06 agosto 2005

La societa' laica

Mi vado rendendo conto sempre di piu' in questi ultimi tempi che fra i problemi che la Chiesa Cattolica ha causato all'Italia ce n'e' uno assolutamente misconosciuto - l'assenza del concetto stesso di laicismo. Oh, per carita', lo so anch'io che in Italia ci si riempie la bocca con la societa' laica, e il crocifisso nelle scuole e il divorzio e i referendum e via discorrendo. Il problema e' che il laicismo come e' sempre stato inteso in Italia e' un concetto falso e artificioso, che deriva dalle meccaniche dello scontro politico.

Cerco di spiegarmi: in Italia essere "laici" significa essenzialmente contrastare l'ingerenza della Chiesa Cattolica in tutti gli aspetti della vita politica e sociale. Questo perche', in pratica, in Italia c'e' sempre stata una sola religione -il 99% dei cittadini italiani si dichiarano, dopotutto, cattolici, e anche quelli che farebbero venire un infarto a San Francesco d'Assisi sono per quanto possibile attenti nel rispettare le forme esteriori e artificiose della religiosita'- e quella religione era apertamente schierata col potere. La divisione era insomma semplice, avversare il potere costituito significava anche spingere per una indipendenza delle regole sociali e politiche dal dettato religioso. La religione era quasi danno collaterale.

Il risultato e' che noi italiani non siamo abituati ad una societa' laica. Siamo abituati ad una societa' che ha dovuto lottare strenuamente per liberarsi dell'indebita influenza di una sola religione che si identificava col potere costituito. Non dico che veniamo fuori da una teocrazia, ma poco ci manca. In sostanza, non siamo abituati a rispondere alle domande piu' complesse che una societa' laica pone.

Cosa succede quando le religioni sono molte? Cosa succede quando le religioni offrono una rivendicazione di identita', un collegamento alle radici culturali, una prospettiva di riscatto sociale per una minoranza magari finora oppressa e sfruttata? E' facile vietare il crocifisso nelle scuole e negli edifici pubblici: provate ad andare dove ci sono anche religioni che non sono un'estensione ed uno strumento del potere costituito, in Francia a vietare lo hijab, o in Gran Bretagna il turbante dei Sikh. E' difesa della laicita' dello Stato, o e' razzismo? E' separazione fra Stato e Chiesa (ChiesE) o oppressione delle minoranze?

E che succede quando quella stessa religione, simbolo di riscatto sociale e politico, diventa, per una minoranza all'interno della minoranza, simbolo di oppressione e prevaricazione - o strumento di potere? Come ci si assicura che solo le donne che lo vogliono portare mettano l'hijab? O il burqa? Come ci si regola con le donne che ritengono peccaminoso il fatto stesso di chiedersi se lo vogliono portare o meno?

Non c'e' una risposta precisa, valida in ogni occasione, per queste domande. Bisogna esaminare ogni caso e regolarsi di conseguenza, e procedere sulla base dell'esperienza, del buon senso, della conoscenza delle culture e delle tradizioni. Il problema non e' questo: sono tutte cose che si imparano, dolorosamente, magari, sbagliando, commettendo errori anche gravi, sopportando tensioni e attriti che a volte durano anni. No, il problema e' che nella cultura italiana, che viene da secoli in cui, appunto, "laico" coincideva con "non asservito al dettato cattolico", non si sa neanche che quelle sono domande da farsi. Il problema per noi non e' la separazione fra Stato e Chiesa, si direbbe, ma fra religione e potere costituito: se manca quella connessione, tendiamo a perdere interesse e a considerarla una questione di poco conto, senza neanche renderci conto che la societa' si sta evolvendo in una direzione che ci costringera', prima o poi, ad affrontare il problema - probabilmente quando avra' assunto proporzioni ingestibili.

Nessun commento: