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05 dicembre 2007

Sono forse io...


...il custode di mio fratello?

La BBC in questi giorni non fa che parlare della forza ibrida ONU/UA di interposizione che verrà dispiegata in Darfur fra qualche mese, in sostituzione della forza dell'Unione Africana che si è dimostrata in massima parte inefficace. Ed io sono sempre più perplesso dall'impulso occidentale (che istintivamente condivido) di andare a risolvere, o a cercare di risolvere, i problemi degli altri.

OK, come tutta la mia generazione sono cresciuto fra le altre cose a botte di fumetti Marvel con i supereroi: "ad un grande potere corrisponde una grande responsabilità". Noi occidentali abbiamo il potere, abbiamo il denaro, abbiamo le risorse, e ipso facto siamo responsabili anche per chi non ha nessuno dei tre. Per tutta la vita sono stato indottrinato a pensare che se tu stai bene, fai sport, non hai problemi, e la tua vicina di casa è una vecchietta paralitica, se non ti offri almeno di portarle di sotto la spazzatura sei un pezzo di merda. Il problema si pone, però, quando la vicina paralitica, ogni volta che ti vede, comincia a strillare che lei è paralitica perchè tu cammini, che i soldi che hai speso per la mountain bike avrebbero dovuto essere usati per una rampa per disabili, che non paghi abbastanza tasse per contribuire alla sua pensione, ti tira sassi ogni volta che passi sul pianerottolo, e ti denuncia alla polizia per aver rubato la sua spazzatura. E peggio ancora, quando ogni sera torni a casa e tua moglie ti tira piatti in testa per aver abusato della povera vicina paralitica che ha sempre desiderato vivere in mezzo alla spazzatura.

La presenza di truppe infedeli in un pezzo di Dar-ul-Islam sta già portando all'itterizia le ragazze pon-pon della resistenza islamica antimperialista globale in Europa e USA, qualunque stronzata il governo sudanese s'inventi (l'ultima è l'opposizione alla presenza di un centinaio di genieri norvegesi che dovrebbero contribuire a riparare le infrastrutture locali: perchè? Sono troppo bianchi? Vengono da un Paese troppo laico? Boh) diventa una legittima motivazione per la resistenza, un'offesa che giustifica anticipatamente azioni violente contro i caschi blu. La missione in Darfur, con regole di ingaggio ONU, con una logistica confusa, con una leadership politica il cui scopo è non contrapporsi ad alcuna delle parti in conflitto, inclusi i responsabili dei genocidi (immagino l'equivalente quotidiano di un poliziotto che cerchi di mediare rispettando le esigenze sia dello stupratore sia della stuprata - non credo avrebbe molta fortuna) può solo risolversi nel tipo di umiliante debacle a cui abbiamo assistito in Ruanda, in Somalia e in Bosnia, con l'aggiunta del riflesso condizionato antimperialista, che ormai coinvolge fette sempre più vaste della popolazione, che rischia di crearci problemi politici anche in casa e proprio in un momento in cui di problemi aggiuntivi non se ne sente il bisogno.

Guardiamo in faccia la realtà: il Darfur è fottuto, come lo sono probabilmente l'Iraq e l'Afghanistan, e non credo ci sia qualcosa che possiamo realisticamente fare per modificare questo risultato. Non sarebbe il caso di smettere di gettare soldi e vite umane in un pozzo potenzialmente senza fondo, e accettare il semplice fatto che se con un grande potere viene una grande responsabilità, questa responsabilità non si estende fino a soccorrere chi non può o non ha alcuna intenzione di essere soccorso?

Personalmente credo molto nel dovere di aiutarsi a vicenda, ma il dovere deve essere reciproco. La polizia difende le ragazzine picchiate dal padre, ma se le ragazzine vanno in tribunale a difendere il diritto del padre a pestarle, l'unico dovere della polizia a quel punto è regalare al padre una mazza da baseball; se il mio vicino picchia la moglie, io sono dispostissimo a chiamare la polizia, ma solo fino al giorno in cui la moglie mi denuncia per aver violato la sua privacy; sono felice di manifestare per impedire l'aumento delle tasse universitarie, ma solo fino al giorno in cui il mio compagno di corso, figlio di cassintegrato+casalinga, mi dice che lui le manifestazioni le vieterebbe perchè è ora di finirla con questo assistenzialismo di sinistra - e l'anno dopo, meritatamente, abbandona gli studi per difficoltà economiche (ognuno di questi casi è reale, ma sono testimone diretto solo del terzo).

E, incidentalmente, credo che il sottosegretario inglese alla cooperazione internazionale, che ha detto di sperare che il caso Gibbons non scoraggi altri medici, infermieri e insegnanti inglesi dall'andare a fare volontariato in Sudan, sia un cretino. Opinione personale, eh.

23 maggio 2007

Strange bedfellows


Come riconoscere una buona causa? Non esistono regole precise, purtroppo; ma se, come il gay pride, mette d'accordo nell'opposizione l'estrema destra israeliana e i fondamentalisti di Hamas, deve essere una buona idea.

Se, come la prospettiva di un intervento ONU in Darfur, mette d'accordo la sinistra antagonista (toh, chi si rivede!) e l'estrema destra neo-teo-con americana, qualcosa di buono ce lo deve avere...


16 ottobre 2006

Quanto pesa un genocidio?


di Eugenio Mastroviti e Carmen Dal Monte
(da Euston Manifesto Italia)

È impressionante come a volte certi morti pesino molto più di altri.

È stato notato in alcuni blog come 400.000 morti nel Darfur pesino molto meno di 1200 morti in Libano, almeno in Europa.
Allo stesso modo, per 10 anni diverse migliaia di sciiti uccisi in Afghanistan dai Talebani hanno avuto un peso pressoché inesistente di fronte a diverse decine di palestinesi uccisi dagli israeliani.
Tutti questi morti dal peso specifico sorprendentemente basso hanno una caratteristica in comune: vengono (o venivano) uccisi da regimi simpatizzanti del fondamentalismo di stampo wahabita, supportati e foraggiati dall'Arabia Saudita.

Allo stesso modo l'Arabia Saudita finanzia i Fratelli Musulmani e fornisce loro supporto intellettuale e ideologico attraverso l'università Al-Azhar che è la massima autorità teologica riconosciuta dal mondo sunnita.
Per essere più chiari i wahabiti hanno occupato le cariche accademiche che prima era patrimonio dei vari filoni della teologia sunnita, monopolizzandone di fatto l'indirizzo teologico-politico.
In Europa i Fratelli Musulmani sono ufficiosamente rappresentati da organizzazioni come l'UCOII in Italia e l'MCB in Gran Bretagna. Non è certo un caso quindi che queste organizzazioni facciano il possibile per indirizzare (e alimentare) la protesta e le manifestazioni dei musulmani che vivono in Europa in una direzione che sia conveniente all'organizzazione "madre" dei Fratelli Musulmani.
Non è sorprendente quindi che queste organizzazioni cerchino di pilotare l'indignazione della comunità musulmana in Europa lontano dalle colpe di regimi con cui condividono finanziatori e padrini ideologici.
Il genocidio del Darfur è uno degli esempi più lampanti di questa pratica, aiutata anche dalla compiacenza dei mezzi di informazione occidentali che sembrano non ritenere il Darfur un'emergenza mondiale.

19 settembre 2006

Diventa anche tu negazionista con l'ipnosi


Ripetete con me:

Nel Darfur non è in corso un genocidio

Nel Darfur non è in corso un genocidio

Nel Darfur non è in corso un genocidio
(specie l'intervista a Christine Shelley)

E se proprio non dovesse bastare, prepariamo i manifesti, così ci si mette avanti col lavoro:




UPDATE:

Quasi dimenticavo:

Nel Darfur non è in corso un genocidio

Nel Darfur non è in corso un genocidio

30 luglio 2006

Senso di giustizia


Una delle giustificazioni più risibili portate per il terrorismo integralista sarebbe il grande senso di giustizia dei fedeli musulmani: un grande senso di giustizia che non permetterebbe ad un musulmano di restare impassibile a guardare i crimini veri o presunti commessi in Iraq, in Afghanistan, a Gaza, in Cecenia e così via; e gli imporrebbe di colpire chiunque sia direttamente o indirettamente connesso con questi crimini.

Allora, cerchiamo di sgombrare il campo dagli equivoci: quanto descritto sopra NON si chiama senso di giustizia. Non so come si chiami, ma l'idea che al mondo si possa ammazzare, massacrare, affamare, violentare, pulire etnicamente, e però, se una delle vittime è musulmana e c'è coinvolto il cugino del barbiere di uno che una volta ha fatto affari con te, allora io sono autorizzato a metter bombe nelle case di tutti i tuoi vicini, a me non sembra che abbia molto a che spartire con la giustizia. Poi naturalmente bisogna vedere, perchè ormai le parole cambiano significato più rapidamente di quanto il partito laburista cambia finanziatori, quindi magari adesso quello di giustizia è un concetto divenuto variabile in base all'appartenenza religiosa - così come di recente la repressione della libertà di espressione è diventata un diritto umano.

Rimane il fatto che questa spiegazione/giustificazione delle bombe in treni e metropolitane mi sembra incompleta. Mi spiego: in Iraq, secondo le stime più pessimistiche, sono morte finora circa 100.000 persone (la stima è probabilmente esagerata), e stiamo contando tutto, compresi i morti di malattia che hanno ricevuto cure insufficienti, chi non ha potuto ricevere un farmaco salvavita, i morti in incidenti d'auto, i morti di vecchiaia eccetera; e la colpa di tutti questi morti, convenzionalmente, viene addossata agli americani o in generale all'occidente, ed usata come giustificazione del terrorismo e della violenza integralista.

In Darfur, guarda caso, è in corso proprio dal 2003 una sanguinosa guerra civile presto degenerata in pulizia etnica e genocidio. A seconda delle stime, le vittime, quasi tutte civili, sono qualcosa come 200.000, o forse 400.000 (una stima di 450.000 morti non ha ancora ricevuto alcuna verifica indipendente) fra morti per fame e vittime delle milizie. 200.000, o 400.000, musulmani morti, assassinati barbaramente o lasciati a morire di fame nel deserto - interi villaggi cancellati, due milioni di profughi, una generazione di orfani.

Abbastanza stranamente, il senso di giustizia che porta alcune persone a farsi saltare in aria in metropolitana, ed altre a giustificarne le azioni, nel caso del Darfur latita: le masse che in Libia e in Arabia Saudita spontaneamente assaltavano e bruciavano ambasciate non hanno detto una parola ai loro stessi governi per aver equipaggiato e armato le milizie Janjaweed e l'esercito sudanese; le masse che in Europa manifestavano in nome di una presunta violazione dei loro diritti umani (vorrei sapere chi ha messo in giro questa storia che se io non vivo secondo il dettato della tua religione sto violando i tuoi diritti) anche nei Paesi in cui i giornali si erano autocensurati e non avevano pubblicato le vignette, sono sorprendentemente assenti dalle piazzette di fronte alle varie ambasciate sudanesi.

Curioso, questo senso di giustizia che si attiva soltanto quando può fare da giustificazione per attentati suicidi e non e manifestazioni contro l'Occidente in solidarietà a questa o quella dittatura teocratica o organizzazione terroristica: il problema non sono, a quanto pare, i morti, ma chi li causa. Non si spiegherebbe altrimenti come mai 600 morti in Libano pesino tanto di più di 400.000 in Sudan.

P.S. Sì, lo so, San Gino Strada ha detto che non c'è alcun genocidio in Sudan (audio). Allo stesso modo il Profeta Noam Chomsky ha detto a suo tempo che non c'era alcun genocidio in Cambogia, e ogni tanto prova a negare quello dei musulmani in Bosnia. Ci sono persone che quando fanno un'affermazione le conferiscono parte della propria autorità morale o intellettuale; ci sono affermazioni che definiscono la statura morale o intellettuale di chi le fa. Lascio decidere ai miei due lettori quale sia il caso.