17 novembre 2008

Religione di Stato? No, di superstato


L'ONU, non più soddisfatta del suo ruolo di testimone impotente e inefficace di immense tragedie umane, ha deciso di assumere un ruolo più attivo e di schierarsi con decisione dalla parte della causa della maggior parte di queste tragedie. Nelle parole di Miguel d'Escoto, Presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, "la diffamazione della religione dovrebbe essere messa al bando [...] dovremmo rispettare tutte le religioni". Parlar male di una religione, a sentire questo signore (che parlava, è il caso di precisarlo, nella sua veste istituzionale), dovrebbe entrare a far parte di una ristretta cerchia di azioni condannate universalmente, come promuovere il genocidio, usare cluster bombs sulla popolazione civile, arruolare bambini-soldato, finanziare il terrorismo internazionale. A quanto pare, e sempre di più, per l'ONU avere un amico immaginario che ti parla nella testa e ti dice di tagliare la gola ai tuoi vicini è un diritto inalienabile; la libertà di espressione no.

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The UN, dissatisfied with their role of impotent witness to large-scale human tragedies, have decided to take a more proactive stance - on the side, of course, of one of the main causes of those very tragedies. In the words of Miguel d'Escoto, President of the UN General Assembly, "defamation of religion should be banned [...] We should respect all religions". Dissing a religion, according to this gentleman (who was talking, i hasten to point out, in his official persona) should become part of a small list of universally banned actions such as promoting genocide, dropping cluster munitions on civilians, enlisting children soldiers, financing international terrorism. More and more, for the UN having an imaginary friends who whispers inside your head exortations to slit thy neighbour's throat is an inalienable right; freedom of expression isn't.


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