21 giugno 2010

Un colpo al cerchio...


Ogni tanto mi capitano delle cose che mi fanno pensare che ci sono, dopotutto, pochi altri posti al mondo dove mi troverei bene come qui a Londra.

Venerdì, andando al supermercato per un po' di late shopping, ho incrociato una di quelle famiglie che si vedono solo a Londra, evidentemente di ritorno dalla visione della deludente partita dell'Inghilterra in qualche locale pubblico. Padre nero, non saprei se africano o afro-caraibico, madre orientale, forse indonesiana, forse del sud-est asiatico, bambina dell'età apparente di una delle mie nipotine, 4-5 anni, bellissima da levare il fiato (suo padre farà bene a procurarsi una collezione di mazze da cricket prima che la piccina raggiunga i 14 anni), che correva e zompava avanti e indietro sul marciapiedi - ad un certo punto mi é atterrata su un piede - sventolava una delle onnipresenti bandiere rossocrociate dell'Inghilterra e strillava "En-gland! En-gland! En-gland".

Era bellissima, davvero - anche perché la sua stessa presenza rappresentava uno sputo in faccia sia alle Leghe Nord di questo mondo, con la sua etnicità due volte disdicevole, "meticcia" e doppiamente non-bianca, sia ai cretini multiculturalisti e al loro sogno di tanti piccoli ghetti segregati, di tante identità senza possibile integrazione, di apartheid in salsa guardianista - mi immagino l'orrore di Polly Toynbee a vedere una bimba che sventola l'odiata croce di San Giorgio con i genitori che invece di spiegarle che lei quella bandiera, e ciò che rappresenta, la deve odiare per le colpe pregresse del colonialismo e via sbroccando, sorridono e la aiutano a saltare più in alto e, orrore degli orrori, papà addirittura fa coro con lei tradendo la sua cultura ancestrale.

Dopo la miserabile prestazione dei parassiti strapagati allenati da Capello, quella bimba m'ha aggiustato la giornata. E se per qualche tipo di miracolo l'Inghilterra dovesse mai vincere, probabilmente immeritatamente, un mondiale, almeno ne sarei contento per lei.

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