Bye bye baby
Leggo su blog di destra e di (centro)sinistra post di ammirazione e quasi invidia per il dimissionario Tony Blair, un coro di "ce l'avessimo noi".
Confesso che la mia ammirazione, nonostante tutto, per Tony Blair è uno dei motivi di più frequente discussione con Mrs Inminoranza (almeno per quanto riguarda la politica - la palma d'oro assoluta spetta alla mia predilezione per una dieta iperproteica); ciò detto, vorrei fare un attimo l'avvocato del diavolo.
In Italia credo che l'impressione che si ha di Blair sia non poco falsata. Da un lato porta il peccato originale (come del resto ogni primo ministro inglese da Churchill in poi) della special relationship con il Grande Satana, poi c'è il non indifferente problema della guerra in Iraq, e ultimamente anche quella in Afghanistan è diventata una bestia nera; il risultato è che le notizie dall'UK vengono riportate in maniera a dir poco parziale su certi giornali, e capitano episodi esilaranti, tipo l'Unità che riporta uno studio di un think-tank di destra, Doctors for Reform, che critica Blair per aver socializzato la sanità pubblica e propone il rimedio di una privatizzazione totale del servizio sanitario pubblico - apparentemente, il giornalista dell'Unità ha capito del documento solo lo stretto indispensabile, ossia che parlava male di Blair, senza preoccuparsi di approfondire o controllare la fonte, ed ha ripetuto pari pari le argomentazioni dei fautori della sanità da assicurazione, tipo i lunghi tempi di attesa, che Michael Moore sta demolendo in questi giorni in Sicko. In maniera altrettanto buffa, qualche tempo dopo Repubblica riportava un articolo del Daily Telegraph (il Libero inglese, per capirci) in cui fra le altre cose si criticava Blair per aver abolito la caccia alla volpe e i privilegi dei Lord.
Il premierato di Blair ha avuto luci ed ombre, oso dire, completamente diverse da quelle che sono state percepite in Italia. S'è parlato poco in Italia dei motivi per cui Blair è veramente odiato qui, dando invece spazio ad episodi minori che magari farebbero imbufalire il pubblico italiano. Non si è parlato quasi per nulla, e questo è strano, dello scandalo che potrebbe far finire il buon Tony in galera al suo ritorno dal Medio Oriente, quello dei finanziamenti e dei prestiti milionari al partito in cambio di nomine a cavaliere e inviti a pranzo a Buckingham Palace e a Downing Street. Non si è parlato dell'esercito di spin doctors, di professionisti della comunicazione, impiegati da Downing Street in numero superiore a qualunque altro periodo di premierato, per presentare eventi e notizie ai giornali nella miglior luce possibile - peccato mortale in una cultura che crede nel valore del dire le cose come stanno e del non darsi troppa importanza. Non si è parlato della sua ipocrisia in campo religioso, che gli ha alienato molte simpatie - dell'aver voluto ritardare la conversione al cattolicesimo per evitare una battaglia legale: la Gran Bretagna è, tecnicamente, una teocrazia, ed il Primo Ministro deve essere per legge di religione anglicana; molti avevano sperato che una conversione di Tony Blair al cattolicesimo avrebbe permesso di mettere in moto i meccanismi legali per la cancellazione di una legge obsoleta prima ancora che discriminatoria, ma chicken Tony, ovviamente, ha preferito limitarsi ad evitare di andare in chiesa e aspettare la fine del mandato. Non si è parlato quasi per nulla dell'ignobile e imbecille trattamento degli asylum seekers, parcheggiati in un limbo fatto di scarsi sussidi, bed & breakfast fatiscenti, divieto di lavorare - per anni, fino all'accettazione della domanda o, in molti casi, all'ordinanza di rimpatrio che non lascia scelta se non l'illegalità.
D'altra parte non si è parlato delle luci del premierato Blair, almeno non nei termini in cui se ne parla qui. Certo, si dice che ha gestito più o meno bene un periodo di boom economico, ma pochi fuori dall'UK notano che questa è stata l'unica nazione in Occidente ad aver superato la crisi del 2001 senza un incremento, nemmeno temporaneo, della disoccupazione; i critici che parlano dell'enorme numero di ragazze-madri diventano stranamente silenziosi quando si dovrebbe citare l'incredibile (per un italiano) rete di ammortizzatori sociali che permettono ad una donna di non lavorare ed occuparsi a tempo pieno del figlio fino all'adolescenza; quelli che lamentano i 3 mesi di attesa per un'operazione chirurgica mancano di notare che i mesi, nel 1997, erano 18; quelli (come me, lo ammetto) che lamentano le carenze del sistema educativo raramente notano che queste carenze erano di gran lunga più marcate nel 1997, o che Oxford e Cambridge sono tornate ad essere le uniche due università non americane nella top 20 mondiale.
Si parla di "luci" che invece qui, se non sono passate inosservate, sono state accolte con un'alzata di spalle: i matrimoni gay, e le conseguenti adozioni, la crescente laicizzazione della società (pur con l'opposizione delle Ruth Kelly di turno), gli effetti positivi del multiculturalismo nelle scuole, che sta creando una generazione di adolescenti colour-blind, come si dice qui, daltonici - nel senso che non si curano del colore della pelle di chi hanno di fronte fino a dare l'impressione di non essere in grado di distinguerlo. Tutte cose importanti senza dubbio, ma che sono passate senza grandi battaglie, se non quasi in sordina, perchè in accordo con il sentire comune della stragrande maggioranza della popolazione e soprattutto degli elettori. Non grandi successi per Blair dunque, anzi, tutti casi in cui il suo governo ha dovuto affannarsi a rincorrere il sentimento popolare.
Non so se sia lecito, infine, il paragone fra Veltroni e Blair. L'Italia e l'UK hanno modi troppo diversi di fare ed intendere la politica, quello che Blair ha fatto qui in 10 anni sarebbe impensabile in Italia in 50: qui in 10 anni è cambiata la cultura, è cambiato il modo di lavorare, è cambiato il paesaggio urbano, sono cambiati i rapporti fra le comunità, la Londra grigia di John Major è diventata la capitale più colorata d'Europa, una Borsa dalla credibilità distrutta dai ripetuti disastri Tory è diventata talmente potente da divenire appetibile per il Nasdaq - talmente potente da poter rigettare il takeover, addirittura. Negli stessi 10 anni l'Italia ha fatto - quante riforme elettorali? Due? Tre? E una sera sì e una no, sul Tg visto via RaiClick, mi ritrovo ancora la stessa faccia di Clemente Mastella che campeggiava qua e là ai tempi in cui andavo all'università. Non si può rinfacciare a Veltroni di non essere come Blair - o come Sarkozy, o come Segolene Royal, o come Zapatero: nessuno di questi politici, semplicemente, sarebbe eleggibile in Italia.
"Avercene, di Tony Blair"? No, lasciate perdere. Un Tony Blair in Italia verrebbe deposto da una rivolta di piazza tre giorni dopo il suo insediamento. Ma mica per le sue colpe, che sono pure innumerevoli: per i suoi meriti.