25 dicembre 2009
24 dicembre 2009
Tanti auguri
Tanti auguri in particolare ad Ottagono Irregolare, con due considerazioni spicciole.
La prima è che, insomma, vabbe' che sei cattolico, a quanto pare, ma almeno farti venire la curiosità di controllare come mai tutte le culture umane abbiano una festività a ridosso/a cavallo del solstizio d'inverno, mica costava troppa fatica.
La seconda è che a me personalmente la perdita di qualche giorno di ferie extra sembra un prezzo tutto sommato modico da pagare per liberarsi dei preti, soprattutto di quelli fermamente intenzionati a farsi i cazzi miei, con l'incoraggiamento dei loro degni fedeli.
La terza (sono ateo, dunque non ho un codice morale e mento liberamente) è che io rinuncio al Natale il giorno che voialtri cominciate a curarvi le infezioni con la penicillina del 1945, che tanto, come anche le gerarchie cattoliche sembrano affermare con crescente insistenza, l'evoluzione è un complotto satanico/islamico(rotfl)/ateomassonlaicista.
(incidentalmente: se vescovi cattolici e il direttore di Radio Maria "non sono la chiesa cattolica", la prossima volta che un parlamentare dell'IdV parla di menare Berlusconi, il primo che dice "ma l'opposizione così e cosà" si prende una statuina del Duomo di Milano in fronte)
Buon Natale
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 11:23 AM 9 commenti
Tags: cattolici, natale, who will rid me of this meddlesome priest?
17 dicembre 2009
Il manager è come il metano: puzza, ma ti dà una mano
Certe volte sono le piccole cose che ti fanno incazzare.
Voglio dire, tu sei pagato per lavorare 7 ore e mezza al giorno, più un'ora per la pausa pranzo da prendere un po' quando ti pare. In altre parole, entri alle nove, esci alle cinque e mezza (alle sei, perchè c'è sempre un cretino che segnala un problema alle cinque e venticinque - ma tant'è) e ti prendi un po' di tempo per mangiare. Che poi: in generale quello che succede è che fai una corsa di sotto e compri un paio di sandwich o un'insalata con la polpa di granchi (tempo: 10 minuti), torni di sopra, e intanto che mangi continui a lavorare, sistemi le cosette veloci tipo rivedere i tempi di risoluzione dei problemi del tuo team o riorganizzare gli appuntamenti e i meeting della prossima settimana per azzeccare i fusi orari di USA, UK, Israele e Australia ed evitare di fare teleconferenze con un partecipante in pigiama e un altro che sta ancora facendo colazione, poi fai un'altra corsa di sotto, arrivi da Starbucks, ti fai un caffè (tempo: altri 10 minuti) e torni al lavoro. Tempo in cui non hai effettivamente lavorato: 20 minuti, o se preferite, tempo in cui hai lavorato gratis per l'azienda: 40 minuti.
Eh, no, troppo facile. Ad un certo punto, è una legge di natura, deve arrivare il managèr laureato in Managemènt dei Processì della Minchià Platinatà all'Ècole Polytechnique Supercazzolèe di Parigi (terzo Arrondissement con scappellamento a destra) che, vedendoti uscire per il caffè, ti chiede "E tu dove vai?". "Esco a farmi un caffè", gli rispondi tu innocentemente. Troppo facile, caro il mio sfaticato italiano: sei già uscito una volta, mica puoi fare avanti e indietro solo perchè ti consideri ancora in pausa pranzo. Si esce una volta per mangiare, si rientra, si lavora. Così È Scritto. Ma, dici tu, sono uscito solo a comprare il sandwich, dieci minuti prima, dieci minuti adesso, fanno venti minuti, poi, voglio dire, non è che vogliamo metterci a contare i minuti di lavoro, sennò fra le chiamate notturne non pagate, il lavoro nel weekend e tutto il resto, finisce che ogni giorno io me ne vado a casa alle tre, no? "No", ti dice l'esperto di processi della minchia platinata, ma è una questione di procedure e organizzazione, come mi hanno insegnato all'Ècole Polytechnique Supercazzolèe, per pranzo si esce una volta e basta, questione di regole, non di tempi.
E così da un certo punto in poi a pranzo esci, ti fai una tranquilla passeggiata nel centro commerciale, compri i sandwich o le insalate di salmone di Marks & Spencer, che sono anche meglio, te li mangi al parco (se fa caldo) o ai tavoli della galleria commerciale (se fa freddo o piove), vai con tutta calma da Starbucks, fai due chiacchiere con la cassiera che vuole andare in Italia per sposarsi e crede che tutti gli italiani siano di Firenze, torni al lavoro facendo il giro lungo il canale, totale, un'ora e venti. È questione di processi, mica di tempo. E infatti sono tutti contenti e nessuno ti dice niente, perchè sei uscito una volta sola e nessuno, dopotutto, sta a contare i minuti. E se da domani ti porti il netbook, magari ce la fai anche a farti un'oretta su Eve Online o un pezzo di scenario di Combat Mission: Shock Force, se riesci a farlo andare sotto Wine. Gran cosa, il managemènt continentalè.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 3:05 PM 5 commenti
Tags: lavoro
14 dicembre 2009
What goes around, comes around
Ah, a proposito, cavalie', Gianfranco Mascia le manda tanti cari saluti.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 12:35 PM 19 commenti
Tags: Berlusconi, Italia
10 dicembre 2009
Lunghi silenzi
Per ripetere quel che dice il mio amico Yossarian, no, non sono morto, non mi sono arruolato volontario per l'Afghanistan, non sono diventato ministro per l'istruzione della Corea del Nord e non ho trovato un nuovo lavoro come talent-scout per le ragazze da mandare ai party di Silvio Berlusconi.
Ho semplicemente un'iradiddio di cose da fare, lavoro più di quel che dovrei e quella mezz'ora al giorno che non lavoro, non coccolo le mie gatte, non contemplo sconsolato lo sventramento della cucina operato dai muratori per porre rimedio alle infiltrazioni di umidità e non sperimento la posizione n. 318, o del dragone ansimante, con Mrs. Inminoranza, cazzeggio su Eve Online, che incidentalmente consiglio a tutti coloro che tanti anni fa hanno perso le loro notti su Privateer, Privateer 2, Space Rogue (per quelli di voi veramente vecchi) o uno qualsiasi dei primi Elite.
Comunque, approfitto per infilare una new entry nel blogroll qui di fianco, il blog di Ottagono Irregolare, che vale davvero la pena di leggere, e per segnalare in particolare alcuni suoi post molto belli/interessanti, uno sulla classica diatriba a proposito di bellezza femminile e anoressia, uno su quella che chiama iMentality - Apple, iPod, iPhone, iTutto - ed uno sul motivo per cui, tutto sommato, il problema dell'Italia non sia Berlusconi più di quanto il problema della peste bubbonica siano quelle antiestetiche eruzioni cutanee.
Pubblicato da Eugenio Mastroviti alle 9:57 AM 6 commenti
Tags: altri blog