05 novembre 2007

Visite reali


Non so quanto risalto abbia avuto in Italia, ma qui ci sono state parecchie polemiche a seguito della visita ufficiale del sovrano saudita. Un plauso, per inciso, va al segretario pro-tempore dei Lib-Dem, unico rapresentante dei partiti maggiori a rifiutarsi di incontrarlo.

Si potrebbe parlare per ore dell'idiozia dell'occidente nello scegliersi gli alleati (o presunti tali), della situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, degli estremisti che in questo Paese assumono il controllo delle moschee grazie al fiume di soldi che arriva da Ryadh; ma questo post vorrebbe parlare di qualcos'altro.

Una delle prime cose che re Abdullah ha detto una volta arrivato qui è che l'Arabia Saudita vorrebbe instaurare rapporti di collaborazione più stretti con l'Occidente per la lotta al terrorismo, citando l'esempio dell'avvertimento trasmesso all'UK per gli attentati del 7 luglio, avvertimento a cui i servizi di sicurezza non diedero alcun credito.

Più d'uno è cascato dalle nuvole, anche perchè a trascinare un po' i piedi nella lotta al terrorismo è semmai l'Arabia Saudita, con le commistioni fra la famiglia reale, vari potentati locali e personaggi riconducibili ad Al Qaeda - ma ovviamente le parole del sovrano saudita hanno dato origine ad una ridda di ipotesi interessanti.

La prima ipotesi, ovviamente, è che non sia vero nulla (posizione ufficiale del governo Brown). Re Abdullah potrebbe benissimo aver fatto l'annuncio proprio per invertire le posizioni di fronte all'opinione pubblica: messo più volte in imbarazzo per le complicità saudite col terrorismo, ha pensato bene di mettere a sua volta in imbarazzo un governo occidentale, presentandosi allo stesso tempo come attivo e in prima linea nella lotta al terrorismo. Possibile e neanche tanto sorprendente - l'insofferenza occidentale per il regno saudita è palpabile, soprattutto fra l'opinione pubblica ma anche per alcuni governi, e la casa di Saud non sopravviverebbe una settimana senza l'appoggio occidentale, o almeno così vuole la vulgata mainstream.

Un'altra ipotesi è che un avvertimento sia effettivamente arrivato - o meglio, che in mezzo al fiume di avvertimenti che arrivano ogni giorno ce ne fosse anche uno che, col senno di poi, potrebbe essersi riferito al 7/7. È un po' come la storia che la CIA sapeva dell'11 Settembre: secondo il complottista medio, se un contatto in Pakistan aveva detto ad un agente "forse nella seconda metà del 2001 degli integralisti organizzeranno qualcosa su un aereo", la CIA avrebbe dovuto capire subito che quell'avvertimento era reale, gli altri 2000 no, concentrarcisi e scoprire tutto il piano - e se non l'ha fatto può solo essere perchè era coinvolta.

Anche questa ipotesi è plausibile. Da Pakistan e Arabia Saudita, i due Paesi con la coscienza più sporca, i due "alleati" più scomodi e quelli con il piede nel maggior numero di scarpe diverse, arriva un torrente di avvertimenti, segnalazioni, indizi di complotto - entrambi i governi sono terrorizzati dall'idea che i Paesi occidentali comincino a vederli come parte del problema invece che della soluzione, e quindi i loro servizi riportano ogni voce, ogni pettegolezzo, ogni diceria alle loro controparti occidentali nel timore di mancare il dato cruciale e di essere accusati di aver coperto un piano terroristico.

Esiste però una terza ipotesi, ventilata quasi sempre sottovoce perchè apre la porta a troppe controversie - probabilmente anche alla messa sotto accusa dei servizi di sicurezza inglesi, e per qualcosa di molto peggio che non essersi accorti che tre dei quattro attentatori avevano passato un mese in un campo di addestramento in Pakistan: l'ipotesi che l'avvertimento arrivato dall'Arabia Saudita fosse in effetti abbastanza dettagliato da permettere ai servizi di fare qualcosa - e però le informazioni fossero state estorte ad un estremista legato ad Al Qaeda, forse un saudita proveniente dallo stesso campo di addestramento, con la tortura, e per questo chi le ha ricevute abbia deciso, scientemente, di non farne uso e ne abbia prevenuto la trasmissione sia ai servizi di sicurezza che alla polizia.

In tutta onestà, se le cose sono andate così, non saprei veramente cosa pensarne. È giusto sacrificare 50 persone in nome di un principio? E per converso, è accettabile incoraggiare la tortura (e probabilmente la morte sotto tortura) di migliaia di persone per salvarne 50? Suppongo dipenda tutto dai punti di vista: Mrs. inminoranza dice, se tu fossi stato uno di quei 50, o avessi avuto una persona cara ad Aldgate quel giorno, avresti probabilmente benedetto la tortura e anche il taglio senza anestesia di appendici varie, se fosse servito a prevenire l'attentato. Vero, probabilmente; e se fossi stato uno dei poveracci extraordinarily renditioned dagli americani in Libia, Arabia Saudita, Siria, per avere una faccia mediorientale e magari aver detto che il babbuino in chief è un criminale di guerra - cosa penserei della tortura, anche a fin di bene, allora?

P.S. Non ho considerato l'ipotesi che chi ha ricevuto l'informazione, sapendo che veniva da un prigioniero torturato, l'abbia cestinata in quanto ipso facto inattendibile; ma anche questo è un caso su cui varrebbe la pena spendere qualche parola, forse.

4 commenti:

Palmiro Pangloss ha detto...

Andando per ordine:

L'Arabia Saudita, o meglio la casa Saud, ce la siamo (leggi l'hanno scelta gli USA) scelta come alleato ormai piu' di 60 anni fa, IMHO ha poco senso mettere in discussione la saggezza di una scelta di allora sulla base di cio' che sappiamo oggi. BTW l'alleanza ha funzionato piuttosto bene.

IMVHO il segretario Lib-Dem ha fatto anche bene, se cosi' crede, ma il governo non poteva fare altro. Con uno stato straniero o hai rapporti o non ce l'hai: avere rapporti ma non ricevere il capo di stato non ha senso.

Sempre IMVHO, l'ipotesi vera e' la seconda: era una segnalazione imprecisa che s'e' persa nel rumore generato da migliaia di segnalazioni simili.

Per finire, l'uso della tortura per estorcere informazioni. Anche mettendo da parte ogni considerazione etica, penso che la tortura non debba mai essere usata nella cosidetta COIN per motivi eminentemente pratici: anche se nell'immediato puo' dare buoni risultati nel lungo serve solo ad alienarsi la popolazione che, di solito, e' quantomeno divisa nella sua lealta' tra le due forze in conflitto. Se gia' lo pensavo la recente lettura del libro di Horne sulla guerra d'Algeria m'ha ulteriormente convinto. Durante la battaglia d'Algeri i para' di Massu e Bigeard hanno conseguito notevoli risultati nell'immediato smantellando la rete dell'FLN, purtroppo hanno anche fatto decidere irrevocabilmente la massa degli algerini ancora indecisi per l'indipendenza con grande soddisfazione dell'FLN che proprio a quello mirava.

Per quanto riguarda l'obiezione di Ms Inminoranza, beh se avessi avuto qualche caro tra le vittime probabilmente mi sarei offerto di torturare personalmente i sospetti. E probabilmente se fossi stato un piednoir o un militare francese in Algeria sarei stato un ammiratore di Massu, che come molti dei suoi uomini non era certo un mostro. Anzi, molti dei coinvolti nell'uso della tortura in Algeria erano ex membri della resistenza che spesso l'avevano anche subita, al pari di molti degli oppositori francesi. Ma cosa c'entra? Non e' questo il punto, il punto e' che farlo e' controproducente - oltre che sommamente immorale - e quindi in una democrazia non si fa.

Anonimo ha detto...

Interessante post.. Concordo però sulla risposta di Pangloss.

Aggiungo anche che le segnalazioni non siano state tenute in conto, non solo perché confuse dal rumore di fondo, ma anche per i limiti propri della compartimentazione delle informazioni tipica dei servizi segreti.

ciao

giac

Anonimo ha detto...

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È giusto sacrificare 50 persone in nome di un principio?
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Dipende. Se nella tua storia hai avuto l'umanesimo, come in Italia, e' sicuramente ingiusto perche' penserai che la vita umana sia sopra ogni cosa.

Se sei confuciano, trovi ovvio che una vita o mille vite umane possano venire sacrificate a patto che il principio sia "rendere un buon servizio a tutti". In generale nell'antichita' dell'estremo oriente comune pensare che il singolo sia completamente sacrificabile alle esigenze sociali. Manca cibo? Un tot di persone andra' in un tempio e smettera' di mangiare, per lasciar vivere gli altri: il singolo e' sacrificabile alla societa'.

Se sei slavo, dipende da quale sia il principio: se e' quello in cui crede il boss, sei sacrificabile. Se e' quello in cui credi tu... ti sacrifichi da solo, se ti va. :)

Ma l'umanesimo e' un male occidentale, e specialmente dell'area cattolica. Non esiste alcuna evidenza per la quale la singola persona sia qualcosa di cosi' speciale, importante, rilevante da dover essere preservato sopra ogni cosa. Anzi.

Uriel

falecius ha detto...

Secondo me l'ipotesi del tuo PS è realistica.
Io avrei ritenuto una confessione estorta sotto tortura ipso facto inattendibile (ma io, fortunatamente per la Gran Bretagna, non sono nello Mi6). Anche perché io, se venissi catturato e torturato, bè... credo che confesserei di essere il capo della Spectre, se è quello che vogliono.