13 ottobre 2006

Comunità


Da Harry's Place:

What the pro-Islamist 'left' and the right-wing Islamophobes, such as the late Orianna Fallaci for example, share is their eagerness to paint Muslim immigrant communities as part of some sort of unified campaign against the West. For the psuedo-leftist cretins and their Islamist allies this of course is a 'good thing', the defence of Islamic garb, for example, is part of a resistance to the (non-existent) war on Islam - and their right-wing mirror-image differs only in regarding this as an offensive action rather than a defensive one and in considering it a 'bad thing'.
Quello che la 'sinistra' pro-islamista e la destra islamofoba, come ad esempio la defunta Oriana Fallaci, condividono è lo zelo posto nell'identificare le comunità musulmane come parte di qualche genere di campagna organizzata contro l'occidente. Per i cretini pseudosinistri ed i loro alleati islamisti questa è ovviamente una cosa positiva, e così la difesa del velo integrale islamico, ad esempio, è parte di una resistenza globale alla (inesistente) guerra all'Islam - e l'unica differenza con i loro corrispondenti speculari a destra dello schieramento politico è che questi ultimi considerano tutto ciò un'azione offensiva piuttosto che difensiva ed ovviamente un fatto negativo.

Non potrebbe essere più vero, e la prassi politica quotidiana, da entrambe le parti, tende verso azioni e opinioni che possano sempre più rafforzare questo isolamento di una supposta "comunità musulmana" rendendola assolutamente monolitica e impenetrabile.

Ognuno di noi può essere identificato, a seconda del contesto, in una miriade di modi: io posso essere un italiano, un meridionale, un ateo, uno specialista informatico, un ciclista, un eterosessuale, e nessuna di queste definizioni cancella le altre. Nessuno si preoccupa del mio punto di vista di ateo su Linux, nè della mia opinione di specialista informatico sui matrimoni omosessuali - la sola idea sembra ridicola. Eppure c'è chi, strumentalmente, ritiene, anzi, vuole, che gli appartenenti a certe comunità debbano essere solo appartenenti a certe comunità. L'identità di musulmano, per George Galloway come per Nick Griffin, dovrebbe cancellare tutte le altre.

L'idea, naturalmente, non solo è sballata, ma non ha alcuna speranza di successo. Nonostante tutti gli sforzi (ed alcuni successi) di chi cerca di costruirsi un futuro politico sulla nascita di comunità monolitiche, separate ed in contrasto, nonostante l'idea che si è cercato di far passare che la comunità musulmana avrebbe in qualche modo diritto a leggi separate, servizi sociali separati e soprattutto una rappresentanza politica separata, non democraticamente eletta, anzi estranea all'intero processo democratico, basta andare in una qualsiasi delle scuole di qui per rendersi conto che questa gente sta combattendo una battaglia di retroguardia - ed una battaglia persa in partenza.

Certo, esistono scuole separate, in cui non è possibile iscriversi se non si è musulmani (o cattolici, o ebrei), esistono comunità chiuse, esistono moschee in cui si predica il rifiuto dell'integrazione, esistono storie tragiche come questa. Esistono però migliaia di scuole, la stragrande maggioranza, in tutta la Gran Bretagna, in cui ragazzine musulmane giocano a pallone con i loro coetanei di ambo i sessi, mangiano assieme, partecipano alle stesse feste, festeggiano il Natale con la stessa curiosità con cui i loro coetanei di altre religioni partecipano alle celebrazioni per la fine del Ramadan; in cui ragazzi musulmani imparano (rapidamente, di solito) che le idee dell'imam ultraconservatore su ebrei ed altri infedeli tendono a perdere forza, messe di fronte alla realtà dei fatti di una Shirley in minigonna o di un Solomon miglior terzino di tutta la scuola.

Quei ragazzi e quelle ragazze, che sono la stragrande maggioranza, fra 15 anni probabilmente non berranno alcolici, porteranno lo hijab (difficilmente il niqab), andranno in moschea regolarmente, ma sospetto che non accetteranno di buon grado la definizione totalizzante di musulmani che cancella tutte le altre e che oggi si cerca di imporre ai loro genitori: vorranno una rappresentanza politica che sia democraticamente eletta e che tenga conto di tutte le parti della loro identità e non solo di quella religiosa - così come oggi ben pochi cristiani preferirebbero essere rappresentati da un consiglio di preti piuttosto che da un governo democraticamente eletto.

Una minoranza di fondamentalisti resterà, sicuro, e probabilmente il loro essere ridotti ad atavismo superato dalla storia non farà che renderli ancora più rabbiosi, e dovremo fronteggiare il terrorismo che alligna all'interno di certi circoli integralisti; ma si tratterà di un pericolo circoscritto, una minaccia per la sicurezza personale, allo stesso livello di rapinatori armati, pedofili, gang di spacciatori: un pericolo per gli individui ma non per la società. Allo stesso modo, chi cercherà di descrivere il collega musulmano come una minaccia per tutti, come una forza che vuole sovvertire l'ordine democratico della nostra società, solo perchè al pub beve aranciata o al venerdì allunga la pausa pranzo per le preghiere, non potrà che esporsi al ridicolo.

Gente come Abu Izzadeen e Nick Griffin non se ne rende conto, ma non sta cambiando la società - non più di quanto i soldati tedeschi intorno al bunker della Cancelleria stessero sconfiggendo l'Armata Rossa.

6 commenti:

restodelmondo ha detto...

Chapeau.

(Io son qui da poco, dimmi se mi sbaglio: ma ho l'impressione che l'equivalente italiano dell'uscita di Straw sul velo - lasciando fuori il problema fondamentale, cioé la posizione istituzionale di S. - non sia la signora di Como che non vuole che i suoi figli vadano a scuola con i figli della signora velata, ma il suo marito che dopo un grappino di troppo dice in mezzo al bar "ma non capisco come i preti facciano senza donne se non si sfanno di p...".)

lucia ha detto...

Scusa il commento fuori post, ma credo che tu sia stato testimone della mia disperazione attaccata alle colonne di via santo stefano. Aspetto una parola di conforto.
Grazie
Lucia

Eugenio Mastroviti ha detto...

Lucia,

non ci sono parole per descrivere quanto improvvisamente il mondo sia diventato piccolo davanti ai miei occhi. Per un sovraccarico di coincidenze incrociate, ne sono in effetti stato testimone quasi nello stesso momento in cui un'amica mi metteva in mano il tuo romanzo ingiungendomi di mollare tutto il resto e leggerlo. In quel momento, neanche lei sapeva chi era l'autrice dell'appello sulle colonne.

So per esperienza che non esistono parole che possano dare conforto; posso solo immaginare che la tua tavola, se non la dovessi ritrovare, finisca in qualche modo a far compagnia al racconto che avrebbe vinto il premio Hugo nel '94

lucia ha detto...

Pensare la mia tavola in compagnia del racconto mi fa stare meglio, non so perchè.
Grazie.

PS
I dolorosi particolari della vicenda li puoi trovare su ilterzodesiderio.blogspot.com

A presto

Eugenio Mastroviti ha detto...

Restodelmondo:

personalmente credo che la questione Straw sia più complicata di così; del resto, persino Red Ken gli ha dato (in parte) ragione.
Ho scritto un post che in parte ti risponde, ma credo che la risposta migliore la dia l'articolo del Guardian linkato alla fine.

restodelmondo ha detto...

Grazie. Qui si sta cercando di imparare un po' di questo posto nuovo, per tentativi, e ogni feedback e' il benvenuto...