarella...




Hat tip: How am I driving?

24 ottobre 2006

Eid


Burp!

(chi ha da capire capisca)

(sì, lo so che era ieri)

L'altra metà della mezzaluna


Un bellissimo post di Dacia Valent sulla condizione delle donne musulmane. Condivido al 99%, con l'unica obiezione che sì, molti di quelli che discutono sul velo oggi lo fanno strumentalmente, ma questo è vero da entrambe le parti.

Certo, non è neanche lontanamente pensabile dare una soluzione legislativa a queste questioni - così come le grandi battaglie femministe del nostro passato non sarebbero state aiutate da leggi che imponessero alle donne di lasciare culle e fornelli e andare a lavorare; ma non si può chiedere neanche il silenzio "perchè è un problema interno alla comunità musulmana". È anche un problema interno alla comunità italiana, o europea, e se imporre una soluzione legislativa (in un senso o nell'altro) sarebbe un atto di ingiustizia, guardare dall'altra parte e fare finta che la questione non esista non credo sia una mossa molto più intelligente - esattamente come per tutte le altre battaglie femministe, magari anche a costo di raccattare per strada avanzi di solidarietà pelosa e strumentale.

23 ottobre 2006

Quello che le piccole cose dicono di noi


Si può imparare molto di una persona, ad esempio, sapendo quali locali frequenta, che tipo di film guarda, in quali ristoranti preferisce mangiare.

Mi chiedo cosa dica di me il fatto che i negozi per cui ho una tessera-sconto riservata ai clienti abituali siano Maplin, Field and Trek, Games UK e Agent Provocateur (dove non compro nulla per me, sia chiaro).

20 ottobre 2006

Weekend


Niente dispone lo spirito al weekend come una telefonata alle 5 del mattino che annuncia che un database server piuttosto critico per le operazioni della compagnia ("Data replication? Sì, è nel project plan per la fine del 2007...") è saltato in maniera talmente catastrofica che se fosse stato un essere umano avrebbe potuto fare da ispirazione a Dario Argento.

Insomma, oggi non è giornata per post seri. Al massimo posso segnalare questo post di un blog che credevo chiuso e invece aveva traslocato (e quindi torna fra i link). Non posso che confermare - ogni volta che torno in Italia sono costretto a constatare che non si vende nulla, auto, giornali o sturacessi, senza culi e tette in technicolor.

Umiliazioni


Conversazione ascoltata involontariamente fra una collega ed una sua amica - il muro fra la saletta caffè e la sala riunioni è di carta velina

Amica: "Oooooh! You've got Italians in your team! What's he like?"
Collega: "Don't even go there. All he can talk about is his wife"

Umiliante.

19 ottobre 2006

Ancora sul velo


Un bell'articolo di Polly Tonybee sul blog del Guardian, Comment is Free, che si rifà ad un'intervista ad Harriet Harman comparsa nei giorni scorsi sul New Statesman.

Vale la pena leggere l'intero articolo, ma in particolare questo:

Jack Straw questioned the veil when he found it was not fading out, but increasing in his constituency. No one would ban it in the street: where would fashion dictatorship end? But between teachers and pupils, or public officials and their clients, the state should not allow the hiding of women. No citizen's face can be indecent because of gender.
Prescott, Hewitt, Kelly, Hain and others failed the test, saying it was women's "choice": can they really believe that's the whole story? Here is an uneasy blend of nervousness about racism and fear of already angry Muslims. It was left to Harriet Harman to make the unequivocal case for women's rights: "If you want equality, you have to be in society, not hidden away from it," she said. "The veil is an obstacle to women's participation on equal terms in society." No nonsense about choice. It took feminist leaders like her to fight for women's rights, often against a majority of oppressed women who at first "chose" to think them outlandish and unfeminine.
(traduzione mia)
Jack Straw ha messo in discussione il velo quando si è reso conto che invece di scomparire si stava diffondendo nel suo distretto elettorale. Nessuno vuole vietarlo per strada: dove andrebbe a finire questa specie di dittatura della moda? Ma fra insegnanti e alunni, fra pubblici ufficiali e chi si rivolge loro, lo stato non dovrebbe permettere che le donne debbano nascondersi. Non si può accettare che il viso anche di un solo cittadino o una sola cittadina arrivi ad essere considerato indecente per via del suo genere.
Prescott, Hewitt, Kelly, Hain, non hanno superato la prova, affermando che era una "scelta" delle donne: credono veramente che la questione stia tutta lì? Tutto quello che hanno mostrato è una poco rassicurante mescolanza di paura di mostrarsi razzisti e timore di alimentare ancora la rabbia di alcuni musulmani. C'è voluta Harriet Harman per difendere senza equivoci i diritti delle donne: "Se si vuole uguaglianza, si deve diventare parte della società, non nascondersi separandosene" dice "Il velo è un ostacolo alla partecipazione paritaria delle donne alla vita sociale". Nel suo discorso, nessuna delle solite assurdità sulla libertà di scelta: leader femministe come lei hanno già fatto l'esperienza di lottare per i diritti delle donne, e spesso contro una maggioranza di donne oppresse che "sceglievano" di bollarle come matte e dimentiche della propria femminilità.
La conclusione è nel titolo stesso dell'articolo: solo uno Stato completamente laico può garantire appieno i diritti delle donne.

Proposta indecente


Un'idea che cullo da un pochino (e che conto di spammare nei commenti di altri blog): mi sembra che i blogger italiani residenti in quel di Londra non siano pochi; perchè non organizzare una pizza, o meglio ancora una sbronza da mojito e mai tai da Cotton's, tutti insieme?

Restodelmondo sta da queste parti, Londinium pure, Portmeirion fa avanti e indietro ma insomma, ci si può organizzare, 5lire credo stia facendo un master alla LSE. E poi c'è speranza che questi blogger ne conoscano altri, a catena di Sant'Antonio.

Cortesemente, qualcuno mi spieghi nei commenti perchè è un'idea imbecille, così mi levo il pensiero.

17 ottobre 2006

Senza veli


Il velo ed il niqab ormai sono diventati come la nazionale inglese: tutti hanno diritto a dire la loro, e soprattutto, tutti sanno esattamente quale sia il problema e come risolverlo.

Ha cominciato Jack Straw dicendo, tutto sommato innocentemente, che il niqab si pone come una barriera fisica, che la maggior parte dei primati vivono il non poter vedere la faccia di chi gli sta davanti come una minaccia; in risposta alle prime critiche, comprese quelle di John Prescott, gli attestati di solidarietà si sono sprecati, compresi quelli di persone che non si possono certo accusare di islamofobia, come "Red" Ken Livingstone, sindaco di Londra e amico ed ammiratore di Yussuf al Qaradawi e Ahmed Yassin.

La polemica non è, contrariamente a quel che potrebbe sembrare dall'Italia, un fulmine a ciel sereno, ma il culmine di una sorta di guerra (culturale) a bassa intensità in corso da tempo, e l'esplosione di questi giorni è dovuta semplicemente ad errori di valutazione da parte di una delle parti in causa.

Non intendo stare a tornare indietro negli anni al momento in cui qualcuno ha avuto l'infelice idea di tagliar fuori dal processo democratico la comunità musulmana, decidendo che questa veniva rappresentata da quel momento in poi da associazioni islamiste come l'MCB invece che da parlamentari democraticamente eletti; quel che è fatto è fatto, e questo Paese (come il resto d'Europa) pagherà a lungo, in termini di tensioni sociali, il prezzo di questi errori. Se andiamo però a guardare più vicino, troviamo che diversi gruppi di pressione hanno cercato ripetutamente, negli ultimi due-tre anni, di tirare la corda per vedere fin dove potevano arrivare: il caso di Shabina Begum, il caso Dilpazier Aslam, la proposta di legge sull'incitamento all'odio religioso e così via; la campagna è stata condotta con competenza ed ha riportato un notevole successo, al punto che oggi l'idea che criticare un dettato religioso sia una violazione dei diritti umani di chi lo segue sta entrando a far parte del pensiero mainstream.

Poco tempo fa, però, la corda è stata tirata troppo e si è spezzata. Prima Muhammad Abdul Bari, vicepresidente del Muslim Council of Britain, reso troppo baldanzoso dai successi del passato, commentando l'arresto di gruppi di fondamentalisti che compravano, con soldi di provenienza ignota, proprietà principesche in Sussex per impiantarci "scuole religiose" con 9 studenti e li addestravano a fabbricare esplosivi e a smontare e rimontare Kalashnikov, ha affermato che continuare ad arrestare integralisti religiosi equivaleva a demonizzare un'intera comunità e che questo avrebbe portato la Gran Bretagna ad avere due milioni di terroristi in casa, 700.000 dei quali a Londra - cosa che per qualche motivo non ha rassicurato il pubblico inglese. Quasi contemporaneamente un'altra esponente dell'MCB, Yvonne Ridley, con la foga che caratterizza tutti i convertiti, ha invitato i musulmani britannici a considerare la polizia ed il governo inglesi come entità ostili e ad iniziare una politica di assoluta non-collaborazione e boicottaggio. Subito dopo, all'indomani degli arresti seguiti alla scoperta del complotto per far esplodere diversi voli transatlantici, in un summit con esponenti del governo Syed Aziz Pasha, segretario della Union of Muslim Organisations of the UK and Ireland, ha proposto al governo di concedere l'introduzione della sharia (link a pagamento, ma si può leggere l'incipit dell'articolo) come alternativa alla legge inglese per la comunità musulmana, sostenendo che questo, assieme a scuole segregate, avrebbe in qualche modo pacificato le comunità e favorito l'integrazione (?).

Il pubblico inglese, per la prima volta, ha reagito con estrema insofferenza a queste affermazioni, e, di nuovo per la prima volta, questo ha reso possibile un dibattito su temi caldi come il niqab, l'autosegregazione di parti della comunità musulmana, l'influenza del fondamentalismo, che non venisse immediatamente degradato a lite da strada dalle solite accuse strillate di razzismo e islamofobia, di islamofascicomunismo o di complotto per/contro l'Occidente.

E a questo dibattito delle voci inattese hanno portato contributi sorprendenti.

Consigli a Bush


Esilarante, da Wolfstep.

16 ottobre 2006

Quanto pesa un genocidio?


di Eugenio Mastroviti e Carmen Dal Monte
(da Euston Manifesto Italia)

È impressionante come a volte certi morti pesino molto più di altri.

È stato notato in alcuni blog come 400.000 morti nel Darfur pesino molto meno di 1200 morti in Libano, almeno in Europa.
Allo stesso modo, per 10 anni diverse migliaia di sciiti uccisi in Afghanistan dai Talebani hanno avuto un peso pressoché inesistente di fronte a diverse decine di palestinesi uccisi dagli israeliani.
Tutti questi morti dal peso specifico sorprendentemente basso hanno una caratteristica in comune: vengono (o venivano) uccisi da regimi simpatizzanti del fondamentalismo di stampo wahabita, supportati e foraggiati dall'Arabia Saudita.

Allo stesso modo l'Arabia Saudita finanzia i Fratelli Musulmani e fornisce loro supporto intellettuale e ideologico attraverso l'università Al-Azhar che è la massima autorità teologica riconosciuta dal mondo sunnita.
Per essere più chiari i wahabiti hanno occupato le cariche accademiche che prima era patrimonio dei vari filoni della teologia sunnita, monopolizzandone di fatto l'indirizzo teologico-politico.
In Europa i Fratelli Musulmani sono ufficiosamente rappresentati da organizzazioni come l'UCOII in Italia e l'MCB in Gran Bretagna. Non è certo un caso quindi che queste organizzazioni facciano il possibile per indirizzare (e alimentare) la protesta e le manifestazioni dei musulmani che vivono in Europa in una direzione che sia conveniente all'organizzazione "madre" dei Fratelli Musulmani.
Non è sorprendente quindi che queste organizzazioni cerchino di pilotare l'indignazione della comunità musulmana in Europa lontano dalle colpe di regimi con cui condividono finanziatori e padrini ideologici.
Il genocidio del Darfur è uno degli esempi più lampanti di questa pratica, aiutata anche dalla compiacenza dei mezzi di informazione occidentali che sembrano non ritenere il Darfur un'emergenza mondiale.

13 ottobre 2006

Comunità


Da Harry's Place:

What the pro-Islamist 'left' and the right-wing Islamophobes, such as the late Orianna Fallaci for example, share is their eagerness to paint Muslim immigrant communities as part of some sort of unified campaign against the West. For the psuedo-leftist cretins and their Islamist allies this of course is a 'good thing', the defence of Islamic garb, for example, is part of a resistance to the (non-existent) war on Islam - and their right-wing mirror-image differs only in regarding this as an offensive action rather than a defensive one and in considering it a 'bad thing'.
Quello che la 'sinistra' pro-islamista e la destra islamofoba, come ad esempio la defunta Oriana Fallaci, condividono è lo zelo posto nell'identificare le comunità musulmane come parte di qualche genere di campagna organizzata contro l'occidente. Per i cretini pseudosinistri ed i loro alleati islamisti questa è ovviamente una cosa positiva, e così la difesa del velo integrale islamico, ad esempio, è parte di una resistenza globale alla (inesistente) guerra all'Islam - e l'unica differenza con i loro corrispondenti speculari a destra dello schieramento politico è che questi ultimi considerano tutto ciò un'azione offensiva piuttosto che difensiva ed ovviamente un fatto negativo.

Non potrebbe essere più vero, e la prassi politica quotidiana, da entrambe le parti, tende verso azioni e opinioni che possano sempre più rafforzare questo isolamento di una supposta "comunità musulmana" rendendola assolutamente monolitica e impenetrabile.

Ognuno di noi può essere identificato, a seconda del contesto, in una miriade di modi: io posso essere un italiano, un meridionale, un ateo, uno specialista informatico, un ciclista, un eterosessuale, e nessuna di queste definizioni cancella le altre. Nessuno si preoccupa del mio punto di vista di ateo su Linux, nè della mia opinione di specialista informatico sui matrimoni omosessuali - la sola idea sembra ridicola. Eppure c'è chi, strumentalmente, ritiene, anzi, vuole, che gli appartenenti a certe comunità debbano essere solo appartenenti a certe comunità. L'identità di musulmano, per George Galloway come per Nick Griffin, dovrebbe cancellare tutte le altre.

L'idea, naturalmente, non solo è sballata, ma non ha alcuna speranza di successo. Nonostante tutti gli sforzi (ed alcuni successi) di chi cerca di costruirsi un futuro politico sulla nascita di comunità monolitiche, separate ed in contrasto, nonostante l'idea che si è cercato di far passare che la comunità musulmana avrebbe in qualche modo diritto a leggi separate, servizi sociali separati e soprattutto una rappresentanza politica separata, non democraticamente eletta, anzi estranea all'intero processo democratico, basta andare in una qualsiasi delle scuole di qui per rendersi conto che questa gente sta combattendo una battaglia di retroguardia - ed una battaglia persa in partenza.

Certo, esistono scuole separate, in cui non è possibile iscriversi se non si è musulmani (o cattolici, o ebrei), esistono comunità chiuse, esistono moschee in cui si predica il rifiuto dell'integrazione, esistono storie tragiche come questa. Esistono però migliaia di scuole, la stragrande maggioranza, in tutta la Gran Bretagna, in cui ragazzine musulmane giocano a pallone con i loro coetanei di ambo i sessi, mangiano assieme, partecipano alle stesse feste, festeggiano il Natale con la stessa curiosità con cui i loro coetanei di altre religioni partecipano alle celebrazioni per la fine del Ramadan; in cui ragazzi musulmani imparano (rapidamente, di solito) che le idee dell'imam ultraconservatore su ebrei ed altri infedeli tendono a perdere forza, messe di fronte alla realtà dei fatti di una Shirley in minigonna o di un Solomon miglior terzino di tutta la scuola.

Quei ragazzi e quelle ragazze, che sono la stragrande maggioranza, fra 15 anni probabilmente non berranno alcolici, porteranno lo hijab (difficilmente il niqab), andranno in moschea regolarmente, ma sospetto che non accetteranno di buon grado la definizione totalizzante di musulmani che cancella tutte le altre e che oggi si cerca di imporre ai loro genitori: vorranno una rappresentanza politica che sia democraticamente eletta e che tenga conto di tutte le parti della loro identità e non solo di quella religiosa - così come oggi ben pochi cristiani preferirebbero essere rappresentati da un consiglio di preti piuttosto che da un governo democraticamente eletto.

Una minoranza di fondamentalisti resterà, sicuro, e probabilmente il loro essere ridotti ad atavismo superato dalla storia non farà che renderli ancora più rabbiosi, e dovremo fronteggiare il terrorismo che alligna all'interno di certi circoli integralisti; ma si tratterà di un pericolo circoscritto, una minaccia per la sicurezza personale, allo stesso livello di rapinatori armati, pedofili, gang di spacciatori: un pericolo per gli individui ma non per la società. Allo stesso modo, chi cercherà di descrivere il collega musulmano come una minaccia per tutti, come una forza che vuole sovvertire l'ordine democratico della nostra società, solo perchè al pub beve aranciata o al venerdì allunga la pausa pranzo per le preghiere, non potrà che esporsi al ridicolo.

Gente come Abu Izzadeen e Nick Griffin non se ne rende conto, ma non sta cambiando la società - non più di quanto i soldati tedeschi intorno al bunker della Cancelleria stessero sconfiggendo l'Armata Rossa.

05 ottobre 2006

Il welfare è di destra o di sinistra?


In Svezia la destra vince le elezioni, rompendo il monopolio socialdemocratico sul potere; vince basando la propria piattaforma su un punto fondamentale: il welfare state non si tocca.

In Gran Bretagna David Cameron sembra destinato a portare i Tories ad una decisiva vittoria elettorale contro un successore di Blair che potrebbe essere Gordon Brown, potrebbe essere Richard Reid, potrebbe essere Alan Johnson, ma sarà comunque scialbo rispetto al suo predecessore. Cameron ha posto le basi per la vittoria al congresso Tory conclusosi ieri: nessun taglio alle tasse, potenziamento e finanziamento dei servizi sociali, in primis la sanità pubblica, difesa ad oltranza della pari dignità dei matrimoni gay, misure, anche impopolari, per combattere il riscaldamento globale, nuova linfa all'edilizia popolare.

Che cosa sta succedendo alla destra? Sono un paio di casi isolati, o è un trend che si sta estendendo al resto d'Europa? E se dovesse essere così, quali discriminanti bisognerà cercare per distinguere uno schieramento dall'altro?

UPDATE: come fa notare Nullo nei commenti, il potenziale nuovo primo ministro è John, non Richard, Reid. La mia proverbiale incapacità di ricordare i nomi si è unita alla scarsa opinione che ho del personaggio, fino a farmelo confondere col terrorista col tritolo nelle scarpe...

Coerenza?


Non so se ne è arrivata voce in Italia, ma nel mondo anglosassone ha fatto molto scalpore un docudrama trasmesso pochi giorni fa dalla ABC, The Path to 9/11. L'oggetto del contendere sono le accuse all'amministrazione Clinton di aver, sostanzialmente, posto le basi per l'11 Settembre, bloccando una serie di iniziative e programmi antiterrorismo, rifiutandosi di perseguire Bin Laden ed Al Qaeda anche dopo che questi erano stati identificati come una delle maggiori minacce alla sicurezza nazionale, vietando ogni azione contro gli Stati, come Afghanistan e Sudan, che offrivano aiuto e rifugio ai terroristi, e finanche "strozzando" la rappresaglia dopo gli attacchi alle ambasciate in Africa e alla USS Cole.

Tutto verissimo, ovviamente, basta andare a rileggere i giornali dell'epoca per rendersene conto. Clinton ha delle colpe gravissime. Soprattutto, ha la colpa di aver ceduto ai ricatti del Congresso a maggioranza repubblicana e alle pressioni della stampa di destra, Fox News in testa.

Eh già, perchè ricordiamocelo, quelli erano gli anni in cui la destra americana strillava allo scandalo per un pompino nello Studio Ovale, e chiedeva indagini e commissioni d'inchiesta, e quando la Casa Bianca autorizzava una qualsiasi azione contro Al Qaeda e i Talebani in Afghanistan c'era una coda interminabile di giornalisti (uso il termine nell'accezione più generosa possibile, ovviamente) del calibro di Bill O'Reilly che accusavano Clinton di agitare lo spauracchio del terrorismo internazionale per distrarre l'opinione pubblica americana dalle cose veramente importanti - nella fattispecie, la presenza o meno di tracce di sperma sul vestitino di una stagista. Gli USA si ritirarono dalla Somalia sotto la pressione del Congresso repubblicano e della stampa di destra, che accusavano Clinton di sacrificare le vite di soldati americani, ancora, per distrarre l'opinione pubblica, abbandonando la Somalia ad oltre un decennio di guerra civile e fornendo ai terroristi la loro arma propagandistica principale, la prova che per piegare la volontà degli occidentali basta far mandare in onda qualche cadavere in prima serata, la prova che il terrorismo paga.

In pratica oggi la destra americana dà a Clinton la responsabilità per l'11 Settembre accusandolo di aver fatto ciò che la destra chiedeva a gran voce. La gratitudine, diceva Stalin, è una malattia dei cani. Non sappiamo chi possa essere afflitto, invece, dalla piaga della coerenza, ma per fortuna la destra americana, politica e giornalistica, sembra esserne immune.

04 ottobre 2006

Trivia


Gli ideogrammi cinesi, leggo su Mother Tongue di Bill Bryson, sono tutti composti da simboli base che vengono assemblati assieme. Circa 200 simboli base, detti radicali, compongono le centinaia di migliaia di ideogrammi di cui il cinese scritto è composto. Uno di questi radicali, in particolare, rappresenta la donna. L'ideogramma composto dal radicale donna ripetuto due volte, ho scoperto, significa lite. Quello composto da tre radicali donna messi assieme, invece, significa pettegolezzo.

Anniversari


Oggi è il settantesimo anniversario della battaglia di Cable Street. Settant'anni fa, i fascisti in camicia nera di Oswald Mosley marciarono sull'East End di Londra, nel tentativo di intimidire e ridurre al silenzio le organizzazioni sindacali e i gruppi ebraici che dai quartieri operai traevano linfa vitale e supporto nella loro lotta al fascismo.

Le camicie nere volevano una prova di forza, e la ebbero. Si aspettavano silenzio e paura, trovarono barricate, e 300.000 persone ad aspettarli. Otto ore, e diverse cariche della polizia, dopo, Cable Street, attraverso cui i fascisti avrebbero voluto marciare per poi dilagare fra le case popolari dell'East End, assomigliava ad un campo di battaglia della guerra di Spagna, come osservò un testimone.

La battaglia di Cable Street spezzò la schiena al fascismo inglese, costò a Mosley l'appoggio di Lord Rothermere e dei suoi giornali e cancellò definitivamente qualsiasi prospettiva di alleanza fra i Tories e la British Union of Fascists. Da quel momento in poi, Mosley divenne un paria, fino al suo arresto nel 1940 e all'esilio in Francia nel dopoguerra.

Sono cose che è bene ricordare.

28 settembre 2006

Confessioni




Ognuno di noi ha nel proprio passato qualche oscuro segreto. Il mio è che ero un fan di MacGyver. Probabilmente è per questo che trovo questo spot, um, impagabile


22 settembre 2006

Volo 77


Una dettagliata ricostruzione dell'impatto del Boeing sul Pentagono l'11 Settembre 2001, eseguita rifacendosi a tutti gli elementi noti come i pali divelti, il danno alla facciata e la ripresa della telecamera di sicurezza resa pubblica qualche settimana fa



21 settembre 2006

Presidenti


Grande scandalo in USA per un docudrama di Channel 4 in cui George Bush Jr. viene assassinato. Molti commentatori vedono questa produzione come un invito ad assassinare Bush, un esempio della profonda mancanza di rispetto che gli europei hanno per gli USA ed una prova della incomprensione di base che impedisce agli stessi europei di capire il rapporto quasi mistico che i cittadini americani, indipendentemente dalla collocazione politica, hanno con il proprio governo e la sacralità che attribuiscono alle cariche pubbliche che rappresentano il Paese. Per loro, veder assassinare GWB in TV, anche in una fiction, è un colpo allo stomaco, un attacco ad una figura che rappresenta quel che hanno di più sacro, una violazione inaccettabile.

Apprezzo molto la loro capacità di ammettere i propri errori, devo dire: non posso fare a meno di notare, infatti, che una decina d'anni fa la pensavano molto diversamente e facevano collette di solidarietà per il povero G. Gordon Liddy (di Watergatiana memoria) dopo che questi perse il posto di commentatore alla radio per aver annunciato che, "per prepararsi", faceva regolarmente tiro a segno con le sagome di Bill e Hillary Clinton come bersagli. Ammiro chi è capace di tornare sulle proprie opinioni ed ammettere i propri errori, come sembrano aver fatto i commentatori di estrema destra americani.

Oddio, chissà poi se si ricordano.