16 gennaio 2008

Essere, dire, fare, baciare


Nei commenti di alcuni fra gli ultimi post è venuta fuori una micro-discussione a proposito dei candidati alla presidenza USA. Lasciando da parte Ron Paul per un minuto - non sono un libertarian, non credo nelle soluzioni libertarian, non amo soprattutto le correzioni religiose all'ideologia libertarian che influenzano la politica di Ron Paul, e non gli perdono di essere diventato il portavoce dell'equivalente americano dei signoraggisti - l'obiezione che fa Uriel alla diatriba Obama/Clinton è forte.

Sembra in effetti che molti sostenitori di Hillary Clinton e di Barack Obama sostengano uno/a dei due non per le politiche che propugna, non per le soluzioni che propone ai problemi americani, ma per la quantità di melanina di uno dei due candidati, o per le ovaie dell'altra.

Personalmente, non mi sento particolarmente toccato dall'accusa. Se sostengo Hillary Clinton è perchè credo che Bill Clinton (con tutti gli errori commessi) sia stato uno dei migliori presidenti americani. Ha fatto le sue cazzate, per carità - soprattutto il NAFTA; una discussione sui meriti e demeriti di Bill Clinton esula dagli scopi di quest'articolo: i miei tre lettori probabilmente dissentiranno dal mio giudizio, e non ho problemi ad ammettere che terreno per discutere ce n'è. Ciononostante, basta confrontare le condizioni degli USA sotto Bush padre, sotto Clinton e sotto Bush figlio per notare che qualche differenza c'è. Allo stesso modo, se non mi dispiace troppo Barack Obama, anzi, se il mio dream team è Hillary presidente e Barack vice, per prepararlo alla presidenza fra 8 anni con più esperienza di potere, è perchè un presidente si misura anche (e molto) dalla qualità dei consiglieri che si è scelto e che costituiranno il suo esecutivo, e quelli che lavorano per Barack Obama sono di primissima qualità, gente come Richard Clarke, Zbigniew Brzezinsky, Jeffrey Bader (lo si vede anche dalla quantità di inchiostro che i repubblicani stanno utilizzando per svariati esercizi di character assassination). Certo, avere un presidente competente e donna, un presidente competente e nero, avrebbe un notevole valore simbolico per gli USA, e la cosa mi fa piacere, ma non voterei per Hillary perchè è donna, o per Barack perchè è nero (così come, se Condoleezza Rice, donna nera, si fosse candidata, avrei tifato per quasi chiunque tranne che per lei).

La cosa interessante, però, è che in effetti c'è una corrente d'opinione che ritiene che sia più importante ciò che le persone sono che ciò che dicono o fanno. Il podcast di
Democracy Now di lunedì scorso (14/1/2008) aveva come ospiti una serie di studiose e scrittrici femministe e attiviste delle minoranze, che discutevano proprio di questo fatto. Il femminismo americano, purtroppo, ha seguito la strada del Fronte Popolare di Liberazione di Giudea, con bizantine distinzioni fra femminismo delle minoranze, third wave, fourth wave, femminismo mainstream e così via, e credo che abbia in questo momento più correnti che esponenti. Il dibattito era affascinante, più per le sue caratteristiche surreali che per le argomentazioni in sè delle partecipanti. L'unica cosa su cui concordavano era che nessuno dei candidati democratici era accettabile - l'unica forma di vita per cui avrebbero trovato concepibile votare era una donna nera, nubile e di recente immigrazione. Barack Obama non era accettabile in quanto maschio: i maschi neri contribuiscono ovviamente all'oppressione delle donne nere. Hillary Clinton era doppiamente inaccettabile, in primo luogo in quanto bianca (e quindi, sebbene oppressa dai maschi bianchi, partecipe dell'oppressione dei maschi neri e contemporaneamente complice di questi ultimi nell'oppressione delle donne nere) e in secondo luogo in quanto sposata, e dunque consapevolmente partecipe del meccanismo millenario di schiavitù riproduttiva delle donne. Cynthia McKinney, candidata verde, donna, nera e sufficientemente nutter da credere a tutte le stronzate complottiste venute fuori negli ultimi 20 anni, dal Memorandum 46 all'11 settembre, dagli ebrei che cospirano per lasciare i neri disoccupati all'uragano Katrina creato con HAARP per distruggere le case popolari di New Orleans, sembrerebbe a prima vista accettabile, ma il fatto stesso che sia stata parlamentare mostra che è integrata in una società maschilista e repressiva come quella americana, e quindi è comunque inaccettabile.

Ho ascoltato l'intero dibattito, durato una mezz'ora, e in quella mezz'ora non si è parlato una volta di quello che i candidati proponevano, di politica estera, di assistenza sanitaria, di politiche ambientali, della guerra. Non si è parlato di quello che i candidati dicono o fanno: solo di quello che sono. Personalmente ho trovato agghiacciante che si spacciasse per frontiera ultima del progressismo l'idea che i meriti, le capacità, le azioni di una persona non abbiano peso e che ne abbia invece solo la sua purezza, misurata in questo caso col metro dell'appartenenza etnica e di genere.

Se dovessi fare un'ipotesi cattiva, direi che questa degenerazione del pensiero progressista viene dal bisogno di giustificare preventivamente errori e fallimenti sottraendoli alla prova dei fatti e misurando le politiche solo in base alla purezza ideologica di chi le propone: dalla vecchia idea che la purezza ideologica è l'unico parametro di giudizio accettabile; crollata quella fissazione, la forma mentis rimane, ed ecco saltar fuori, paradossalmente, la purezza etnica e/o di genere come sostituto, con la sola accortezza di invertire i fattori di merito rispetto a quelli che avrebbe potuto dare un patriarca afrikaans del secolo scorso.

Non so, sarò strano io, ma a me l'idea che fra i progressisti ci siano correnti che pretendono di giudicare una persona esclusivamente in base al sesso e al colore della pelle un po' di brividi li mette.

5 commenti:

Palmiro Pangloss ha detto...

Il NAFTA un errore? Sei pure rotezionista?

Eugenio Mastroviti ha detto...

"pure"? :P

falecius ha detto...

"Zbigniew Brzezinsky"
prima di saperlo Obama mi piaceva.
Considero Brzezinsky una affare moralmente insostenibile, e l'unico posto in cui lo vorrei vedere è un tribunale internazionale per crimini di guerra.
Col che non discuto della sua competenza politica. Resto convinto che la politica dovrebbe avere dei presupposti morali, cose come "non uccidere" insomma. Per lo stesso motivo, ci sono alcune cosine, tipo il bullismo internazionale contro la Serbia, che a Clinton non perdono (e nemmeno a d'Alema, se è per questo).

Al di là, di quello, concordo con te sul nucleo del post: infatti tiferei Edwards, se pensassi che ce la può fare.
(in realtà spero che Ahmadi-nejad, Eroe della Resistenza Antimperialista, riesca a portare avanti il suo programma nucleare segreto abbastanza in fretta da vaporizzare le principali città USA prima delle elezioni... :DDDDDD )

Uriel ha detto...

Personalmente, non mi sento particolarmente toccato dall'accusa.
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Non c'e' alcun processo,del resto non ho ne' la levatura ne' l'autorevolezza per lanciare accuse o per giudicare.

Io mi riferivo ad una effettiva banalizzazione. Come ammiratore di Strauss, posso riconoscerci quella menzogna , quella scrittura reticente, che serve a tener lontana la massa dalla vera politica.

Il guaio e' che dal TUO punto di vista (se ho capito bene credi nei governi trasparenti) , questa non e' una giustificazione accettabile. :)

Ma allora il problema non e' che io abbia messo qualcuno sul banco degli imputati (cosa che non potrei fare nemmeno se volessi), il problema e' che la dynasty USA e' Straussiana piu' di quanto non ti piacerebbe.

A me, per esempio, Strauss sta benissimo, quando ne ricordo anche il nome di battesimo e non solo cio' che scrive :)

Uriel

Uriel ha detto...

Scrivo troppo in fretta.

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dynasty USA
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QED.

Uriel