15 gennaio 2008

No pasaran


Nazinger non va alla Sapienza. Quello che avrei da dire in proposito lo dice (meglio di me) Mrs. Inminoranza.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Che dire?

Tale triste (soprattutto per la legittima eppur faziosa controffensiva clericale) vicenda mi ricorda un episodio (o forse leggenda metropolitana) avvenuto a NY, in cui un giudice (d'origine ebraica) permise una manifestazione neonazista in quanto trovava pericoloso ed inaccettabile che non venisse permesso a chiunque (qualunque stronzata dica) di parlare.

Non mi piacciono i boicottaggi sulle idee, né le censure preventive mascherate da espressione di libero pensiero: se proprio non si può fare a meno, si può semplicemente evitare di andare in quel luogo.

Niente obbliga un laico a comportarsi come un teocrate, rendendo pan per focaccia.


Segnalo comunque questa discussione in merito, molto interessante


http://fainotizia.radioradicale.it/2008/01/15/il-papa-alla-sapienza-due-note-uaar


PS Il non esercizio del diritto di replica in sede pubblica non dipende da Ratzinger, ma dalla timidezza o dall'ignavia o dall'opportunismo di chi ascolta

Eugenio Mastroviti ha detto...

Ribadisco che mi sta molto bene che Nazinger vada a parlare dove vuole - è una cosa che è stata già discussa al tempo della lezione di Faurisson a Teramo. La questione è affidargli un ruolo in un evento istituzionale, viste anche le sue posizioni. Un evento, oltretutto, che discussione e contraddittorio non ne prevede affatto.

Non ricordo l'evento a NY, ma ricordo il raduno nazionale del KKK nei tardi anni '80 (ne lessi su BITNET, il che dà un'idea dell'epoca), che fu autorizzato da un giudice il quale, però, si rifiutò anche di perseguire le migliaia di contestatori che organizzarono un national mooning day, accogliendo gli autobus e le auto dei klanner con una lunghissima schiera di culi scoperti. Allo stesso modo, a New York, alla manifestazione dei nazisti si poteva rispondere (e di solito si risponde) con le uova e i pomodori, o con una mole di folla tale da costringere chi voleva manifestare dando un'impressione di forza a farsi proteggere dalla polizia.

Alla Sapienza avevi il pastore tedesco che parlava ex-cathedra e l'unico modo per esercitare il diritto di replica era prenderselo con la forza: non esattamente la stessa situazione.

Uriel ha detto...

Non so, ho l'impressione che pochi dei blog che leggo stiano menzionando una cosa: essere liberi di parlare e imporre agli altri di ascoltarti NON sono la stessa cosa.

Ci ho anche scritto un post, se interessa.

Uriel

Anonimo ha detto...

@ Eugenio


Le uova sono possibili anche per Ratzinger (che a scanso di equivoci non mi è mai piaciuto né come intellettuale né tanto meno come cristiano né vescovo), anche se poi sunno cazzi tttoi, per dirla alla Cettola Qualunque.

Persino in Iran Ahmadinejad è stato contestato apertamente, e se qualcuno facesse bordello o contraddicesse quel rompicoglioni di Ratzi non rischierebbe un H, almeno in termini fisici.

Che vada a predicare anche in una sede istituzionale straniera in un momento prestigioso è, direi, un atto poco laico (essendo un capo di stato religioso) e sicuramente irritante, concordo.
Dunque capisco la reazione.

Ma allora dovremmo vietare tutte le occasioni in cui non è previsto dibattito?

Sono perfettamente d'accordo che essere liberi di parlare e imporre di ascoltare non siano la stessa cosa, Uriel.
Ma una cosa è dire a chiunque: non voglio ascoltarti.

Un'altra dire: oggi mi sento Tafazzi e voglio sorbirmi l'ennesimo predicozzo da un protettore di pedofili.
Nessuno ti può limitare nei tuoi diritti, ma nessuno ti obbliga ad andare a sentire se non sei in vena di (ri)ascoltare certi discorsi.

Se io vado ad un dibattito universitario dove so per certo che c'è il solito docente incompetente ed arrogante che ripete le solite cose, non me la prendo con lui per il fatto di essere venuto, ma io di essere andato ad ascoltarlo.

PS Grazie per la segnalazione, Uriel: ora sono totalmente cotto, ma entro domani leggerò il tuo post; sono davvero interessato.