05 febbraio 2007

Psicoreato


Ho la fortuna di non aver mai, in cinque o sei anni, visto una sola puntata di Big Brother - nè del Grande Fratello quanto tornavo in Italia. Sono riuscito ad evitare anche la versione Celebrity, che credo non abbia un corrispettivo italiano. Ho subito i commenti davanti alla macchina del caffè, e conosco alcuni dei nomi, ma ho evitato i pianti di Jade Goody, il pestaggio di Nasty Nick, George Galloway che faceva il numero del gatto per guadagnar punti, sono uno dei tre maschi adulti residenti in Gran Bretagna che non solo non hanno visto Kinga Sarcazzo masturbarsi con una bottiglia, ma manco sanno che faccia ha. Tutto questo adesso è cambiato con l'ultima edizione di Celebrity Big Brother.

Ospiti erano, fra gli altri, la summenzionata Jade Goody da Bermondsey, assurta al rango di celebrità grazie, um, al fatto di non aver vinto una precedente puntata di Big Brother e di essersi fatta dei gran pianti in diretta perchè gli altri la prendevano per il culo in quanto coatta semianalfabeta e orgogliosa di esserlo; poi c'erano anche un paio di starlet da due soldi, una ex-componente di una band tipo Spice Girls ma ancora più dimenticabile, ed una stella di Bollywood, tale Shilpa Shetty. E apriti cielo. Perchè le tre coatte inglesi, la cantante, la coatta-coatta e l'attricetta, hanno fatto fronte comune contro l'indiana, colpevole di essere bella, ricca e con una puzza sotto il naso di proporzioni monumentali. Hanno cominciato, a quanto pare, a chiamarla con nomignoli odiosi (uno fra tutti, "Shilpa Poppadum" - dal nome del tipico antipasto dei ristoranti indiani), a isolarla, insolentirla, e, si teme, ad un certo punto una delle coatte l'ha addirittura chiamata "Paki".

Catastrofe.

Interrogazioni parlamentari, sospensione di Big Brother, due distinte investigazioni della polizia, le tre tipe tirate fuori dalla casa del Grande Fratello e messe sotto investigazione da Scotland Yard per istigazione all'odio razziale, cancellati metà dei programmi in preparazione da Channel 4 in attesa di un riesame da parte della commissione censura per controllare che non si verifichi la possibilità di esporre il pubblico ad episodi di razzismo, ipotesi di reato ventilate anche per il consiglio di amministrazione della rete televisiva, per i produttori di Big Brother e finanche per gli ideatori del format del programma in Olanda.

La reazione isterica di fronte ad un episodio del più becero razzismo figlio dell'ignoranza mi sembra folle: l'episodio andrebbe fatto vedere ai ragazzini a scuola, dovrebbe far parte del curriculum nazionale, dovrebbe essere accompagnato dalla solenne spiegazione che ecco, guardate un po', ragazzini, continuate a non studiare una sega e vi ridurrete come queste tre fallite; e d'altra parte, rendetevi conto di che razza di imbarazzo per la collettività, che collezione di pregiudizi, ignoranza e solenne stupidità è il razzista medio.

Al contrario, la reazione, oltre che scomposta, ha dei risvolti allarmanti: oggetto dell'indagine non è l'aggressione verbale nei confronti dell'attrice indiana (che sarebbe anche comprensibile, sebbene la stessa Shetty abbia minimizzato l'accaduto) ma in generale il razzismo delle tre coatte. In altre parole, non sono sotto indagine per quello che hanno fatto, ma per quello che pensano, al punto che la polizia sta cercando di ottenere un'ingiunzione del tribunale per accedere a registrazioni non mandate in onda, in cui le tre parlerebbero di Shetty chiamandola, appunto, "paki". È il caso di dirlo esplicitamente, di soffermarsi sui dettagli: il reato contestato alle tre coatte non è un'aggressione razzista, ma il fatto stesso di essere razziste; rischiano la galera non per ciò che fanno, ma per ciò che sono, ciò che (probabilmente) pensano. Che il tutto avvenga nel contesto di una trasmissione chiamata "Grande Fratello", poi, rende la cosa ancora più surreale.

Eppure, a guardarmi intorno, trovo che non siamo in molti ad essere terrorizzati all'idea di un codice morale imposto per legge e fatto rispettare dai tribunali, e occasionalmente mi viene da chiedermi se non sono io ad aver capito male qualcosa.

10 commenti:

Palmiro Pangloss ha detto...

Individuo due tendenze preoccupanti: una quella che indichi tu, l'altra la compelta assenza di foto quantomeno in topless della divina Shilpa Shetty che, da ieri, in versione vestita ma non castigata campeggia sul mio desktop.

Anonimo ha detto...

Quanto mi piaci a volte.....
;-)

Senti, ma sarebbe azzardato sostenere una responsabilità della Nuova Sinistra che governa il Paese da più di un decennio in quest'andazzo?

Anonimo ha detto...

Onestamente non capisco il problema. Le classi sociali esistono ed ognuna sviluppera' una propria subcultura. LA cultura pop, cioe' la sottocultura delle classi servili, non solo e' l'unica cultura che possono capire, ma anche l'unica che possano produrre. Non ci vedo nulla di strano, a meno che qualcuno non abbia spacciato il termine "pop" con qualcosa di diverso da "plebeo".

Uriel

P.S: ho deciso di non avere alcuna TV in casa , e ormai resisto dal 2000 senza guardarla. Non e' affatto obbligatorio vedere il grande fratello.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Uriel: guarda, io la TV ce l'ho come interfaccia per DVD e BBC News24 (ok, e Discovery Wings). Il problema è che con il casino che è successo non c'è modo di evitare di essere sommersi di informazioni non richieste su Big Brother - sui giornali, alla radio, al lavoro, nei telegiornali. Per due-tre giorni letteralmente non s'è parlato d'altro, e per dire, pure a Today in Parliament ieri si parlava del fatto che Shilpa Shetty è stata fra il pubblico del Question Time.

Poi per il resto, il mio problema non sono le classi sociali, è lo scandalo e soprattutto il modo in cui si è deciso di perseguire per via giudiziaria un certo comportamento e addirittura il fatto che una persona sia o meno una testa di cazzo razzista.

Maedhros: Blair dev'essere meglio di quel che sembra a me. A sinistra lo odiano perchè è di destra e liberista, a destra lo odiano perchè è troppo socialista. Secondo me ha delle doti nascoste.
Comunque in tutta sincerità, dovendo scegliere fra chi vuole imporre la political correctness per legge e chi vuole rimpatriare a forza gli immigrati di terza generazione, preferisco gli imbecilli politically correct. Sono talmente soppy, per usare un termine che non saprei tradurre in italiano, che difficilmente riuscirebbero comunque a far troppi danni.

Anonimo ha detto...

@Eugenio: ne faccio un problema di classi, perche' sono cresciuto in una famiglia di operai con una madre immigrata. Credo vi fosse una certa ossessione in lei su due cose: "se non parli bene non saprai mai difendere i tuoi diritti e la tua dignita'" e "se non sai niente di metteranno sempre i piedi in testa". Con ogni probabilita' era dovuto ad un vissuto pesante, di immigrata in anni difficilissimi (gli anni 50), ma mi rendo conto di una cosa: quell'analisi cosi' "slava", brutale e diretta, del problema giungeva ad una conclusione corretta. Lei la applicava in maniera brutale e sistematica (non so parlare la lingua materna e nemmeno il dialetto del luogo ove sono cresciuto), ma la spinta era corretta. Se vuoi emanciparti, devi sapere di piu' e saper parlare meglio. Ora, io vedo delle masse di persone che prima fanno di tutto per parlare una lingua scorretta e disarticolata , poi si applicano per rimanere ignoranti come capre, la chiamano cultura pop e la santificano. Poi scoprono che fuori da un call center a 600 euri al mese non riescono a lavorare , e danno la colpa al governo.

Mi spiace, ma credo sia un problema di classe a tutti gli effetti: se davvero vuoi uscire dal baratro, anche economico, o dal ghetto, l'unica via e' la cultura. La cultura pop e' una cultura delle classi servili, e chi ne e' pervaso ha il destino segnato.

Mi spiace, ma io sono cresciuto in quell'emilia rossa dove "ci vuole piu' progresso, non basta mai".

Uriel

Eugenio Mastroviti ha detto...

Ma guarda, Uriel, che non potrei essere più d'accordo con te (m'hai battuto sul tempo, anzi, su un post che contavo di scrivere nel weekend): non stavo in alcun modo giustificando la cosiddetta "cultura pop" - che mi sembra un ossimoro.

Anonimo ha detto...

Comunque in tutta sincerità, dovendo scegliere fra chi vuole imporre la political correctness per legge e chi vuole rimpatriare a forza gli immigrati di terza generazione, preferisco gli imbecilli politically correct.
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Uhm, io tra lui e lei scegliere non saprei. Non sono così sicuro che alla lunga non facciano danno più di tanto.
Insomma, questi hanno sorvolato su un subominide che s'è masturbato con una bottiglia (questa proprio mi mancava), e mettono sotto processo 3 cozze stupide come capre per aver detto Paki ad una che semplicemente le faceva schiattare di gelosia.
Per lavarsi successivamente le mani verso un neanderthaliano che pretende di avere il diritto di infilare sua figlia dodicenne in un sacco.

A me questa sembra una "correttezza" del cazzo, diciamo!

Eugenio Mastroviti ha detto...

Hanno sorvolato su unA subominide che si è masturbata con una bottiglia a Big Brother (e, mi aggiornano, ha anche simulato atti sessuali con una paperella di gomma gonfiabile). Mi dicono anche che sia una bella figliola, purtroppo non so come si chiami e non posso googlarla per confermare.

Sul neanderthaliano, certo hanno sorvolato - soprattutto perchè non hanno mezzo milione di sterline da spendere, il caso di Shabina Begum è già costato una fortuna alle casse dello Stato; temo che la questione sia più strettamente economica che poolitica, e se vogliamo è anche figlia di una certa mentalità thatcheriana - there is no such thing as society: lo Stato non interviene in queste questioni, che se la vedano da soli, se gli utenti della scuola lo sentono come un problema grave, pagheranno le spese legali, altrimenti evidentemente non gliene frega più di tanto.

Il problema che ho io con quegli altri, invece, è che se vuoi deportare il padre-neanderthal in quanto immigrato o (e questo è importante) discendente di immigrati, vuoi deportare anche questi qui che sono gli unici che si sono opposti al suddetto neanderthaliano, ed oso pensare che invece questi svolgano una funzione utilissima non solo qui, a nostro diretto beneficio, ma anche nelle patrie lontane in cui molti immigrati ritornano - dopo essere stati esposti per lungo tempo ad una versione più libera e più laica della loro stessa religione, ed ai vantaggi che questa diversa visione comporta.

Anonimo ha detto...

Ah, meno male!
Giuro che stavo andando in crisi cercando di immaginare come potesse aver fatto un maschio (si fa per dire) a masturbarsi con una bottiglia.
E' stato il nome (pure questo assurdo mica male) a trarmi in inganno.

Sulla questione del neanderthaliano di ritorno: forse m'è sfuggito qualcosa del post, ma non capisco perché le spese legali debbano ammontare a mezzo milione di sterline per la scuola o chi per essa, mentre presumo che la cosa non valga per il minus habens.
Non può certo avere tutti quei soldi uno così, è assolutamente impossibile. Pure se glieli lasciavano in eredità, escludo che potesse essere in grado di tenerseli.

Anonimo ha detto...

Sì, m'era decisamente sfuggito qualcosa.
Il tapino gode dell'assistenza legale statale gratuitamente. La cosa dimostra 3 cose:
1) qualunque cosa lasci fare allo Stato, la farà male (tipo pagare le spese legali a uno che vuole infagottare la figlia di 12 anni);
2) il tuo assunto che per loro "there's no thing like a society" cade;
3) l'egalitarismo porta invariabilmente a disuguaglianze di fronte lla legge, l'unico posto dove l'uguaglianza è irrinunciabile per potersi definire civili.

Se le scuola non ha i soldi per pagare le spese, vuol dire che è povera. Però l'assistenza legale gratuita a lei non spetta.

Ma la madre di tutte le domande è: ma come cazzo fa una semplice causa giudiziaria a costare mezzo milione di sterline?