24 ottobre 2006

L'altra metà della mezzaluna


Un bellissimo post di Dacia Valent sulla condizione delle donne musulmane. Condivido al 99%, con l'unica obiezione che sì, molti di quelli che discutono sul velo oggi lo fanno strumentalmente, ma questo è vero da entrambe le parti.

Certo, non è neanche lontanamente pensabile dare una soluzione legislativa a queste questioni - così come le grandi battaglie femministe del nostro passato non sarebbero state aiutate da leggi che imponessero alle donne di lasciare culle e fornelli e andare a lavorare; ma non si può chiedere neanche il silenzio "perchè è un problema interno alla comunità musulmana". È anche un problema interno alla comunità italiana, o europea, e se imporre una soluzione legislativa (in un senso o nell'altro) sarebbe un atto di ingiustizia, guardare dall'altra parte e fare finta che la questione non esista non credo sia una mossa molto più intelligente - esattamente come per tutte le altre battaglie femministe, magari anche a costo di raccattare per strada avanzi di solidarietà pelosa e strumentale.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

se la sinistra capisse e accettasse la questione del velo come una battaglia femminista, gia' quello sarebbe un grande passo...

Anonimo ha detto...

"Battaglia femminista" non si applica affatto alle categorie proletarie alle quali appartengono gli immigrati. Mia nonna a 9 anni era a lavorare con la canapa, esattamente come i suoi colleghi maschi. E per tutta la vita si e' rotta la schiena nei campi, esattamente come i maschi. Non esisteva, nel mondo proletario, alcuna differenza fra uomini e donne o alcuna esclusione tra uomini e donne. E lo stesso valeva per il proletariato urbano, ove le donne andavano a fare le operaie 13 ore al giorno tale e quale agli uomini. In generale, ,la "battaglia femminista" e' una battaglia borghese, quando non radical-chic. Le donne contadine ed operaie furono beneficiate dalle campagne sindacali, e non da quelle femministe.

Ora, la stragrande maggioranza delle immigrate non e' borghese. E si rompe la schiena tale e quale ad un immigrato maschio. Quale sarebbe la "parita'" cui una battaglia borghese come quella femminista dovrebbe tendere? La liberta' nell'abbigliamento? Ma essa non fu MAI una battaglia femminista, le femministe gridavano "libera e brutta", intendendo che la donna non doveva MAI cedere al desiderio maschile mostrando quanto il maschio voleva vedere.

Non c'e' alcun collegamento fra lo strato sociale (la borghesia cittadina) e le intenzioni/la cultura del movimento femminista comunista e i bisogni e lo strato sociale delle immigrate. Il mito del femminismo che libera la donna e' solo una leggenda, a liberare le masse sono state le lotte sindacali e la TV. Le donne borghesi poi hanno vinto l'accesso ai ruoli alti della societa', e alle professioni alte, ove erano escluse, ma che erano comunque appannaggio esclusivo della borghesia cittadina.

Ma la donna islamica della stessa classe sociale da cui provenivano le femministe ha gia' la liberta' di portare o meno il velo. Il problema del velo e' tra gli strati proletari. Ove il femminismo non mette piede perche' non ce l'ha MAI messo.

Uriel

Eugenio Mastroviti ha detto...

Uriel:

come al solito sembra che veniamo da due pianeti diversi.
Non discuto che le battaglie femministe del passato siano nate in ambienti borghesi (quasi tutti i movimenti di riforma sono nati, tutto sommato, in ambienti borghesi - compresi i sindacati come li intendiamo adesso); da qui a dire che siano state un "fenomeno borghese" e che, per dire, non abbiano fatto gli interessi di chi è venuto dopo tua nonna, ce ne corre. Sinceramente l'idea che le lavoratrici, oggi, qualunque sia la loro classe sociale, stiano meglio anche grazie alle battaglie femministe mi sembra facilmente dimostrabile andando semplicemente a guardare i fatti - a partire per esempio dalla basilare uguaglianza nella paga fino alle pari opportunità di carriera (tua nonna era pagata uguale? Beata lei. Milioni di donne, invece, no). Dirai che le lotte per questi diritti sono state portate avanti dai sindacati. Può darsi. Si può rispondere altrettanto facilmente che i concetti stessi sono stati introdotti dal femminismo e senza di questo i sindacati difficilmente se ne sarebbero curati.

Fra l'altro, questa frase qui mi lascia perplesso:

Quale sarebbe la "parita'" cui una battaglia borghese come quella femminista dovrebbe tendere? La liberta' nell'abbigliamento? Ma essa non fu MAI una battaglia femminista, le femministe gridavano "libera e brutta", intendendo che la donna non doveva MAI cedere al desiderio maschile mostrando quanto il maschio voleva vedere.

Mi sembra che ci sia una contraddizione mica da ridere: affermi che la battaglia per la libertà nell'abbigliamento non fu mai combattuta dalle femministe, e porti a riprova di questo il fatto che le femministe rivendicassero il diritto di vestirsi come volevano loro e non come volevano gli uomini. O sono io che non ho capito?

Anonimo ha detto...

in UK solo il 15% delle donne musulmane sopra i 25 anni lavora

Anonimo ha detto...

Punto primo: le donne femministe NON volevano "vestirsi come gli pareva". Volevano vestirsi da femministe. Veniamo da pianeti diversi nella misura in cui tu sembri pensare che cambiare qualcosa di proibito con qualcosa di obbligatorio sia un aumento di liberta'. Le femministe NON hanno MAI lasciato, e ripeto MAI lasciato, le donne libere di vestirsi come volevano. Esisteva un abbigliamento che le femministe approvavano e uno che le femministe DIS approvavano, che era vietato.

Quindi, il fatto che le femministe abbiano cambiato il modo divestisti delle donne NON significa che le abbiano rese libere di vestirsi, ma soltanto che hanno imposto un cambiamento di uniforme. Che le femministe poi volessero vestirsi "come volevano gli uomini" o meno, andiamo nel campo delle loro pie illusioni: il topless, per esempio, era una divisa obbligatoria perche' il reggiseno era simbolo di disuguaglianza. Gli uomini NON lo portavano, ergo neanche le donne lo dovevano portare. Non mi risulta che il topless sia particolarmente sgradito agli uomini.

Il movimento femminista e' stato particolarmente STUPIDO, poiche' nasceva da un'istanza modaiola, e quindi stupida ed effimera di per se'.

Per quanto riguarda il problema delle paghe, il problema della parita' fu superato grazie alle lotte sindacali, che precedettero e di molto le presunte vittorie attribuite al movimento femminista, dopo il 1968.

Peraltro, il movimento femminista era saldamente radicato dentro il PCI, mentre il movimento sessantottino, quello che EFFETTIVAMENTE diede liberta' di abbigliamento NON SOLO era visto con disppunto, ma addirittura con ostilita' dal PCI. PCI che all'epoca stigmatizzava la Iotti per via di una relazione extraconiugale E che espelleva Pasolini per omosessulita'.

La liberazione sessuale e dei costumi, figlia del 1968, NON ha niente a che spartire NE' con il femminismo NE' con alcun altro movimento legato all'allora PCI. E la parita' dei redditi si raggiunse per via delle lotte sindacali, nate in italia ben prima che il movimento femminista si occupasse dell'abbigliamento.

L'idea che in italia le donne siano state liberate dal movimento femminista e' pura leggenda, sostenuta dai partiti che si sono voluti prendere i meriti del 1968, dopo averlo stigmatizzato in tutti i modi. PCI dell'epoca compreso. Le donne sono state liberate dalla TV, dai media che riportavano le mode anglosassoni, dai movimenti sessantottini, che non hanno MAI avuto fortuna ne' dentro il PCI (almeno prima di meta' degli anni 70, cioe' troppo tardi) ne' si sono relazionati molto.

Poi, ovviamente, c'e' chi ama raccontare che il PCI fosse la casa delle liberta' personali. Solo che espelleva i gay , condannava come pornografia decadente e borghese le sottane sopra il ginocchio, eccetera.

Si', siamo su pianeti diversi. Tu vivi di leggende, non verifichi mai i luoghi comuni con un paio di cronache dell'epoca. Ti dicono che il merito fu delle femministe e tu ci credi.

Uriel

Eugenio Mastroviti ha detto...

Premesso che, onestamente, dopo due o tre incontri, qui e su Usenet, ne ho un po' le palle piene del tuo modo di discutere, fatto di affermazioni apodittiche e insulti più o meno velati, della assunzione che tu sia l'unico sul pianeta a cui sia capitato di leggere un giornale o un libro di storia, vorrei precisare che se proprio devi accusare il tuo interlocutore di non capire una sega e ripetere a pappagallo due o tre luoghi comuni che gli sono stati raccontati, il minimo che dovresti fare è evitare a tua volta una serie di luoghi comuni anche piuttosto beceri, come l'idea che il femminismo sia stato una "istanza modaiola", o che il PCI fosse "la sinistra" (lo so: rappresentava la sinistra mainstream nel Parlamento italiano; se per te le due cose si equivalgono, non solo veniamo da due pianeti diversi ma il tuo ha anche una classificazione bassina sulla guida Michelin).
Quanto alla parità dei redditi e delle opportunita di carriera, so anch'io, grazie (me l'hanno detto, eh, non è che abbia letto libri di storia, per carità) che le lotte sindacali esistevano da prima. Suppongo il fatto che quella specifica lotta sindacale sia nata praticamente in concomitanza con l'ascesa del movimento femminista sia niente altro che una coincidenza.
Lascio perdere poi la tua diatriba personale con il PCI. Non so a cosa sia dovuta e non ci voglio entrare, ma non vorrei che finisse come la storia di Gandhi. Non ho citato il PCI in alcuna maniera, ho fatto un generico riferimento alla sinistra le cui idee non sempre e non necessariamente (soprattutto in questo Paese) coincidono con le idee del PCI.

Detto questo, e letto quello che hai scritto sul tuo blog, se non ti spiace, lascio cadere la questione, perchè mi sembra che l'opinione infima che abbiamo l'uno dell'altro sia difficilmente alterabile.

Anonimo ha detto...

Dopo il simpatico scherzetto che mi ha rifilato (con annesso insulto), ho deciso che dovevo approfondire la produzione ureliana, in quanto la cosa mi è sembrata adatta a far sorgere parecchi dubbi riguardo la prima impressione avuta, molto lusinghiera tutto sommato.

Quindi ieri mi son fatto una full immersion nel suo sito, leggendomi un centinaio di post almeno.

Ed il dubbio sorto è stato confermato.

Uriel è un cazzone, con sprazzi folgoranti di genialità!

Anonimo ha detto...

Maedhros e tu cosa sei, che diffondi le fole di de marchi sull'aids e che fai battute da bar sport rionale sull'islam? Insomma, un minimo di decenza :)