E noi siamo in Afghanistan per questo?
Il Times Online pubblica l'interessante notizia che il governo afghano sta rifondando il Dipartimento per la Prevenzione del Vizio e la Promozione della Virtù, l'organizzazione fondata dai Talebani sulla base della sua omonima saudita (nota colloquialmente come Muttawa, e ben descritta nel blog di un espatriato saudita a Londra, il Religious Policeman, ora non più attivo). Qual era, sotto i Talebani, il compito di questo Dipartimento? Niente di speciale: frustare a sangue le donne che s'erano messe lo smalto alle unghie, o che a causa di un movimento troppo rapido facevano emergere dal burqa una caviglia, o gli uomini che portavano la barba troppo corta, o chi ascoltava musica o rideva in pubblico.
Le femministe protestano. Amnesty protesta, Human Rights Watch protesta, i pacifisti europei, suppongo, approvano: è complicato protestare per questa violazione dei diritti quando hai passato gli ultimi sei mesi a dire, come Gino Strada, che la cosa migliore che potrebbe capitare all'Afghanistan è il ritorno al potere dei Talebani, che farebbero esattamente la stessa cosa. O forse protestano pure loro: la coerenza è di destra, l'abbiamo già assodato.
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