27 luglio 2006

Sparare sulla Croce Rossa


O quasi. Fin dalla fondazione dell'ONU, il famoso casco blu raramente ha costituito una vera protezione, ed anzi, in più di un caso ha reso chi lo indossava un bersaglio preferenziale: basta ricordare i caschi blu irlandesi e indiani in Zaire durante la ribellione katanghese, i pakistani massacrati in Somalia dalla milizia di Aidid, i belgi uccisi in Ruanda durante il primo dei 100 giorni del genocidio dei Tutsi. E adesso i 4 MILOB in Libano, e i caschi blu indiani mandati a soccorrerli.

Mi spiace, ma non credo alla tragica fatalità, non credo ad errori nelle comunicazioni e non credo alla storia di Hezbollah che sparava da una postazione vicina.

Andando con ordine, non credo che gli israeliani non sapessero che lì c'era una postazione ONu da vent'anni e passa - queste postazioni fisse sono segnate su tutte le carte, soprattutto quelle in dotazione ad artiglieria ed aviazione su cui si pianificano le missioni di fuoco. A parte questo, la postazione è stata colpita quattordici volte nel corso della giornata, e gli osservatori, e il comando ONU, si sono messi in contatto con il comando israeliano dieci volte per chiedere di fermare il bombardamento. Per tutta risposta, l'aviazione israeliana li ha finalmente colpiti con una bomba a guida laser. Questo, fra l'altro, toglie subito di mezzo l'ipotesi che il comando israeliano stesse mirando a guerriglieri Hezbollah intorno alla postazione ONU: miravano proprio a quella, e l'hanno colpita con armi di precisione. Neanche un pilota iracheno potrebbe confondere una palazzina fortificata dipinta di bianco con un paio di camion con razzi Katyusha.

Perchè? L'intera comunità internazionale riconosce che, al di là delle considerazioni sulla forza impiegata, Israele ha ottime ragioni per colpire Hezbollah e cercare di toglierlo dallo scacchiere come forza militare; anche l'ONU, che pure ha criticato la reazione israeliana come sproporzionata, ha condannato con uguale forza (anche se con minore risonanza mediatica - ma non è certo per sua colpa) il comportamento criminale di Hezbollah che si fa regolarmente scudo di civili. Perchè Israele avrebbe voluto colpire quattro osservatori neutrali e mettersi istantaneamente dalla parte del torto?

Onestamente non so spiegarmelo: le sole ipotesi che si possono fare sono da fantascienza. Non credo che Israele abbia pianificato a tavolino violazioni tali della carta dell'ONU da richiedere l'allontanamento forzato di tutti gli osservatori (motivo per cui, storicamente, si spara ai caschi blu); non credo che le critiche, per giunta molto moderate, di Khofi Annan, abbiano stimolato la volontà, da parte israeliana, di un "avvertimento" - queste cose non succedono al di fuori dei film di spionaggio, e d'altra parte funzionano solo quando dirette ad entità che capiscono questo tipo di linguaggio, come Hezbollah - la comunità internazionale ha invece il vizio di moltiplicare per dieci le proprie critiche ogni volta che capita una cosa del genere.

Cosa rimane? Forse un ordine dato a più basso livello. Forse l'idea, che ha sempre serpeggiato in Israele, che gli stranieri in quanto tale sono nemici, o almeno potenzialmente ostili, e dovrebbero togliersi di mezzo da una crisi che non hanno mai capito e non hanno fatto che esasperare in mezzo secolo di coinvolgimenti. Forse una combinazione di esasperazione e paranoia ha portato qualcuno a credere che l'ONU stesse attivamente fornendo una copertura ad Hezbollah. Onestamente non ne ho idea, e non ho molta fiducia che la commissione d'inchiesta promessa da Olmert fornisca risposte credibili, come non ne hanno fornite in passato le inchieste sull'uccisione di giornalisti e volontari stranieri.

Una cosa è certa: se quei quattro osservatori li avesse uccisi un proiettile d'artiglieria siriano, stasera i carri armati USA e israeliani sarebbero già a Damasco.

P.S. Quanto scritto qui sopra non implica che vorrei vedere una forza multinazionale invadere Israele. Semmai vorrei vedere una forza multinazionale invadere il sud del Libano, disarmare Hezbollah e interporsi fra Tsahal e l'esercito Libanese - e in un mondo perfetto, sarebbe una missione sotto l'egida del capitolo VII della carta dell'ONU (peace enforcement: Corea, Gurkha in Katanga), non del capitolo VI (peacekeeping:
Bosnia, Ruanda). Quanto sopra intendeva semplicemente chiarire alcuni fatti dell'incidente appena accaduto, e criticare l'atteggiamento delle forze armate israeliane che sempre più spesso sembrano considerare ostile qualunque straniero che non sia un loro diretto alleato.

8 commenti:

Palmiro Pangloss ha detto...

Il tuo post m'ha fatto pensare. Un solo appunto: tutti i soldati in guerra considerano "ostile qualunque straniero che non sia un loro diretto alleato" non e' una specialita' israeliana per quanto ne so. BTW1 l'ONU in Congo ha anche menato duro, vedi le missioni dei Saab della reale aeronautica svedese. BTW2 in Congo sono morti anche i nostri di caschi blu: a Kindu.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Andando punto per punto, in generale anche i soldati in guerra dovrebbero riconoscere l'esistenza di stranieri neutrali. Aggiungerei che questo disdicevole atteggiamento i soldati israeliani sembrano avercelo anche quando NON sono in guerra e sparano ai volontari inglesi delle ONG o ai giornalisti (non cito il discusso caso di Rachel Corrie perchè è abbastanza estremo ed ha una serie di connotazioni che fuorvierebbero il discorso)

L'ONU in Congo ha anche menato eccome - è il motivo per cui l'ho citato fra gli esempi positivi delle missioni Chapter 7; i Gurkha andarono, e menarono selvaggiamente, col casco blu saldo in testa. E con l'appoggio aereo dei, cos'erano, Tunnan?

Anche il caso dei nostri aviatori a Kindu non l'ho citato intenzionalmente: una lunga serie di veri o falsi retroscena, di ipotesi di complotto, di accuse più o meno fondate, ha reso il caso talmente controverso che rischiava di offuscare il senso del discorso.

Palmiro Pangloss ha detto...

Lo so che i soldati in guerra dovrebbero riconoscere l'esistenza di stranieri neutrali, ma la keyword e' "dovrebbero", di solito e' dura che lo facciano sempre e comunque. Riguardo agli israeliani un atteggiamento del genere e' vero che talvolta l'hanno, ma e' anche vero che sono sempre in quasi-guerra. Ed e' anche vero che i soldati dell'IDF dalla IIGM in poi sono gli unici di uno stato "occidentale" ad essersi troncati a combattere in un ambiente con relativamente molti neutrali/caschi blu/non combattenti senza essere essi stessi caschi blu o simili, ergo non c'0e' un vero termine di paragone.

Riguaredo al Congo, l'ONU la ha menato ma non ha risolto un cazzo pero'.

Anonimo ha detto...

Nel caso dell'Unifil nel sud del Libano, bisognerà pur dire però che il sentirli ostili da parte israeliana è abbastanza giustificato.

Son stati lì a non fare un cazzo mentre i nazisti di dio si armavano e venivano armati fino ai denti, rapivano soldati israeliani, sparavano missili su Israele, ed esponevano la loro bandiera sulle postazioni della "forza" Onu.

Se mi si passa il termine, si potrebbe accusarli di complicità oggettiva con l'hezbollah ed i suoi burattinai.
Un po' come nel caso di Srebenica, con i caschi blu olandesi che aiutarono Mladic a separare gli uomini dalle donne, e a caricarli sui camion in viaggio per il mattatoio.

Io non sono né israeliano, né un musulmano di Bosnia, ma l'ostilità verso quest'inutilità istituzionale la sento anch'io.
Perché tra l'altro non è un'inutilità neutrale, ma quasi sempre avvantaggia il pezzo di merda di turno.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Andando con ordine:

anch'io credo che l'ONU così com'è oggi vada riformata, ma questo non giustifica in alcun modo nè l'attacco nè l'ostilità verso osservatori neutrali.

Quei soldati stavano in Libano come osservatori disarmati: non potevano far altro che riportare le violazioni delle risoluzioni (che sono state riportate: se le violazioni di Hezbollah avevano meno risonanza è con la stampa che devi prendertela, non con l'ONU), ed erano disarmati perchè nessuna delle due parti voleva una forza di interposizione armata nel sud del Libano. Da qui ad accusarli addirittura di complicità con Hezbollah ce ne corre (tanto che il primo ferito ONU in Libano l'ha fatto Hezbollah).

Fra l'altro la neutralità dell'ONU, che finisce per avvantaggiare il pezzo di merda di turno, è tale perchè in un'occasione o in un'altra ha fatto comodo a qualcuno: devo ricordarti che in Bosnia erano molti governi europei a voler mantenere l'ONU impotente; che in Ruanda erano gli USA (e ciononostante, un comandante coraggioso e 250 soldati ghanesi molto male equipaggiati hanno salvato migliaia di civili); che in Somalia erano un po' tutti, compresi gli USA dopo la disavventura dei Ranger.

Onestamente non mi sembra onesto che molti governi che hanno fatto il possibile per esautorare e indebolire l'ONU adesso cerchino di giustificare Israele in nome della vera o presunta inutilità dei caschi blu.

Anonimo ha detto...

Ho parlato di complicità oggettiva, e se permetti c'è una notevole differenza.

C'è poi comunque anche una complicità soggettiva (intenzionale) nella persona dell'attuale Segretario Generale.
Complicità indiscutibile, a mio parere.

Poi certo, è chiaro che l'inutilità dell'istituzione deriva dagli Stati di cui l'istituzione stessa è proiezione.
Ma non credo che questo cambi la sostanza.
Nei fatti rimane che invocare la presenza di questi "osservatori" significa semplicemente voler incancrenire il problema, e quindi agevolare chi ha creato il problema.

P.S. - Non sapevo dei valorosi ghanesi, e son stato contento di apprenderlo.
Conoscevo però quelle di un contingente nigeriano dal casco blu, sempre in Africa, che impiegavano il loro tempo a saccheggiare.

Eugenio Mastroviti ha detto...

Per i ghanesi, ti consiglio Shaking Hands with the Devil di Romeo Dallaire, comandante militare della missione ONU in Ruanda, un completo atto d'accusa contro le procedure e le politiche dell'ONU ed un elogio, allo stesso tempo, del coraggio e dell'iniziativa dei Caschi Blu. So che è stato tradotto in italiano, ma non saprei che titolo gli hanno messo

Sulle responsabilità oggettive/soggettive, il discorso è lungo. Annan è sicuramente incompetente (non capisco come possa diventare segretario generale l'uomo che ha diretto l'agenzia di peacekeeping ONU durante le debacle di Bosnia, Somalia e Ruanda) e probabilmente corrotto - non credo sia particolarmente ostile a questa o a quell'altra parte: non a caso il governo sudanese lo accusa di essere un burattino di Bush. Poi, vista la situazione internazionale, è difficile essere segretario dell'ONU senza entrare in conflitto almeno qualche volta con gli USA - specie con questi USA.

Quanto a "incancrenire" il problema con la semplice presenza degli osservatori, non credo che questo sia possibile, semplicemente: bisogna intendersi da prima sul loro ruolo e sulla loro missione, però, per evitare poi di accusarli di non aver fatto cose che non gli era mai stato chiesto di fare.

Eugenio

P.S. Potrei sbagliare, ma mi sa che i nigeriani che si davano al saccheggio erano in Sierra Leone ed erano con l'Unione Africana, non con l'ONU.

Anonimo ha detto...

Sì, ma agivano su mandato Onu.

Grazie per la segnalazione sui ghanesi, cerco di trovare il resoconto delle gesta da qualche parte.

E' proprio quello il nocciolo del problema: forze Onu con mandato ex Capitolo VI sono completamente inutili.
Anzi, ribadisco che agevolano chi il problema ha creato.
Oggettivamente.

Non andrebbero proprio considerate, e bisognerebbe avere l'onestà di dirlo.
La forza multinazionale serve solo se la forza è in grado di usarla.
Altrimenti si tramuta in un ragioniere che osserva e contabilizza violazioni delle disposizioni internazionali, senza che peraltro segua alcuna sanzione alla sua denuncia.
Una vera manna per chi nella singola vicenda gioca sporco.

Ovviamente non è colpa delle singole persone mandate lì, ma io non ho mai voluto riferirmi ad esse; solo all'ipocrisia che sta dietro alla loro invocazione ed ai compiti loro affidati.