09 luglio 2005

Cronache del dopobomba


Era spettrale la City venerdi'. La gente era silenziosa, gli allarmi si susseguivano ma senza rumore: i passanti gettavano un'occhiata, e tiravano dritti. Una strada veniva chiusa, poi un'altra, ci ho messo quasi due ore per arrivare al lavoro con la bicicletta, ma la gente si stringeva nelle spalle e allungava il giro per arrivare in ufficio, senza protestare, senza lamentarsi. Life must go on, continuiamo a vivere la nostra vita, e' l'unica risposta possibile al terrorismo - e i londinesi sanno farlo forse meglio di chiunque altro in Europa, ci si sono abituati sotto le bombe dei nazisti 60 anni fa, qui si parla ancora con orgoglio di quando i tedeschi bombardavano di notte e il nonno si alzava alle sette del mattino per aprire il negozio; hanno proseguito con le bombe dell'IRA - che colpiva nel mucchio piu' di quanto l'informazione nei Paesi cattolici ami ammettere; e adesso tocca a questi qui, chiunque siano - strano, questo, Al Qaeda e' presente in tutte le teste ma su pochissime bocche.

Hanno evacuato Cannon Street praticamente mentre ci passavo davanti, un pacco sospetto su un autobus, la gente e' scesa con calma e si e' avviata verso i furgoni della polizia mentre gli artificieri circondavano il bus. Alla fine l'hanno fatto esplodere, "detonazione controllata". Niente di quello che c'era dentro e' esploso per simpatia (l'avremmo sentito dal mio ufficio), quindi suppongo fosse un falso allarme.

Nei pressi dei punti colpiti ci sono ancora le grandi tende dei servizi di emergenza: adesso servono a ricomporre e cercare di identificare i cadaveri che, lentamente, vengono portati su. Non e' un lavoro facile, hanno scelto bene i punti: ad Aldgate hanno tirato giu' le pareti laterali di almeno una delle due gallerie, a King's Cross hanno scelto uno dei passaggi piu' stretti e profondi dell'intera rete della metropolitana: si teme per la stabilita' di entrambi i tunnel

Vicino ad Aldgate, un paio di persone distribuiscono foto di dispersi: gente che e' ancora li' sotto, forse; o forse e' in terapia intensiva da qualche parte. Una ragazza ha perso il suo compagno sull'autobus esploso: non e' fra i morti identificati, e nessuno ha sue notizie negli ospedali di Londra. Forse e' uno di quei feriti in condizioni critiche, privi di conoscenza, che non e' stato possibile identificare perche' le carte di identita', a quanto pare, sono un attentato alla liberta' individuale e nessuno le vuole introdurre.

I giornali stanno uscendo con in copertina collage di foto dei dispersi, ed e' stupefacente il miscuglio di etnie, lingue, culture, religioni anche fra le vittime di questo attentato - e ho l'impressione che nascosto da qualche parte in quei collage di foto ci sia il motivo per cui questi attentati hanno fallito in partenza, e non sono riusciti a cambiare di una virgola il nostro atteggiamento.

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