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31 marzo 2009

Record di imbarazzo


Per tutti quelli che in gioventù sono stati beccati dalla madre a leggere riviste porno, consolatevi, c'è di peggio: c'è chi è stato beccato dal Parlamento a guardare film porno.

27 giugno 2008

Disguise


"I've always said the Labour Party is just a Communist Party in disguise"

"Well it's a fucking good disguise!"

Dall'impagabile If you like it so much, why don't you go live there?

12 giugno 2008

42


Chi ha seguito West Wing, o le diatribe all'interno della sinistra radicale americana sulla nomination presidenziale, sarà d'accordo con me nel dire che quella che in inglese si chiama one issue politics è la forma più perniciosa di attivismo o impegno politico.

Counterpunch, per esempio, ha visto una lunga successione di articoli a sostegno di Ron Paul: in nome dell'Iraq qualunque altra causa passava in secondo piano. L'aborto? I diritti delle donne? Le minoranze? Il razzismo? Dobbiamo, rispondevano femministe radicali e attivisti antirazzisti, smetterla di tirar fuori argomenti che causano divisioni e discussioni. Una questione, l'Iraq, sicuramente importante, diventava l'unica questione, più che una cartina di tornasole, più che una discriminante: come i pacifisti del Bloomsbury Group, alcuni attivisti hanno deciso che non c'era causa più importante della pace, e che se per avere pace bisognava dare il proprio sostegno ai fascisti, questo era ancora il minore dei mali. Oswald Mosley è vivo e lotta insieme a noi.

Inutile dire che trovo questa posizione eminentemente disprezzabile. Per questo, è con non poco sconforto che mi rendo conto di essere diventato un one issue activist. Per quello che mi riguarda, il mio voto (se mi decido a far tutte le carte per la cittadinanza, altrimenti il mio lavoro volontario in campagna elettorale) va alla prima forza politica che si impegna chiaramente a rigettare, una volta al governo, l'estensione della detenzione preventiva a 42 giorni.

I miei due lettori dall'UK possono fare a meno di ricordarmi che c'e' qualche buona ragione, che viene fatto sotto stretto controllo della magistratura, che è una misura più vicina alla custodia cautelare in carcere (che in Italia, per esempio, mi pare duri qualche mese) che al fermo di polizia. Lo so che gli inquirenti non possono più interrogare l'accusato o effettuare determinate indagini una volta che le accuse sono state formalizzate; lo so che ogni provvedimento deve passare attraverso l'esame di almeno uno o due giudici e finanche di una commissione parlamentare. Non me ne potrebbe fregare di meno.

I fatti sono che

  • questo governo non ha una strategia contro il terrorismo (si, lo so, il terrorismo non esiste, la CIA il Mossad gli illuminati i rettiliani i vampiri alieni sbroc sbroc. La pillolina, svelto)
  • questo governo cerca di coprire quanto sopra con misure di facciata come, appunto, l'estensione della carcerazione preventiva che è stata giudicata inutile, fra gli altri, da diversi capi della polizia, dall'MI5 e dal Crown Prosecution Service (magistratura inquirente)
  • i massimi esponenti di questo governo hanno giocato per anni all'apartheid politically correct, subappaltando la gestione di vaste sacche di degrado sociale ed economico all'interno della comunità musulmana a "rappresentanti della comunità" non eletti e vicini a gruppi integralisti sovranazionali
  • dopo essersi sparato nel piede sinistro con la strategia di cui sopra, questo governo sta cercando di spararsi nel piede destro creando centinaia di martiri: oltre metà di coloro che sono stati finora arrestati e trattenuti fino a 28 giorni erano del tutto innocenti
  • l'habeas corpus è un principio troppo importante per mandarlo a donnine allegre in questa maniera. Quasi ogni soluzione alternativa era migliore di questa, ad esempio permettere agli inquirenti di interrogare gli imputati o evitare, magari previa revisione giudiziaria, la sospensione delle indagini, anche dopo la formalizzazione delle accuse; ma a questo governo non interessa trovare soluzione ai problemi, interessa fare scena e far vedere che siamo forti, siamo cazzuti, bla bla bla, perchè ha perso le amministrative.

Insomma, questo è il mio one-issue moment. Vediamo se Cicciobello Cameron è disposto a comprare il mio voto.

15 aprile 2008

Aridatece er puzzone - Parte seconda


Finito il circo delle elezioni italiane, e accettati quelli che erano i prevedibilissimi risultati, passiamo ad occuparci di quello spettacolare incidente ferroviario al rallentatore che è il governo del Grande Timoniere Mao-Tze-Brown.

Premetto che Brown non mi è mai piaciuto. Ho, nel mio piccolo, delle cose in comune con lui: anch'io sono stato un nerd che all'università preferiva leggere di analisi funzionale (nel suo caso, credo, saggi su Toynbee o Gibbons) piuttosto che mettersi in macchina il venerdì sera per andare a ballare in una discoteca di Riccione il sabato e farsi menare dai buttafuori; anch'io mi impasticcavo con Tolkien piuttosto che con preparati farmaceutico-ricreativi; anch'io ero socialmente inetto. A mia discolpa, però, posso dire di non aver mai tramato per 10 anni per fregare il posto al tizio che mi aveva nominato Cancelliere, al punto di paralizzare il governo in momenti critici; non ho mai imposto ai londinesi la Public-Private Partnership nel trasporto pubblico che ha semidistrutto la metropolitana e portato al collasso di Metronet; non ho mai aumentato le tasse ai due milioni di inglesi più poveri raddoppiando l'aliquota minima, e contemporaneamente tagliato l'imposta ai cinque milioni più ricchi abbassando l'aliquota intermedia e facendo scattare quella massima quasi 10.000 sterline più su (io pago quasi 400 sterline l'anno in meno; il commesso del McDonald's col minimo sindacale, 250 in più).

Gordon Brown, se fosse un personaggio di un film, sarebbe i Seal di The Rock - per chi se lo ricorda, il film con Nicholas Cage e Sean Connery ambientato ad Alcatraz. Sarebbe uno di quei commandos che accompagnano Nicholas Cage: si passa circa mezz'ora ad ammirare quanto sono cazzuti, quanto sono preparati, quanto sono delle perfette macchine per uccidere, ci si carica per una scena di sfracelli, per uno scontro finale che infiammerà l'intera prigione, combattimenti cella-per-cella, ultime eroiche resistenze e tutto il resto... e invece arrivano nel primo stanzone, si fanno circondare e massacrare tutti senza manco ferire uno dei cattivi. Ecco, uguale: tranne che Gordon Brown sarebbe scivolato su una buccia di banana e si sarebbe rotto l'osso del collo verso la fine del primo tempo, senza neanche incontrare i cattivi.

I fedelissimi di Brown hanno cominciato intorno al 1998 a dirci quanto fosse meglio la visione di Brown per una New Britain, quali grandi progetti avesse, quanto incommensurabilmente migliore sarebbe stato il lavoro di un primo ministro sinceramente e profondamente laburista come lui. Dopo 10 anni di intrighi, finalmente Gordon Brown è diventato Primo Ministro quasi un anno fa, nel tripudio generale della stampa e della BBC, e improvvisamente, e piuttosto dolorosamente, abbiamo scoperto che la visione che Brown aveva per la nuova Gran Bretagna non andava molto oltre l'immagine di lui che traslocava al numero 10 di Downing Street. Già arrivati a Whitehall l'immagine diventava piuttosto sfuocata.

L'economia dà segni netti di cedimento, e quando l'affare Northern Rock è scoppiato, Gordon Brown ha mostrato al mondo di ignorare la regola basilare della leadership: in una crisi, il modo migliore per peggiorare le cose è far vedere a tutti che il leader non sa cosa fare. Il governo ci ha messo mesi a prendere una decisione che probabilmente era quella giusta, facendo di gran lunga più danni all'economia nel suo complesso che se avesse preso la decisione sbagliata mentre le code davanti alle agenzie di Northern Rock cominciavano a formarsi. Identicamente, davanti ad una scuola sempre più allo sfascio, il governo rimane a guardare, proponendo misure idiote tipo facilitare gli esami per ridurre le bocciature, e semplificare i programmi scolastici per evitare l'abbandono scolastico dovuto a scoraggiamento; una sanità ansimante, che appena cominciava a riprendersi dalla cronica carenza di personale e finanziamenti, riceve un'altra mazzata col blocco delle assunzioni; e si potrebbe continuare a lungo: questo governo, diventa ogni giorno più chiaro, non ha un programma, non ha una visione, non ha idee, e in breve non sa cosa fare. Gordon Brown ha passato tanti anni a lavorare per arrivare in cima da aver perso di vista il motivo per cui la gente ci arriva, in cima.

Le cose sono talmente al disastro che persino un partito senza idee, ridotto negli ultimi anni a cambiare un leader all'anno nella disperata ricerca di una faccia, un messaggio, qualcosa che lo tirasse fuori dal baratro, oggi ha un vantaggio di 16 punti percentuali: i Tories, se si votasse domani, non avrebbero il minimo problema a formare un governo. Solo due anni fa rischiavano di essere il terzo partito, superati persino dai Lib-Dem, che pure non formano un governo fin dalla Prima Guerra Mondiale.

I 16 punti percentuali sono dati da un sondaggio commissionato dal Sunday Times a YouGov. I risultati, che si possono trovare qui, sono un'interessante lettura: la maggioranza assoluta degli intervistati pensa che Cameron stia facendo un buon lavoro come segretario Tory, e i due terzi pensano invece che Brown non stia lavorando bene come segretario Labour - la stessa percentuale che ritiene che l'accoppiata Brown+Darling non sia in grado di guidare l'economia inglese attraverso la crisi. Un elemento interessante è che quando agli intervistati è stato chiesto quali di un certo numero di qualità Brown possedesse, qualità come onestà, decisione, carisma, affidabilità in tempi di crisi, fedeltà alle proprie idee, il 45% degli intervistati ha risposto "None of the above".

Un dato, però, è particolarmente rivelatore. Alla domanda "quale partito voteresti oggi", il 44% degli intervistati hanno risposto Tory, il 28% Labour e il 17% Lib-Dem. Alla domanda "Quale partito voteresti oggi se Tony Blair fosse ancora primo ministro" il 39% ha risposto Tory, il 34% Labour, il 15% Lib-Dem. Quei 16 punti percentuali si riducono miracolosamente a 5. Non stupisce che gli unici a premere più dei fedelissimi di Brown perchè Blair se ne andasse fossero gli esponenti conservatori.

Aridatece er puzzone.

12 febbraio 2008

Disarcivescanterburizziamoci


So da Uriel che in Italia è arrivata l'eco delle polemiche sulle affermazioni fatte la scorsa settimana dal Dr. Rowan Williams, Arcivescovo di Canterbury - la figura che nella Chiesa Anglicana è più vicina, per autorità dottrinaria, a quella del Papa nella Chiesa Cattolica.

Si rassicurino Mr. e Mrs. Uriel: non parlava da nessuna parte di introdurre la Sharia come legge dello Stato - questo è uno dei pochi casi in cui una figura pubblica può dire, in perfetta buona fede, "sono stato frainteso". Il povero Arcivescovo non voleva, come dicono i suoi accusatori, introdurre il taglio delle mani per gli scippatori di Camden o la lapidazione per tutte le donne che vanno agli office party di fine anno (in quanto, automaticamente, adultere) nè imporre il niqab alle ragazze-madri tredicenni delle case popolari di Wapping. Fra le altre cose, la legislazione inglese sui diritti umani lo impedirebbe, e comunque è il caso di ricordare che se qui ci sono due milioni di musulmani, alcuni dei quali vedrebbero con favore l'introduzione di queste misure, è anche vero che ci sono cinquantotto milioni di non-musulmani che probabilmente avrebbero qualcosa da ridire.

Williams, insomma, non ha mai parlato di imporre la Sharia per tutti. D'altra parte non è vero quello che dicono i suoi difensori, ossia che si riferiva al vecchio e onorato sistema delle corti arbitrali - un sistema per cui le controparti in una causa civile possono di comune accordo rivolgersi ad una terza parte estranea al tribunale civile, il cui giudizio diviene vincolante. È un sistema in uso ad esempio fra gli ebrei Haredi, che hanno i loro tribunali rabbinici, è un sistema a cui si ricorre in maniera praticamente formalizzata per tutto ciò che ha a che fare con la legge marittima - la corte arbitrale dei Lloyds - e così via. Williams non stava parlando di un sistema simile per delle corti islamiche basate sulla sharia, per il semplice motivo che questo sistema già esiste e decide regolarmente su questioni come divorzi, custodia dei bambini, eredità e simili, e Williams, che non è un cretino, lo sa benissimo.

L'Arcivescovo di Canterbury è persona colta e intelligente, ed oltretutto non stava parlando al mercato del pesce di Billingsgate ma agli avvocati della Royal Court of Justice. Non avrebbe parlato di "inevitabilità" per qualcosa che già esiste - così come non avrebbe definito "inevitabile" arrivare prima o poi al suffragio universale in UK; e non avrebbe insistito tanto nel suo discorso sulla questione dell'affiliazione religiosa come criterio per decidere la giurisdizione. In altre parole la possibilità che veniva ventilata non era quella di scegliere se far decidere del proprio divorzio ad un imam o ad un giudice civile (cosa che, lo ripeto, già succede), ma quella di avere giurisdizioni separate non scelte dai cittadini ma delimitate dalla loro affiliazione religiosa.

Che posso dire? Credo che il polverone innalzato intorno a quest'uscita sia esagerato. Da un lato, non è la prima volta che un'autorità religiosa ventila una simile possibilità, anche se di solito si tratta di imam che si riferiscono ad enclavi da rendere interamente musulmane, e credo sia la prima volta che un simile appello arrivi da un'autorità di un'altra religione; dall'altro, mi sembra di capire che alla maggior parte di quelli che sarebbero sottoposti a questa legislazione civile separata la cosa stia più che bene - almeno, abbastanza bene da non fare un fiato; in mezzo, gli editorialisti del Guardian e dell'Independent fanno a gara a informarci che il concetto che "la legge è uguale per tutti" è troppo occidentale per essere imposto ad altre culture, e che l'apartheid, se lo chiami multiculturalismo, diventa progressista.

C'è una sola cosa che non mi è ancora chiara, però: qualcuno a Canterbury mi legge, o sono diventato un profeta?

30 ottobre 2007

Secondo Protocollo

...mi ha pubblicato un articolo, sulla questione di Pegah Embambaksh e sulla visione dei diritti individuali e di gruppo in UK

15 ottobre 2007

Arricchire il vocabolario


Una cosa che mi piace del vivere qui è che arricchisco ogni giorno il mio vocabolario. Tipo, non ero affatto a conoscenza di questa definizione alternativa di "socialismo" che consiste nel regalare ai figli del 5% più ricco del Paese un totale di circa un miliardo e mezzo di sterline in sgravi fiscali con la revisione della tassa di successione, e contemporaneamente, ai figli del 5% più povero, un totale di circa 48 pence al mese ciascuno con la revisione dei child benefits.

10 ottobre 2007

Aridatece er puzzone


Sto vivendo in questi giorni la sensazione che i troll del Mondo Disco chiamano aaagragaaah - la sensazione che si prova quando ti rendi conto che i due-tre sassolini che stanno rotolando verso di te sono l'anteprima di una frana, ed è già troppo tardi per levarti di mezzo. Il termine sarebbe il suono che si emetterà fra pochi secondi, mentre si viene travolti. La frana in questione è una vittoria elettorale Tory, diventata preoccupantemente possibile, alle sempre più improbabili elezioni anticipate di fine anno o alle politiche del 2009.

A sentire i media, Gordon Brown è pari pari a Winston Churchill, ma più bello. Non è un mistero che la BBC sia un feudo Old Labour e nutra un amore sconfinato per il buon Gordon; i telegiornali sono stati per mesi un susseguirsi di commenti su quanto Brown sia incredibilmente bravo a gestire l'economia, la vita pubblica, le crisi. Abbiamo un'epidemia di afta tuttora in corso, ogni due settimane o giù di lì salta fuori un nuovo focolaio - esattamente la stessa situazione di qualche anno fa, quando, con Tony Blair, la BBC faceva edizioni straordinarie per annunciare che il mondo stava finendo e l'agricoltura britannica non si sarebbe mai ripresa dal terribile colpo infertole da Blair stesso con la sua cattiva gestione dell'epidemia. Adesso la notizia che un nuovo focolaio è saltato fuori viene data come ottava notizia, dopo i pettegolezzi sul principe William e Kate Middleton, e solo per dire che il primo ministro ha il perfetto controllo della situazione. L'epidemia è scoppiata per via dell'incuria di un laboratorio privato che collaborava col DEFRA, in una di quelle Public-Private Partnerships che sono state il cavallo di battaglia di Brown quand'era Cancelliere (imposte spesso con la forza e contro il volere degli interessati, com'è stato il caso per il trasporto pubblico londinese) - ma la BBC ne ha parlato un paio di volte, en passant, e una delle due per ventilare la possibilità, abbastanza campata in aria, che non fosse veramente colpa del laboratorio ma si fosse trattato di un episodio di sabotaggio ad opera di qualche dipendente insoddisfatto (e probabilmente blairiano).

Da una settimana le poste sono in sciopero, con le immaginabili conseguenze, per protesta contro l'ondata di licenziamenti e chiusure degli uffici postali periferici - e la BBC, che l'anno scorso ha usato toni da 11 settembre per lo sciopero di 24 ore degli uffici di collocamento, ne parla come se stesse succedendo in Francia o in Italia, con un misto di ironia e indifferenza - e soprattutto, facendo attenzione a non menzionare il governo neanche una volta non solo nel servizio in questione, ma pure in quello precedente e in quello successivo, che non si sa mai.

All'epoca dei falliti attentati di luglio, metà dei servizi della BBC avevano per argomento la freddezza e la competenza di Gordon Brown invece che gli attentati in sè: pareva quasi che SuperGordon fosse andato personalmente ad aprire le valvole delle bombole di propano per assicurarsi che non esplodessero, e i giornalisti facevano a gara ad assicurarci che comunque andava tutto bene, era tutto sotto controllo, non c'era da preoccuparsi e comunque i falliti attentati non erano da mettere in relazione con la politica interna o internazionale del governo. Chi era qui nel luglio 2005 ricorderà, forse, dei toni sottilmente diversi nei reportage della BBC.

Insomma, a sentire la BBC, o a leggere il Guardian, le cose vanno benissimo, siamo usciti da 10 anni d'inferno per entrare in un'età dell'oro col Grande Timoniere Mao Tze-Brown alla guida della nazione.

Eppure.

Brown ha promesso che avrebbe posto termine alla pratica dello spin, della "gestione" delle notizie e degli annunci (quando hai in tasca la BBC, dicono i maligni, dello spin non sai che fartene), e Brown è un uomo d'onore, quindi bisogna pensare che quando ha fatto la sua visita a sorpresa in Iraq ed ha annunciato ai giornalisti la riduzione di 1000 uomini del contingente britannico, senza prima discutere la questione con i vertici militari o con la Camera dei Comuni, e in perfetta concomitanza con il congresso nazionale Tory, sicuramente avrà avuto i suoi motivi.

Eppure.

Brown ha promesso una nuova era di allontanamento dagli USA e multilateralismo diplomatico, e Brown è un uomo d'onore, quindi bisogna pensare che sia stata semplicemente la sfiga a portare la Gran Bretagna ad una guerra diplomatica con la Russia, con espulsioni incrociate di diplomatici - estremi a cui non si è mai arrivati, col guerrafondaio Blair, neanche quando l'Iran ha sequestrato dei militari inglesi o quando un paio di scandali spionistici, uno a Mosca e uno a Londra, hanno minacciato di avvelenare le relazioni.

Eppure.

Brown ha promesso una visione originale ed organica per il futuro della Gran Bretagna, e Brown è un uomo d'onore, quindi il fatto che Alistair Darling, il suo successore nel ruolo di cancelliere, abbia presentato un bilancio (una legge finanziaria, diremmo in Italia) pieno di misure copiate dai programmi Tory e Lib-Dem, suscitando fragorose risate ai Comuni, è probabilmente dovuto alla cattiveria degli altri due partiti, che hanno presentato i propri programmi prevedendo questo cambio di rotta Labour.

Eppure.

Brown ha promesso di tornare alla politica dei valori laburisti, al socialismo europeo, e Brown è uomo d'onore, quindi ci deve essere qualcosa di socialista nel licenziamento di 50.000 dipendenti pubblici in un anno, specie in settori già allo sfascio per mancanza di fondi e personale come la sanità, o nel raddoppio della soglia per la tassa di successione, in barba al fatto che la vecchia soglia andasse a colpire solo il 5% più ricco del Paese.

Eppure.

Brown ha promesso di dire basta all'opportunismo politico blairiano, e Brown è un uomo d'onore, quindi dev'essere vero quel che dicono i suoi portavoce, che non è nient'altro che una coincidenza che volesse indire elezioni anticipate proprio quando i Tories erano 10 punti sotto nei sondaggi e che, guarda caso, si sia convinto che aveva cose più importanti da fare che indire le elezioni proprio quando i Tories hanno rimontato lo svantaggio e addirittura, forse, si dice, superato i laburisti dopo il discorso di Cameron al congresso.

Alle ultime amministrative non ho votato per i laburisti, per colpa di Blair. Se le cose vanno avanti così, non credo proprio che Brown mi convincerà a tornare sui miei passi.

(il titolo viene dall'unica vignetta di Forattini che m'abbia mai fatto sorridere)

29 giugno 2007

Bye bye baby


Leggo su blog di destra e di (centro)sinistra post di ammirazione e quasi invidia per il dimissionario Tony Blair, un coro di "ce l'avessimo noi".

Confesso che la mia ammirazione, nonostante tutto, per Tony Blair è uno dei motivi di più frequente discussione con Mrs Inminoranza (almeno per quanto riguarda la politica - la palma d'oro assoluta spetta alla mia predilezione per una dieta iperproteica); ciò detto, vorrei fare un attimo l'avvocato del diavolo.

In Italia credo che l'impressione che si ha di Blair sia non poco falsata. Da un lato porta il peccato originale (come del resto ogni primo ministro inglese da Churchill in poi) della special relationship con il Grande Satana, poi c'è il non indifferente problema della guerra in Iraq, e ultimamente anche quella in Afghanistan è diventata una bestia nera; il risultato è che le notizie dall'UK vengono riportate in maniera a dir poco parziale su certi giornali, e capitano episodi esilaranti, tipo l'Unità che riporta uno studio di un think-tank di destra, Doctors for Reform, che critica Blair per aver socializzato la sanità pubblica e propone il rimedio di una privatizzazione totale del servizio sanitario pubblico - apparentemente, il giornalista dell'Unità ha capito del documento solo lo stretto indispensabile, ossia che parlava male di Blair, senza preoccuparsi di approfondire o controllare la fonte, ed ha ripetuto pari pari le argomentazioni dei fautori della sanità da assicurazione, tipo i lunghi tempi di attesa, che Michael Moore sta demolendo in questi giorni in Sicko. In maniera altrettanto buffa, qualche tempo dopo Repubblica riportava un articolo del Daily Telegraph (il Libero inglese, per capirci) in cui fra le altre cose si criticava Blair per aver abolito la caccia alla volpe e i privilegi dei Lord.

Il premierato di Blair ha avuto luci ed ombre, oso dire, completamente diverse da quelle che sono state percepite in Italia. S'è parlato poco in Italia dei motivi per cui Blair è veramente odiato qui, dando invece spazio ad episodi minori che magari farebbero imbufalire il pubblico italiano. Non si è parlato quasi per nulla, e questo è strano, dello scandalo che potrebbe far finire il buon Tony in galera al suo ritorno dal Medio Oriente, quello dei finanziamenti e dei prestiti milionari al partito in cambio di nomine a cavaliere e inviti a pranzo a Buckingham Palace e a Downing Street. Non si è parlato dell'esercito di spin doctors, di professionisti della comunicazione, impiegati da Downing Street in numero superiore a qualunque altro periodo di premierato, per presentare eventi e notizie ai giornali nella miglior luce possibile - peccato mortale in una cultura che crede nel valore del dire le cose come stanno e del non darsi troppa importanza. Non si è parlato della sua ipocrisia in campo religioso, che gli ha alienato molte simpatie - dell'aver voluto ritardare la conversione al cattolicesimo per evitare una battaglia legale: la Gran Bretagna è, tecnicamente, una teocrazia, ed il Primo Ministro deve essere per legge di religione anglicana; molti avevano sperato che una conversione di Tony Blair al cattolicesimo avrebbe permesso di mettere in moto i meccanismi legali per la cancellazione di una legge obsoleta prima ancora che discriminatoria, ma chicken Tony, ovviamente, ha preferito limitarsi ad evitare di andare in chiesa e aspettare la fine del mandato. Non si è parlato quasi per nulla dell'ignobile e imbecille trattamento degli asylum seekers, parcheggiati in un limbo fatto di scarsi sussidi, bed & breakfast fatiscenti, divieto di lavorare - per anni, fino all'accettazione della domanda o, in molti casi, all'ordinanza di rimpatrio che non lascia scelta se non l'illegalità.

D'altra parte non si è parlato delle luci del premierato Blair, almeno non nei termini in cui se ne parla qui. Certo, si dice che ha gestito più o meno bene un periodo di boom economico, ma pochi fuori dall'UK notano che questa è stata l'unica nazione in Occidente ad aver superato la crisi del 2001 senza un incremento, nemmeno temporaneo, della disoccupazione; i critici che parlano dell'enorme numero di ragazze-madri diventano stranamente silenziosi quando si dovrebbe citare l'incredibile (per un italiano) rete di ammortizzatori sociali che permettono ad una donna di non lavorare ed occuparsi a tempo pieno del figlio fino all'adolescenza; quelli che lamentano i 3 mesi di attesa per un'operazione chirurgica mancano di notare che i mesi, nel 1997, erano 18; quelli (come me, lo ammetto) che lamentano le carenze del sistema educativo raramente notano che queste carenze erano di gran lunga più marcate nel 1997, o che Oxford e Cambridge sono tornate ad essere le uniche due università non americane nella top 20 mondiale.

Si parla di "luci" che invece qui, se non sono passate inosservate, sono state accolte con un'alzata di spalle: i matrimoni gay, e le conseguenti adozioni, la crescente laicizzazione della società (pur con l'opposizione delle Ruth Kelly di turno), gli effetti positivi del multiculturalismo nelle scuole, che sta creando una generazione di adolescenti colour-blind, come si dice qui, daltonici - nel senso che non si curano del colore della pelle di chi hanno di fronte fino a dare l'impressione di non essere in grado di distinguerlo. Tutte cose importanti senza dubbio, ma che sono passate senza grandi battaglie, se non quasi in sordina, perchè in accordo con il sentire comune della stragrande maggioranza della popolazione e soprattutto degli elettori. Non grandi successi per Blair dunque, anzi, tutti casi in cui il suo governo ha dovuto affannarsi a rincorrere il sentimento popolare.

Non so se sia lecito, infine, il paragone fra Veltroni e Blair. L'Italia e l'UK hanno modi troppo diversi di fare ed intendere la politica, quello che Blair ha fatto qui in 10 anni sarebbe impensabile in Italia in 50: qui in 10 anni è cambiata la cultura, è cambiato il modo di lavorare, è cambiato il paesaggio urbano, sono cambiati i rapporti fra le comunità, la Londra grigia di John Major è diventata la capitale più colorata d'Europa, una Borsa dalla credibilità distrutta dai ripetuti disastri Tory è diventata talmente potente da divenire appetibile per il Nasdaq - talmente potente da poter rigettare il takeover, addirittura. Negli stessi 10 anni l'Italia ha fatto - quante riforme elettorali? Due? Tre? E una sera sì e una no, sul Tg visto via RaiClick, mi ritrovo ancora la stessa faccia di Clemente Mastella che campeggiava qua e là ai tempi in cui andavo all'università. Non si può rinfacciare a Veltroni di non essere come Blair - o come Sarkozy, o come Segolene Royal, o come Zapatero: nessuno di questi politici, semplicemente, sarebbe eleggibile in Italia.

"Avercene, di Tony Blair"? No, lasciate perdere. Un Tony Blair in Italia verrebbe deposto da una rivolta di piazza tre giorni dopo il suo insediamento. Ma mica per le sue colpe, che sono pure innumerevoli: per i suoi meriti.