12 giugno 2007

Slippery slopes


C'è un meccanismo comune che porta molta gente a credere fermamente, in perfetta buona fede, in versioni, diciamo, alternative della realtà perchè ciò conferma delle loro opinioni. È una posizione riassunta perfettamente dalle parole di Sandra Harding, filosofa ed epistemologa femminista:

If a theory 'forced' one to assent to politically distasteful, depressing, and counterintuitive claims, then one could regard those consequences as in themselves good reasons to find the theory implausible.

(traduzione mia): Se una teoria 'costringe' a dare il proprio assenso ad affermazioni politicamente sgradevoli, deprimenti [?] o controintuitive, è perfettamente lecito considerare queste stesse conseguenze come delle buone ragioni per rigettare la teoria.

Per converso, è frequente il caso di osservazioni inesistenti citate a supporto di una teoria politicamente accettabile. Un esempio è la supposta diffusa omosessualità degli animali, il che dimostrerebbe che l'omosessualità è una cosa naturale. A parte che l'omosessualità fra gli animali è in realtà molto rara e si manifesta soprattutto in condizioni di grave stress, con l'eccezione di diversi primati (soprattutto i bonobo, che, insomma, praticamente scopano qualunque cosa si muova), rimane il fatto che la naturalezza o meno dell'omosessualità non dovrebbe avere alcuno spazio in una discussione razionale: lo stupro è "naturale", nel senso che viene praticato da un gran numero di mammiferi; questo dovrebbe per caso avere qualche conseguenza sulle nostre leggi? Vogliamo veramente limitare la nostra libertà di scelta sessuale in base a ciò che fanno o non fanno orsi e asini?

Un caso affascinante è quello della tortura. La tortura è, a mio immodesto parere, una delle attività moralmente più ripugnanti immaginabili - in particolare quando viene istituzionalizzata e sanzionata da un'autorità. È un articolo di fede, oggigiorno, che la tortura sia inutile e spesso controproducente, e che per questo non vada applicata. Come la maggior parte degli articoli di fede questo è, disgraziatamente, falso.

Lo so, lo so, è una bestemmia: eppure è vero, la tortura ha un campo, per quanto limitato, di applicazione efficace. Tutto sta in quelli che i servizi di informazione chiamano i checkables: gli elementi immediatamente verificabili.

Un esempio banale è quello del pedofilo che ha rapito un bambino, o del terrorista che ha messo una bomba in un palazzo. Detto volgarmente, se gli si connette una batteria d'automobile ai testicoli, lui alla fine ci dirà dove si trova il bambino/la bomba, e non mentirà, perchè noi possiamo andare sul posto, controllare, e se il bambino/la bomba non è lì, gli attacchiamo un'altra batteria, questa volta di camion. Laddove esistono dei checkables, la tortura, disgraziatamente, paga.

Questa argomentazione, opportunamente offuscata, resa generica e azzeccagarbugliata, è stata usata dalle alte sfere del DoD USA per giustificare l'uso diffuso della tortura nelle prigioni segrete sparse in mezzo mondo in cui vengono extraordinarily renditioned i sospettati di terrorismo. Il problema è stato spostato da un ambito morale (è lecito/non è lecito usare la tortura) ad un ambito pratico (è utile/è inutile), e l'amministrazione USA ha deciso che, visto l'esempio di cui sopra, la tortura è utile.

Il risultato di tutto questo è che la tortura viene usata regolarmente anche laddove i checkables non ci sono, e dove non ci sono checkables la tortura è dimostrabilmente inutile e spesso controproducente. Il torturatore fa delle domande, ma non ha modo di controllare la veridicità di quello che il torturato gli dice. E il torturato, spesso, dopo aver detto una verità che al torturatore non piace, magari perchè non si sposa troppo bene con certi preconcetti, scopre che la tortura non finisce, e comincia a cercare di indovinare quello che il torturatore vuole sentirsi dire.

Personalmente, sono certo che questo è quello che sta succedendo - ne sono certo perchè la quantità di castronerie che arrivano da fonti ufficiali è superiore a quella che potrebbe essere giustificata da questo o quel funzionario incompetente, tipo la storia dell'Iran che starebbe aiutando e finanziando Al Qaeda. Questa storia è assurda per migliaia di motivi, primo fra tutti il fatto che la VEVAK, il servizio segreto iraniano, ha fatto la guerra ad Al Qaeda per molto più tempo della CIA, ha ammazzato più uomini di Bin Laden che la tutti i servizi occidentali messi insieme ed ha combattuto una guerra segreta contro i Talebani e i servizi segreti pakistani che li appoggiavano, in Afghanistan e nelle tribal agencies pakistane (le regioni semi-autonome a maggioranza pashtun), da molto prima che la Guerra al Terrorismo (tm) venisse di moda, e sta tuttora combattendo una guerra su due fronti in Iraq attraverso il cosiddetto Esercito del Mahdi di Moqtada al-Sadr, contro gli americani e contro i sunniti e i jihadisti di Al Qaeda (ragion per cui Al Qaeda ha una taglia sulla testa di Moqtada al-Sadr, fra l'altro). Questa storia del fantomatico Asse del Male, che comprende Paesi e gruppi semplicemente troppo in contrasto fra di loro persino per accordarsi su che ora è, che metterebbe assieme l'Iran e Al Qaeda, la Siria e la Corea del Nord (che ha la sua personale versione di una religione fondamentalista nell'adorazione della Grande Guida, e non vedrebbe di buon occhio un Maometto qualsiasi che ne insidia la posizione di faro dell'umanità), può solo venire da un certo numero di "terroristi" veri o presunti, torturati finchè hanno detto qualcosa che piaceva ai loro interrogatori.

Il problema della tortura non è, e non deve essere, se serva o non serva a qualcosa. La questione della tortura deve ad ogni costo ritornare nell'ambito della sua acettabilità morale: perchè la tortura deve essere sempre, in ogni caso, indipendentemente dai risultati, inaccettabile - se posso capire quel poliziotto tedesco che ha preso a schiaffi il pedofilo arrestato finchè quello non ha confessato dove aveva lasciato un bambino legato a morire di fame e sete, sono pienamente d'accordo con il giudice che l'ha condannato, perchè la tortura è l'esempio perfetto di slippery slope, di discesa sdrucciolevole, sulla quale il primo passo diventa una discesa inarrestabile che finisce con Abu Ghraib o con le prigioni segrete in Polonia.

Il fine non giustifica i mezzi praticamente mai. Il più delle volte, semmai, sono i mezzi che giustificano il fine, e un mezzo come la tortura, indipendentemente dai risultati, può corrompere qualunque fine.

6 commenti:

Numero 6 ha detto...

Euge', sei il primo blogger che leggo a dire che l'Iran detestava il regime talebano.

Cosa vera, e che durante il regime l'Iran aveva ribadito più volte, tra l'altro

Palmiro Pangloss ha detto...

Applaudo incondizionatamente, umana comprensione per il poliziotto tedesco inclusa. Per chi la pensa cosi' c'e' pero' un passo ulteriore da fare, definire la tortura. E non e' IMHO semplice.

Anonimo ha detto...

Chi possiede tutti i mezzi controlla tutti i fini.

Uriel

Anonimo ha detto...

bellissimo post, complimenti veramente. Dissento un po' sul fatto che l'Iran non finanzi qualche attività talebana, ma sono quisquiglie ;)

Anonimo ha detto...

Eugenio, grazie, leggendo della storia dei rapporti tra Iran - talebani - Al Quaeda son letteralmente caduto dal pero...Stupidamente, non avevo mai approfondito.. Per curiosita': considerazioni simili riguardo alla tortura, specie nel caso Abu Grahib, eran in un articolo su Linus di qualche mese fa, spulcio la raccolta e vedo se lo trovo

(PS eventuali messaggi doppi o quasi son dovuti alla pochezza di Tiscali come provider, mannaggia a quando ha comprato Homechoice)

Cheers
Claudio (cmazze@gmail.com)

Rosa ha detto...

Post interessante e bello, ma io non credo di essere d'accordo. "La tortura è male" non può essere una dichiarazione di fede, in base a cosa dovrebbe esserlo? Dunque laddove la tortura - come gli esempi che tu fai - è utile e serve ad evitare un male peggiore, allora la tortura - avrei preferito cullarmi nella convinzione che tu giustamente demolisci - non è male.
Questo vale pari pari per l'omicidio: anche lì è una china assai scivolosa, mica è sempre facile stabilire il confine della legittima difesa. Su cosa ci si basa, per definire l'etica, se non su criteri empirici? E sul caso singolo confrontato a criteri generali? Confini netti io non ne vedo da nessuna parte, il problema è proprio l'avere a che fare con le zone intermedie, con tutti i rischi che questo ovviamente comporta.