26 marzo 2006

Siamo messi male...

...quando una delle analisi piu' accurate di un evento viene da uno come Boris Johnson del Daily Torygraph.

La storia coinvolge una bella ragazza di nome Shabina Begum, suo fratello maggiore e i suoi amici di Hizb-ut-Tahrir, e Cherie "Morticia" Blair, e vale la pena di leggerla.

Un breve riassunto (degli eventi, non dell'articolo) per i non-anglofoni: qualche anno fa Shabina Begum frequentava la Denbigh High School a Luton. Questa scuola potrebbe essere un simbolo della multicultural Britain - la maggioranza degli studenti, dei docenti, e la preside, sono musulmani, e l'uniforme scolastica per le ragazze riflette questo fatto: e' infatti la shalwar kameez, un indumento indossato nel subcontinente indiano dalle donne di tutte le fedi, cristiane, indu', buddiste e musulmane, con in aggiunta un hijab (un velo per i capelli) per le ragazze che lo desiderano. La scuola, come molte in UK, ha deciso di mantenere la pratica dell'uniforme scolastica in base al principio che permette di contenere le spese delle famiglie: come ogni genitore italiano sa bene, (e anche chi genitore non e', ma si ricorda gli anni di scuola) la competizione nello "stile" dei vestiti, soprattutto per le ragazze adolescenti, puo' diventare feroce e costosa, e creare discriminazioni basate sul censo all'interno delle classi. Il messaggio e', all'incirca, "se volete distinguervi dalla massa, fatelo per quanto sapete, non per quanti soldi hanno i vostri genitori".


Shabina frequentava la scuola da quando aveva 12 anni; ma un bel giorno di 3 anni fa si presento' a scuola con il suo tutore legale - suo fratello: suo padre era morto e sua madre non parlava inglese ed era molto malata - ed un amico di questi. Shabina, come si conviene, pare, ad una brava ragazza musulmana, non proferi' parola: dissero tutto i due giovani, informando i docenti che da quel giorno Shabina non avrebbe indossato la shalwar kameez ma il jilbab, una specie di tenda informe che l'avrebbe coperta dalla testa ai piedi. La shalwar kameez non era abbastanza "modesta" per una ragazza che avesse avuto le sue prime mestruazioni, e comunque non era accettabile che indossasse vestiti uguali a quelli di ragazze "infedeli". Se la scuola non avesse accettato, Shabina sarebbe tornata a casa e li avrebbe portati in tribunale.


La scuola, abbastanza sorprendentemente per chi conosce la storia recente di questo Paese, non accetto' l'imposizione. C'erano una serie di buone ragioni per rifiutare: intanto, il fatto che l'uniforme era stata selezionata dopo consultazioni con le autorita' religiose di tutte le comunita' afferenti; poi, il fatto che gli inglesi, anche quelli d'adozione, hanno questa specie di reazione istintiva, come un vaffanculo automatico, alle imposizioni; infine il timore, piu' che giustificato, come i fatti hanno dimostrato in seguito, che il caso di Shabina venisse montato ad arte da qualche integralista per misurare fino a che punto potevano imporre alla scuola la propria volonta'.


Il caso giudiziario che ne e' seguito e' arrivato fino alla corte d'appello e poi, pochi giorni fa, ai Law Lords - un equivalente della nostra Corte Costituzionale. La ragazza e' stata patrocinata per tutto il tempo da un team legale d'eccezione, facente capo a Cherie Blair, uno dei piu' rinomati avvocati inglesi in materia di diritti umani. Shabina non e' andata a scuola fino allo scorso anno (perdendo due anni), quando la corte d'appello le ha dato ragione e condannato la scuola. Il caso e' costato finora qualcosa come 50.000 sterline, pagate alla signora Blair, abbastanza grottescamente, dai contribuenti inglesi, tramite una serie di charity per i diritti dei minori finanziate pubblicamente e ai buoni uffici di Hizb-ut-Tahrir, un'organizzazione integralista illegale nella maggior parte dell'Europa e del mondo arabo (non ultimo per il suo supporto ideologico e finanziario ad Al Qaeda), che nega comunque strenuamente di avere alcunche' a che fare con la questione, e di aver aiutato a procurare i soldi, ed emesso e pubblicizzato tutti i comunicati stampa di Shabina e di suo fratello, solo per buon cuore. Anche il fatto che l'amico del fratello che l'aveva accompagnata quel famoso giorno in cui smise di andare a scuola sia membro di Hizb-ut-Tahrir e', pare, niente piu' che una coincidenza; come lo e' il fatto che in piu' di una intervista Shabina abbia, casualmente, toccato diversi punti molto cari ad Hizb-ut-Tahrir, come la situazione in Uzbekistan e l'introduzione della Sharia in Gran Bretagna.

I Law Lords, sorprendentemente, hanno ribaltato pochi giorni fa la sentenza della corte d'appello, notando, fra le altre cose, che Shabina avrebbe potuto benissimo trasferirsi in una vicina scuola femminile, dove non avrebbe avuto bisogno di indossare il jilbab durante le ore di lezione; o in altre scuole ugualmente vicine, che avevano abbandonato la pratica dell'uniforme; che il fatto che molto spesso, anche davanti ai giudici, il fratello pretendesse di parlare per lei e di rilasciare dichiarazioni a suo nome era estremamente sospetto; che il coinvolgimento di gruppi estremisti faceva pensare che l'intera questione fosse stata montata ad arte; che, infine (e questo, dicono i maligni, era il vero motivo per cui HuT ha montato questo caso) la maggior parte delle studentesse musulmane della scuola si sono, in seguito all'esplosione del caso, strenuamente opposte all'abbandono dell'uniforme, in quanto questa rendeva loro piu' facile opporsi alle imposizioni di estremisti, dentro e fuori dalle loro famiglie, che volevano imporre loro jilbab o niqab.

Aspetto da un giorno all'altro una bella accusa di razzismo alla Gran Bretagna da parte dell'ONU...

P.S. Hizb-ut-Tahrir e' fuorilegge in Francia e Germania. Ironicamente, oltre che in GB e' legale quasi solo nella razzista e islamofoba Danimarca.

Nessun commento: