07 dicembre 2006

Mino Scaramella e Aleksandr Pecorelli


La storia non è delle più originali: un faccendiere di piccolo cabotaggio, immischiato in qualche modo con i servizi segreti, mette le mani (forse) su informazioni su una faccenda più grossa di lui, e fa una brutta fine. Correva l'anno 1979, io andavo a scuola dai Salesiani, il faccendiere/giornalista era Mino Pecorelli, e le informazioni riguardavano, forse, il delitto Moro.

Pecorelli dirigeva una rivistina chiamata O.P. (Osservatore Politico) in cui, con linguaggio sibillino, faceva capire e non capire "a chi di dovere" che lui, forse, aveva informazioni scottanti su questo o quel pastrocchio, e le avrebbe pubblicate nel prossimo numero. Di solito "chi di dovere" pagava, piuttosto che scoprire quanto, effettivamente, Pecorelli sapesse. Quando Pecorelli accennò a qualcosa che doveva rimanere nascosto, qualcosa che riguardava la DC e il sequestro di Aldo Moro, e quanto, effettivamente, le gerarchie DC avessero agito per far liberare - o meno - il loro presidente, un killer della banda della Magliana, una gang che esisteva a cavallo della sottile linea di confine fra delinquenza organizzata, estremismo nero e servizi segreti, lo uccise con quattro colpi di pistola.

Probabilmente non sapremo mai cosa, esattamente, Pecorelli sapesse. C'è la possibilità che non sapesse nulla, che stesse semplicemente lanciando qualche amo per vedere chi o cosa abboccava. Certo era un personaggio inattendibile, un attivo disinformatore, forse anche legato ai servizi segreti - deviati o meno. Ciò non toglie che sia stato assassinato, e che la sua morte sia un momento importante della stagione dei misteri italiani.

La vicenda di Alexsandr Litvinenko e, si parva licet, di Mario Scaramella ha degli affascinanti paralleli con quella di Pecorelli. Diciamo che si tratta in entrambi i casi di persone non troppo attendibili, entrambi coinvolti con la bufala del dossier Mitrokhin, Litvinenko è anche autore di una serie di improbabili ipotesi di complotto in cui Putin si sarebbe fatto da sè una serie di attentati al solo scopo di invadere la Cecenia, si suppone per depredarne le ricche risorse naturali, consistenti, um, in due pecore ed uno sciame di cavallette, o magari per farci passare un pezzo del famoso e contorto oleodotto afghano/turco/kurdo e fra un po' anche haitiano.

Tutto questo non toglie che, alla fine, Litvinenko sia stato assassinato, in maniera talmente plateale da far pensare ad un avvertimento di stampo quasi mafioso, anche se ovviamente, a riprova che come ogni gaussiana anche quella del QI ha le sue brave code, alcuni insistono che si sia avvelenato da solo per far fare brutta figura a Putin, mentre altri ipotizzano che l'abbia avvelenato il suo boss/amico/finanziatore, Boris Berezovsky. Quest'ultima ipotesi sarebbe interessante ma è abbastanza campata in aria - intanto perchè Berezovsky non ha accesso ad un reattore nucleare (e sospetto che se avesse comprato 15.000 dosi di polonio dalla United Nuclear, qualcuno se ne sarebbe accorto), e poi perchè se proprio doveva ammazzare qualcuno per far fare brutta figura a Putin, non ammazzava un ex-colonnello del KGB che gli tornava utile in termini di contatti, conoscenze e insider access.

Aggiungiamo poi che il KGB/FSB non è nuovo a lanciare messaggi, diciamo, spettacolari: dal dissidente bulgaro assassinato a Londra col ricino ai parenti dei sequestratori del personale d'ambasciata a Beirut durante la guerra civile libanese; tutti casi in cui era importante far giungere a destinazione un certo messaggio - e la tecnica, in generale, pagava: il personale dell'ambasciata sovietica a Beirut non fu mai più neanche importunato, erano gli unici che potessero girare per la città senza scorta, e i dissidenti rifugiati qui cominciarono a tenere un profilo mediatico di gran lunga più basso una volta chiarito che potevano essere raggiunti dovunque.

Nel frattempo in Italia, Paese in cui la vita per molti assomiglia ad una partita di calcio, con due squadre fra cui necessariamente scegliere, l'approccio alla vicenda Litvinenko è quantomeno curioso. Mentre la curva nord l'ha eletto a martire della libertà, scegliendo di credere ciecamente a tutto quello che ha detto, compreso il fatto che Putin avrebbe orgnizzato l'attentato delle Torri Gemelle (ma allora perchè approvano l'intervento NATO in Afghanistan? Che c'entrano più i Talebani? Mistero), la curva sud ha deciso che, essendo stato coinvolto nell'affare Mitrokhin, tutto quello che ha detto e scritto è falso, e la sua morte (ammesso poi che sia morto sul serio e non stia facendo finta) è un falso problema, una bufala, in qualche oscuro modo non è degna di considerazione. È morto di indigestione da sushi.

Quest'ultimo non è un atteggiamento nuovo. I giornali che una versione un po' più giovane di me stesso chiamava "di regime" dicevano cose molto simili di Mino Pecorelli - cose in massima parte esatte, per carità, era davvero un cacciapalle; ma il nodo centrale del suo assassinio continuava a non essere sciolto, per quanto si cercasse di renderlo per associazione poco credibile.

Poi c'è Scaramella. Lo dico subito: al prof. Mario Scaramella, personalmente, non gli darei manco da tenere il gatto per il weekend. Proprio per questo, e per la sua evidente mancanza di credibilità (Prodi agente del KGB? Ma dico, siamo seri? E cosa faceva, uccideva le vittime facendogli venire la malattia del sonno?), sono estremamente perplesso per le notizie che leggo in questi giorni. Scusate, ma proprio non ci credo che proprio adesso un giudice di Napoli s'è accorto che Scaramella è coinvolto in un giro di discariche abusive. Io non sono complottista, anzi - ma qui si esagera. Trapelano intercettazioni, amici d'infanzia fanno a gara a raccontare che strappava le ali alle mosche, i vigili urbani di Nerbate sul Minchio emettono mandato di cattura internazionale per una multa non pagata per divieto di sosta... perchè? Che bisogno c'è di screditare così un evidente cacciapalle? Non basterebbe giustapporre le sue continue dichiarazioni in punto di morte con quelle dei medici che dicono che verrà dimesso dall'ospedale domani o dopodomani? Perchè quest'accanimento? Quale delle mille probabili balle che ha raccontato forse non è interamente una balla?

Poi naturalmente arriva la mia parte innocentista, a dire che l'unico motivo per cui questa cosa è, disgraziatamente, necessaria è che il target è dopotutto una nazione istupidita dalla televisione, una potenziale dittatura mediatica di stampo orwelliano; una nazione in cui, di sicuro, è ancora possibile trovare qualcuno che crede al famoso milione di posti di lavoro
, descritta bene, ahimè, proprio da Berlusconi quando ha detto che molti elettori sono come bambini di scuola media - e neanche di quelli seduti ai primi banchi. Gente che, se non gli si ricorda ad ogni tre per due che Scaramella è un cacciapalle, domani avrà nel cervello che Prodi è una spia russa perchè l'ha detto in televisione il geometra Caramella.

E allora, ben venga il mandato di cattura internazionale dei vigili urbani di Nerbate sul Minchio. È il male minore. Forse.

3 commenti:

dacia ha detto...

Mannaggia, lo avrei voluto scrivere io questo post qui. uffa.

Di a mrs. Inminoranza, per favore, che muoio d'invidia.

Dacia

Anonimo ha detto...

l'altra sera guardavo Vespa e ho sentito Andreotti confermare che quando Prodi si recò a riferire quel che sapeva su Moro, disse che "gli Spiriti" gli avevano detto Gradoli 46 .... non soltanto Gradoli quindi. Ma Gradoli 46!!

Anonimo ha detto...

Il post è un bel pezzo, senza dubbio.
Ti ho linkato.

Se passi, magari mi fai la cortesia di dirmi la tua su un paio di cosette che mi incuriosiscono.