14 novembre 2007

Energia


A quanto pare un paio di modelli matematici affermano che quest'anno, il prossimo o giù di lì avremo raggiunto il punto in cui le capacità estrattive planetarie non riescono più a far fronte alla domanda di petrolio: il punto d'inizio di una spirale ascendente di cui non è possibile vedere la fine, il cosiddetto peak oil.

Probabilmente (e qui so di dare una delusione a più d'uno) il mondo non finirà. Molte cose cambieranno, e un sacco di interessi verranno scossi, ma la perfetta società agricola che è nei sogni di tanti ambientalisti, il ritorno all'economia di sussistenza, probabilmente non avverrà, e comunque, anche se avvenisse, avremmo sicuramente un movimento di Verdi che chiedono l'abbandono dello stupro agricolo di Madre Natura ed il ritorno allo stato sostenibile di cacciatori-raccoglitori.

Probabilmente, quello che succederà è che, da un lato, si comincerà ad estrarre da giacimenti che al momento sono troppo in profondità, o che danno petrolio troppo costoso da raffinare; passati i 100$/barile, c'è il caso che certi giacimenti in Basilicata o in Thailandia diventino paganti; dall'altro, si spingerà sempre più decisamente per diversificare le fonti. Il gas, da giacimenti o da biomassa, non sarà sufficiente, e quello russo, proveniente da una nazione che (a torto o a ragione) ha dimostrato ripetutamente di essere disposta ad usarlo come arma politica, comincia a diventare poco attraente per diversi governi occidentali; il nucleare, soprattutto quello a sicurezza passiva, che in Europa settentrionale è ormai, dopo vent'anni di sperimentazione, una tecnologia matura, ricomincia a diventare una strada percorribile - gli ambientalisti protestano, vero, ma protestano per il carbone, il petrolio, l'eolico, il mareomosso, persino per le biomasse, perchè incoraggiano il consumo e la produzione di rifiuti; non protestano per l'idrogeno o per la fusione nucleare, ma solo perchè non esistono ancora, aspettate che arrivino e vedrete. Gli ambientalisti protestano, punto. È come dire che il Papa prega: è il suo mestiere, cosa vi aspettavate?

La diversificazione passerà probabilmente da un lato per la sostituzione di petrolio e gas naturale nelle centrali elettriche, dall'altro per la sostituzione delle raffinerie con sistemi di produzione di qualche mezzo analogo alla benzina/al gasolio per la distribuzione capillare dell'energia per autotrasporto/riscaldamento; immagino che il modello attuale di concentramento della produzione energetica nelle sue varie forme rimarrà sostanzialmente immutato, le raffinerie verranno rimpiazzate da altre centrali elettriche, che produrranno l'energia elettrica necessaria a ricaricare i motori elettrici delle auto, o per elettrolisi o qualche tipo di processo catalitico l'idrogeno per le celle a combustibile, ancora, delle nostre auto e probabilmente per le turbine degli aerei.

Questa strada non è la migliore percorribile, anzi. È un modello che lascia tutto il potere in mano alle grandi compagnie energetiche/petrolifere, quelle che hanno la disponibilità di risorse per la costruzione di grandi impianti industriali, le infrastrutture per il trasporto di energia in forma di benzina o idrogeno o esafluoruro di uranio, i canali di vendita che partono dal pozzo di petrolio per arrivare alla pompa di benzina o di idrogeno sotto casa, gli amici nei consigli di amministrazione dei produttori di ogni mezzo di trasporto al mondo.È un modello che non estromette completamente il petrolio, che creando canali separati e riducendone la richiesta globale lascia intatto un mercato, certo non più IL mercato globale, ma sempre un mercato in grado di canalizzare ancora enormi profitti in mano ad una serie di governi che non sono fra i più simpatici del mondo: per quella fetta di auto, aerei, carri armati, navi che andranno a derivati del petrolio, e che continueranno ad andare in giro per il futuro prevedibile, non ci sono alternative se non continuare a comprare benzina o gasolio - ad un prezzo magari più accessibile dato il calo di domanda globale, ma stiamo ancora parlando di un fiume di denaro diretto verso una delle aree meno stabili del pianeta.

È, o sembra essere, la soluzione che accontenta tutti: gli ambientalisti e i beppigrilli di questo mondo son felici perchè hanno le loro auto a idrogeno, ed essendo ignoranti come bestie e laureati al DAMS in semiotica dei vasetti di carciofini sott'olio, credono che l'idrogeno e l'elettricità siano fonti di energia, estratti in miniera o spremuti da speciali frutti di alberi coltivati in Mongolia Esterna, o al più credono che il secondo principio della termodinamica sia un complotto sionista, che separando l'idrogeno dall'ossigeno si spenda meno energia di quella che si ricava ricombinandoli; le compagnie petrolifere sono tutto sommato contente, perchè hanno i soldi e le risorse per rimpiazzare le raffinerie e i pozzi con centrali di estrazione dell'idrogeno, e i canali e gli accessi per continuare a pompare idrogeno dove prima pompavano benzina; una serie di governi beniamini degli antimperialisti di questo mondo son contenti perchè continuano a guadagnare un pozzo di soldi, quasi come prima.

Tutti contenti.

Tranne me, giusto perchè sono tignoso. E mi tocca osservare che, con buona pace di beppegrillo, le auto a idrogeno sporcano e inquinano quasi come quelle a benzina; che delle compagnie come BP, Shell, Unocal, Total, che definire criminali sarebbe offensivo per il tipo che domenica notte voleva vedere se riusciva a fregarsi il laptop che un anno fa non è riuscito a portar via (non c'è riuscito; gli son corso dietro col bokken ma non l'ho preso), continueranno a guadagnare cifre ridicolmente enormi e a mantenere su tutti i governi occidentali un potere che non meritano e non sanno gestire; che dei governi gestiti da dementi, fanatici religiosi col culto della fine del mondo, aspiranti Castrado, sceicchi da film di Indiana Jones corrotti come socialisti continueranno a incamerare fiumi di denaro con cui finanziare, a scelta, movimenti terroristici, repressione interna, organizzazioni di fanatici religiosi.

I tignosi come me sono molto perplessi quando vedono, da un lato, le compagnie petrolifere spingere verso l'idrogeno, e allo stesso tempo gli ambientalisti dire che l'idrogeno è la cura di ogni male e le compagnie petrolifere hanno il prototipo del motore ad acqua (?) chiuso in un cassetto e non lo vogliono rivelare; sono perplessi perchè sanno che questo porta alla prevedibile conclusione che quando il motore a celle a combustibile verrà messo in commercio, gli ambientalisti si daranno delle gran pacche sulle spalle, dichiareranno che "dopo vent'anni di lotte abbiamo finalmente trionfato, le cattive multinazionali petrolifere hanno finalmente ceduto e messo in commercio il motore ad acqua", un motore a idrogeno che sporca mica poco, bruciando idrogeno prodotto da centrali magari a carbone (eh, ragazzi, il nucleare è Male), essendo il frutto di una grande vittoria ambientalista sarà verde per definizione, e verrà accettato senza discussioni.

I tignosi come me non possono fare a meno di notare, peraltro, che un'alternativa all'idrogeno e al petrolio esiste da tempo e fa marciare le auto brasiliane inquinando la metà o meno (e senza piombo, benzene o altra merda addizionale, potrei aggiungere); si tratta di un'alternativa che entra in diretta concorrenza col petrolio, potendo essere bruciata negli stessi motori a scoppio che oggi bruciano benzina; che sposta gli equilibri di potere lontano dai consigli di amministrazione delle multinazionali petrolifere e che permette a Paesi oggi appartenenti al secondo quando non al terzo mondo di diventare improvvisamente attori di primo piano dell'economia mondiale. Parlo, ovviamente, dei biocarburanti: l'unica fonte energetica che andrebbe a colpire gli stessi interessi che oggi ingrassano sul petrolio e, guarda caso, l'unica fonte energetica a cui praticamente tutti sono contrari, ambientalisti, compagnie petrolifere, rivoluzionari, terzomondisti e via dicendo. Tutti sono contrari ad una fonte energetica che per sua stessa natura non può essere monopolizzata dalle multinazionali, ad una fonte energetica effettivamente rinnovabile, ad una fonte energetica che permette la produzione diffusa, capillare - in pratica un pannello solare naturale, efficiente e alla portata di economie low-tech.

Tutti contro.

Posso capire Castro: ha da sopravvivere, e di 'sti tempi, senza i soldi di Chavez non andrebbe da nessuna parte - e Chavez è uno di quelli che dai biocarburanti hanno tutto da perdere. Posso capire le multinazionali petrolifere: nella migliore delle ipotesi verrebbero rimpiazzate dalle multinazionali agricole, nella peggiore (dal loro punto di vista) da cooperative di produttori; perchè l'equivalente del pozzo di petrolio diventerebbe il pezzetto di terreno, e un pezzetto di terreno è alla portata di tutti, senza bisogno di costose prospezioni e infrastrutture. Posso capire gli ambientalisti: come abbiamo detto, sono in media laureati in semiotica del sottaceto o in sociologia del cartone animato giapponese, non hanno idea di cosa si stia parlando, sono affetti da una diffusa tecnofobia e se gli dici che c'è una fonte di energia loro protestano per principio, perchè vorrebbero vivere nelle pubblicità del Mulino Bianco. Ho qualche difficoltà, sinceramente, a capire i terzomondisti, che considerano questo passaggio come sicuramente pernicioso per l'Africa, fino a dare ai biocarburanti (che esistono ancora, al 99%, solo sulla carta) la colpa di recenti oscillazioni del mercato delle derrate alimentari e finanche di tutte le carestie degli ultimi anni. Il problema dell'Africa sta nella predazione delle sue risorse da parte degli europei, e quello dei biocarburanti è forse il primo caso in cui una risorsa critica può essere prodotta in Africa (e vantaggiosamente) sia da una multinazionale che da produttori locali. Le grandi compagnie minerarie e petrolifere hanno sempre avuto buon gioco: senza di loro, le infrastrutture semplicemente non sarebbero esistite: se non li facevi giocare, si portavano via il pallone e buonanotte a tutti; l'agricoltura non ha bisogno dello stesso livello di infrastrutture e di tecnologie avanzate, non con la quantità di terreno potenzialmente coltivabile di cui l'Africa dispone: con l'aiuto degli occidentali (che hanno imparato, spesso a loro spese, a contenere lo strapotere delle multinazionali agricole dopo i disastri in Centro e Sudamerica) l'Africa avrebbe forse la prima vera possibilità di uscire dal ciclo debito-corruzione-spreco che ne ha caratterizzato tutta la storia post-coloniale. Certo ci vorranno sforzi, e certo ci saranno ingerenze occidentali, e certo l'Uganda non diventerà la Svizzera - e neanche il Bahrein - in un anno o due; ma ditemi, in che maniera la situazione sarebbe peggiore di quella attuale?

E invece niente: i biocarburanti sono cattivi come le bombe cluster termobariche a microonde che ammazzano i bambini palestinesi sugli scuolabus e risparmiano quelli ebrei avvertiti da una telefonata del Mossad. L'ha detto Pecoraro Scanio.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

Eugenio, la stragrande maggioranza dei brevetti per il bioalcool ad uso automobilistico sono in mano ad aziende brasiliane. E' questo il dramma: se cominci ad usare bioalcool, finisci col pagare diritti. Non tutte le automobili in circolazione hanno centraline capaci di variare automaticamente il coefficente stechiometrico. E poi l'alcool ha un numero di ottano di 113, arriva a 117 se c'e' anche il metanolo dentro (che e' tossico per noi ma non per i motori)

Sulle premesse sono perfettamente d'accordo, il mondo passa da uno stato di equilbrio all'altro, difficilmente crolla il cielo.

Uriel

Eugenio Mastroviti ha detto...

Uriel:

ma quello dei diritti è un problema per la Fiat e la Unocal; non lo è, o non dovrebbe esserlo, per gli ambientalisti e per i terzomondisti (che dovrebbero esser contenti del fiume di soldi che arriva al Brasile, dopotutto). E soprattutto, se è un problema per il fabbricante di automobili, sicuramente non lo è per il coltivatore di mais africano.

Ancora, io non mi sorprendo che certi centri di potere industriale si oppongano: mi fa specie che si oppongano degli autonominatisi difensori dei deboli

Rosa ha detto...

Presumo che i terzomondisti abbiano lauree analoghe a quelle dei verdi.

Anonimo ha detto...

Quoto, riquoto, firmo, sottoscrivo e porto dal notaio a far autenticare (cit.).

Condivido tutto.. magari il discorso si può ulteriormente sviluppare (come ha accennato a fare Uriel) ma è corretto di fondo...
ciao

falecius ha detto...

le auto a idrogeno sporcano e inquinano quasi come quelle a benzina.

Puoi spiegare perché? (sì, sì, sono ambientalista e terzomondista e sono laureato in supercazzola. Quindi non lo so e lo vorrei sapere. Ma si metta a verbale che non ho mai pensato che l'idrogeno sia una FONTE di energia).

A parte questo, il problema dei biocarburanti (a cui non sono contrario per principio, anzi) sarebbe: se usiamo i pezzi di terra per coltivare il carburante, che si mangia? Detto questo, non ho dati su estensioni coltivabili, rese agricole e sarcazzo.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Falecius: Molto molto in breve, i motori a combustione interna ad azoto producono, oltre al vapore acqueo, una grande quantità di ossidi di azoto, tossici e in buona parte responsabili fra le altre cose delle piogge acide; i motori a celle a combustibile utilizzano svariati metalli pesanti come catalizzatori, le celle si consumano e vanno cambiate e hai praticamente lo stesso tipo di problema (ma su vasta scala) che hai con lo smaltimento delle batterie ricaricabili e non. Nessuno dei due sistemi emette gas-serra, per quel che vale, ma probabilmente le centrali di produzione dell'idrogeno, a monte del ciclo di distribuzione, ne emettono abbastanza per tutt'e due.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Sempre Falecius: lascio la risposta sulla produzione agricola a Uriel, che mi par di ricordare abbia già scritto in proposito in passato. Faccio solo notare che il motivo per cui il Brasile ha questo popo' di brevetti fondamentali perchè ha cominciato a produrre alcool quando i trattati internazionali sul commercio hanno cominciato a imporgli di distruggere una vasta parte del proprio raccolto di frutta per impedire di far crollare i prezzi sul mercato internazionale. E che anche in Italia (e in buona parte del resto d'Europa) prendiamo un pozzo di soldi dall'UE per tenere terreni completamente incolti, sempre allo scopo di non far calare troppo i prezzi...

falecius ha detto...

Grazie. Ora ci penso.

Anonimo ha detto...

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Puoi spiegare perché? (sì, sì, sono ambientalista e terzomondista e sono laureato in supercazzola.
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Dunque, ci sono diversi problemi. Il primo e' che non stai bruciando idrogeno e ossigeno in una miscela pura. Questo perche' l'idrogeno in se' e' altamente instabile alla compressione, per cui lo si miscela con metano e altri gas di petrolio. Il risultato e' che comunque non hai soppresso l'uso di gas di petrolio, visto che parliamo di percentuali nell'ordine del 50% solo per stabilizzare l'idrogeno.

Ma c'e' di peggio.

Stai bruciando idrogeno, gas ed aria, cioe' una miscela che contiene in gran parte azoto e discrete quantita' di carbonio.

Questo produce quantita' non trascurabili di NOX, cioe' di nitrati, di HCN , idrocarburi incombusti ed altro come sottoprodotti della combustione.

Infine, il colpo di grazia: l'idrogeno come gas non e' proprio densissimo, per cui la sua espansione non rende come si spera. Per ottenere le stesse prestazioni devi usare dosi massicce di idrogeno, cioe' qualcosa come un turbocompressore. Inquini la meta', ma consumi il triplo.

Terzo: l'idrogeno produce imbibimento dei metalli, cioe' demolisce lentamente la struttura cristallina dei FE-C delle bombole. Le bombole vanno cambiate di continuo, fatte in plastica (di quelle indistruttibili-ibili, perche' non deve passare un cazzo di atomo grande quanto un protone dal reticolo molecolare) , e comunque una certa quantita' evapora.

Ma la grande truffa definitiva e' che l'idrogeno bruciando produce vapore d'acqua. Cioe', il peggiore tra i gas serra in assoluto, insieme al metano.

E' vero che le nuvole di acqua aumentano l'albedo del pianeta, ma tutti i modelli stimano che laumento di temperature prodotto dalle nuvole sia superiore al quello dell' energia riflessa dalle stesse: non per niente le gelate arrivano quando c'e' sereno, l'energia se ne va nello spazio.

In pratica, generando "soltanto vapore" stai producendo uno dei peggiori gas serra, anche se tu avessi una macchina ad idrogeno teorica, cioe' una macchina con una bombola di ossigeno puro e una di idrogeno puro che bruciano in ambiente controllato.

Uriel

Anonimo ha detto...

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se usiamo i pezzi di terra per coltivare il carburante, che si mangia?
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Stando al rapporto FAO sull'agricoltura, la percentuale di terreno coltivabile su scala globale finora utilizzato e' del 1.9%. Dire che il cibo scomparira' perche' coltivi altra terra per fare carburante serve solo a giustificare speculazioni sui futures dei beni agricoli.

La biomassa non e' un granche' come resa energetica, ma di certo e' meglio di riempire l'atmosfera di vapor d'acqua atomizzato , come si fa bruciando idrogeno.

Tieni conto di un'altra cosa: una delle ragioni del degrado territoriale e' l'abbandono dei territori prima destinati all'agricoltura. Il ripristino dell'agricoltura su questi territori sarebbe fin troppo salutare.

Per esempio, in austria stanno gia' producendo pellets per il riscaldamento domestico (che inquina piu' di quello automobilistico) usando pellets di legno, e ottengono i pellets coltivando piante a crescita rapida (robinia pseudoacacia e salice ). Questo ha prodotto ri-forestazione di aree collinari che prima erano abbandonate e tendenzialmente franose.

Ma se ti aumenta il prezzo della farina, prenditela coi futures, non con il bioalcool, che non c'e' ancora e gia' la farina aumenta di prezzo....

Uriel

falecius ha detto...

Uriel: non me la prendo con nessuno. faccio domande su cose di cui so poco. Cerco di capire. E grazie delle risposte. :)
(eri tu a scrivere da me: "quando non si sa si tace". E' un buon consiglio)

brassy ha detto...

Sono veramente esterrefatta, molte di queste cose le sapevo soltanto a grandi linee... e devo dire che questo post semplice e alla portata di tutti mi ha veramente colpito.


Posso portarlo (insieme ai commenti, ovviamente) alla mia prof. di Chimica e Biologia?

Anonimo ha detto...

Brassy: se vai sul mio blog trovi un documento interessante, linkato,
http://rocinante.colorado.edu/~pja/stars02/lecture09.ps

che calcola l'aumento di temperatura di un gas sottoposto a pressione di radiazione, come capita alle nuvole terrestri quando riflettono la luce.

Se ti risponde qualcuno che riflettere l'energia solare raffredda il pianeta, sai come rispondere :)

C'e' un thread molto lungo anche li', dove ho scritto le stesse cose e poi si e' discusso della leggenda dell'albedo che raffredda il pianeta.

Uriel

Anonimo ha detto...

Qual'è il vantaggio dei biocarburanti rispetto all'uso dell'elettricità prodotta con pannelli solari o pale eoliche?
grazie

falecius ha detto...

mds: che puoi metterli nel serbatoio dell'auto? :D

Anonimo ha detto...

Il vantaggio dei biocarburanti e' che dei biocarburanti si discute calcolando rese, efficienze, scarti, stoccaggio, costi. Mentre del solare non sappiamo nulla: quanto costa in termini ecologici produrre un pannello? Boh. Quanto costa smaltirlo? Boh. Quanto impatta modificare l'albedo del suolo in quel modo? Boh.

E quando c'e' la soluzione perfetta a portata di mano, in genere e' molto meglio quella che ha dei requisiti, dei pro e dei contro.

Il pasto gratis non esiste.

Uriel

Gerry ha detto...

Gran post.

@uriel: ma secondo te (a spanne, non voglio uno studio) spingere un po' sul solare per ridurre i consumi è un male o un bene?

Che non siano la panacea di tutti i mali non v'è dubbio, ma non potrebbe comunque dare una mano?

Anonimo ha detto...

@gerry: quando hai a che fare con gente che fa ideologia, non sai nulla. Dellaproduzione di alcool si sa un po' tutto, quanto costa, quante e quali scorie (borlande, etc) ottieni.

Del solare cosa sai? Che e' bello perche' lo dice Scanio. Che Rubbia e' capace di farlo spendendo poco. Cose propagandistiche come "il metodo Rubbia usa dei sali del tutto innoqui". Innoqui? Anche la merda di maiale e'"innocua": se pero' inizia a gettarla in Po, ti trovi le mucillagini.

Esiste qualche studio sulla produzione e sull'uso massiccio di pannelli fotovoltaici? No. Gli studi si fanno solo per tagliare le gambe ad una tecnologia che si vuole fermare. Su quelle che invece vogliono imporre, ci sono solo opinioni e consigli.

Ma ti dico una cosa: se Enel vuole una centrale solare da un gigawatt, ha due scelte. Una e' investire un sacco di soldi e costruire una centrale, fare manutenzione, assumere persone che la tengano in piedi.

L'altra e' convincere un milione di fessi a comprare un pannello da un kilowatt. Non spendono una lira, non assumono nessuno, ti comprano corrente e la rivendono: da industria diventano commercio, tanto paghi tu gli investimenti, loro semplicemente gestiscono la corrente, il prodotto finito. Chi ha costruito questi pannelli? Boh. Magari hanno inquinato mezza india, chi lo sa? Chi li riciclera' ? Mah, Enel e' innocente, sono tutti cazzi suoi.

Vuoi fare energia solare fotovoltaica? Bene, aggiungi 3000 euri di APC (un grosso gruppo di continuita') al costo di impianto, e ti fai due pacchi di batterie da 10KVA. Cosi' l'energia te la tieni e la usi tu al 100%, quando non c'e' sole vai col gruppo di continuita' (tanto hai 3KW sul contatore, qualche ora te la fai).

Prova a proporlo, e scoprirai che ti linceranno : le batterie degli APC sono un problema, non si sa chi le produca e come, non si sa chi le smaltisca. Mica come le celle fotovoltaiche, che le coltivano nella valle degli orti.

Io per formazione tendo a preferire le tecnologie note: quelle di cui conosco le specifiche ed i limiti. Quando mi sento dire "this is the cutting-edge , definitive and perfect solution", in genere preparo la pece e le piume per principio.

Uriel

Gerry ha detto...

@uriel Sarò brutalmente sincero, avrai le tue opinioni ma la tua sembra la tipica tirata anti-italica.

Hai citato i nostri cari ideologi, che tutti immaginiamo furbacchioni pronti a infinocchiarci per bene (Scanio, Rubbia, l'Enel).

Ma il solare è spinto non solo da noi, mi risulta per esempio che in Germania siano molto avanti su questo fronte.

Possibile che si stiano sbagliando tutti quanti?

Anonimo ha detto...

io non faccio complottismi. Dico semplicemente che non ho mai letto un'analisi chiara di quanto costi , sul piano ambientale, produrre una cella. Non ho ancora letto un'analisi seria sul ciclo vitale delle celle, o sul loro smaltimento. Non ho ancora visto una legislazione che vieti l'uso di alcune sistanze (gli arseniuri) a favore di altre.

Per quanto riguarda la Germania, ci ho vissuto parecchio tempo. L'energia elettrica costa molto meno, e la fornitura domestica ti permette di avere (almeno in NRW) una caldaia per l'acqua calda domestica ELETTRICA a richiesta. (L'avevo io in casa, quindi ne sono certo). Significa che tu apri l'acqua calda e una caldaia elettrica te la scalda all'istante. Ci vogliono 12 KWh per fare questo. A quei livelli, puo' anche darsi che abbiano i pannelli solari: magari per la cuccia del cane, visti i loro consumi abituali.

Credo che su "quello che fanno nei paesi stranieri" ci sia un bel po' di confusione, e molta, molta disinformazione.

"possibile che sbaglino tutti?". Non so, miliardi di mosche mangiano merda. Tanto per dire, sulle fonti energetiche finora ci siamo sbagliati TUTTI, a giudicare dal riscaldamento globale.

Possibile che ci siamo sbagliati tutti? Si, e' possibile ed e' proprio quello che e' successo.

Uriel

socialista eretico ha detto...

""Dico semplicemente che non ho mai letto un'analisi chiara di quanto costi , sul piano ambientale, produrre una cella. Non ho ancora letto un'analisi seria sul ciclo vitale delle celle, o sul loro smaltimento""

no? ah beh allora.

daniele ha detto...

@ uriel
pur essendo d'accordo con la sostanza dei tuoi commenti, su un paio di cose non sono d'accordo :-)
1. il vapore emesso da combustibili fossili NON e' rilevante come gas serra
2. La riflessione della luce solare da parte delle nuvole NON riscalda le nuvole stesse.

lo discuto in un nuovo commento sul tuo blog;
per chi e' interessato al clima e agli effetti umani consiglio vivamente di leggere i report scientifici e non dell'IPCC che sono gratis e scritti da fisici di livello internazionale cioe' non laureati in semiotica cazzologica del cetriolo sottaceto.

Si trova liberamente:
http://www.ipcc.ch/

daniele

Anonimo ha detto...

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1. il vapore emesso da combustibili
fossili NON e' rilevante come gas serra
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"Emesso da combustibili fossili" significa quello che oggi, prima dell'idrogeno, stiamo emettendo? D'accordo? Parli invece della massa che si intende sparare in aria con un'economia all'idrogeno, cioe' vapor d'acqua allo stato molecolare? Quello e' pericoloso a seconda delle quantita' che ne spari in aria; nemmeno il CO2 e' pericoloso in piccole quantita'.

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2. La riflessione della luce solare da parte delle nuvole NON riscalda le nuvole stesse.
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Contemporaneamente, sappiamo che applicare una pressione di radiazione sui gas aumenta la loro energia interna e sappiamo che la riflessione fa proprio questo.

Se mi vuoi dire che le scalda -poco-, mettiamoci i numeri e mi fai vedere che scalda poco. Ma se esci dicendo "NON" scalda, beh... e' il primo gas reale sul quale applichi pressione di radiazione senza conseguenze, direi.

Per quanto riguarda filomeno: eh, gia'. Le mie opinioni si fondano proprio su quel che leggo. Spiacente, quel che leggono altri mi interessa poco; i miei errori mi bastano, figurati se mi metto a correggere anche quelli di altri.

Uriel

Anonimo ha detto...

Scusa Eugenio, ma secondo te per produrre biocarburanti non occorre utilizzare energia?

Secondo me sì, e ne occorre talmente tanta (e viene ottenuta con i metodi tradizionali) che allo stato non sono concorrenziali.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Maedhros: certo che occorre energia (anche per estrarre e trasportare il petrolio, cosa credi?) - esiste anche uno studio che dice che la resa dei biocarburanti é circa uguale a 1 - studio utilizzato più e più volte per negarne l'utilità.

Lo studio però, salta fuori, é stato fatto da gente che non aveva esattamente titolo scientifico a farlo ed aveva un bias politico non indifferente. Tutti gli altri studi fatti finora (e peer-reviewed, che non é un fattore da sottovalutare) indicano che la resa é ben più alta - sebbene non alta quanto quella del petrolio, mi par di capire.

Anonimo ha detto...

In soldoni, non solo non ha una resa paragonabile a quella del petrolio, ma il costo di produzione (anche ricavandoli da biomasse, rifiuti in pratica, quello che ricavano dal mais o altri edibles è assolutamente antieconomico perché al costo si aggiunge quello della produzione della materia prima, che va creata, non solo estratta come il petrolio) non è concorrenziale con i combustibili ricavabili dagli idrocarburi.

Può forse andare in pari sussidiandolo, e continuando a tassare a morte il petrolio ed i suoi derivati, come avviene attualmente.
Anche solo diminuendo di un pizzico la tassazione su questi ultimi, non ci sarebbe proprio storia, pur continuando a sussidiarli.

Piuttosto io non capisco il motivo per cui non riesca a decollare l'uso del gas naturale per l'autotrazione.
Anche se ha resa minore, è molto molto più abbondante del petrolio, molto più pulito riguardo le emissioni, e non abbisognevole di lavorazioni particolari per l'impiego.

Eppure non decolla.

Anonimo ha detto...

Per maedhros: il petrolio ed il gas hanno entrambi lo stesso minuscolo difettino: finiscono.
Per quanto riguarda il petrolio, siamo in una situazione abbastanza scomoda; intanto, un barile costa circa cento dollari e non ci sono grossi motivi, IMHO, per sperare che il prezzo scenda. Se il gas naturale venisse ustao ai livelli del petrolio, probabilmente non durerebbe granché (P.S. l'idea di usarlo per il reforming perché l'idrogeno ottenuto così è "pulito" mi pare un gran cazzata).
certo, passando al gas hai qualche anno di autonomia nel serbatoio, dopo il peak oil, per escogitare qualcosa d'altro.
Se mi farò un'auto, probabilmente sarà a metano cmq.

Anonimo ha detto...

Qualche anno?

Le riserve di gas dei soli Stati Uniti sarebbero sufficienti a riscaldare le case che attualmente se ne servono (e sono decine di milioni) per i prossimi 120 anni.

Solo quelle degli Stati Uniti, e solo quelle conosciute.
Insomma ci si potrebbe pensare con comodo al dopo.
E comunque io non mi innamorerei troppo dello scenario peak oil: è solo un modello matematico, che ha il solito difetto, quello che dipende dai dati che uno vi immette. In pratica, con i dati giusti riuscirei a far sostenere da un modello matematico che Anita Blond è vergine.

A 100 dollari al barile (prezzo che non dipende da biechi speculatori dal naso adunco, ma dal combinato disposto di un'offerta che arranca a star dietro all'attuale domanda e dall'inflazione monetaria, che è congenita in un sistema monetario irredimibile globale come è il nostro), parecchie riserve diventano economicamente estraibili.

E pure a quel prezzo i suoi derivati per l'autotrazione rimangono economicamente imbattibili. Se poi ci togli il 70% di tasse che i governi di tutto il mondo vi caricano sopra, non c'è assolutamente storia.

Vivere e sopravvivere è questione economica innanzitutto. E l'economia è cosa troppo seria per essere affidata ad ammuina verde!

L'unico che può insidiarlo da questo punto di vista è il gas naturale, molto più abbondante e con emissioni molto meno nocive.

Eppure non riesce a farlo. Non ancora, almeno.
Ed il motivo davvero mi sfugge.

Forse è solo di tipo logistico, ma se è così è solo questione di tempo, se il futuro si sviluppa in maniera lineare (petrolio che davvero diventa sempre più scarso, nocività delle emissioni che non si riesce ad abbattere, et cetera).