Siamo salvi
A Dio/Allah/Manitù piacendo, abbiamo ufficialmente sconfitto il terrorismo integralista.
Come tutte le forme di lotta che in passato si sono fregiate, o hanno ricevuto più o meno ingiustamente, l'etichetta di "terrorismo", anche quello che nasce all'interno delle frange integraliste islamiche ha attraversato nella sua vita diverse fasi. Più o meno tutti possiamo concordare sul fatto che ha posto le sue basi in ingiustizie reali, che la prima fase, quella della lotta del popolo palestinese, della guerra civile in Libano, dell'opposizione all'invasione sovietica dell'Afghanistan, serba della Bosnia, americana di Afghanistan e Iraq, della resistenza alla moltitudine di cleptocrazie nate nella penisola araba in epoca post-coloniale, aveva degli obiettivi che si possono, se non giustificare o condividere, almeno capire; e gente ben più competente di me, come Michael Scheuer e Richard Clarke, sostiene che il grande errore dell'occidente sia stato proprio quello di appoggiare incondizionatamente i regimi più corrotti e brutali, precludendo ai riformatori ogni strada che non fosse quella che confluiva in Al-Qaeda e gruppi affiliati.
La prima fase, dunque, è quella della lotta - giusta, probabilmente, almeno nelle intenzioni se spesso non condivisibile nei metodi.
La seconda fase è quella che mi piace chiamare dell'illusione: uno o più successi danno ai rivoluzionari l'impressione di essere ben più potenti di quel che effettivamente sono. È una fase attivamente incoraggiata, laddove possibile, dai loro oppositori, perchè ha il risultato di alterare nei militanti la percezione della realtà, e di offuscare il confine fra obiettivi realizzabili e sogni. Quando l'Intifada giunge al risultato di rendere l'occupazione troppo costosa per l'esercito israeliano, c'è sempre qualcuno che salta su a dire che grazie a questa vittoria l'obiettivo non è più avere uno Stato Palestinese in Cisgiordania e Gaza, ma ributtare a mare gli sporchi ebrei; illusione, appunto, come l'idea di far sventolare la bandiera verde del Califfato su Downing Street o distruggere l'occidente in quanto tale. È una fase comoda per il potere costituito, e porta qualcuno a presumere che abbia origine in qualche manipolazione occulta di questo o quel servizio segreto - cosa che potrebbe anche essere, ma che si scontra con la triste realtà di un mondo sovraffollato di imbecilli felicissimi di lavorare gratis.
Quando un movimento di resistenza/terrorista/insurrezionalista raggiunge la seconda fase, è in generale fottuto. Rimane una minaccia per l'incolumità fisica dei suoi oppositori, ma non ha più la possibilità di imporre cambiamenti strutturali; perchè finalizza il proprio operato al raggiungimento di obiettivi irraggiungibili, ed anzi, qualunque tentativo di andare verso obiettivi effettivamente raggiungibili viene visto come un tradimento dell'ideale rivoluzionario e represso generalmente con la violenza.
Come ho detto, un movimento di resistenza che attraversa questa fase è ancora un pericolo: non può cambiare l'assetto delle relazioni internazionali, o la forma dello Stato in cui agisce, ma può far danni, e in generale ne fa, anche perchè la frustrazione conseguente all'irraggiungibilità degli obiettivi spesso tende ad esasperare i suoi membri e a spingerli verso azioni sempre più estreme. Non può trasformare l'Europa in uno Stato integralista islamico, ma può far saltare in aria qualche vagone della metropolitana di Londra o Parigi (sì, lo so, è stato il Mossad/la CIA/l'MI6/sbroc sbroc. La pillolina di litio è lì sul comodino).
La salvezza la si raggiunge solo quando si raggiunge la terza, ed ultima, fase: quella dei fighetti. L'Italia, oggi, sarebbe una nazione civilizzata se all'Autunno Caldo delle lotte operaie non avesse fatto seguito il Decennio Pirla dei figli di architetti, chirurghi e sottosegretari che credevano che passare in clandestinità e sparare alla schiena a qualche carabiniere di vent'anni di Balvano di Lucania li rendesse faighi come il Che Guevara. Allo stesso modo, quali che siano le ragioni alla base delle rivendicazioni dei gruppi islamisti, oggi possiamo dire con una certa sicurezza che sono fottuti, perchè il terrorismo integralista è diventato una figata, attraendo il tipo di imbecilli che scambiano i film d'azione per documentari e, fondamentalmente, si danno alla rivoluzione perchè il Che Guevara, pare, trombava come un riccio in overdose di Viagra. Gente come questi imbecilli qui.
Ragazzi, siamo salvi. La civiltà occidentale ha vinto ancora.
7 commenti:
E' la moda, ovvero la novita' come tradizione.
Uriel
Bastasse il litio per rimediare all'idiozia...
Noto con piacere che hai ereditato lo sbroc sbroc.The Sentinel Rulez.
Uriel
@Uriel: Spammi?:D
In caso Eugenio ne fosse all'oscuro, deve cliccare qui. Cercheremo di aggiornarlo con le perle disseminate negli ultimi mesi, prima su tutte la capienza della Long Beach Arena di Los Angeles e dell'Arena Parco Nord di Bologna.
@Uriel la stupidità ihmo non e' moda ma archetipo universale. Nulla di piu' universale ed eterno della stupidità
Ha ragione l'Annarella.
E' dai tempi del Big Bang che il mondo non riesce a liberarsi dello stupidismo.
Lo stupidismo e' davvero un fenomeno eterno e universale.
Non e' moda, come erroneamente sostiene qualcuno: e' archetipo: archetipo universale.
L'Annarella parla poco, ma quando apre la bocca sembra l'Oracolo di Delfo.
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