08 febbraio 2007

Post trasversale


In attesa che la senile memoria di Mmax gli permetta di ricordarsi dove ha messo il template originale di Splinder, così da poter ripristinare i commenti (hai guardato nel cassetto della cucina?), rispondo qui al suo post su Calipari, Mario Lozano ed il Cermis.

Ho discusso di entrambi gli episodi su Usenet, a più riprese, ed ho il sospetto che molti abbiano un'impressione piuttosto falsata di entrambi gli eventi - falsata soprattutto da una serie di preconcetti che abbiamo sugli americani, che non sono, contrariamente all'immaginazione popolare, necessariamente grandi, grossi e fresconi, nè cowboy ubriachi con un paio di Colt sempre alla cintura.

Sul Cermis, non mi stancherò mai di ripeterlo, quei due piloti non erano ubriachi, e non erano imbecilli. Riporto, in un impeto di vanità, un mio messaggio su Usenet risalente a diversi anni fa:

Non credo che ci sia qualcuno che creda che quel pilota così, per divertimento, abbia visto una funivia ed abbia detto "Che bello, adesso la tiro giù!". Se non altro perchè ci vuole anche una certa dose di culo per tranciare un cavo d'acciaio senza ammazzarsi, e questo, almeno, lui lo sapeva -a meno che il brevetto di pilota non gliel'abbiano regalato per il compleanno.
Onestamente, credo anch'io che quel pilota andasse assolto, ma per motivi un po' diversi da quelli che ho visto esposti qua in giro.
Innanzitutto, non credo neanche per un istante alla storia degli strumenti guasti. I piloti dei Prowler non sono gli ultimi dei pirla, e anche una planaria sa che un volo a bassa quota, con gli strumenti guasti, non si inizia neanche. Se veramente avesse avuto guasti così catastrofici, sarebbe tornato alla base. Poi, sempre perchè i piloti dei Prowler non sono gli ultimi dei pirla, non credo neanche alla storia delle scommesse, che era un semplice (e maldestro) tentativo di far passare per una bravata ciò che bravata non era.
Quel pilota sapeva *esattamente* ciò che stava facendo, e non l'avrebbe fatto se non avesse ricevuto ordini in questo senso. Contravvenire ad un trattato internazionale come stava facendo lui è una faccenda grave, e nessun pilota si gioca la carriera per una cassa di birra... o se è tipo da farlo, è probabilmente tanto cretino che non sa distinguere il muso di un aereo dalla coda. E quindi, ancora, non finisce a pilotare un aereo del genere. Dal momento che questa pratica è comune, e non solo da parte dei piloti americani, o ammettiamo che un gran numero di piloti siano degli imbecilli completi, oppure...
Quel pilota non andava processato perchè al suo posto doveva essere processato chi gli ha ordinato (consapevole dell'insipienza del governo italiano) di contravvenire ad accordi internazionali precisi sulle quote consentite.
Il fatto è che se saltava fuori una cosa del genere saltavano fuori un sacco di magagne... i voli di addestramento a bassa quota sono necessari, lo sanno tutti, e infatti negli USA c'è il poligono di Nellis per questo tipo di esercitazione... in zona desertica, bada bene. Siccome questi voli sono anche pericolosi in territori densamente popolati come quelli dell'Europa Occidentale, i governi impongono delle restrizioni, che renderebbero impossibile l'addestramento (che deve essere continuativo) dei piloti che a rotazione vengono inviati qui. E quindi, le restrizioni vengono ignorate, e il governo italiano fa finta di non saperlo per la felicità di tutti. Ti pare che una cosa del genere si poteva ammettere in pubblico? Penso di no. Quindi, il pilota ha fatto, onorevolmente, devo ammettere, da capro espiatorio, ha cercato, in maniera maldestra, di coprire le tracce di quello che era successo -e chissà poi se è stato lui- e si è preso una condanna infamante che, secondo me, non meritava.
Questo per quanto riguarda il Cermis. La questione Lozano/Sgrena/Calipari, poi, a mio immodesto parere è stata trattata fin dal primo giorno dalla stampa italiana nella peggior maniera possibile; se fossi complottista, direi che il manifesto e gli altri giornali (allora) d'opposizione italiani erano finanziati direttamente da Richard Perle con valigioni di denaro consegnati personalmente in stile Telekom Serbia. L'idea che dietro all'uccisione di Calipari ci sia qualche tipo di complotto volto ad uccidere Giuliana Sgrena non è solo risibile (gli americani sono delle schiappe in tante cose, ma ad ammazzare la gente sono molto bravi: se avessero voluto ammazzare Giuliana Sgrena, con una mitragliatrice, un cannone da 25 millimetri e 3-4 M-16, Giuliana Sgrena sarebbe morta, e come diceva il poeta, cazzi non ce ne sono), e' anche controproducente, perchè contribuisce a mascherare una delle colpe più gravi dell'esercito USA in Iraq, una delle cause principali della perdita di controllo della situazione, e una delle fonti dell'ostilità della popolazione locale nei confronti degli occidentali.

I miei tre lettori mi perdonino se continuo a citarmi (da altri messaggi su Usenet), ma:
Il punto e' un altro: in Iraq, i soldati americani sparano OGNI GIORNO a civili disarmati, a soldati di altri Paesi, a funzionari civili; perche' confidano nell'impunita' che viene loro garantita da un'opinione pubblica ultranazionalista e da un governo che non ritiene che i non-americani abbiano dei diritti.
Nascondere questo fatto sotto una montagna di illazioni a proposito della volonta' americani di punire chi ha, tutto sommato, appena versato una barca di soldi a una banda di delinquenti, mi sa tanto di giustificazione.
L'ho detto, e' come il Cermis: l'ipotesi che che la funivia l'hanno tirata giu' apposta perche' c'era dentro il capo della Spectre, mi sembra ragionevole che venga da qualcuno che vuole scusare, non accusare, gli USA.
e
[...]io trovo che si dovrebbe mettere l'accento proprio sul fatto che questo di Giuliana Sgrena e' stato l'ultimo episodio di una serie lunghissima, e dovremmo cominciare a chiederci quanti *iracheni* sono stati ammazzati come Calipari, nell'indifferenza generale; dovremmo chiederci quanto questo comportamento dei soldati americani contribuisce ad esasperare la popolazione, e ad accrescere il consenso verso i terroristi; e infine, se e' il caso di restare fedeli alleati di gente che considera perfettamente accettabile falciarci con le mitragliatrici.
L'hanno fatto ad un diplomatico italiano (che fra l'altro lavorava in quel momento per gli americani); l'hanno fatto ad un veicolo da ricognizione dei Carabinieri; l'hanno fatto ad un funzionario del SISMI; succedera' di nuovo, perche' noi non siamo americani, e quindi non abbiamo diritti.
Ipotizzare, come leggo sui giornali, un assassinio politico nei capi d'imputazione al soldatino americano è roba da barzellette, ci sarebbe da ridere se non stessimo parlando di una tragedia umana, quella di Nicola Calipari, e soprattutto di un colpo di spugna passato su migliaia di identiche tragedie umane, ignorate per dar voce alla paranoia complottista di imbecilli che esigono una realtà di cui sono attori talmente importanti che tutti gli eventi del mondo ruotano attorno a loro.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso dire una cosa? Quando un militare operativo prende servizio di turno, riceve un documento scritto che in italia si chiama "le consegne". Se le rispetta, non commette alcun reato, almeno ai sensi della giustizia militare. Ovviamente, puo' essere processato chi ha fornito tali consegne. C'e' pero' qualche eccezione e la cosa non e' cosi' semplice: se gli ordini che ricevi sono contrari alla Costituzione Italiana (vale in italia), allora puoi rispondere comunque "signorsi'" o "sissignore" a seconda che sia marina o esercito, e rifiutare di eseguire l'ordine chiedendo di essere messo a rapporto. Se non c'e' tempo, puoi chiedere che venga annotata la tua contrarieta' all'ordine.

Nel mondo militare, tutto cio' che non e' vietato e' obbligatorio: non esiste lo spazio di quello che puoi fare, non ci sono margini di discrezionalita'. O devi, o non puoi.

Questo pero' non evita che tu possa (in tutti gli eserciti moderni) far annotare la tua contrarieta' all'ordine ricevuto dal tuo ufficiale superiore o all'ufficiale di comando se presente. Il che non ti esime dal fare quanto richiesto, ma in caso di processo cambia le cose, e un bel po', visto che scarica il 100% della responsabilita' a chi da' l'ordine.

In caso di ordine criminale, se il soldato non ha espresso dubbi sull'ordine per vie gerarchiche, e' possibile considerarlo complice, nella misura in cui l'ordine fosse evidentemente pericoloso.

Norimberga ha insegnato molto, almeno agli eserciti occidentali.

Uriel

Anonimo ha detto...

Pardon, mi ero messo a cercare dei riferimenti in rete ed ho scoperto che il diritto di guerra italiano e' considerato uno dei piu' sofisticati ed avanzati, quindi non dare per scontato che questo si possa fare in tutti gli eserciti.... diciamo che un militare italiano puo' far annotare la sua contrarieta' all'ordine e questo cambia le cose al processo.

Gli USA , a questo punto, non lo so.

Uriel

Anonimo ha detto...

Salve Eugenio
sono Augusto, leggo spesso il tuo blog, anche se commento poco.
BELLO! esattamente quello che, in parte, ho scritto a commento su altri blog.
Dove, sull'argomento, si è molto parlato a vanvera.

Probabilmente ha ragione anche URIEL sul "rifiuto di un'ordine"; anche se ai miei tempi non era ancora cosí.
Peró, è "normale" che un inferiore venga sacrificato per salvare un superiore o " Alti Interessi ".

Ed allora, conclusione: stiamo facendo la solita figura del cazzo; con il giudice che se la prende con il fantaccino e tutte le discussioni varie.

I casi erano solo due:
o prendersela con il Pentagono e chiedere spiegazioni, possibilmente, ragionevoli
o starsi zitti.

Siamo dei pagliacci
(quod erat demostrandum)
doveri dire "sono" perchè anche io abito all'estero :-)

Palmiro Pangloss ha detto...

Non le condivido al 100%, ma sono le parole piu' lucide lette in merito Cermis e Calipari da sempre. Premetto che non voglio giustificare gli yankees - anche perche', insomma, se ne sbattono - e che riguardo ad entrambi i casi mi sarei comportato starnazzando meno e impuntandomi moooolto di piu' dei nostri governi. Ma lo avrei fatto esattamente per gli stessi motivi per i quali il Pentagono protegge i propri soldati dalle corti straniere: quegli storni hanno ucciso gente mi e la devono pagare. Giusto, non giusto, diritto, me ne sbatto. E aggiungo che se vuoi che un esercito funzioni, anzi che sia tale, e' cosi' che la devi pensare. Anzi mi allargo: non vale solo per le FFAA ma anche per gli stati. Di piu', vale per qualsiasi comunita' umana: esistono "i miei" ed esistono "gli altri"; non e' detto che gli altri siano peggiori o cattivi o che. anzi, con gli altri e' bello vivere in armonia e va fatto di tutto perche' sia cosi'. Ma se le cose precipitano - per colpa di chi e' ininfluente - se qualcuno deve soffrire, se qualcuno ci deve rimettere, beh, prima e se possibile gli altri. Poi se proprio non si puo' fare altri i miei. E dei miei prima quelli preposti a difendere la comunita', poi gli uomini, poi le donne, alla fine i bambini. Aggiungo - e poi la smetto - per fugare ogni dubbio di razzismo o altro che chiunque puo' entrare a far parte "dei miei": basta che si impegni a rispettare questa semplice regola.

Mi sa che hai fatto bene a mettere il mio tra i blog di destra.

Anonimo ha detto...

Condivido le cose dette da Palmiro.

Un altro di quei post che inchiodano, senza che si debba necessariamente condividerlo in toto.

Anonimo ha detto...

non credo neanche alla storia delle scommesse, che era un semplice (e maldestro) tentativo di far passare per una bravata ciò che bravata non era.
Quel pilota sapeva *esattamente* ciò che stava facendo, e non l'avrebbe fatto se non avesse ricevuto ordini in questo senso. Contravvenire ad un trattato internazionale come stava facendo lui è una faccenda grave, e nessun pilota si gioca la carriera per una cassa di birra...


Parte del mio servizio militare l'ho svolto vent'anni fa come segretario presso lo stato maggiore dell'aeronautica.

Ho conosciuto personalmente un pilota (italiano) che aveva fatto quasi esattamente quanto sopra, passando per scommessa sotto un ponte ferroviario e rovinandosi la carriera. Girava voce, non so quanto attendibile, che fosse stato molto sfortunato a farsi beccare e che la cosa non fosse poi cosí insolita. In ambiente militare di leggende ne girano tante, però.

Nell'arco di un mese ho smistato due (diconsi due) diverse segnalazioni di Tornado passati sotto il cavo di una funivia, cavo che era stato recentemente ripristinato dopo essere stato abbattuto poche settimane prima da un terzo Tornado, poi precipitato con i cavi attorcigliati alle ali (pilota e copilota salvi, ma confinati a terra con carriera rovinata); fortunatamente il fatto era avvenuto mentre la funivia non era in funzione. È possibile (lo si sperava) che si trattasse di paranoia conseguente al primo incidente e che gli aerei fossero invece passati sopra i cavi, fatto sta che le segnalazioni c'erano e le indagini vennero effettivamente aperte.

I voli a bassa quota sono parte della normale pratica, le funivie e i ponti andrebbero in teoria evitati, ma in pratica non sempre lo sono, anche se incidenti simili sono statisticamente rarissimi (quando capita fanno molto rumore, però): se non si ha il senso della sfida difficilmente si diventa pilota militare, la maggior parte dei piloti si comporta ragionevolmente, ma la deviazione dalla norma ci può sempre stare e francamente non vedo perché i piloti USA dovrebbero comportarsi in media piú professionalmente di quelli italiani.

Hari Seldon ha detto...

In proposito ho scritto diverse volte cosa penso, specie sul comportamento insopportabile della Sgrena. In sintesi, è stato pagato un riscatto, stavano correndo verso l'aeroporto per non doverne rendere conto agli americani. Quindi non li avevano informati e chi ha sparato probabilmente seguiva ordini generici (non aveva quindi l'ordine di uccidere Calipari, né la Sgrena). Una pratica sbagliata (pagare i riscatti) ha portato a un errore gravissimo (non coinvolegere gli americani nalla fuga). A rimetterci è stato, purtroppo, il solo Calipari. Ne avevo parlato il 25 agosto 2005, il 13 novembre 2005, il 23 marzo 2006, il 22 maggio 2006 (tanto per non lasciare solo Eugenio a citarsi...)

Anonimo ha detto...

Alt, alt: non ho detto che in Italia si possa rifiutare un ordine. Ho detto che si puo' chiedere di far annotare la propria contrarieta', e che -se c'e' tempo- si puo' chiedere di venire messi a rapporto.

Sono cose diverse.

Uriel

Anonimo ha detto...

Giusto per fare un esempio: in una pineta del meridione, vicina ad una caserma della marina, c'e' un marinaio di guardia. Arriva un barbone sbronzo e si mette a dormire. Il marinaio si avvicina e tenta di farlo andare via, ma quello lo sfancula e si volta dall'altra parte a dormire. In teoria dovrebbe avvisare e far arrivare i CC, o chiamare i ma.sdi. Il suo sottufficiale d'ispezione gli dice, al prodel (una spece di walkie talkie) , di dargli due colpetti col manganello di legno bianco in dotazione. Il marinaio esegue e sgombra l'area, ma il barbone finisce al pronto soccorso e i CC del presidio ospedaliero denunciano il marinaio.

Poiche' il marinaio NON ha mai fatto annotare la propria contrarieta' all'ordine ricevuto, e' stato condannato insieme al sottufficiale dal tribunale di La Spezia. Se invece avesse chiesto di annotare la sua contrarieta', come prevede l' MM3 , la colpa sarebbe andata *tutta* al sottufficiale di ispezione.

Uriel

Anonimo ha detto...

Per essere piu' precisi: se le consegne dicono A e ti viene ordinato B, devi fare B perche' lo dice l'articolo 173 c.p.m.p. (codice militare di pace). Lo stesso articolo, pero', recita: "è necessario che l'ordine attenga al servizio e non ecceda i compiti d'istituto; il militare, inferiore di grado, può opporre legittimamente rifiuto solo quando l'ordine impartito sia chiaramente rivolto contro le istituzioni dello stato o se l'esecuzione costituisca manifestatamente reato."

In teoria, quindi, il militare puo' opporre LEGITTIMAMENTE rifiuto. Che non e' poco, in un diritto militare, e mostra come l' Italia sia un passo avanti.

Adesso cerco l'articolo sulla manifestazione di contrarieta' all'ordine.

Uriel

Anonimo ha detto...

che i militari americani volino a bassa quota pur non potendo mi pare che lo riportassero ampiamente anche i giornali dell'epoca. Che si faccia e non si dica anche. Questo non esclude che il pilota abbia fatto "il ganassa". (tradotto abbia fatto una cazzata che non era certo quella di tranciare il cavo apposta questo è ovvio ma magari di passarci sotto quello si). La gente si crede Dio su una Golf figurati su un Jet da 60 milioni di dollari (cifra a caso).

Che Calipari sia morto per una punizione inflitta all'Alleato che faceva il furbo secondo me ci può stare. Si parla a nuora perché suocera intenda. Noi non sappiamo chi parlava a chi. Ne soprattutto come certi concetti venivano spiegati. Chi parlava, se parlava, aveva come copertura proprio il contesto che dice Eugenio: violenza diffusa, rischio di fuoco amico, guerra. Ma chi doveva capire capiva. Per gli altri c'era il contesto. Io ho fatto guardie in una polveriera a 30 km da casa dove gli unici pericoli erano i ragazzi del paese che per vendicarsi del corteggiamento alle loro ragazze da parte dei soldati andavano a rompere le balle alle garitte di notte ed ho visto ragazzotti di vent'anni sparare alle foglie o morire di paura per un po' di vento. Figuriamoci in Iraq. Poi che ci sia chi monta su queste cose letture strumentali quello è normale. La mamma di Pecoraro Scanio è sempre incinta. E a nulla serve che il figlio abbia saggiamente scelto di non riprodursi.

Palmiro Pangloss ha detto...

> Che Calipari sia morto per una
> punizione inflitta all'Alleato che > faceva il furbo secondo me ci può
> stare.

Marco, e con tutte le unita' di SF - coperte e scoperte - che hanno in Iraq lo anno fare a quattro guardioni di NYC? Suvvia.

Anonimo ha detto...

@Marco: non ci puo' stare per una semplice ragione: ne' la Sgrena, ne' il suo destino, ne' il destino dell'italia contano abbastanza da doversene occupare.

Sarebbe ora che finisse questo narcisismo per il quale cio' che si fa e dice in Italia sia importantissimo. La vita della Sgrena, e di Calipari, dal punto di vista dello scacchiere geopolitico di cui si occupano gli USA non valgono i proiettili necessari a stecchirli.



Uriel

Anonimo ha detto...

scusate ma non capisco l'obiezione. Voi continuate a pensare alla Sgrena come obiettivo. La Sgrena ed il povero Calipari sono (potrebbero essere) il messaggio non l'obiettivo. E penso anche che sia presunzione da parte nostra, pensare che il messaggio fosse rivolto a noi "opinione pubblica". Io dico che l'ipotesi è plausibile. Non ne traevo conclusioni ne giudizi. Dico solo che queste cose succedono. A volte per caso a volte no. Gli USA hanno bombardato "accidentalmente" l’ambasciata Cinese a Belgrado. Voi lo escludete invece categoricamente secondo considerazioni che non capisco. Palmiro risponde dicendo che la prova che non è quello il movente sta nel fatto che se l'avessero fatto non l'avrebbero fatto così. Io posso solo rilevare che l'operazione, se è vera l''ipotesi iniziale" è "purtroppo" perfettamente riuscita. Mentre non capisco come l'avrebbero fatta secondo Palmiro. Poi può tranquillamente essere stato uno dei mille incidenti di una guerra. Quello è ovvio. Ultima cosa: Sul fatto che il ruolo del'talia in Iraq "non" fosse molto importante ho i miei dubbi. E ovviamente non parlo certo dal punto di vista militare. E anche sul fatto che gli Americani fossero di molto incazzati per come la nostra intelligence stava gestendo la cosa avrei pochi dubbi. Proprio per il motivo che dice Uriel. Come: contate un cazzo, servite solo a dare copertura politica, e fate pure gli stronzi.

Palmiro Pangloss ha detto...

Marco: secondo Palmiro la situazione e' questa:

1. Dei riscatti pagati dal nostro governo & della Sgrena se ne strabattono.

2. Se non se ne strabattessero, cosa che non e' faccio per discutere, non farebbero uccidere Calipari da 4 membri della National Guard che poi si sono prodigati per salvare le vittime. Avrebbero usato, cosi' a occhio, un'unita' delle SF sotto copertura che avrebbe:
a. Ucciso tutti.
b. Fatto ricadere la colpa su qualche gruppo iracheno.
Cio' avrebbe:
x. Addossato la colpa sui nemici degli USA.
y. Inviato un "messaggio" mooolto piu' forte.
z. Propagandato un'immagine dei guerriglieri iracheni funzionale agli obiettivi USA.
Sarebbe stato insomma un win-win-win.

3. A parte tutto l'inesorabilita' occamiana dei fatti porta a pensare che sia stato un incidente derivante da cattivo coordinamento, RoE lasche, soldati affetti da happyriggerite.

Il "fatto" in quella vicenda non e' la sparatoria - pur tragica - bensi sono le reazioni, i comportamenti successivi ai fatti, di USA e Italia.

Anonimo ha detto...

@Marco: entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem. Un'azione del genere non valeva nemmeno i proiettili con cui e' stata eseguita. Non c'e' proprio alcuna opinione pubblica cui mandare un messaggio. In una situazione unipolare, l'impero de ne fotte semplicemente. Gli americani della nostra "intelligence" se ne fottono al cubo, cosi' come di tutto cio' che noi facciamo. L' Italia e' irrilevante, punto.

Anonimo ha detto...

Sono completamente d'accordo con te. Hai fatto un'analisi impeccabile. Complimenti.
Tumy