30 giugno 2008

I discorsi di mio zio


Pare brutto, in effetti, segnalare un blog che tutto sommato mi piace solo quando scrive quella che è a mio modesto parere una minchiata, ma tant'è.

È un pezzo che leggo il blog di Chinaski, e in generale lo trovo esilarante; per questo mi ha colpito non poco il suo ultimo post, quello in cui dice, fondamentalmente, che a lui fotte poco o niente di tutto quello che si trova a distanza maggiore di un tiro di sasso o di una vacanza organizzata dal suo culo. È, diciamo, un atteggiamento comune a molti, di solito dettato dall'ignoranza - e Chinaski, da bravo laureato in filosofia, non riconoscerebbe un attrattore caotico se saltasse fuori dalla cuffietta del call-center e gli azzannasse il naso, quindi per lui "più lontano del più lungo viaggio in aereo che posso fare prima di diventare matto per via del divieto di fumare" equivale a "inesistente".

Non è, diciamo, un discorso particolarmente originale: è anzi un discorso comune quando da un lato la razionalità fa piazza pulita delle nostre aspirazioni alla vita eterna, e dall'altro le pressioni della sovrappopolazione (trasformate in sovrastruttura, cultura, ideologia mainstream, chiamatele un po' come volete) mettono a tacere le pulsioni da gene egoista che ci imporrebbero di preoccuparci del futuro dei nostri discendenti. Becerizzati, questi discorsi diventano quelli che mio zio, per dire, ha sempre fatto: a me che me ne fotte dell'Amazzonia/del Polo Nord? Io mica ci vado e non conosco nessuno che ci abita; il riscaldamento globale arriverà quando sarò morto, e anche se arriva prima, io vivo in collina e i baresi mi stanno pure sul caxxo. Si estinguono i lupi/gli orsi? Speriamo che mi ci possa fare un cappotto prima che spariscano tutti.

Però, se proprio devo dirla tutta, almeno mio zio ha le attenuanti generiche: per tutta la vita è stato gerarca alla FIAT, è fascio e s'è sempre fatto un vanto di girare armato. Chinaski che scusa ha?

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Però... ci tieni proprio a questo pianeta. I tuoi discendenti saranno fieri di te.

Palmiro Pangloss ha detto...

A me tuo zio rimane abbastanza simpatico.

Eugenio Mastroviti ha detto...

BJ: no, macchè. È solo che trovo che la catastrofe ecologica non sia un sistema abbastanza selettivo per eliminare il 90% inutile della popolazione umana. Cioè, tipo, se estinzione ci dev'essere, preferirei spingere per l'estinzione dei testadicazzo piuttosto che degli oranghi, per motivi molto simili a quelli di Chinaski: i testadicazzo mi danno molto più fastidio e ce ne sono di più intorno a casa mia. Se, come è generalmente il caso, lavorando ad impedire l'estinzione degli oranghi riesco anche a causare fastidio/incazzatura/scandalo per i suddetti testadicazzo, è tutto guadagno, non trovi?

Anonimo ha detto...

Pensa che io non sopporto la frazione utile della popolazione umana, che, secondo me, è molto più del 10%. Per il resto sono d'accordo con te sull'estinzione delle teste di cazzo, anche se ho la sensazione che non intendiamo esattamente le stesse persone.

Eugenio Mastroviti ha detto...

@BL: sì, ho come la stessa sensazione anch'io

ipazia ha detto...

>Chinaski, da bravo laureato in >filosofia, non riconoscerebbe un >attrattore caotico...

da dove ti vengono queste certezze sui laureati in filosofia?

ipazia

Eugenio Mastroviti ha detto...

Sulla *media* dei laureati in filosofia? Da anni e anni di amara esperienza personale, purtroppo...

ipazia ha detto...

hahaahahah, grande risposta. ricordami di cancellarti dalla mia rubrica :-D

Anonimo ha detto...

non e' fondamentale che un laureato in filosofia riconosca un attrattore caotico, anzi mi sembra irrilevante. Io mi accontento quando riconoscono che la realta' non e' un caso particolare modificabile in base ad un'opinione.

Eugenio Mastroviti ha detto...

@the missus: no, non è fondamentale, ma lo aiuterebbe a capire perchè anche cose che si trovano a distanze maggiori di un tiro di sasso dal suo culo hanno influenza sulla sua esistenza.

Anonimo ha detto...

credo che oggi si studi la teoria del caos in discipline come filosofia della scienza, ma magari la chiamano "teoria delle farfalle", suona meno matematico ;-)

ipazia ha detto...

mrsinminoranza: è fondamentale si invece. d'altro canto la realtà è qualcosa che mai dovrebbe modificare un'opinione. (viceversa invece accade sempre).

ipazia

Anonimo ha detto...

"La realtà è qualcosa che mai dovrebbe modificare un'opinione"

Delizioso. Credo, senza volontà d'offesa ma in virtù della pura evidenza, che questa frase potrebbe concorrere al titolo della cosa più stupida mai scritta. Non vincere, forse, ma piazzarsi benino.

Danilo

Eugenio Mastroviti ha detto...

@Danilo: non so, ho il sospetto che fosse scritta nello stesso spirito con cui io scrivo abitualmente che il QI umano medio è 75

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

danilo: pensaci un po' sopra.

Anonimo ha detto...

Ipazia: quindi se io sono un creazionista, prendo un antibiotico di vent'anni fa, non mi fa niente, sono tenuto conunque a non ravvedermi sui principi dell'evoluzione e tenermi la bronchite, solo perche' la realta' non concorda con le mie opinioni?

Palmiro Pangloss ha detto...

@Mrs Inminoranza: se tu sei un creazionista l'antibiotico non te lo diamo proprio, sanguisughe, senapismi e via. Creationism is not free.

Anonimo ha detto...

Credo che ciascuno dovrebbe prima dare la propria definizione di "realtà", sospetto una confusione semantica.

Anonimo ha detto...

Se il senso fosse stato "nessun postulato etico dovrebbe essere cambiato in funzione della contingenza" avrei trovato l'affermazione discutibile, ma solo nel senso che sarebbe stato un buon argomento di discussione.

Invece la preminenza dell'opinione sulla realtà, beh, è anche antiscientifica, volendo, ma questo è il meno. Il punto è che non c'è funzionalità. Come diceva Dick, la realtà è quella cosa che continua ad esserci anche dopo che hai smesso di crederci.

In buona sostanza (mi piace moltissimo quest'espressione), il problema non sta, secondo me, nella definizione di "realtà", ma in quella di "opinione".
E magari anche nella definizione del contesto a cui l'intera frase si riferisce.

Tanto per citare ancora, da un vecchio fumetto: "Questa è una splendida occasione, travestita da difficoltà insormontabile."

"Opinione" non ha senso. "Angolo visuale" ne ha già di più. Ma rimane comunque sbagliato mantenere un angolo visuale che contrasta con ciò che realmente (oggettivamente) accade.

Altra citazione a memoria? "Ci sedemmo dalla parte del torto, per via che da quella della ragione i posti erano già occupati".

Bello, eroico, ma _sbagliato_ a livello politico, se era di questo che si stava parlando. La politica (umana o ambientale, poco cambia) avrebbe, a mio modestissimo parere, l'obbligo di confrontarsi con i fatti, con le conseguenze. La coerenza è una gran bella virtù, ma io spero di non essere mai governato da persone che non derogano _mai_ dai propri principi, che non sono in grado di mediare fra i principi e la realtà dei fatti.

Oh, vabbè. Sono nel posto sbagliato, immagino...

Danilo

Anonimo ha detto...

Danilo, il platonismo non è l'unica filosofia possibile.

Io, per esempio, seguo l'interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica la quale nega che vi sia distinzione tra realtà e apparenza, quindi per me la realtà è contingente.

Nel mio modo di intendere le cose, modificare le opinioni seguendo una "realtà" data significa accettare lo status quo e un destino inevitabile, una posizione estremamente conservatrice.

Invece la realtà può essere cambiata, certo non arbitrariamente, tramite le azioni, ed è in base al risultato di tali azioni, non alla realtà, che le proprie opinioni vanno modificate.

Anonimo ha detto...

fbxxx: "modificare le opinioni seguendo una "realtà" data significa accettare lo status quo e un destino inevitabile, una posizione estremamente conservatrice."

al museo di arte moderna a londra c'e' un bicchiere d'acqua su una mensola e sotto la didascalia: "oak tree".

Ora, indubbiamente l'autore di quell'"opera d'arte" e' un riformista che vuole modificare le opinioni che le masse hanno sulle querce, ma secondo me una bella legnata con un molto conservatore ramo di quercia alla base della nuca lo farebbe /oggettivamente/ ravvedere sulle sue posizioni.

Quello che voglio dire e' che noi possiamo dare interpretazioni diverse ad una realta' oggettiva, ma qualunque siano le nostre opinioni la realta' oggettiva dei fatti resta tale indipendentemente dalle proprie opinioni, e cio' e' incontrovertibile.

Stiamo confondendo le idee coi fatti.
Temo ahime' che questo atteggiamento sia cio' che relega in italia le scienze come "non cultura". Le "idee", le "opinioni" e l'"etica" sono cultura, perche' ci puo' discutere sopra e capovolgerle. Cio' che si occupa della descrizione di meri e gretti fenomeni oggettivi invece e' roba da operai metalmeccanici che non vedono come un bicchiere d'acqua possa essere una quercia.

Anonimo ha detto...

Uh...Il fatto che la realtà sia contingente direi che lo posso ammettere anche senza sapere dove cazzo sia Copenhagen, e cosa abbia a che fare con la mia realtà.
E fin qui direi che siamo d'accordo.

Ma se vuoi convincermi che non c'è un rapporto fra ciò che succede e ciò che pensavamo sarebbe sucesso, cioè se vuoi convincermi che la rappresentazione della realtà nella mia testa non deve fare i conti con ciò che davvero succede,
beh, il solipsismo è una gran bella teoria. Non falsificabile, purtroppo, ma niente vieta di crederci.

Bof.
La realtà, a meno che tu non sia proprio, e parecchio, fuori di testa, è condivisa.
Se un camion ti tira sotto tu muori, qualunque sia la tua opinione di "camion".

Certo, tu puoi negarlo fino all'ultimo, e io non posso sostenere, logicamente, che tu sia davvero morto sotto le ruote, ma all'atto pratico, all'atto di realtà condivisa, dopo che le doppie ruote del camion sono passate sul tuo torace, _tu_ non hai più effetti pratici (causali) sulla mia vita (uh...il tuo testamento è, con ogi evidenza, precedente al passaggio del camion).

Danilo